26
La stanza era immersa nel silenzio. Le serrande erano state abbassate, i vetri delle finestre socchiusi nel tentativo di lasciare fuori da lì i rumori della città.
Alessio mise da parte la lettera di Daniele: la ripieghò stando attendo a non sciuparla, la nascose tra le pagine di un vecchio album di fotografie che lasciò sul fondo dell'armadio, sotto i maglioni ripiegati con cura.
Alla base, come un pilastro su cui tutto il resto avrebbe fatto perno per sorreggersi.
Ed era proprio ciò che si prefissava di fare: stava per lasciarsi il passato alle spalle, per sempre, non si sarebbe più voltato indietro e su quei preziosi, lontani ricordi, avrebbe tentato di costruire il suo futuro... con Carlo e Javier.
I due uomini erano lì, con lui, nella sua camera da letto.
La stanza non era molto grande, ma quell'intensa penombra che lasciava tanto all'immaginazione, avvolgendo con blande e furtive pennellate di luce i contorni delle cose, l'atmosfera satura di aspettative... la facevano sembrare più piccola e soffocante.
Il ragazzo deglutì, indugiando con lo sguardo sul profilo delle labbra di Javier, sullo zigomo, sull'arcata dell'orecchio destro, accarezzati da sottili arcobaleni di luce.
Carlo dava le spalle alla finestra: sembrava imponente, oscuro, quasi spaventoso. Il suo volto era celato da ombre nette, ma il giovane cercò di aiutare gli occhi, richiamando alla memoria i lineamenti che ben conosceva, e fu un in grado di intravedere la sagoma luminosa delle sue iridi scure.
Deglutì nuovamente e fece un passo verso di loro.
Le gambe gli tremavano e sembravano non essere più in grado di reggere il suo peso.
Era assurdo... non era la prima volta che si trovava all'interno di una situazione come quella, ma chissà perché, sentiva che sarebbe stato diverso.
E ciò lo terrorizzava.
Anche per loro sarebbe stato lo stesso?
"Scopatemi, odiatemi, disprezzatemi. Ma smettetela di tagliarmi fuori dalla vostra vita. Preferisco essere il vostro cazzo di giocattolino, che perdervi per davvero!"
Ma come Daniele era stato in grado di intuire dalle parole della sua lettera, Alessio era diventato egoista e quanto detto, quella sera, ai due uomini... non gli bastava più.
Voleva i loro cuori, il loro amore, la loro devozione e lui avrebbe dato ogni più piccola briciola di sé ad entrambi.
Si trovò così vicino ai due da sentire i loro profumi, uno fresco e speziato, l'altro intenso e floreale. Percepì il calore dei loro corpi come corteggiare la sua pelle, ricoprendola di brividi.
Allungò le mani verso di loro, senza poter impedire alle dita di tremare leggermente ed entrambi gli andarono incontro; ognuno dei due stringendone una nella propria.
Carlo prese a baciargli le nocche, mentre Alessio accarezzava un braccio del loro terzo, riscoprendo sotto i polpastrelli i muscoli tesi, guizzanti, che lo condussero verso la spalla. Gli accarezzò un lato del collo intrecciando le dita nei suoi lunghi capelli, ancora stretti in una bassa coda.
Affondò le dita tra le ciocche, spingendo la sua carezza verso il basso e la mano dell'altro gli venne incontro, liberando quella meraviglia di seta dalla prigione dell'elastico.
Il pizzaiolo prese a baciargli il dorso della mano, il polso, l'avambraccio, salì sino al suo viso e... finalmente, baciò le sue labbra.
Al giovane parve di aver dimenticato come si respirasse, non riusciva a capacitarsi di nient'altro che non fossero quelle labbra. Le aveva desiderate così a lungo...
Percepì una presenza alle proprie spalle.
La lingua di Javier prese a lambirgli la pelle del collo, le sue mani si introfularono sotto la t-shirt, sollevandola a scoprire l'addome, il petto, stuzzicandogli dolcemente i capezzoli.
Carlo fece vagare le proprie mani sui fianchi del giovane; scivolò sul suo sedere, glielo strinse con forza facendolo inarcare contro di sé, per poi proseguire sul cavallo dei pantaloni di Javier, accazerrandogli l'interno coscia.
Si spostarono sul letto, titubanti e spaventati.
Alessio deglutì, trovandosi sovrastato dal corpo del maggiore: era già stato rifiutato da lui, nonostante si trovasse lì, con loro, in quel momento.
E se avesse finito per ripensarci? Se si fosse tirato indietro all'ultimo minuto?
Prese a tremare leggermente e Carlo gli sorrise. Si riappropriò delle sue labbra, quasi saggiandone la morbidezza; strinse tra le proprie il labbro inferiore dell'altro, lo stuzzicò con i denti, per poi approfondire il loro bacio, iniziando una sempre più intraprendente scoperta della sua bocca.
Javier si muoveva intorno a loro: prese a spogliarli e a spogliarsi, mentre Alessio incominciava ad emettere piccoli suoni spezzati, rendendo i respiri degli altri due sempre più brevi, densi di aspettativa.
Temeva la reazione del suo compagno all'interno di quella situazione, aveva paura che si spaventasse, che non riuscisse a sganciarsi a sufficienza dal suo passato per lasciarsi andare.
Anche se, in mezzo a tutti quei dubbi, era sicuro di non voler rimanere come uno spettatore relegato sullo sfondo.
Si intromise tra di loro, afferrando i capelli di Carlo, tirandoli sulla nuca con un gesto lento: l'uomo sentì il collo e le spalle ricoprirsi di brividi, mentre il loro amante scendeva ad armeggiare con i jeans che indossava, terminando l'opera iniziata dall'ispanico.
Sentire la pelle dell'altro sotto le mani, così calda e viva, mentre lo rendeva protagonista delle sue attenzioni, gli fece dimenticare ogni cosa, lasciando che fosse l'istinto a guidarlo.
Alessio lo prese tra le labbra, mentre Javier gli mordeva una natica, facendolo sussultare. Il giovane si lasciò sfuggire un gridolino, arrossendo furiosamente, mentre l'altro lo fissava dall'alto facendogli scorrere un dito sulle labbra, rese lucide e gonfie dai baci, da ciò che stava facendo sino a qualche attimo prima.
Carlo continuò la sua carezza lungo il mento di Alessio, mentre l'ispanico lo attirava a sé, contro il suo petto, aiutandolo ad assumere una posizione comoda.
Sentì le dita di quest'ultimo intrufolarsi nella sua parte più intima, mentre l'altro uomo si chinava a baciarlo.
Alessio iniziò a mordersi le labbra, trattenendo a stento i gemiti a seguito di quella sapiente stimolazione; la mano del maggiore prese ad accarezzargli il membro, mentre il bacio tra Carlo e Javier si accendeva di passione.
Il giovane rimase come stregato dal suono dei respiri, dai sorrisini fugaci che incurvavano le loro labbra tra uno schiocco umido e l'altro, così vicini al suo viso.
Percepì il membro dell'uomo farsi strada dentro di sé e sussultò aggrappandosi alle sue spalle.
Javier e Carlo smisero di baciarsi, mentre quest'ultimo prendeva a fissare gli occhi dell'amante sotto di sé.
Alessio prese ad ansimare, mentre dietro di lui sentiva l'altro baciargli la pelle di spalle e collo; le sue dita tracciarono percorsi immaginari sulle braccia del minore, mentre Carlo prendeva a spingersi dentro di lui.
Gli circondò la vita con le gambe; sentì Javier aiutarlo a stendersi, continuando a regalargli decine di piccoli baci a fior di pelle, sino ad arrivare alla sua bocca.
La sua lingua prese a stuzzicarlo, mentre le mani scorrevano a esplorarlo; i muscoli si contraevano e si distendevano al ritmo di quella danza sempre più sensuale.
Carlo era sconvolto da sé stesso, dalla situazione in cui si trovava e di quanto tutto gli apparisse così naturale e giusto: vide la lingua di Alessio accarezzare, in brevi lappate, il petto di Javier, mentre scendeva sempre più, mordicchiando la pelle vicino l'ombelico del ballerino, sino a giungere al suo membro, che prese in bocca, accompagnando le labbra, in quelle carezze, con una mano.
Quella visione lo mandò in visibilio.
Si sentì completo come mai gli era capitato: guardare gli altri due fare l'amore, mentre lui continuava a spingersi nel corpo del più giovane, lo faceva sentire come se fosse collegato, unito a loro oltre i limiti corporei.
Era lì, con loro, ma era tutto molto più che fisico, come se potesse leggere e toccare le loro anime, legarle ed unirle alla propria tramite l'atto carnale.
Avvicinò il viso di Javier al suo, soffocando un gemito di quest'ultimo, mentre Alessio si inarcava andando incontro alle sue spinte. Le sue labbra vennero bagnate, presto, dal piacere dell'ispanico ed il ragazzo prese a tremare, assecondando quelle spinte sempre più profonde ed esigenti.
Carlo si allontananò di qualche centimetro da Javier, stringendogli una ciocca di capelli in una mano, poggiando la fronte contro la sua, ma indirizzando il proprio sguardo al viso del giovane sotto di lui.
Alessio ricambiò quello sguardo, sentendo i polmoni come svuotarsi di tutta l'aria che contenevano, quasi soffocando prima che il suo torace si contrasse e l'orgasmo lo colmasse all'improvviso.
Chiuse gli occhi, reclinando la testa sul cuscino e percepì Carlo spingersi un'ultima volta dentro di lui, prima di lasciarsi ricadere sul suo petto, completamente esausto ed appagato.
Javier si stese al loro fianco, allungando un braccio a cingere le spalle del pizzaiolo: gli altri due si voltarono a guardarlo, e rimasero pietrificati nel rendersi conto di quanto, i loro occhi, sembrava stessero urlando.
E non ci fu bisogno neanche di una sola parola, per capire che sì, quello era amore.
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