Quasi estate
Il cartello stradale con la scritta “Marina di Castagneto Carducci” accoglie Sonia appena esce dallo svincolo della superstrada con indicazione Donoratico. Lei pensa che a volte esistono dei posti che parlano di noi, del nostro passato, paesaggi che sembrano pagine indelebili di storie di vita che ci riportano al presente, a quello che siamo. Il lungo viale alberato contornato da pini domestici e marittimi che conduce alla piccola cittadina di mare parla proprio di lei. Adesso quella lunga strada, per molte ore del giorno ombreggiata, è diventata più ampia e ben asfaltata. Da un lato è situata una pista ciclabile e dall’altro il percorso per i pedoni. Sullo sfondo, la pineta millenaria.
In passato però non era così. Sonia l’aveva percorsa in lungo e largo, sia a piedi sia in bici, moto o macchina, di giorno e di notte, per andare o venire dal campeggio dove i suoi genitori avevano la roulotte, ed era polverosa, dissestata e poco illuminata. Ma a lei non era mai importato. Il campeggio era quasi all’inizio delle case del paesino.
Sonia percorre la strada che sa la porterà al mare. Il campeggio è chiuso; non è ancora estate. L’odore del mare però le arriva comunque dritto al cuore, un misto di salsedine e vento di burrasca che si confonde con i raggi del primo sole di marzo. Sonia procede piano lungo la striscia d’asfalto, fino ad arrivare in fondo alla strada principale. Il lido “La Zattera” si trova ancora all’inizio del paese, proprio con affaccio sul bagnasciuga.
Un flash la riporta ai suoi diciott’anni, quando andava lì per ballare e camminava illuminando i propri passi con le luci di torce elettriche, in gruppetti di due, tre oppure decine, dipendeva dalle giornate, dai momenti e dalle zuffe che c’erano state in spiaggia durante il giorno. Quella località di mare ogni anno ospitava le vacanze della giovane ragazza fiorentina e di tutta la sua famiglia.
Sonia si stringe un po’ nel lungo piumino, travolta da un’improvvisa folata di vento e dai ricordi di assolati pomeriggi d’agosto, passati pigramente fra le ombre allungate di quei pini. Ora che il cielo è un po’ incerto, come si addice a marzo, sembrano solo l’eco di un tempo lontano. Sì, ma solo quanto un soffio di vento nell’aria primaverile.
Quella cittadina e quel campeggio, il “Continental”, erano stati per lei un punto di riferimento, un ritrovo, un luogo sicuro in cui coltivare i propri sogni di ragazza. E non importava se qualche volta c’erano le nuvole o se pioveva oppure se il mare era mosso: era comunque bello passeggiare fra i pini, sentire l’odore degli aghi e dei pinoli. Perdersi nei viottoli assolati o fra le immense dune che costeggiavano la spiaggia.
Sul lungomare tutto sembrava com’era sempre stato, fisso in quel luogo dove la felicità era a portata di mano. Dove la gioia aveva il colore del sole e il sapore dei pomeriggi passati a vagare sulla sabbia con un gelato in mano, tra un bagno e l’altro.
Nel presente, però, questo non è un giorno felice. Avrebbe detto addio a un amico di quei tempi. A un ragazzo che aveva fatto parte delle sue estati. Quando una diagnosi infausta aveva decretato la fine alla sua vita, Marco aveva deciso che voleva essere cremato. Voleva che il suo per sempre fosse lì, fra i pini di Marina di Castagneto Carducci. Sonia aveva saputo quello che era successo grazie alla chat del gruppo WhatsApp e aveva pianto lacrime amare. La vita certe volte ci fa allontanare anche da coloro con cui abbiamo vissuto attimi di pura gioia.
Sonia posteggia la macchina e segue il percorso fino alla fine del bagno dove si trova l’imponente bastione di Marina, adesso chiuso al pubblico. Da lontano vede gli altri; c’è l’intera compagnia, tutti tranne Mario. Negli anni si erano rivisti a volte, molto spesso al campeggio, con mogli, mariti, figli. Adesso sono di nuovo loro insieme per salutare un amico. Sonia si avvicina silenziosa, osservando il mare; il vento le scompiglia i capelli e la salsedine le entra dritta nel naso.
Quei luoghi che per lei erano sempre stati sinonimo di felicità da oggi saranno legati a un ricordo triste. Cerca di trattenere le lacrime e sorridere in qualche modo agli altri che la stanno aspettando davanti all’edificio in mattoncini rossi.
Presto per lei e per gli altri arriverà un’altra estate, che porterà con sé nuovi sapori e odori, e con l’aspettativa di una nuova estate Sonia si gode il sole di una ventosa giornata di primavera. Non può essere troppo triste: lo deve a Marco, alla loro amicizia, alle loro estati...
Si salutano frettolosamente, quindi la sorella di Marco con una piccola cassettina sparge al vento di Marina le ceneri dell’amato fratello. Nessuno ha voglia di parlare, tutti guardano le folate disperdere quello che resta di un amico di una vita.
Sonia all’improvviso ride e dice agli altri: «Se adesso ci stesse osservando ci direbbe che siamo dei coglioni. Sprecare una giornata di mare per piangere. Forse sarà il caso di andare al “Pino” per prenderci un gelato, o qualcosa di più forte, sempre che sia aperto.»
Tutti la guardano stupiti, ma poi iniziano anche loro a sorridere, perché è terribilmente vero. Questi luoghi sono fatti per la felicità, e non per la tristezza, e se Marco è voluto restare lì per sempre è perché lì è stato felice. Su questo Sonia non ha dubbi.
Angolo autrice
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La foto a capo del capitolo e in copertina è stata scattata personalmente da me.
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