2

Carlo attese che il suo amico lasciasse il locale con il compagno dopo aver ritirato le loro pizze, dopodiché uscì da dietro il bancone e si diresse verso Alessio.

Il ragazzo stava seduto suoi talloni con le braccia sul banco e la fronte poggiata contro di esse. Carlo gli si fece vicino e poggiò il sedere contro la superficie, dando le spalle al ragazzo: gli regalò una veloce carezza tra i capelli, poi estrasse una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca e prese a battere il filtrino contro il mento valutando la possibilità di uscire dal locale e concedersi una pausa.

Era il proprietario, avevano aperto da meno di un'ora e gli sembrava poco di buon esempio concedersi già una pausa, anche se, per quella sera, a parte qualche ordine da asporto giunto in largo anticipo e previsto per non prima di un paio di ore, sembrava che il locale non dovesse venire preso di soprassalto come capitava di solito. Non che la cosa lo disturbasse: avevano spesso il tutto esaurito e giorni rari e calmi come quelli, diventavano presto un toccasana per riprendere fiato.

-Perché perdi tempo a rimandare?- bofonchiò Alessio, con la voce attutita a causa della posizione in cui continuava a stare rifiutandosi di ricambiare lo sguardo dell'altro: se avesse alzato la testa, però, avrebbe notato che neanche Carlo lo stava guardando ed, anzi, cercava di mantenere inalterata la parvenza di privacy in cui si era rifugiato il ragazzo, continuando a dargli le spalle.

-A cosa ti riferisci?- gli domandò Carlo:
-Vai a fumare, tanto non c'è nessuno per ora- Carlo fece un versetto a labbra chiuse che poteva significare tutto e niente:
-Che fine hanno fatto i ragazzi?- domandò qualche secondo dopo lanciando un'occhiata all'orologio appeso alla parete.

-Sara mette mano tra un'ora e Sophia oggi ha il giorno libero. Dario stava mettendo ordine nei cassetti delle posate. Tiziano è sul retro con quelli dell'ingrosso: hanno portato gli alcolici- rispose Alessio e, finalmente, si alzò impiegando i propri movimenti ed il proprio tempo nel tentativo di fare ordine sul bancone.

-Da quando ci sei tu, mi sento molto più leggero- disse Carlo con un mezzo sorriso che l'altro riuscì a captare con la coda dell'occhio:
-Da quando ci sono io puoi concentrarti a fare il pizzaiolo e continuare a tenere la testa tra le nuvole per tutto il resto del tempo, senza che la baracca affondi-
-Touché-

Carlo fece per uscire dal locale per concedersi la sua sigaretta, ma tornò su i suoi passi e strinse una mano intorno al polso di Alessio richiamandone l'attenzione: finalmente, si guardarono negli occhi.

-Dovresti smetterla, Ale, davvero. Stanno insieme e non c'è più spazio per te nella sua vita- Alessio aggrottò la fronte liberandosi dalla presa dell'altro:
-Lo so, non c'è bisogno che infierisci sulla cosa-
-Non sto infierendo. Tu sei una persona intelligente, mi sembra assurdo girarci intorno: le cose stanno così e non cambierebbero se ti indorassi la pillola. Mettici una pietra sopra e vai avanti-

Alessio afferrò la sigaretta dalle mani dell'altro e la sbriciolò stringendola tra le dita:
-Anche fumare fa male. Dirtelo sarebbe stato più gentile, ma... le cose stanno così e non cambierebbero se ti indorassi la pillola-

Carlo lasciò andare un lungo sospiro scuotendo un po' la testa:
-Probabilmente hai ragione, ma io so quali sono le conseguenze di ciò che faccio. Tu, invece, sembri vivere all'interno di una bolla inconsapevole di ciò che ti stai facendo- estrasse il pacchetto dalla tasca ed afferrò un'altra sigaretta voltando le spalle al ragazzo e dirigendosi fuori dal locale.

Alessio si morse il labbro inferiore e si recò sul retro, nel magazzino, cercando di porre fine ad i suoi pensieri occupandoli con qualcosa di più tangibile del semplice mettere ordine sul bancone della cassa.

Nel magazzino trovò Tiziano, il suo collega, intento a congedarsi con i fornitori. Senza dire nulla prese a mettere in ordine la merce.

-Non ci sono clienti?- gli chiese Tiziano alzando una cassetta di birre per metterla sullo scaffale di fianco alle altre. Alessio si limitò a scuotere la testa senza aggiungere altro.

-Sai che si vede?-
-Cosa?- si sentì obbligato a rispondere ed anche se l'altro non c'entrava nulla con la discussione che aveva avuto poco prima con il suo capo, Alessio non poté fare a meno di lanciargli un'occhiataccia pronto a prendersela con lui per il suo malumore.

-Che sei un ballerino. Da come ti muovi, dico: hai un'armonia dei movimenti non comune. Sei molto aggraziato ed elegante pure mentre metti in ordine cassette di vino- Alessio sentì le guance infuocarsi.
-Non sono più un ballerino- disse a mezza voce afferrando lo scatolo con dentro le bottiglie di amaro.

-Nah. Non puoi essere così vecchio!- esclamò il suo collega con tono ironico:
-Ho ventisei anni...- sbottò Alessio:
-Nel pieno di una possibile carriera!- lo interruppe Tiziano. Il ragazzo fece una smorfia:

-Se fossi nel pieno di una carriera sarebbe grandioso. Aspirare di averne una alla mia età iniziando adesso... è tipo impossibile. In quattro, cinque anni non avrei molte opportunità per diventare davvero qualcuno in questo mondo-
-Stare qui a fare prognostici non ha senso. Se ballare è la tua grande passione, dovresti provarci e basta-

Alessio si sedette su di uno scatolo e si strinse la testa tra le mani. Sbuffò ed alzò gli occhi su Tiziano:
-Io ho avuto le mie possibilità e ho giocato le mie carte. La storia si è conclusa presto con un nulla di fatto. Insistere, mi sembra solo una perdita di tem...- ma non concluse la sua frase e sgranò gli occhi stupito dalle sue stesse parole.

Tiziano sembrò non accorgesene:
-Beh... sarà, ma se ti piace tanto perché non continuare? Magari potresti ridimensionare le tue aspettative e dedicarti all'insegnamento e diventare un insegnante all'interno di una scuola di danza.- disse il ragazzo ma, voltandosi nella direzione dove sapeva esserci l'altro, quasi sobbalzò nello scoprire di aver parlato da solo: Alessio sembrava sparito.

In realtà, il giovane aveva iniziato a correre nel tentativo di raggiungere il prima possibile Carlo e lo trovò ancora fuori, con la sigaretta quasi del tutto consunta tra le dita, a scorrere con un pollice lo schermo del cellulare.

-Ehi!- urlò quasi e l'altro sobbalzò: la sigaretta cadde a terra, il cellulare gli volò dalle mani e riuscì ad evitare che seguisse la sorte della sigaretta tramite una serie di automatiche ed incredibili acrobazie con le mani.

-Che diavolo!- esclamò Carlo:
-Ho capito!- esultò Alessio battendo le mani con soddisfazione:
-Cosa?- gli domandò l'altro riponendo il cellulare in tasca ed aggrottando la fronte:
-Cosa posso fare per dimenticare Guido!- disse e Carlo la sentì chiara, quella nota di incertezza colorare la voce di Alessio mentre pronunciava il nome del suo ex.

-E cosa potresti fare?- domandò l'uomo pazientemente: temeva che Alessio stesse per sparare qualche cazzata e non aveva idea di quale sarebbe stato il modo migliore per lui di agire e rispondergli di conseguenza senza indispettirlo né smorzando il suo ritrovato entusiasmo.

-Mi serve un nuovo amore!- esclamò e Carlo sussultò colpito dalla sparata dell'altro: non era un gran fan del motto "chiodo schiaccia chiodo", però, tra tutte le nefaste previsioni che gli avevano affollato la mente in quei pochi secondi, quella gli parve la meno pericolosa che la mente di Alessio potesse partorire.

-Mh- disse: -E hai già adocchiato qualcuno?- gli domandò ed il sorriso dell'altro si spense un po':
-Non frequento qualcuno di diverso... cioè, non prendevo in considerazione questa ipotesi da anni. Sono stato fidanzato per tre e sono single da uno... quindi, sono più di quattro anni che, beh...- e prese a grattarsi la testa con un dito.

Carlo sorrise trovandolo decisamente adorabile: e non sarebbe potuto essere diversamente, dato che Alessio, con quel suo fascino inconsapevole, era davvero capace di stregarti e sedurti con la sua genuina semplicità.

L'uomo sospirò:
-Che ne diresti di incominciare dal principio?-
-Cioé?-
-Magari potresti iscriverti in qualche sito d'incontri- Alessio fece una smorfia disgustata:
-Non fa per me- disse scuotendo la testa con decisione.

-Mh... ho degli amici che sono gay e single, magari ti presento qualcuno...-
-Non voglio causarti problemi con dei tuoi amici solo perché potrei finire per prendermi una cotta per loro e non essere ricambiato o viceversa o chissà che altro.-
-Okay... ti ringrazio. Quindi, amici miei no- ed Alessio scosse la testa con decisione.

Ad un tratto, Carlo sembrò avere l'illuminazione:
-Potremmo organizzare un'uscita in discoteca!-
-Cos'è? Una specie di sequel scadente di Queer As Folk?- Carlo sollevò un sopracciglio e recuperò il pacchetto di sigarette dalla tasca per prenderne un'altra.
-Che diavolo è Queer As Folk?- domandò accendendosi la sigaretta.

Alessio si strinse nelle spalle:
-Un telefilm di genere. Molto bello e con personaggi fighi, personalmente apprezzo molto più la versione americana rispetto quella inglese. Ma, nonostante tutto... all'inizio si presenta come un vecchio cliché: un gruppo di ragazzi gay con l'ormone impazzito che rimorchiano ogni sera uno o più partner differenti... in discoteca-

-Mh- fece Carlo espirando il fumo che aveva precedentemente inspirato dalla sigaretta: -E questa sarebbe una cosa... disdicevole?- Alessio si strinse nelle spalle:
-Cadrei anch'io in qualche cliché se adesso dicessi che potrei finire per incontrare solo gente interessata al sesso in luoghi come quello?- disse il ragazzo dirigendo la propria attenzione altrove, lontano dagli occhi del suo interlocutore.

-Anche se fosse? Il sesso non potrebbe essere un buon inizio per andare avanti e dimenticarlo? Così, magari, ti sciogli un po' e la smetti di essere così irritabile- Alessio aggrottò la fronte e gli diede un pugno sulla spalla destra.
-Non sono una marchetta- borbottò e Carlo rise:
-No, di certo. Ma sei un ragazzo giovane che ha bisogno di divertirsi. Se vuoi, i preservativi te li compro io così potrai stare bello che tranquillo-

Alessio alzò le mani al cielo sbuffando e fece per rientrare dentro la pizzeria, ma Carlo gli afferrò un polso strattonandolo verso di sé:
-Allora?- gli domandò:
-Tu non sei disponibile?- gli chiese Alessio con un mezzo sorriso furbo.

Carlo arrossì ed allontanò l'altro da sé riprendendo ad inspirare dalla sigaretta con fare più deciso. Espirò il fumo e lanciò un'occhiataccia all'altro:
-Non scherzare con queste cose, ragazzino, io ho quasi cinquant'anni- Alessio rise e gli si fece nuovamente vicino, gli circondò il collo con le braccia e, nonostante i tentativi di Carlo di respingerlo, alla fine riuscì ad abbracciarlo:

-Tu sei un buon amico ed io non smetterò mai di ringraziarti per questo- disse piano sussurrando le parole contro il collo dell'altro. Carlo sorrise e gli posò una mano sul capo:
-Allora... discoteca, ragazzino?- chiese con tono ironico.

Alessio si sciolse dal loro abbraccio ed incrociò le mani dietro la schiena, fece una mezza piroetta prima di ritornare sul suo posto e sorridergli puntandogli contro un dito:
-E dove sono... i preservativi?!- esclamò prima di arrossire e correre dentro la pizzeria.

Carlo scosse la testa, spense la sigaretta e sorrise triste prima di concedersi l'ennesimo sospiro nel tentativo di schiarirsi la mente.
Vide dei clienti entrare nella pizzeria e si augurò di riuscire a spegnere tutti i suoi strani pensieri mettendosi sotto con il suo lavoro.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top