V. Soltanto un calice

Ho sempre considerato uno dei più grandi piaceri della vita il vino, celebrandolo quasi fosse una sorta di nettare celestiale. Sorseggiarne un calice, bagnandosi leggermente i baffi canuti, seduto tra rovine che sussurrano la loro storia, ripercorrendo i migliori momenti di una giornata di duro lavoro mi pare sia la quintessenza del nostro esistere. Se poi si ammira, tra un sorso e il seguente, una immensa distesa dai riflessi della medesima tonalità della bevanda, baciata da un sole già nascosto oltre l'orizzonte, credo che non possa esistere un più grande orgasmo per i sensi.

"Ricorda ragazzo: un calice per Dioniso,
altri due per stesso e ancora due per i compagni,
ma oltre il quinto non andare: quello
è il territorio dei dissennati."

"Dove corri, ragazzo?
A lungo arderà la fiamma nella lucerna
e a lungo dureranno i discorsi  e gli scherzi.
Non avere fretta: la notte è lunga insieme a Dioniso."

Questa è la mia filosofia di vita: godere senza eccedere, tributando sempre il giusto onore ad ogni momento, assaporandolo con calma. Ed è in questo modo che l'immediato assume un valore universale e non effimero, un atteggiamento ieratico e non volgare.

"Qui. E adesso.
Sangue, corpi, evanescenti.
Un compromesso
è ciò che inseguono, anelanti
- è il loro osso-
ai lampi d'attimi presenti.

Cercando pace
e ciò che piace
scordandosene l'istante stesso.

Un compromesso?
Sì. Tra la pigrizia
e la furbizia, che li fa pensare.
Troppo."

Perché è la via più breve alla vetta più alta, ciò che l'uomo cerca. Trascurando però l'obiettivo e la strada percorsa per arrivarci. Per questo il vino è un rito sacro.

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