I. Tra incantatori e demoni

Erebus galoppava a passo sostenuto; il suo manto nero era una macchia di vivido inchiostro tra il verde degli alberi. L'individuo che ne teneva le redini aveva un cappuccio rosso sangue calato sul volto e il corpo avvolto da un mantello del medesimo colore, a un primo sguardo nessuno sarebbe riuscito a comprendere se fosse uomo o donna, un cacciatore o un mostro.

Nonostante fosse risaputo che l'unica cosa ad abitare la foresta dei sospiri fossero i demoni Veeda, Ezlyn Hilasmus, meglio conosciuta con il nome di demone mangia fuoco, non aveva mai messo piede fuori dai suoi alloggi senza un cappuccio a coprirle il viso. Una persona come Ruel Sheliak, ingenuo e semplice incantatore dei bassi fondi di Elhysiria, non poteva certo comprendere le motivazioni di una spada divina e, allo stesso tempo, mai avrebbe voluto comprenderle. Era lì con il solo scopo di farle da guida, ma Ezlyn stava correndo così veloce che il povero vecchio mezzosangue che stava cavalcando riusciva a stento a starle dietro. Ruel era terrorizzato, di quel passo quel suo miserabile destriero avrebbe esalato il suo ultimo respiro prima ancora del tramonto.

<<Ezlyn!>>gridò l'incantatore.

La sua voce, tuttavia, non era che un flebile sussurro portato via dal vento di un imminente tempesta. Nessun essere umano sarebbe mai riuscito a sentirlo, ma Ezlyn non veniva chiamata demone perché potesse poi essere paragonata ad un mediocre umano.

La ragazza rallentò improvvisamente e in un battito di ciglia Erebus aveva già piantato i suoi zoccoli nella terra, arrestando la sua corsa. Ruel imprecò a gran voce, tirando come una furia le redini del suo cavallo. Tra rabbiosi nitriti e imprecazioni sussurrate riuscì finalmente a fermarsi.

<<Mia cara- le disse- sono un semplice suddito della passione, abbi misericordia.>>

Era sicuro che Ezlyn potesse proteggerlo da qualsiasi demone Veeda e da qualsiasi psicopatico avrebbero incontrato in seguito ad Alkiah. Tuttavia, non poteva essere altrettanto sicuro che lei stessa non sarebbe diventata la causa della sua morte.

<<Perdonami- rispose, ma nella sua voce non vi era traccia di rammarico- preferirei raggiungere la sottovetta prima dell'alba di domani.>>

Ruel tirò fuori un fazzoletto di cotone ingrigito per pulirsi la fronte sudata.

<<Perché abbiamo così tanta fretta di raggiungere Alkiah?>>

Era ormai la terza volta che Ezlyn richiedeva i suoi servigi come guida, ma quella era la prima volta che la vedeva così agitata. Quella donna era in grado di uccidere una schiera di soldati imperiali con un solo braccio e questo Ruel lo sapeva perché l'aveva visto succedere con i propri occhi. Il suo fuoco bruciava a sufficienza da sciogliere la carne e le ossa di umani e demoni e le sue katane, bai e heyse, potevano tagliare anche la roccia delle vette nere. Era un demonio tra gli umani, un essere spaventoso che tra le vene non aveva sangue ma le fiamme degli inferi. Stentava a credere che esistesse qualcosa in grado di turbarla.

Ruel immaginava dovesse esserci un legame con quella donna con cui Ezlyn aveva parlato prima della partenza; tuttavia, non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle chi fosse.

<<Per ragioni che un suddito del piacere non ha bisogno di conoscere.>>

La sua risposta trafisse Ruel come un colpo di frusta e fu solo naturale per lui abbassare il capo in sconfitta.

<<Non perdiamo tempo mio caro amico, sai meglio di me chi sono gli abitanti di questa fore->>

Ezlyn non fece neppure in tempo a concludere, il sibilo di un demone Veeda li colse alla sprovvista e sembrava vicino a sufficienza da aver ormai percepito la loro presenza. Ruel si sentì gelare dallo spavento, mentre Ezlyn sguainava le sue spade pronta alla lotta.

<<E-Ezlyn.>>sibilò l'incantatore.

La ragazza scese da cavallo e con uno strattone alle redini portò sia Erebus che Ruel dietro le alte querce di Solea, le uniche abbastanza grandi da nascondere le due figure.

<<Fa silenzio.>>

I demoni Veeda erano più stupidi che pericolosi, erano anche più ciechi dell'Imperatore Kishjen, ma a loro favore avevano un udito straordinario e degli artigli affilati come lame. Per Ezlyn non erano mai risultati un pericolo, ma per uno come Ruel potevano solo significare una condanna a morte.

Nella aria iniziò a diffondersi un orrido odore di sangue, Ruel dovette coprirsi il volto con la manica della sua veste per zittire un gemito di disgusto. I Veeda venivano spesso chiamati dalla gente comune vampiri o demoni sanguisuga. La loro dieta, di fatti, conteneva solo ed esclusivamente sangue.

<<Sono qui bel micetto, vieni a giocare.>>

La voce di Ezlyn era gelida come l'acqua del lago Sonjei, ma le lame delle sue spade brillavano di un fuoco vivo e bruciante. Bai, dalla lama bianca come la neve, era nella sua mano destra e Heyse, dalla lama nera come il carbone, era nella sua mano sinistra. Per chiunque altro non avrebbe avuto alcun senso dare dei nomi a delle spade, ma per Ezlyn erano un'estensione del suo essere, sue compagne fedeli e come tali meritavano il più alto rispetto.

Il Veeda era vicino, lo sentiva, ma doveva aver compreso che Ezlyn non era un semplice cacciatore. Il demone continuava a girarle intorno, attento, nascondendosi tra le folte chiome degli alberi. Quel suo stupido naso aveva di certo sentito l'odore delle fiamme.

Il fuoco delle due spade divenne improvvisamente più forte e prese delle sfumature bluastre, Ezlyn non aveva il tempo per giocare a nascondino con una mediocre sanguisuga.

Partì all'attacco, non aveva bisogno di vederlo, le era sufficiente sentire quelle sue zampe strusciare sulla terra per sapere dove colpire. Bai affondò immediatamente nella carne putrida del demone che colto alla sprovvista non poté che guaire di dolore. Il suo braccio sinistro era stato reciso e dalla ferita colava un liquido viscido della stessa consistenza della melma. Ezlyn fece velocemente due passi indietro, il sangue dei veeda era come un acido corrosivo per gli umani, e si preparò per il secondo attacco. Questa volta l'avrebbe preso al petto, Heyse avrebbe trafitto e incenerito il suo cuore prima ancora che il suo stupido cervello da demone capisse di essere morto.

Un sorriso le ornava il volto di una bellezza glaciale mentre il fuoco che avvolgeva le due katane gettava ombre terrificanti sulla sua figura. Le sue labbra apparivano come una scheggia di vivido sangue.

Il demone si dimenava come una mosca a cui era stata tagliata la testa. Il suo corpo, ormai non più nascosto dai cespugli, era rugoso e di un colore grigiastro. Il suo muso allungato lasciava esposti denti aguzzi e marci e i suoi occhi piccoli come monete da un liì sembravano solo due bottoni attaccati alla tua testa. Ruel ne sapeva abbastanza di demoni e tra tutte le creature mostruose che popolavano Alkiah il demone Veeda era di gran lunga il più brutto.

Il Veeda sibilava in un misto tra rabbia e dolore, l'unico braccio che gli era rimasto si allungava e dimenava, gli artigli così appuntiti da tagliare i ramoscelli degli alberi più vicini.

Ezlyn incrociò le spade in uno scintillio di fiamme ardenti e poi partì in un lampo. Fu così veloce che Ruel si accorse del movimento quando Ezlyn era ormai a mezz'aria, a un soffio dal demone, e Hayse si stava già facendo spazio nel cuore del Veeda. Le fiamme lo avvolsero in un battito di ciglia, la carne si sciolse in uno sfrigolio agghiacciante e tra urla e sibili Ruel vide il demone andare in pezzi. Le fiamme divine di Ezlyn si spensero solo dopo aver consumato ogni cosa. Al suolo non restava che cenere.

<<Andiamo.>> disse la ragazza dopo aver ringuainato le spade

Ruel non ebbe il coraggio di emettere un fiato. Nella sua testa continuava a vedere il demone Veeda bruciare ed era spaventato che, al primo passo falso, il prossimo a finire a rosto sarebbe stato lui. In un totale silenzio ripresero il loro viaggio...e corsero e corsero e corsero ancora, finché il sole non lasciò il posto alla luna e nella foresta dei sospiri calò il freddo della notte. A un certo punto il buio li avvolse tanto da rendere impossibile ai cavalli di continuare. Solo allora Ezlyn decise di fermarsi esaudendo le silenziose preghiere di Ruel.

Raccolsero una dozzina di ramoscelli avvizziti e li portarono al centro di una piccola radura nascosta fra gli alberi. A Ezlyn fu sufficiente un piccolo colpetto su uno dei rami più secchi perché il fuoco divampasse immediatamente. A quel punto, dopo essersi accomodati per la prima volta dopo ore di cammino, la ragazza fece finalmente calare il suo cappuccio.

Ruel non poté trattenere un sorrisetto.

<<Mia cara, la tua bellezza non è certo inferiore alle tue doti da guerriera, non hai mai pensato di unirti a noi incantatori? La tua vita sarebbe molto più semplice.>>

Ezlyn ricambiò il sorriso ma i suoi occhi rimasero sul fuoco.

<<Che domanda coraggiosa, Ruel, non temi che possa portarti via le lusinghe di tutti quegli uomini?>>

Il giovane incantatore ridacchiò, spostandosi una ciocca di lunghi capelli biondi dietro l'orecchio.

<<La maggior parte dei miei ammiratori ha gusti particolari, sai? Non giacerebbero con una donna neppure se la loro vita dipendesse da quello.>>

<<Sei velenoso come un Kejian mio caro amico.>>

Ruel sorrise soddisfatto, quella era forse la cosa più vicina ad un complimento in cui potesse sperare. Riposarono per un altro paio di ore, Ruel fece appena in tempo a fare un breve sonnellino prima che Ezlyn lo avvisasse che era ora di ripartire.

Il resto del cammino nella foresta fu abbastanza tranquillo, nel silenzio si sentivano solo sibili di Veeda estremamente distanti e la pioggia che arrivò poco prima dell'alba aiutò a far scomparire le loro tracce. Al levar del sole, quando il cielo si tinse un azzurro tenue, i due raggiunsero finalmente il sottovetta.

Le Vette Nere, la catena montuosa che faceva da confine tra la Foresta dei Sospiri ed Alkiah, erano montagne fatte di una roccia primordiale. Erano così alte e oscure da non poterne mai vedere la cima e c'erano leggende che attribuivano la loro creazione a Lamiha, la prima dea della distruzione. Nei libri di storia si diceva che l'ultimo umano a essersi avventurato tra le Vette Nere fosse stato Mjot l'eroe, un generale dell'esercito imperiale vissuto almeno duecento anni prima che Ezlyn venisse alla luce. Mjot era ricordato per le numerose campagne contro i due Regni gemelli, un uomo di grandissimo valore che, però, non aveva mai più fatto di ritorno dalle montagne. Da allora nell'Impero Cremisi le Vette erano diventate un taboo, non se ne parlava mai se non per augurare a qualcuno un triste destino.

Il sottovetta era l'unico tunnel conosciuto creato nella roccia e anche l'unico passaggio a collegare la foresta direttamente ad Alkiah. Tuttavia, il suo ingresso era perennemente sorvegliato da un demone, che fosse un tagliavento o un pekim, e loro erano decisamente una scocciatura.

Quella mattina a sostare alla porta del tunnel c'era un pekim dalle ali violacee. La sua figura era raffinata e sinuosa come quella di un principe, la sua pelle diafana era ornata di miriadi di diamanti incastonati con cura. Le sue ali erano impreziosite da pendenti d'oro e le sue unghie da cristalli d'avorio. Erano detti anche demoni fata grazia alla loro bellezza, anche se erano ben distanti da qualsiasi fiaba. I demoni pekim erano vanitosi e molto, molto altezzosi. Parlavano solo con chi ritenevano degni di guardare la loro bellezza e l'unico modo per poterli abbindolare era lusingandoli allo sfinimento. Ezlyn non era mai stata brava in queste cose e proprio per questo il più delle volte sceglieva Ruel come accompagnatore.

Dopotutto, chi poteva comprendere un pekim meglio di un mezzo-pekim?

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Snow White ❄️

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