12.UNA NOTTE STELLATA
E' sabato mattina. Alle cinque sono già sveglia. Sono agitata, eppure è solo un piccolo weekend con gli amici. Unico particolare c'è il mio fidanzato e il ragazzo che, oramai un mese fa, ho baciato e mi ha strappato il cuore. Dopo quel bacio tra noi non c'è stato più nulla, se non un piccolo filo sottile che ci unisce, ma sarà solo e semplice amicizia, ne sono sicura. Questa cosa mi rattrista molto ma, è giusto che sia così, ho Riccardo e devo tornare con i piedi per terra, non posso buttare via sei anni di storia, credo di essere destinata a stare con lui per sempre, e non so più neanche io se è quello che voglio o no: dei giorni penso a cosa farei senza di lui, da sola, senza più il suo conforto, le sue carezze e il suo capirmi all'istante, altri giorni invece, vorrei mollare tutto e cominciare a vivere seriamente. Sono mesi che non facciamo più l'amore, anni che non ci sono più baci appassionati, anni che il desiderio è svanito. Poi è arrivato Mattia, ed eccomi rinascere. Sento il desiderio dentro il cuore, il corpo mi si infiamma ogni volta che mi sfiora, e ultimamente sembra farlo spesso, mi sento libera con lui. Forse questa sarà l'occasione di stare con entrambi e capire chi voglio veramente: Riccardo o Mattia e soprattutto capire chi sono io. Non mi riconosco più. Non avrei mai pensato di tradire il mio fidanzato. Cresciuta con valori un po' ottocenteschi, di amore vero e leale: non mi interessava fare l'amore, mi interessava il rispetto e l'affetto. Ora invece ho un corpo che implora il sesso davanti a Mattia, al punto tale di sognarlo, di svegliarmi accaldata e mi fermo qui, perchè sento che nel mio profondo c'è una Chiara che grida di essere liberata. E' un po' come avere il diavolo e l'angelo dentro di me. Chi vincerà?
Siamo partiti, il viaggio è veloce, solo un'oretta e mezza di macchina. Guida Riccardo, di fianco c'è Carletto e io dietro in mezzo a Mattia e Andrea, che non fanno altro che fare i deficienti. Un viaggio all'insegna della scemenza. Carletto ha riempito la macchina di birra, forse mi ubriacherò un po', in fondo da ubriachi si dice sempre la verità. In radio inizia la canzone "Piccoli Per Sempre". Guardo Mattia che la canta e d'istinto la canto anche io. Ci rispecchia molto, anzi mi rispecchia molto.
"Curami un po' questa amarezza che ho..." canto questa frase guardandolo fisso negli occhi.
"Ci sono quelle sere che sono più dure dove serve bere e via le paure e dentro ci si sente piccoli per sempre...ci sono quelle sere belle da morire dove puoi giocare invece di dormire..." ci guardiamo negli occhi mentre cantiamo il ritornello: ultimamente sono tante le sere che passiamo a giocare come bambini, mi fa il solletico, mi rincorre, mi butta per terra, mi manda messaggi scemi, andiamo in giro in macchina ad ascoltare la musica a tutto volume e poi ci sono quelle sere, dove vorrei poter scacciare tutte le paure, e saltargli al collo, buttarlo per terra e riempirlo di baci fino a fare l'amore, ma non posso, anche se vorrei, e ho tanta paura.
"Ma a volte non capisco se chi mi dice ti amo sappia veramente chi sono o solamente come mi chiamo..." e d'istinto guardo Riccardo dallo specchietto retrovisore, ha lo sguardo sull'asfalto e non si accorge. Mattia si rende conto, sorride, forse questa frase riguarda un po' anche lui con Ludovica.
"Quello che l'unico amico che c'aveva era il gatto" e al cantar di questo pezzo scoppiamo a ridere come matti. Carletto è soprannominato "Gatto appeso ai coglioni", è il mio migliore amico ma è veramente troppo pesante e soprattutto peggio del prezzemolo.
Finita la canzone mi addormento sulla spalla di Mattia, quando apro gli occhi vedo le mie montagne, la mia seconda casa, la mia vita. Quelle immense distese di verde, con cime ancora innevate. Proprio in quell'attimo Mattia tira giù il finestrino della macchina, sento quegli odori di casa, così famigliari, così dolci, sulla pelle mi arriva un dolce venticello. Riccardo posteggia, scendiamo, guardo il cielo e quei giganti buoni, le mie montagne che lo contornano e lo rendono ancora più bello. Mi sento rinascere ed è in quell'istante che sento dentro me quella forza di andare fino in fondo con Mattia: o mi vuole o mi caccia, poi si vedrà cosa fare, per ora, comunque vadano le cose, non dirò nulla a Riccardo e nemmeno a Ludovica. Se solo ho una piccola carta voglio giocarla, a costo di soffrire. Non voglio soffocare un amore, che può essere vero.
Appena finito di scaricare le valigie dalla macchina, Carletto prende una birra e la lancia a Mattia e Andrea.
"Scusa Carl, io chi sono???" e gli rubo la sua birra dalle mani. Riccardo non beve perché è allergico al luppolo. Cosa si perde!! Bevono tantissimo, io faccio finta di stargli dietro ma sono solo alla seconda birra e già mi gira la testa, quindi ogni volta che loro fanno un sorso io faccio finta di farlo, ma in realtà non è così.
"Chiara ma che cazzo fai? la tua birra è sempre piena..." ride Mattia, tutto rosso in faccia. Andrea si è fermato da un po' e sta guardando la tele con Riccardo. Noi invece siamo sul balcone a goderci un po' di sole.
"Cazzo vuoi, io bevo con calma!" replico.
"Chiara se vuoi te la beviamo noi" Carletto, che beve birra dalla mattina alla sera, sghignazza!
"Scordatelo...è mia e la bevo io alcolista anonimo" e do una pacca sulla spalla a Carletto.
Poco dopo usciamo a fare una camminata, meglio almeno smaltisco un po' di alcool. Per tutta la strada Mattia mi cammina di fianco. Cavolo sembriamo quasi una coppietta. Ci fermiamo su delle panchine rosse, ci sediamo e ammiriamo un po' il paesaggio. Ad un certo punto parte la scemenza.
"Oh Cuggi facciamo le stagioni" Andrea grida come un bambino e si mette sopra una roccia "IO faccio l'inverno...Che posa da calendario ne?" Ridiamo.
"Io sono l'estate...così va bene?" Mattia sembra un modello su quella roccia e d'istinto faccio una foto anzi due.
Riccardo rimane seduto sulla panchina, e mi rendo conto che è veramente troppo serio per me...e non sono così...wow...mi sto accorgendo di troppe cose nel giro di pochissimo.
Andrea e Mattia prendono Carletto "Carletto tu sdraiati li...ecco bravo...così...un po' più giù...ancora un pochino....Chiara dammi la macchina fotografica" Gliela passo ma ci mette un po' prima di fare la foto perché continua a ridere con il cugino, non capisco perché, finchè Carletto non si alza tutto rosso e pieno di bolle. L'hanno fatto sdraiare nelle ortiche. Bastardi. E lui coglione che non ha detto nulla.
Mattia prende dalla tasca il coltellino, lo porta sempre con se, e incide il suo nome nella panchina, oltre al suo dito. Rido anche se tra un po' svengo alla vista del sangue. Ma una volta a casa ho il coraggio di mettergli il cerotto e disinfettarlo.
Ci sdraiamo sul divano prima di mangiare, siamo uno di fianco all'altro, e coperti. Riccardo e Carletto sono in cucina. Andrea è sdraiato di fianco a noi e dorme. D'istinto mi appoggio a lui, non mi caccia via.
"Oh Mattia vieni a fare da mangiare" grida Riccardo.
"Il dovere mi chiama....pasta, panna e prosciutto va bene?" dice dirigendosi verso la cucina.
"Benissimo, basta che si mangia perché ho fame" nel frattempo mi massaggio la pancia.
Mangiamo, puliamo la cucina, ci sdraiamo un po' sul divano letto che è aperto per Mattia e Andrea. Carletto dormirà in cameretta, mentre io e Ricky in camera da letto, anche se non ho proprio voglia di dormire con lui.
Mattia mi sta fissando "Chiara esci a fumarti una sigaretta?"
"Si, necessito di fumare, e bere una birra!" Rispondo dirigendomi verso l'armadietto delle birre.
"Prendi anche il pacchetto e l'accendino" e mi fa l'occhiolino.
"Ragazzi non offendetevi ma io vado a letto, ho troppo sonno" dice Riccardo mentre si alza dal divano e sbadiglia.
"Ok notte Ricky!" ma non vado nemmeno a dargli il bacio della buona notte. Forse non ce lo siamo mai dati. Forse solo all'inizio.
Escono sul balcone anche Carletto e Andrea. Mattia si siede sulla sedia da campeggio, io per terra tra le sue gambe, Carletto e Andrea si appoggiano alla ringhiera del balcone. C'è un cielo pieno di stelle. Non c'è neanche una nuvola.
Stiamo fuori un'oretta a chiacchierare e a contemplare il cielo. Se si aspetta dopo la mezzanotte sicuramente cominceranno a cadere le stelle cadenti, e vederle con Mattia sarebbe bellissimo.
Andrea entra è stanchissimo, e va a dormire. Carletto invece non mi molla un secondo, non ne avevo dubbi, ma me ne frego, faccio finta di non vederlo. Non voglio rovinare questo momento così dolce sotto le stelle.
Sento la mano di Mattia sfiorarmi i capelli, con dei movimenti dolci.
"Hai mai visto un cielo così bello?" dico a Mattia che scuote la testa "Sono vicinissime, guarda come brillano....magari ora ne cade qualcuna..." e insieme guardiamo il cielo. Continua ad accarezzarmi i capelli e dietro il collo, con gesti circolari con le dita, mi sta riempiendo di brividi, di emozioni forti.
"una stella cadente!!!" grido.
"Che bella Chiara, non l'avevo mai vista" dice Mattia.
"SHHHH devo esprimere un desiderio". Non ci metto troppo a pensare cosa voglio e tra me penso "Vorrei baciare Mattia" questo è il mio primo desiderio.
"Guarda una stella cadente" lui continua ad accarezzarmi dietro l'orecchio... il mio corpo è invaso da brividi. Un'altra stella cade lasciando una lunga scia. Siamo io e lui. Il mondo intorno sparisce. Chiudo gli occhi..e il mio corpo comincia a essere pervaso da una strana sensazione. Lo voglio. Io mi sto innamorando. Io lo amo. Ed esprimo i miei due desideri "Voglio fare l'amore con lui" "Voglio stare con lui".
Non mi ricordo più della presenza di Carletto, e lascio cedere il mio corpo alle emozioni che mi sta facendo provare Mattia, sento una strana sensazione nella pancia, il mio corpo lo chiama, lo implora.
Ma cosa mi sta facendo? perché? Forse un minimo di speranza ce l'ho...da adesso dubbi non ne ho.
E' tardissimo, rientriamo in casa, Carletto non ci guarda in faccia, come se avessimo fatto chissà che cosa, in fondo mi ha solo coccolata, o forse provocata. Saluto Mattia con un bacio sulla guancia. Vado in camera. Riccardo dorme. Non se ne accorge neanche della mia presenza. So che non prenderò sonno. Non mi rendo ancora conto di cosa poteva succedere se Carletto non fosse rimasto a fare il gatto appeso ai coglioni. E penso ai miei desideri e spero con tutto il cuore si realizzino un giorno. Ma questo dipende solo da me. Lo voglio, lo desidero più di ogni altra cosa. Fanculo la brava ragazza, dai sani principi, e da valori. Lo voglio. E in un modo o nell'altro lo otterrò. Anche solo per una notte.
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