2. I Guardiani Dei Quattro Elementi
Emma si svegliò di soprassalto. Un altro incubo. La sua mente ci impiegò un po' a elaborare il luogo dove si trovava. Il paesaggio scorreva veloce fuori dal finestrino alla sua sinistra. Nell'auto la temperatura sfiorava i venti gradi, ma gli spiriti bollenti della ragazza la stavano facendo soffocare. Abbassò il finestrino al massimo e si sporse fuori dalla vettura con la faccia. Il vento le scompigliò i biondi capelli ricci, passando velocemente sul suo volto coperto da leggere lentiggini.
«Emma! Per l'amor d'Efesto, chiudi quel finestrino. Ti prenderai un raffreddore.» La bionda ubbidì, ma lasciò il finestrino un po' aperto. Era una striscia di un dito, giusto per respirare. La donna dagli occhi e i capelli marroni la guardò male dallo specchietto parasole. «Andiamo Anna. Siamo qui dentro da cinque ore, io soffoco!» Esclamò Emma mentre tirava fuori il cellulare.
«Rallegrati principessa. Tra solo mezz'ora siamo arrivati.» La informò Mattia mentre controllava il navigatore e si sistemava il piccolo ciuffo di capelli biondi che aveva in testa. La ragazza invece si mise a guardare i messaggi su WhatsApp. In totale c'erano tre chat da leggere. Aprì la prima, quella del suo vecchio gruppo classe.
Il giorno prima, a scuola, lei, Alessandro e Nicola avevano annunciato che si sarebbero trasferiti. In classe nessuno aveva detto nulla, ma subito dopo scuola il gruppo si era riempito di messaggi. Tutti erano contenti della loro partenza, nessuno li sopportava. Quei ragazzi si conoscevano dalle medie, Nicola era l'unico nuovo arrivato in quella classe. Il giovane aveva raccontato a Emma che aveva passato un anno d'inferno. Per fortuna a dicembre della seconda superiore arrivarono anche lei e Alessandro. Beh non proprio per fortuna. Anche questi ultimi due, in quanto amici di Nicola, furono presi in giro per quei brevi mesi di permanenza. Per i tre giovani era un sollievo andarsene.
Lesse velocemente i messaggi, scoprendo che erano tutti insulti. Vide che i suoi due amici avevano deciso di abbandonare il gruppo e lo fece anche lei. La seconda chat era quella del suo ex gruppo di ginnastica ritmica. Anche lì, solo insulti verso di lei e decise di abbandonare anche quel gruppo.
Sin da quando era entrata, tutte le ragazze si facevano beffe di lei: dicevano che era molto brava, peccato che sapesse usare solo il nastro. Infatti, con clave, palle e cerchi, la bionda se la cavava appena. L'avevano tenuta in squadra solo perché con il suo talento faceva prendere un sacco di punti nelle prove singole. Punti che servivano a bilanciare le imperfezioni delle prove di squadra, dalle quali lei era esclusa tenuta in panchina come riserva. Nel complesso, la loro squadra si classificava sempre seconda. Per questo motivo l'allenatrice, la ragazza più anziana del gruppo, si vantava sempre per i corridoi.
La terza e ultima chat era il gruppo che aveva in comune con Alessandro e Nicola. Lo avevano chiamato "I Guardiani Dei Tre Elementi" date le loro capacità. Nel gruppo, Nicola si lamentava della lunghezza del viaggio e Alessandro della nuova ragazza.
«Almeno è l'ultimo viaggio che dobbiamo affrontare, visto che Naiadi è l'ultima componente della squadra. E Nicola, per favore non lamentarti. Questo è il tuo primo e ultimo viaggio. Emma ne ha dovuti fare due e io tre. Ritieniti fortunato.» Diceva un messaggio del leader. «Naiadi? I miei custodi mi hanno detto che la novellina si chiama Lidia, non Naiadi.» Proseguì la conversazione Nicola.
«Nico, non fare domande. Sai com'è fatto Ale, lascialo ai suoi segreti. Quello che mi preoccupa non è il nome, ma l'età. Quest'anno compiremo sedici anni, ma quella ragazza ne ha appena fatti quindici. È più piccola di noi.» Espose il problema Emma. «Oh dai Emy. Che cosa vuoi che sia un anno di differenza? Che poi, un anno mi sembra un'esagerazione. Ha solo tre mesi di differenza con me e otto con te.» Rispose Nicola.
«Con me ha undici mesi di differenza, per cui posso considerarla di un anno più piccola. Ma Emma ha ragione, la sua mentalità è diversa. E se si escludesse dal gruppo, addossandoci le responsabilità? Potrebbe benissimo dirci che lei è la più piccola e le responsabilità vanno a quelli più grandi. O se invece fosse una peste? Metterà zizzania tra noi, facendoci litigare.» Emma chiuse la chat dopo aver letto il messaggio del suo migliore amico.
Sapeva che Alessandro aveva ragione ed era stata lei a esporre il problema dell'età, ma voleva tanto sbagliarsi. Alla notizia di una nuova Guardiana aveva saltato dalla gioia per due ore: era contenta di non essere l'unica ragazza in quel gruppo. Ma aveva anche paura. Guardò l'orario sul display del telefono. Le cinque e un quarto. Sapeva esattamente quello che il protettore della novellina le stava mostrando in quel momento.
Istintivamente, accarezzò il suo gattino: Pyrós. Un felino rosso fuoco, tipo Garfield, dagli occhi color lava con la passione di creare con le sue unghie piccole statuette di legno. Emma ne aveva una come portachiavi. La statuina rappresentava Efesto, suo nonno, al lavoro.
I protettori sono gatti magici che rimangono sempre di una taglia molto piccola, per essere più comodi da portare in giro. Nascono il giorno in cui, tremila anni dopo, nascerà il loro Guardiano. Quell'anno, il dieci agosto quando Emma avrebbe compiuto sedici anni, Pyrós ne avrebbe fatti tremilasedici. Loro nascono dall'amore un Dio e una Ninfa.
Febe, la madre di Emma, faceva parte delle Eliadi, delle Ninfe nate dal sole. Loro fratello era Fetonte. Secondo la leggenda, Fetonte pregò il padre di poter condurre il carro solare nel cielo. Questi, avendo giurato sulle acque dello Stige di acconsentire a qualunque sua richiesta, dovette accordargli questo ruolo. Purtroppo, il giovane perse il controllo e causò molti danni.
Padre Zeus, per rimediare ai suoi errori, lo uccise con un fulmine. Le sorelle ritrovarono il suo corpo in un fiume. Dopo lunghi giorni di lutto, si trasformarono in pioppi. La leggenda racconta anche che quei pioppi stillavano ambra dorata, come lacrime che sempre verseranno per la morte del loro amato fratello.
Efesto, Dio del fuoco, della metallurgia e dell'artigianato, incontrò Febe anni prima di questa leggenda. Ebbero una breve storia d'amore, dalla quale nacque il piccolo protettore che all'epoca non aveva neanche un nome. Fu Emma a sceglierlo: Pyrós significa fuoco. La Guardiana, invece, era nata proprio da una di quelle gocce d'ambra color miele.
Emma si agitò sul sedile della macchina, mettendosi in una posizione più comoda e slacciandosi la cintura. Erano arrivati. Il custode posteggiò in un parcheggio pubblico a pochi metri dalla villetta. La ragazza era emozionata, non vedeva l'ora di vedere la sua nuova dimora e il piano dedicato ai combattimenti, dove la novellina stava ascoltando la storia del suo passato.
Finalmente scesero dalla macchina ed Emma affidò la custodia del suo protettore ad Anna. Dopo pochi secondi furono raggiunti da altre sei persone: Alessandro e Nicola con i loro custodi. Emma si stirò, facendo scricchiolare alcune vertebre della colonna vertebrale. Alessandro chiuse gli occhi, strizzandoli, facendo una faccia contrariata. «Odio quando fai quella cosa.» Commentò.
La ragazza si limitò ad alzare le spalle. «Questa sarà la nostra casa da oggi. E lo sarà per sempre, non dovremo più viaggiare. Devo ammettere che sono un pochino emozionata.» Emma si scrocchiò le dita e Alessandro la riprese. «Vuoi smetterla di fare quella cosa?»
«Io sono più preoccupato per la scuola in realtà. Chissà se anche la nuova ragazza viene odiata da tutti e di conseguenza anche noi saremo trattati male. Vi avverto, io non voglio tornare in quell'inferno.» Disse Nicola, infilando le mani nelle tasche della felpa e guardando impaurito i due Guardiani. «Tranquillo, anche se fosse così non ho alcuna intenzione di ripetere l'esperienza vissuta nella tua scuola. Che indirizzo fa la novellina?» Chiese Emma, mentre prendeva le sue due valige e la borsa che Anna le passava.
«Liceo Scientifico Scienze Applicate. Nicola, non fare quella faccia. Lo sai che noi Divinitori siamo bravi in qualsiasi argomento. Almeno il sei in tutte le materie riuscirai a prenderlo. Di sicuro questo liceo è migliore rispetto ai vostri indirizzi.» Alessandro si mise la borsa in spalla, prese la sua valigia e si avviò verso la casa seguito dai due amici.
«Come scusa? Stai per caso dicendo che ho un pessimo gusto nella scelta della scuola?» Chiese Emma, puntando i suoi occhi marroni sul ragazzo. «Emma facevi Estetica. Ho passato tre mesi a fare i capelli alle bambole e dipingere unghie di plastica. Posso sfruttare le mie capacità in un modo decisamente migliore.» La ragazza fece un verso indignato.
«Tu ti lamenti della mia scuola? Vogliamo parlare di quella del tuo migliore amico? Istituto Tecnico Grafica e Comunicazione. Prendevo sempre due in Teorie della comunicazione. Per non parlare della posizione della sua scuola. Almeno la mia era vicino al centro di Ercolano, dove vivevo.» Nicola guardò la bionda un po' deluso. «Che colpa ne ho se dovevamo prendere sempre il treno per arrivare all'istituto!»
«Ragazzi ma veramente state litigando per la scuola? Non ci credo. Voi giovani d'oggi pensate sempre alla scuola. Questa società vi ha rovinato.» Commentò Mattia mentre il gruppo si fermava davanti ad una villetta bianca a due piani. L'ansia colpì Emma con un morsa stretta alla bocca dello stomaco. Poi prese coraggio e suonò il campanello. Ad aprire fu Viola, che si presentò subito ai giovani come la custode di Lidia e fece entrare tutti in casa. Mentre i Guardiani esploravano il salotto, arrivò anche Davide e insieme a Viola salutò tutti i custodi, loro vecchi amici.
«Scusate, avrei una domanda. Perché tutti questi palloncini?» Chiese Nicola ai padroni di casa, ma a rispondergli retoricamente fu Emma. «Secondo te? Lidia ha compiuto quindici anni da due giorni, secondo te perché ci sono dei palloncini colorati riempiti con Elio?» Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sbuffando. «Era solo una domanda.» Borbottò tra sé mentre toccava con una mano un palloncino rosso. Intanto la bionda si era seduta su un divano vicino al Guardiano, chiudendo gli occhi marroni. Ale la guardò ed ebbe un'idea.
«Amico, scommetto che non riesci a farlo esplodere con solo la forza della mente.» Disse a Nicola. Quest'ultimo lo guardò con aria di sfida. «Fratello, oramai dovresti saperlo che l'Elio è uno dei gas che so controllare meglio. Ma accetto la sfida.» Smise di toccare il palloncino e iniziò a fissarlo intensamente. Dopo pochi secondi, ci fu un piccolo scoppio e pezzi di plastica rossa si sparsero sul terreno. Emma sobbalzò, aprendo gli occhi.
«Che tu sia maledetto Alessandro! Mi hai fatto prendere un infarto. E anche tu Nicola, sei così scemo da andargli dietro e assecondare le sue cretinate. Siete fortunati che qui vicino non ci sia un vulcano.» Nicola smise di ridere e la fissò. «Un vulcano? Cosa c'entra ora?»
«Emma è la Guardiana del Fuoco. La fucina di suo nonno è letteralmente sotto un vulcano. Di conseguenza lei può controllarli facilmente. Mi ricordo di quando aveva preso un brutto voto a scuola e ha fatto fumare la cima del Vesuvio. La città si era spaventata tantissimo.» Raccontò Alessandro mentre apriva la sua borsa e prendeva una bottiglietta d'acqua naturale. «Emma questo non me lo avevi raccontato!» Si lamentò Nicola. Poi, i loro custodi li chiamarono. Era arrivato il momento di scendere e incontrare finalmente l'ultimo membro della squadra.
Poco lontano dalla porta di casa, c'erano delle scale che portavano alla cantina. Non si fermarono e scesero ancora più in basso. Emma si aspettava di vedere delle porte rotte, luci sfarfallanti, odore di muffa e pareti luride. Invece, il sotterraneo era tenuto in ottimo stato. Trovarono quattro porte: quella di Emma era la terza a partire da sinistra. La riconobbe perché sul legno c'era inciso il suo nome.
Si piazzò davanti a essa, mentre Anna e Mattia si posizionarono dietro di lei con in mano Pyrós. Mattia la guardò con i suoi occhi marroni e le sorrise incoraggiante. Direttamente alla sua destra c'era Alessandro, con i suoi custodi. Mentre a sinistra Nicola. Ma a separare la bionda da quest'ultimo era un'altra porta, davanti alla quale c'erano Davide e Viola. Aprirono le porte ed entrarono nella stanza dedicata ai combattimenti.
Fino a quel momento, i ragazzi per allenarsi avevano una semplice stanza allestita come una palestra. Questo perché tutte le dimore erano sempre state provvisorie. Ma quella stanza era completamente diversa. Chiamarla stanza è riduttivo, perché quello era un vero e proprio piano.
Emma passò sopra una via sospesa nel vuoto per poter arrivare a una piattaforma molto grande di forma circolare. Non c'erano altri modi per potervi accedere: bisognava passare da quattro sentieri, ognuno completamente diverso dall'altro. Anche la piattaforma era sospesa, sorretta solo dai quei sottili sentieri.
Quello da cui passò Emma era fatto di ossidiana e aveva dei diamanti sui lati. Non era molto largo, ma abbastanza per far passare due persone a braccetto. Si voltò indietro per guardare i suoi custodi e diede uno sguardo alla sua porta: se da un lato era semplicemente di legno dall'altro era fatta di fuoco con due cascate di lava ai lati. Mentre gioiva internamente per la bellezza di quel posto, si girò avanti e continuò a camminare.
Decise di guardare davanti a sé ma si pentì subito, perdendo un battito: davanti al suo sentiero, c'era quello di Nicola e proprio quest'ultimo la stava guardando sorridendo. Ricambiò il sorriso e abbassò lo sguardo. Seduta ai piedi di un sentiero di ghiaccio a sinistra del suo, c'era una ragazza dai lunghi capelli color cioccolata e davanti a lei un gattino bianco neve. Lidia si alzò proprio quando gli altri tre Guardiani arrivarono alla piattaforma. Emma notò un simbolo al centro.
Era un cerchio con dentro un asterisco di una particolarità paradisiaca. Le linee avevano tutte la forma di una saetta ed erano quattro. Quella orizzontale era blu, quella verticale rossa, quelle diagonali verde e grigio. Il punto d'incontro delle saette aveva un colore violaceo. Nei quattro punti cardinali del cerchio c'erano altri quattro cerchi, ognuno con un simbolo all'interno. I simboli erano una goccia d'acqua, una lingua di fuoco, una foglia e degli spifferi di vento. Le linee che li formavano erano saette e avevano tutti colori diversi. L'acqua blu, il fuoco rosso, la foglia verde e il vento grigio.
«Benvenuti! Da oggi questa sarà la vostra dimora. Oltre a tutte le stanze di una casa normale, abbiamo una stanza per ogni Guardiano con il suo protettore, una stanza per ogni coppia di custodi, dotata di appositi macchinari per controllare il proprio Guardiano, due Sale ricreative, una solo per i Guardiani e una solo per i custodi, una Sala riunioni e infine questo piano speciale dedicato a preparare i Guardiani a tutte le possibili sfide.» Iniziò a spiegare Viola. «Ma ora pregherei i Guardiani di posizionarsi ognuno nel suo rispettivo cerchio e di seguire le indicazioni dei protettori per creare dei ciondoli di cui vi spiegheremo dopo il significato e la funzione.»
I Guardiani si posizionarono nei propri cerchi, davanti ai loro rispettivi sentieri, che si illuminarono. Tutto diventò buio e dopo vari secondi anche il simbolo s'illuminò. Poi iniziarono, seguendo le indicazioni dei protettori e tenendo gli occhi chiusi. La protettrice di Alessandro prese la parola.
«Ale tu sei il primo. Modella quattro ciondoli di terra e roccia: una goccia d'acqua, una lingua di fuoco, una foglia e una nuvola.» Il giovane eseguì e mentre i quattro ciondoli ancora grezzi volteggiavano nell'aria, Pyrós parlò.
«Emma tocca a te. Devi infuocare i ciondoli.» La ragazza tese le mani avanti con un semplice movimento dei polsi i pezzi di pietra si riempirono di fiamme, delimitando le loro forme. Poi toccò a Nevino dare le indicazioni alla sua Guardiana.
«Lidia è il tuo turno. Crea una sfera d'acqua e ingloba i ciondoli infuocati ma senza spegnerli.» Emma pensò che, dato che per Lidia tutto questo era una novità, la giovane non sarebbe riuscita a soddisfare quella richiesta. Ma quando sentì il rumore dell'acqua avvolgere i ciondoli, tirò un sospiro di sollievo. L'altra protettrice parlò.
«Nicola sei l'ultimo. Manda quattro spifferi di vento dentro la sfera d'acqua. Poi aprite gli occhi e prendetevi per mano» L'ultimo dei Guardiani eseguì e appena il vento toccò l'acqua, la sfera iniziò a solidificarsi molto lentamente. I ragazzi aprirono gli occhi lentamente e si guardarono. C'era molta distanza tra ognuno di loro, troppa. Non sarebbero riusciti a prendersi per mano.
Emma guardò attentamente gli occhi dei suoi amici: in quelli di Lidia l'acqua scorreva senza sosta, in quelli di Alessandro alberi e alberi crescevano all'infinito. Guardò davanti a lei e incatenò i suoi occhi in quelli di Nicola, dove le nuvole si spostavano alternando il giorno alla notte. E vide il riflesso dei suoi occhi nella sfera d'acqua, prima che essa si ghiacciasse. Nelle sue iridi le fiamme non davano segno di volersi spegnere.
«Allungate le mani il più possibile, cercando di prendervi per mano.» Disse Nevino. I ragazzi erano dubbiosi. La prima a eseguire fu Lidia. Allungò i palmi il più possibile, cercando di raggiungere Emma e Nicola. La Guardiana del fuoco seguì il suo esempio e allungò le braccia. Le mani di Lidia ed Emma erano lontanissime tra loro, ma pochi secondi dopo la piattaforma tremò e una colonna di acqua bollente eruttò dal pavimento. Le due ragazze sentirono subito un aumento dei loro poteri.
«Ho capito, i geyser sono l'unione tra acqua e fuoco, i nostri poteri. Dovete allungare le mani.» Disse Lidia guardando Alessandro, che si trovava davanti a lei. Il ragazzo annuì e fece come la Guardiana dell'acqua aveva detto. Tra Emma e Ale spuntarono degli alberi con le foglie che andavano a fuoco. Nonostante fosse spaventato, anche Nicola allungò i palmi verso la novellina e il leader.
Tra i due ragazzi, crebbero dal pavimento degli alberi perennemente scossi dal vento. Mentre tra Nicola e Lidia si creò una tempesta con pioggia forte, fulmini e vento ad alta velocità. Dopo minuti interminabili, le quattro creazioni scomparirono e i Guardiani abbassarono le braccia con il fiatone per lo sforzo.
La sfera, ormai di ghiaccio solido che non lasciava intravedere nulla, scoppiò facendo cadere a terra quattro ciondoli. La luce tornò e i cerchi, come gli occhi dei ragazzi, tornarono normali. I ragazzi presero ognuno il proprio ciondolo e tornarono dai loro custodi. Emma osservò il suo con molta attenzione: sembrava fatto di vetro rosso, ma al centro di esso notò una vera lingua di fuoco che ardeva costantemente.
Ogni custode impose le mani sul ciondolo del proprio Guardiano, sussurrando delle antiche formule in greco. Si formarono dei fili, che partivano dalla sommità dei ciondoli fino a chiudersi.
«Mettetevi le collane. Questi ciondoli vi proteggeranno. Se uno di voi sta affrontando una battaglia particolarmente impegnativa, i ciondoli degli altri si illumineranno. Dovrete soltanto toccarli ed essi invieranno parte del vostro potere per aiutarlo a vincere la battaglia. Finito lo scontro i poteri ritorneranno ai proprietari.» Spiegò Mattia alla squadra, mentre tutti indossavano le loro collane.
«Servono anche per comunicare tra voi a distanza, per far sapere agli altri dove siete e per comunicare con noi o i protettori. Ora andate nella vostra Sala ricreativa a conoscervi meglio. Nevino mi faresti il favore di accompagnarli? Grazie, intanto noi custodi andremo a parlare nella nostra.» Dopo che Viola finì di parlare, Emma, i ragazzi e i loro protettori percorsero i loro sentieri, spuntando nel seminterrato e andarono a vedere la Sala ricreativa.
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