11. Scherzo?

"Gli errori sono sempre perdonabili, se si ha il coraggio di ammetterli"
Bruce Lee

Quella mattina i quattro Malandrini si svegliarono particolarmente carichi, o almeno James e Sirius lo erano perché Peter era un po' preoccupato e Remus già in preda ai dolori causati dalla luna piena. L'idea di correre per i prati del parco e per la foresta proibita comunque li rendeva tutti felici ora che avevano praticamente conquistato del tutto la fiducia del lupo.

Andarono a lezione come sempre e nessuno al di fuori di loro quattro poté notare qualcosa di diverso in quella giornata, ma loro lo sapevano e per questo James e Sirius giravano per il castello con l'aria compiaciuta di chi ha compiuto, e sta per compiere nuovamente, un'impresa eccezionale. Remus dal canto suo si sentiva più sereno all'idea di cedere al lupo perché sapere che loro erano lì anche quando chiunque altro se ne andava. Sapere che James, Sirius e Peter gli avrebbero fatto compagnia durante la trasformazione e poi Prongs, Padfoot e Wormtail avrebbero tenuto impegnato Moony lo rendeva ogni volta un po' più grato per l'amicizia che li legava, quell'amicizia che lo aveva portato per la prima volta a fidarsi nel raccontare a qualcuno la sua storia e nell'affidare il suo segreto a qualcuno che non fossero i suoi genitori o i professori.

Anche l'ora di pranzo passò come sempre, con James che discuteva di quali avrebbero dovuto essere le tecniche per la vicina partita contro Corvonero e Sirius che se ne stava mezzo sdraiato sulla panca a ridere della capacità di Peter di infilarsi un numero spropositato di salsicce in bocca. Una fitta alla testa costrinse Remus a una smorfia di dolore, mentre si portava una mano alla tempia e una sullo stomaco e si piegava leggermente sul tavolo.

-Stai bene, Rem?- gli chiese subito Peter e lui annuì in silenzio consapevole che la voce gli sarebbe uscita spezzata 

-Ti accompagniamo in infermeria- decise James posando forchetta e alzandosi

-No, posso resistere qualche altra ora- insistette Remus, ma un'altra fitta più forte della precedente lo smentì e fece alzare anche Sirius che solitamente era quello che più di tutti gli lasciava i suoi spazi in momenti come quello

-Andiamo- commentò risoluto convincendolo ad alzarsi

Camminarono uno a fianco all'altro, Remus tra Sirius e James in modo che potesse appoggiarsi se non riusciva più a sostenersi con le sue forze nonostante gli altri tre sapessero che non l'avrebbe fatto non volendo creare dubbi nei compagni di scuola. In infermeria Madama Chips lo fece subito stendere nel lettino più lontano dall'ingresso nel caso qualche altro studente fosse entrato durante la giornata.

-Ora andate, sapete che non potete restare qui- dopo un po' di inevitabili proteste la fermezza dell'infermiera costrinse i tre malandrini a battere in ritirata e dopo aver salutato l'amico tornarono in sala comune, nessuno dei tre in vena di andare a lezione. Per un po' se ne rimasero lì a chiacchierare e aspettare il momento opportuno per raggiungere l'amico, ma il tempo scorreva lentamente e loro non avevano nulla di interessante da fare. Sulle tre del pomeriggio Sirius decise di andare a fare una passeggiata e uscì dalla stanza senza comunicarlo agli amici, James l'aveva capito e tanto bastava.

-Ehy James, ti va di fare una partita a scacchi?- chiese Peter ad un certo punto

-Mh-mh-

-Prendo qualche zuccotto?-

-Mh-mh-

-Tutto bene Prongs?-

-Sirius è via da due ore, Pete- fu la laconica risposta del corvino

Anche Peter era preoccupato, ma non sapeva cosa fare. Sirius aveva portato la mappa con sé e non rispondeva allo specchietto. Come contattarlo? Come trovarlo? L'unica era aspettare che tornasse e Peter pensava che trovarsi qualcosa da fare fosse l'unico modo per non rodersi nell'attesa.

Quando ormai era praticamente ora di raggiungere Remus il ragazzo finalmente entrò nella sala comune e subito James gli si avvicinò ed esclamò irruento

-Dove diavolo sei stato? Dobbiamo andare Remus è da solo-

-Non ne sono poi così sicuro- rispose Sirius con un ghigno -Mocciosus aveva intenzione di raggiungerlo-

Per un attimo James e Peter rimasero interdetti dall'affermazione, tutti sapevano del morboso interesse di Piton per quello che facevano la sera i Malandrini e per il presunto segreto di Remus, ma erano altrettanto sicuri che non avesse modo di venirne a capo. Poi James alzò lo sguardo fino a incontrare gli occhi dell'amico e come sempre quello valse più di mille parole perché tra loro era così

-Dimmi che non l'hai fatto davvero- sussurrò, ma l'esitazione dell'amico gli disse che si, l'aveva fatto

A quel punto anche Peter era arrivato a una qualche conclusione e la comprensione improvvisa dell'accaduto lo fece gelare sul posto. James non disse nulla, prese a correre più veloce possibile verso il parco, ma riuscì a raggiungere Piton solo nel tunnel della stamberga, provò a farlo tornare indietro ma lui ovviamente non gli prestò attenzione, non fino a quando non vide Remus almeno.

James fu costretto a colpire l'amico per permettere a lui e Piton di scappare, ma era consapevole che non c'era alternativa: col lupo non si poteva ragionare.

Tornarono correndo verso il castello e all'ingresso trovarono Silente che stava cercando di raggiungerli seguito da Peter, James era consapevole che l'amico aveva fatto la cosa più sensata, ma non voleva sapere cosa sarebbe successo a quel punto.

-Preside- iniziò Piton inviperito -Tengono un lupo mannaro nascosto al castello, Lupin è un lupo mannaro! Dove espellerli tutti, hanno cercato di uccidermi-

-Ero già a conoscenza delle particolari condizioni del signor Lupin- rispose il preside col suo solito tono fermo e tranquillo -E anzi devo chiederle di raggiungermi nel mio ufficio dopo essere passato in infermeria e di non parlare con nessuno nel tragitto. Nel frattempo vorrei scambiare due parole con voi due- continuò poi rivolto ai due Malandrini che se ne stavano immobili dietro il Serpeverde.

I due fecero un cenno di assenso e poi seguirono il preside per i corridoi fino al suo ufficio -Gomme bolle bollenti- disse questi davanti ai Gargoyle che subito si spostarono per farlo entrare

Sedette alla scrivania e invitò i due a fare lo stesso indicando le due sedie libere davanti a lui.

-Vorrei sapere esattamente cos'è successo- disse

James spiegò tutta la vicenda tralasciando ovviamente punti quali il fatto che stessero per raggiungere l'amico e cambiandone leggermente altri per esempio come sapessero come raggiungere la stamberga in modo che Remus non rimanesse coinvolto.

-Va bene-

-Professore ora Piton rivelerà a tutti il segreto di Remus?- chiese James preoccupato

-Mi assicurerò personalmente che non possa farlo, anche se purtroppo non potrò fare niente sulle allusioni nei vostri confronti che sono sicuro non mancheranno- rispose l'uomo stanco sapendo che il ragazzo non si sarebbe risparmiato nel prendere in giro Remus, e anche i due Malandrini presenti lo sapevano

-Ora potete andare-

Peter si alzò e fece per uscire dalla porta, ma James non mosse un muscolo.

-Professore verrà... espulso?-

-Remus? Direi che non ha nessuna colpa nella vicenda-

-No... non lui...- James sembrava non voler pronunciare il nome di quello che era un fratello per lui, ma il vecchio preside lo capì comunque

-Di questo discuterò con il signor Black quando verrà qui- rispose

-Lui non voleva ucciderlo, non pensava-

-Ora andate- sospirò Silente e con queste parole chiuse la discussione

I due uscirono dall'ufficio e Peter si diresse verso la loro stanza mentre James indossò il mantello e sedette fuori dall'ufficio del preside ad aspettare, voleva sapere.

Vide Piton entrare e poi uscire nuovamente dopo diversi minuti, ma non si tolse il mantello. Voleva affrontarlo, ma si rese conto che quello non era il momento giusto.

Dopo qualche attimo comparve Sirius che entrò nella stanza del preside e ne uscì solo diverso tempo dopo, mentre questi si accingeva a percorrere il corridoio per dirigersi alla sala comune James si tolse il mantello facendolo fermare di scatto. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi James disse

-Non ti ha espulso- non era una domanda e quindi l'altro non gli diede una risposta

-Sei un idiota- decretò James una volta sicuro che Sirius sarebbe rimasto a scuola -Ti rendi conto di quello che hai fatto? E non parlo di Mocciosus, parlo di Remus, di come l'hai usato mettendo a rischio il suo segreto. Hai mandato al diavolo tutta la fiducia che aveva riposto in te, sarebbe morto per i sensi di colpa se avesse morso Piton, te ne rendi conto? L'hai tradito-

Tradito. Tradito. Traditore.

Le parole rimasero sospese nell'aria, tra i due, quelle parole che gli erano state rivolte tanto spesso dalla sua famiglia e dagli altri Serpeverde, ma che dette da James facevano decisamente più male. Perché essere traditore del suo sangue era una cosa che lo rendeva in un certo qual modo fiero di sé stesso nonostante non fosse stato facile, ma essere colui che aveva tradito la fiducia dei Malandrini lo faceva sentire uno schifo.

James lesse tutto questo negli occhi di Sirius, ma quest'ultimo nonostante ne fosse consapevole indurì lo sguardo e gli diede le spalle. Fecero la strada fino alla torre a qualche metro di distanza, ignorandosi a vicenda, e il mattino dopo quando James e Peter si svegliarono Sirius non era già più in stanza.

I due si precipitarono in infermeria dove trovarono un Remus ancora dormiente. A niente valsero le parole di Madame Chips, i due rimasero inchiodati accanto al suo letto finché non aprì gli occhi.

-Ho visto Piton- fu la prima cosa che disse -E c'eri anche tu Jamie, dimmi che era un'allucinazione-

James abbassò lo sguardo sul pavimento e scosse lentamente la testa, mortificato.

-Io ti ho... l'ho...-

-No, stiamo entrambi bene- rispose James con voce neutra

-Ma lui sa cosa sono-

-È tutto ok, Silente si è assicurato che non parli-

Remus pensava che non fosse per nulla tutto ok, Piton sapeva il suo segreto e se già l'aveva tormentato prima di esserne sicuro ora sarebbe stato l'inferno. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì si rese conto di due cose.

-Come ha fatto a raggiungere la Stamberga? E dov'è Sirius? Sta bene?-

-Non sappiamo dove sia, ma sta bene- rispose Peter che fino a quel momento era stato zitto, ma sapeva che per James rispondere a quella domanda era troppo difficile

Remus stava per chiedergli perché non aveva risposto alla prima domanda quando guardandoli collegò tutto. Lo sguardo spezzato e privo del solito scintillio di James, quello triste e impaurito di Peter, l'assenza di Sirius al suo capezzale.

-Perché?- chiese solo e sia lui che Peter si girarono verso l'unico che poteva rispondere a quella domanda

-Lui non pensava, non si era reso conto delle implicazioni. Credo che ieri pomeriggio abbia incontrato Regulus e poi probabilmente Mocciosus l'ha istigato col fatto che suo fratello gira sempre più spesso con futuri mangiamorte. Sirius non pensa quando è travolto dalla rabbia-

Gli altri due non risposero, ma Remus non poté far a meno di ammirare la lealtà di James che anche in un momento come quello, mentre tutto dentro di lui era rotto e gli diceva di picchiare quello che considerava più un fratello che un amico, lo stava difendendo comunque.

-Ora fuori!- il silenzio venne interrotto dalla frase autoritaria della guaritrice e i due, dopo un ultimo saluto a Remus, si trovarono obbligati a uscire dalla stanza

Entrarono in sala grande e sedettero a qualche metro di distanza da Sirius che dal canto suo non alzò nemmeno lo sguardo nonostante li avesse sentiti entrare. L'arrivo della posta portò a James e Sirius due lunghe lettere dai signori Potter, in quella del primo si congratulavano per il suo coraggio e si dicevano dispiaciuti che non gli avesse confessato una cosa come quella nonostante capissero l'esigenza di mantenere la parola data all'amico. Quella a Sirius invece era piena di perdono e comprensione, gli chiedevano il motivo per cui aveva fatto quello che aveva fatto e si premuravano di fargli comprendere che aveva sbagliato, ma non lo recriminavano e ogni parola era intrisa di amore e perdono, di quel senso di famiglia di cui il ragazzo aveva bisogno e che aveva conosciuto solo con loro e i Malandrini.

La situazione rimase invariata per un mese e mezzo. Sirius viveva con gli altri Malandrini e frequentava le stesse lezioni, ma non scambiava una parola con nessuno di loro da quando aveva incontrato James fuori dall'ufficio del preside, nemmeno i loro sguardi si incontravano. Usciva presto la mattina e tornava in stanza solo la sera tardi, usando le stesse tecniche che durante gli anni a Grimmuld Place aveva affinato così bene ignorando i Black. Dal canto loro anche gli altri tre lo ignoravano, Remus con la sua solita pacatezza nonostante delusione e arrabbiatura fossero forti, Peter con fatica, incrociando di tanto in tanto il suo sguardo e distogliendo di scatto gli occhi quando veniva colto sul fatto. James tentava di ignorarlo, ma la rabbia rendeva difficile la cosa, non gli parlava certo, ma non riusciva a fare a meno di colpirlo con una spallata quando si incontravano per i corridoi o di fulminato con lo sguardo quando entrava nella stanza o quando lo sentiva parlare con qualcuno.

Durante quel tempo gli studenti si chiedevano cosa fosse successo, perché non sentivano le loro risate allegre, perché nessuno subiva più alcuno scherzo, perché la clessidra di Grifondoro non si ritrovava più improvvisamente privata di numerosi rubini. Persino i professori iniziavano a sentire la mancanza delle interruzioni durante le lezioni nonostante loro ne sapessero il motivo.

Fu James a prendere in mano la situazione quando un giorno incontrò Sirius mentre era solo, lo prese per il mantello e lo trascinò dentro un'aula vuota

-Sei un idiota-

-Me lo hai già fatto sapere 40 giorni fa, stai diventando ripetitivo-

-E continuerò a ripetermi fino a che sarà necessario. In questo momento ti odio e vorrei spaccarti la faccia per quello che hai fatto, ma non lo farò perché vorrei solo che tutto si sistemasse, vorrei riavere mio fratello con noi- rimase un attimo in silenzio e poi continuò

-Hai fatto avverare le più grandi paure di Remus e lo sai, ma lui sa che non volevi farlo. Devi scusarti, Sirius. Devi farti perdonare e poi riacquistare la sua fiducia. Tu hai combinato il casino, tu devi risolverlo-

-Remus, come anche io e Peter, non è i Black. Noi siamo pronti a riaccoglierti, a scusarti e ad accettarti per come sei perché noi ti vogliamo bene in tutto il tuo essere Sirius e nessun altro, ma tu devi rendere possibile questa cosa, non sarà lui a venire da te e neanche dovrebbe farlo-

Dopo il lungo discorso di James, Sirius assunse quel ghigno che da troppo tempo non si vedeva sul suo volto e disse -Sei una femminucia-

-Io l'avevo detto che sei un idiota- scosse la testa James, ma si lasciò finalmente anche lui, dopo quasi due mesi, andare ad un sorriso.

La sera stessa Sirius quando entrò si fermò sulla soglia invece di chiudersi dietro le tende del letto a baldacchino, si voltò verso Remus e guardandolo finalmente negli occhi disse

-Mi dispiace- puro, semplice e conciso

Remus rimase a guardarlo per un tempo che parve infinito e poi disse -Sei un idiota-

Sirius e James scoppiarono a ridere quelle parole e mentre gli altri due li guardavano straniti la tensione nella stanza sparì di colpo.

Non fu semplice e Sirius dovette faticare per riguadagnare la piena fiducia dell'amico, ma col tempo tutto tornò come prima e di quei due mesi non parlarono più.

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