18
-Sei sicura che sia questo?-
-Sì, certo. Io e Dario l'abbiamo accompagnato a casa un paio di volte: quanti Alessio Terranova vuoi che ci siano in questo palazzo?-
-No... è che mi sembra così strano. Abitiamo tutti vicini-
-Parla per voi, io e Dario abitiamo dall'altra parte della città-
-È tutta colpa di Carlo e Guido che hanno voluto aprire le proprie attività commerciali vicine: come se non potessero vivere troppo lontani l'uno dall'altro, come due bambini. E noi che ci siamo immischiati con loro, ci siamo trovati a ronzare tutti intorno allo stesso fiore e...-
-Hai finito con lo sproloquio?- lo interruppe Sara.
Mattia si morse un labbro abbassando gli occhi sul pavimento: la verità era che non gli piaceva granché quella situazione.
Si trovava davanti la porta dell'appartamento di Alessio in compagnia di Sara, una perfetta sconosciuta e non aveva ancora idea del perché.
Certo, lui e la giovane ragazza dai lunghi capelli biondi, si erano trovati a scambiarsi un paio di battute l'ultima volta in cui Mattia si era recato alla pizzeria di Carlo: d'allora non vi metteva più piede... più o meno.
In realtà, aveva trovato modo di tornarci senza farsi scoprire dal suo compagno, dato che, quest'ultimo, si era categoricamente rifiutato di immischiarsi nelle vicende amorose del suo migliore amico: non si rivolgevano più la parola dal loro litigio.
Mattia dava tutta la colpa di quella situazione ad Alessio ed al suo poco coraggio: era certo che Guido l'avesse già sgamato, ma il ragazzo aveva trovato in Sara una buona complice, seppur non la considerasse ancora un'amica della quale fidarsi, e quella storia, per motivi ancora poco chiari, lo coinvolgeva in modi inaspettati.
Aveva ragionato a lungo cercando di darsi una spiegazione per quel suo morboso interesse nei confronti delle vicissitudini amorose di Carlo e, l'unica risposta che era stato in grado di darsi, non l'aveva soddisfatto neanche un po'.
Era consapevole, così come non faceva altro che ripetergli Guido, di stare esagerando: non poteva continuare ad immischiarsi in quel modo nella vita di Alessio solo perché sosteneva di voler aiutare un suo amico.
Carlo aveva iniziato una relazione con Javier: come poteva aiutarlo cercando di spingerlo tra le braccia di una persona che aveva finito per rifiutare?
"Possibile che stia facendo tutto questo per..." pensò, ma non ebbe il coraggio di concludere la frase neanche lasciandola lì, sotto chiave tra i suoi pensieri e Sara, inconsapevolmente, finì per aiutarlo a tacere mentalmente riportando l'attenzione del suo accompagnatore su di sé.
Avevano preso a darsi appuntamento nel magazzino della pizzeria circa una settimana prima: a partire da un paio di giorni dopo lo "scontro tra titani", così come lo avevano soprannominato. I due avevano trovato un punto d'incontro che sembrava fosse in grado di aiutare entrambi a risolvere i nodi che gli stavano a cuore.
Sara voleva aiutare Alessio.
Mattia desiderava far tornare il sereno all'interno dell'amicizia tra Carlo e Guido e, per farlo, era arrivato alla conclusione che, la chiave fosse proprio Alessio; quindi, avrebbe aiutato anche lui.
Sara incrociò le braccia sotto al seno e prese a picchiettarsi un braccio con un dito, aggrottando la fronte. Il ragazzo trasalì nel percepire quello sguardo accusatore su di sé:
-Sì, sono in ansia- borbottò quest'ultimo distogliendo gli occhi da quelli scuri dell'altra.
-Guido non sa che sei qui- disse Sara:
-No-
-Non era una domanda... si incazzerà? Questa era una domanda- Mattia sorrise titubante: -Okay, suoniamo- continuò la ragazza, senza attendere risposta dall'altro.
Scostò la frangia dal viso e sbuffò piano come se anche lei, in fin dei conti, fosse indecisa se suonare o meno al campanello di casa Terranova.
Alla fine, premette il dito sul pulsante bianco ed il campanello risuonò all'interno della casa oltre la porta.
Pochi istanti e questa si schiuse ed Alessio apparve sull'uscio.
I due ragazzi si sentirono prendere immediatamente dall'imbarazzo, mentre il loro ospite li osservava stranito:
-Che ci fate qui... voi due, poi! Insieme?- domandò loro e Sara fu più veloce di Mattia a rispondere:
-Volevamo solo sapere come stai... non ci vediamo da un po'...-
-Ed avete saputo che Carlo sta con Javier- la interruppe Alessio.
Mattia iniziò a temere di aver commesso un errore più grande di ciò che si era immaginato: Guido si sarebbe incazzato e non poco.
-Anche se fosse, il motivo per cui siamo qui non cambia... volevamo sapere come stai- disse il ragazzo e l'altro sgranò appena gli occhi sempre più stupito.
-Passi Sara, ma tu... davvero, perché sei qui?- gli domandò Alessio e Mattia tornò a mordicchiarsi un labbro:
-Non mi sembra il caso di parlarne così, sull'uscio di casa...-
-Non ho timore che qualcuno possa ascoltare le vostre parole: i miei vicini hanno già una loro idea sul mio conto e non penso proprio che, le vostre possibili congetture su di me, possano peggiorare la situazione-
-Congetture?- domandò Sara tornando ad aggrottare la fronte. Alessio scosse appena la testa stringendo la maniglia della porta con una mano, piegò il braccio dietro la schiena e sembrò poggiare le spalle contro la superficie socchiudendo l'uscio al minimo, celando completamente l'interno dell'appartamento agli altri due.
-Pensate che voglia spodestare il mitico Javier per prendermi Carlo?- domandò con tono ironico e Mattia sentì l'imbarazzo scaldargli le guance: -Non sono così stupido, so bene quali sono i miei limiti.-
-Di che stai parlando?- gli chiese Sara ed Alessio si lasciò scappare una mezza risatina:
-Voi siete convinti di non so quale struggente amore, Carlo, provi per me. Ma vi sbagliate. E la dovete smettere di mettervi in mezzo che, nessuno di noi tre, né io, né Carlo e né tanto meno Javier, abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia da Cupido. Le cose si sono già sistemate. Arrivate tardi-
-E quindi... lo lasci andare via così?- gli domandò Mattia ed Alessio fuggì dai suoi occhi concentrando la propria attenzione su di un punto imprecisato alle spalle dell'altro.
-Dovresti ringraziare il mio modo di essere, non condannarlo. Se avessi lottato per amore, se avessi obbligato chi mi ha rifiutato a stare con me solo per soddisfare i miei sentimenti... adesso, forse, non staresti con Guido, ti pare?- e riportò i propri occhi ad incontrare quelli dell'altro.
"È proprio questo il punto..." pensò Mattia, "Come ho potuto pensare di aiutarlo solo per tenerlo lontano da Guido?"
-Non ho mai pensato tu fossi così meschino...- mormorò ed Alessio fece un passo indietro aprendo la porta di casa come se stesse per prendere commiato dai due:
-Oh beh, saresti stupido a volere che mi metta con Carlo per evitare che ripieghi le mie attenzioni di nuovo su Guido: se l'avessi voluto fare, l'avrei già fatto, non avrei lasciato passare un anno- Alessio fece un cenno del capo in direzione di Sara, ma non le permise di aggiungere nulla, tornando a rivolgersi verso Mattia: -Ma Guido ti ama. Se tu fossi così stupido... non avrebbe mollato me e Daniele per mettersi con te-
Mattia sentì un nodo stringergli la gola: si sentì preso in flagrante e per questo, mortificato. Percepì lo sguardo accusatore di Sara su di sé mentre Alessio sollevava pigramente una mano in segno di saluto e, proprio mentre stava per rientrare in casa, videro alle sue spalle un uomo avvicinarsi a lui.
L'ospite di Alessio indossava solo un paio di jeans e si aggirava per la casa del ragazzo a petto e piedi nudi.
Mattia sgranò gli occhi mentre l'altro chiudeva la porta di casa con un tonfo che lo fece sobbalzare: data la sua reazione, era evidente che il ragazzo non avesse gradito la loro visita.
-Oddio!- mormorò Sara e Mattia si volse nella sua direzione trovandola pallida in viso ed intenta a nascondere le labbra dietro una mano tremante.
Alessio si dispiacque per la reazione della sua amica e pensò, altresì, che Mattia avrebbe fatto meglio a farsi i fatti suoi anziché recarsi lì solo per assicurarsi di estrometterlo dalla vita di Guido: era una cosa che lui stesso aveva già fatto. Il ragazzo avrebbe dovuto lasciarlo in pace una volta e per tutte, anziché tornare ogni tre per due a rimettere il dito nella piaga, riaprendo una ferita che stava cercando disperatamente di chiudersi per sempre.
Alessio si allontanò dalla porta e smise di osservarli dallo spioncino quando i due presero ad allontanarsi da lì imboccando le scale verso l'uscita del palazzo.
Sospirò piano e si voltò in direzione di Tiziano che era rimasto immobile a fissargli la schiena in attesa di ottenere la sua attenzione per sé.
Il ragazzo gli sorrise tristemente e si strinse le braccia intorno al busto: quanto aveva sentito della sua strana conversazione con quei due? Ed anche se avesse ascoltato ogni singola parola, doveva preoccuparsene? Aveva detto qualcosa di sconveniente, qualcosa che lo avrebbe potuto ferire?
Alessio rimase a rifletterci per un po' e sollevò gli occhi sul viso dell'altro quando se lo ritrovò ad un palmo di naso:
-Che volevano?- gli domandò ed Alessio si strinse nelle spalle:
-Giocare con i miei sentimenti?-
-Sono tuoi amici. Forse, volevano aiutarti?-
Il ragazzo sgranò gli occhi ed allontanò l'altro da sé con una mano iniziando a ridere. La sua risata si spense presto e, quando si voltò nuovamente in direzione del suo amante, notò di aver commesso un errore. Si morse un labbro maledicendosi mentalmente prima di riprendere a parlare:
-Non ti sto prendendo in giro. Hanno un'idea sbagliata di me e sono abbastanza arroganti da credere di sapere cosa sia meglio per me. Peccato che, in verità... penso che non siano neanche miei amici- disse e fece qualche passo in direzione della camera da letto, prima che Tiziano lo bloccasse stringendogli un polso e strattonandolo verso di sé.
Alessio inciampò nei suoi stessi piedi per lo stupore e finì per appoggiarsi al petto dell'altro per non cadere.
Tiziano gli strinse entrambi i polsi e poggiò la fronte contro la sua:
-Non voglio che si intromettanno nella nostra relazione- disse.
Il giovane aggrottò appena la fronte e cercò di liberarsi dalla presa dell'altro con scarsi risultati. Sentì le palme delle mani iniziare a sudare ed il cuore aumentare i battiti e non riusciva a spiegarsene il motivo.
Fece perno contro il petto di Tiziano nel tentativo di allontanarsi da lui, ma quello rinsaldò la presa su i suoi polsi ed Alessio iniziò a dare forma a quel strano sentimento che si stava come insinuando sotto la sua pelle, ricoprendola di brividi spinosi.
-Lasciami- sussurrò e Tiziano sorrise, scosse la testa e lo strattonò nuovamente verso di sé:
-Hai detto che non sono amici tuoi, che non hanno idea di cosa sia meglio per te. Io e te stiamo insieme, però, è ben diverso: io non ho dubbi su ciò che dovrò fare per renderti felice-
Alessio deglutì sentendo la pelle del viso come raffreddarsi, il sangue defluire velocemente dalle sue guance e seppe di essere impallidito.
Non aveva idea del perché, ma le parole del suo amante non erano state in grado di tranquillizzarlo, anzi: vedeva una strana luce accendersi nei suoi occhi ed il sorriso che gli curvava le labbra, non era in grado di contagiarlo.
-Io e te... non abbiamo ancora deciso nulla. Abbiamo fatto sesso e...-
-Cosa sei?!- urlò Tiziano interrompendolo: -Una puttana che fa sesso con chiunque? Chiunque ti va bene?-
Alessio sentì la paura lasciare il posto alla rabbia, tornò a cercare di sfilare i propri polsi dalla presa dell'altro e riuscì a riappropriarsi di una mano ed iniziò a tirarsi indietro aggrappandosi con quella allo stipite della porta del soggiorno, nel tentativo di liberare anche l'altra.
Tiziano iniziò a tirarlo verso di sé ed ad ogni strattone rideva sempre più forte come divertito dalla situazione.
Alla fine, vinse lui ed il palmo sudato della mano di Alessio, si rivelò un cattivo alleato: perse la presa sullo stipite e si ritrovò nuovamente vicinissimo all'altro. Allungò istintivamente il braccio davanti a sé per evitare che l'altro tornasse a stringerlo, ma la volontà di azione di Tiziano sembrava essere mutata e... finì per schiaffeggiarlo violentemente.
Alessio sgranò gli occhi e si portò una mano al viso sentendo la guancia lesa bollente.
-Sì, sei una puttana, ma... vedrai, ti raddrizzerò io-
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