Capitolo 11
Sono a Beika. Scendo dal taxi e mi faccio lasciare qualche isolato più in là da casa di mio padre, devo passare da un posto prima, lì dove tutto ha avuto inizio. Dovrò camminare un po', ma fortunatamente qui a Beika posso vestire come mi piace. Sono di nuovo in scarpe da tennis, una semplice canotta con le spalline più larghe e dei pantaloncini. Dopo qualche metro lo vedo, l'asilo. Quello in cui ci siamo visti la prima volta. Volevo passare da qui, mi mancava questo luogo. Mi mancava il ricordo di quell'incrontro combattivo. Abbiamo litigato subito, ma il giorno dopo mi ha immediatamente protetta quando un bambino ha iniziato a prendermi in giro. Mi viene da ridere a quel buffo ricordo. Dieci anni fa mi ha detto che dalla prima volta in cui mi vide, diventai subito qualcosa da proteggere per lui. Mi ha detto che ero diventata troppo importante. Arrossisco pensando a quelle parole. La cosa peggiore è non parlare più con qualcuno con cui parlavi tutti i giorni. Ho sempre sentito la mancanza delle sue battutine, della sua voce, della sua risata. Me ne sto rendendo conto solamente adesso. Ho perso il conto delle volte in cui ho sperato di sbagliarmi, in cui ho sperato di non provare più nulla per lui. E invece niente, ho sempre avuto ragione io. Forse ora sarà diverso, dobbiamo incontrarci adesso che siamo più pronti, meno arrabbiati, un po' più soli.
Mi squilla il telefono: è Sonoko. Rispondo.
-Pronto?-
-Ran, senti io e Makoto volevamo venire a trovarti. Quando possiamo?-
-Sonoko, sono a Beika-
Immagino già la sua faccia stupita e felice per la notizia che ha appena appreso.
-A Beika?! Seria?! Perché sei tornata? Oddio sono felicissima!-
-Sonoko, ho bisogno di parlare con lui. Resterò con Haru per sempre, è una mia scelta. Ma ho bisogno di parlargli un'ultima volta-
-Lo sapevo. Non importa quanto sia alto il rischio, prima o poi avresti seguito il tuo instinto e forse, ma solo forse, questo ti porterà dove dovevi stare fin dall'inizio-
Questa sarà una guerra. L'inizio di una battaglia tra quello che veramente provo e quello che è mio dovere fare. Sarà anche uno scontro fra lui e me.
Saluto Sonoko, sto per arrivare a casa di papà. Sto per vedere Shinichi.
Conoscersi, piacersi, allontanarsi. A tratti perdersi. Una settimana, un mese, dieci anni. Che importa. Lui che ha fatto veramente parte della mia vita, ha lasciato un pretesto per tornare. Il tempo, a volte, non converge con le persone. Ma, se vedersi è stato stupendo, ritrovarsi sarà sublime.
Sono arrivata. Prendo un bel po' di fiato e inizio a salire le scale. Prima lentamente, poi sempre più veloce finché non mi ritrovo davanti la porta dello studio. Apro la porta, adesso sono pronta, ma vedo solo papà disteso sul divano a guardarmi con gli occhi spalancati.
-Oddio, sto morendo, vedo mia figlia!-
Mi metto una mano davanti la bocca trattenendo una risata.
-Papà sono io veramente, perché sei solo? La mamma mi aveva detto che qui con te c'er...-
-Ran!-
Mi sento chiamare, mi giro. È dietro di me, mi guarda incapace di comprendere. Sorrido felice di vederlo, divento rossa.
-Ciao...Shin-
Ha gli occhi che gli brillano, ne sono sicura, li vedo. Stanno brillando per me, il loro azzurro sta diventando sempre piú intenso.
Mi si avvicina e mi abbraccia. All'inizio non me lo aspettavo, poi ricambio. Le curve del suo collo sono il posto perfetto in cui appoggiare la mia fronte.
-Hey, voi due! Marmocchio, Ran è fidanzata!-
Ci separiamo imbarazzati e guardiamo papà in faccia.
-Tranquillo papà, nessuno prenderà il posto di Haru. Shinichi è un semplice amico, è giusto che lo saluti, no?-
Guardo Shinichi con la coda dell'occhio, è serio. Credo di averlo ferito, ma è meglio mettere le cose in chiaro subito. Non voglio che si illuda in qualche modo. Sono venuta solamente per mettere in pace i miei sentimenti.
-Ran, come mai sei tornata? La mamma non mi aveva detto nulla!-
-Infatti la mamma non lo sa, papà. Devo sbrigare delle cose, parto dopodomani mattina. Se non hai niente da chiedermi, io andrei dalla mamma. Vado a salutarla, mi raccomando voi due, non dite a nessuno che sono qui! Non ho il tempo per salutare tutti!-
Entrambi scuotono la testa ed io annuisco. Non me la sento di parlargli subito, con lui parlerò stasera. Appena papà andrà a letto gli dirò tutto, una volta per tutte.
Esco fuori e prendo la macchina di papà per andare da mamma. Accellero, ma la macchina non parte, provo varie volte, ma nulla.
Shinichi si affaccia dal balcone sentendo il rumore provenire dalla macchina.
-Ran, tutto bene?-
-Non parte la macchina!!-
Lo vedo entrare ed uscire di nuovo subito dopo. Mi lancia delle chiavi.
-Tieni, vai con la mia!-
-Eh?! Sei scemo? E se succedesse qualcosa?-
-In tal caso ti uccido! È l'Audi R8 che
c'è lì dietro!-
Mi fa una pernacchia e se ne rientra. Non mi sento affatto tranquilla a dover prendere quel macchinone nero. Salgo facendo molta attenzione anche al modo in cui mi siedo e metto in moto. La macchina parte, è meravigliosa.
Sembra guidare da sola. In un attimo arrivo dalla mamma, faccio attenzione a parcheggiare la macchina e salgo su. Quando mi apre la porta fa una faccia che è un misto fra confusione, curiosità e felicità. Indossa l'accappatoio ed ha i capelli sciolti. È così raro vederla con i suoi meravigliosi capelli sciolti.
-Ran! Che ci fai qui?-
Mi abbraccia e mi passa una mano fra i capelli.
-Mamma, hai ragione tu. Devo parlargli, devo mettere la parola fine a tutto ciò!-
Mi fa entrare e mi fa sedere sul divano. Mi offre dell'aranciata e dei dorayaki.
-Cosa hai intenzione di dirgli?-
-Tutto. Gli dirò quello che provo veramente, voglio levarmi questo peso. Se parlerò finalmente con lui, sono sicura che riuscirò ad avere una vita felice con Haru-
-Ran, se lo ami ancora, perché pensi ad Haru?-
-Stiamo insieme da dieci anni, mi ha sempre fatta sorridere, non mi ha mai fatto mancare nulla. Non posso lasciarlo così e sono sicura che starò bene, fidati!-
-C'è una grande differenza tra il sorridere e l'essere felice. Ran, l'amore ha i suoi prezzi da pagare-
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