40.PERSA IN QUESTO LABIRINTO

Da quel maledetto giorno sono passati poco più di due mesi. È dicembre, è tornato il freddo, la prima neve e la nebbia. Gli alberi hanno perso tutte le foglie, il sole gioca a nascondino dietro un cielo grigio cenere. Nell'aria si sente odore di legna bruciata: in tanti hanno acceso il camino, soprattutto di sera quando la temperatura si abbassa di molto rispetto la giornata.
Da un mese ho ricominciato a lavorare. Sono in una scuola primaria a Trecate, a 10 minuti dal mio paesino, avrò una supplenza molto lunga, finirà a giugno, perché la titolare è incinta, partorirà a marzo: avrò per un bel po' di tempo la mente impegnata, per lo meno durante il giorno.
La mia classe non è assolutamente male: 12 maschietti e 13 femminucce di quarta elementare. Un gruppo molto unito che mi ha accolto calorosamente.

A settembre, per non pensare e distrarmi dagli ultimi devastanti avvenimenti, mi sono buttata sui libri. Ho fatto una settimana intensa di studio: 4 libri di geografia di circa 300 pagine ciascuno, non uscivo neanche di casa, mangiavo in camera da letto, dormivo poche ore a notte. Alla fine l'esame è andato abbastanza bene, mi sono presa un bel 27. Ora invece, con l'università sono di nuovo ferma, sto pensando di ritirarmi, non riesco a studiare, non ho più voglia, sono demoralizzata e immotivata. Sto entrando lentamente in una sorta di tunnel buio, vedo l'entrata ma non l'uscita.

Dopo l'esame ho passato una settimana da sola con Riccardo, a guardare maratone di film, ormai solo questo possiamo fare insieme. Non abbiamo ancora trovato il coraggio di lasciarci, ma credo che questa volta siamo al capolinea, ed entrambi l'abbiamo capito, come al solito è il coraggio di cambiare che ci manca e non ci fa essere obbiettivi.

Ho deciso di non andare più a Galliate, troppi brutti ricordi. Ogni angolo mi ricorda Mattia. Cicatrici profonde, ancora sanguinanti di ricordi: i suoi baci, le sue mani, il suo sorriso. Ricordo quella notte che, nascosti in un posteggio di un vivaio, abbiamo fatto l'amore due volte, una dietro l'altra, i nostri corpi erano vogliosi di noi e le nostre anime colme di passione.

Una sera di inizio ottobre mi ha chiamato Max, mi ha raccontato che suo padre se ne è andato definitivamente da casa, finalmente non dovrà più sentire le litigate. È ancora un po' spaesato e gli hanno aumentato le dosi dei farmaci, per evitare ulteriori crisi schizzofreniche, ma sembra più rilassato quando parla della mamma. Non esce più a Galliate dopo la litigata che avevano fatto con me gli altri della compagnia: ritiene che sono persone orrende e senza cuore. Quello che mi hanno fatto, effettivamente, un po' mi ha traumatizzato: quando vieni tradita da una persona cara è difficile ricominciare a fidarsi del mondo intirno.
Tra l'altro,qualche giorno dopo la chiamata di Max, una mattina prima di andare al lavoro mi resi conto di avere un biglietto sulla macchina, pensavo la solita pubblicità, e di non essermene accorta il giorno precedente invece, lo presi ed era scritto in stampato maiuscolo a computer RICORDA CHE TI CONTROLLO, PRIMA O POI LA PAGHERAI.
Quello stronzo di Francesco, sicuramente mentre ha accompagnato a casa Carlotta e Ludovica, che abitano proprio di fronte casa mia, è saltato nel mio cortile mentre noi dormivamo e il cane, col freddo, non esce assolutamente dalla cuccia. Pensa di spaventarmi ma non ha capito che non mi interessa nulla, sono superiore a queste cose. Avrei potuto fare una denuncia anonima, ma non ho neanche avuto la forza di andare dai carabinieri.

Sabatino è da un po' che non lo sento, quello che ha fatto per me è una cosa difficilissima da accettare, avrà sicuramente bisogno anche lui di tempo e spazio per immagazzinare, e non lo biasimo se un giorno decidesse di sparire dalla mia vita.

Carletto invece lo vedo tutte le sere.
Usciamo a Romentino, in un posteggio disperso in mezzo ai campi, con vicino un piccolo bar chiamato "Il cappello di ferro". È il classico locale di pensionati, tutto in legno, appena entri sei aggredito da una vampata di odore di vino rosso e canfora. In queste sere che comincia a fare freddo, passiamo lunghe ore a giocare a carte, di solito a scala 40, un po' noioso, ma è sempre un modo per passare il tempo e distrarmi.

Siamo sempre noi quattro: io, Riccardo, Carletto e Max. Un po' noioso e ripetitivo, ma non posso stare in casa: i miei pensieri mi distruggerebbero.

Ogni tanto Mattia e Antonia vengono a trovarci, ma rimangono molto poco, perché la "miss" si stufa facilmente.
Mattia, mi scrive tutti giorni, mi cerca sempre, passiamo infinite nottate a messaggiarci però non siamo più usciti da soli, mi manca tanto, ma non riesco a stare da sola con lui, ho troppe ferite ancora sanguinanti, non sono pronta, così ogni volta invento qualche scusa: sono stanca, ho mal di testa, non ho la macchina, ho le mie cose...

A novembre, siamo andati tre giorni in montagna da me. Non sopportavo l'idea di sapere che era nell'altra stanza a dormire con Antonia.
Tra l'altro, oltre che non vedevo la pancia crescerle, in quei giorni aveva il ciclo, quindi, non era incinta, aveva solo un ritardo, o forse è stata solo brava a giocare la pedina giusta e fare scacco matto. Questo mi ha letteralmente distrutto.

Ho voglia di mollare tutto e tutti, scappare lontano soprattutto da Mattia.

Lo amo da impazzire, ma lo odio da morire. È il mio peggior incubo, ma anche il mio miglior sogno.
Mi fa toccare il cielo con un dito, camminare sopra le nuvole e poi mi fa cadere negli abissi più profondi, mi fa bruciare col fuoco.

Giorno dopo giorno il mio cuore, la mia anima, il mio corpo si stanno frantumando: ho costruito intorno a me un muro di menzogne, mi sono chiusa in trappola con le mie mani.
E ora, mi sento persa in questo labirinto.

Ho giurato a me stessa che l'aspetteró, ma i giorni passano, i mesi anche, ma noi andiamo indietro, ci stiamo riducendo polvere ricca di ricordi.

che cosa serve restare
lontano da Mattia, l'unico grande e vero amore, in silenzio a guardarlo andare via con lei, a vedere
la nostra passione che muore in un angolo, giorno dopo giorno?

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Tra qualche giorno è Natale, fuori fa freddo, sono in sala e sto impacchettando gli ultimi regali con una luccicante carta blu e un fiocchettino rosso con brillantini argento. La musica dell'albero di natale mi fa compagnia, insieme al lampeggiare di luci colorate.
Mi suona il cellulare, è Daniela, una mia vecchia amica del mio paese ma che ultimamente ci vedavamo poco.

"Chiara ciao! Come stai?"esclama felice.

"Ciao Dany, che piacere, tiro avanti..."

"Questo tono non mi piace, che ti è successo tesoro?"

E senza freno racconto della mia storia segreta avuta con Mattia e del rapporto danneggiato e ormai finito tra me e Riccardo. Tralascio il discorso del bambino, mi fa ancora troppo male ricordarlo, o forse voglio custodire questo segreto solo con me stessa, e condividere il mio dolore tra il mio corpo e la mia anima, nella più triste solitudine..

La sento ridere, poi aggiunge "scusami mi viene da ridere, perché anche tra me e Luca sta andando a rotoli...Chiara sto uscendo anch'io con un mio collega, Alessio, e non so più cosa fare!"
Rido anch'io "Dany siamo due disastri"
Anche lei con Luca si fidanzó sei anni fa, esattamente un mese dopo di me e Riccardo.

"Chiara, domani sera andiamo a ballare, forza ti devi riprendere, non puoi pensare a uno che sta con un'altra, ormai quello che hai fatto è passato, ora guarda avanti" dice cercando di tirarmi su il morale.

"Va bene, andiamo a ballare, ci sto" accetto.

"Oh Chiara, ripigliati, ricorda, mentre tu ti piangi addosso lui sta scopando con un'altra donna!"e riattacca, con queste ultime parole pungenti come spine di una rosa.

All'improvviso questa frase comincia a martellarmi nella testa, sempre più forte, fino a riempirmi di rabbia.

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