17

Il sole era già tramontato da un pezzo quando Alessio uscì dalla scuola di danza: si strinse nella giacca leggera che indossava sentendo dei brividi di freddo scuotergli il corpo facendogli quasi battere i denti.

Era consapevole del fatto che non ci fosse davvero tutto quel freddo per strada, ma il suo era un tipo di freddo diverso e nulla, neanche un bollente sole estivo, sarebbe stato in grado di scaldarlo in quel momento.

Attraversò la strada a testa china captando con la coda dell'occhio le automobili ferme in attesa al semaforo, giunse sull'altro marciapiede continuando a non alzare gli occhi da terra e tentando di schivare i passanti controllando il loro movimento di piedi.

Sapeva che Javier sarebbe rimasto ancora dentro la scuola sino a sera inoltrata per i suoi esercizi individuali, sapeva che non stava lì nascosto da qualche parte a fissarlo, ma si sentiva lo stesso i suoi occhi addosso, come se si trovasse intento a spiare e giudicare ogni sua più piccola mossa.

Preso dai suoi pensieri, non si rese conto di stare già da un po' a cercare di evitare i piedi di un tizio che gli sbarrava il cammino: si spostava da un lato e quelli gli si ponevano davanti, si muoveva sul lato opposto ed eccoli ancora lì.

Aggrottò la fronte sollevando gli occhi su quei piedi fasciati da scarpe da tennis rosse, sul corpo che sorreggevano ed incontrando il volto dall'espressione contrariata di Tiziano.

-Che diavolo ci fai qui?- gli domandò stupito e l'altro scosse appena la testa rilassando i muscoli del viso:
-Ho bisogno di parlarti, Ale-
-Potevi telefonarmi- Tiziano rise amaro:
-L'ho fatto e non mi hai mai risposto-

Alessio deglutì un paio di volte stringendosi maggiormente nella giacca:
-Come hai fatto a trovarmi? Non credevo di averti detto che la scuola di danza si trovasse qui-
-Non l'hai fatto. Carlo mi ha licenziato, ma usa poco Facebook e lì siamo ancora... "amici"- disse mimando le virgolette accompagnando la parola amici: -Javier l'ha taggato in un post mentre era a lezione, con tanto di posizione. Nello sfondo della foto ho visto te e ho deciso di fare un tentativo.-

Alessio contrasse la mascella: in pratica, doveva ringraziare Javier per aver dato la possibilità al suo quasi stalker di trovarlo.

In quanti altri modi voleva renderlo infelice?

Il ragazzo scosse la testa sospirando mestamente.
-Va bene, sei qui. Ti ascolto- Tiziano si guardò intorno con aria preoccupata, mise le mani dentro le tasche dei jeans che indossava:
-Mi dispiace- disse mentre cercava di schivare le persone che gli camminavano a fianco muovendo le spalle e dondolandosi sui piedi da un lato all'altro.

Non sembrava affatto il luogo migliore per quella loro discussione, ma Alessio non aveva intenzione di rendergli le cose facili e se qualcuno intorno a loro si fosse reso testimone involontario di ciò che si sarebbero detti, non gli importava.

-Per cosa ti stai scusando?- gli domandò con voce atona.

Tiziano si passò una mano tra i capelli: il gesto fu evidentemente un ripiego improvvisato dato che, la mano che aveva sollevato per compiere quel movimento, sembrò ripiegare sui capelli dopo aver tentennato davanti al viso, come se volesse coprirsi, ma cambiando idea all'ultimo secondo.

Alessio sapeva che l'altro si vergognava di ciò che era successo tra di loro: Tiziano aveva cercato di approfittarsi della situazione per tenerlo con sé facendogli credere di essere suo amico e complice.

Rimase a fissarlo per qualche secondo indugiando sui lineamenti marcati del viso, gli occhi scuri, i capelli corti e piegati in una forma d'ordine tutta loro.

Aveva superato i quarant'anni eppure, portava bene i suoi anni ed affascinava con le sue spalle larghe ed il suo look da bello e dannato.

Osservandolo mentre sfoggiava abiti "civili", lontano dal luogo di lavoro dove si aggirava sempre in camicia bianca e pantaloni scuri, gli parve di trovare in lui il prototipo per eccellenza del giovane che faceva girare la testa e palpitare il cuore di tutte le ragazzine affascinate dai romanzi rosa con protagonisti maschili descritti proprio come lui era nella realtà.

Era obiettivamente bello: anche se non rientrava nel suo tipo di bello.

Sospirò ancora una volta:
-Tu... sei davvero innamorato di me?- gli domandò concentrando la propria attenzione sulle sue labbra, impossibilitato, come si sentiva di essere, di ricambiare il suo sguardo.
-Lo so che mi sono comportato da stronzo con te. So che ho sbagliato quella sera, non volevo ferirti. Non ho mai avuto intenzione di farti del male-
-Se ti riferisci a quanto accaduto l'ultima sera che ho lavorato in pizzeria... è acqua passata- lo interruppe Alessio.

Tiziano incurvò le spalle:
-Mi riferisco a tutta la nostra finta relazione, non avrei mai neanche dovuto proporti una cosa del genere. Innanzitutto perché tu hai tutte le carte in regola per poter conquistare da solo uno come Carlo. In secondo luogo perché... non avevo diritto di sminuire in questo modo i miei sentimenti per te-

Alessio deglutì un paio di volte sentendo l'ansia come serrargli la gola in una morsa d'acciaio: perché non poteva ricambiarlo? Perché non poteva "accontentarsi" del bel principe innamorato?

-Quindi... è un sì- mormorò e Tiziano annuì.

Si decise ad alzare gli occhi per incontrare quelli dell'altro e la loro espressione lo colpì facendogli provare qualcosa di inaspettato.

Si sentì in colpa: era vero che lui non era stato a conoscenza dei reali sentimenti dell'altro sino a quella famosa sera, ma era altrettanto vero che, seppur senza cattiveria, l'aveva ferito e gli aveva fatto del male.

-Dispiace anche a me- sussurrò alla fine sentendo le sue guance iniziare a scaldarsi a causa dell'imbarazzo.

Si mosse di qualche passo improvvisamente impossibilitato a continuare a rimanere immobile e non si accorse del tizio alle sue spalle che finì per spintonarlo su di un fianco in modo un po' violento, seppur accidentale.

-Mi scusi!- esclamò lo sconosciuto continuando nella sua corsa diretto chissà dove.
-Non è niente- balbettò il ragazzo senza riuscire a staccare gli occhi di dosso da Tiziano trovandosi con le mani aperte sul suo petto, mentre l'altro gli stringeva la vita con le braccia.

Si ritrovò troppo presto con il suo profilo tanto vicino da poter sentire il profumo della sua pelle sovrastare quello di ogni altro odore intorno a loro, così tanto da avere la sensazione di stare respirando il respiro dell'altro.

Tiziano azzerò la brevissima distanza che li separava e lo baciò così: davanti a decine di occhi indiscreti, clacson che risuonavano violenti per la strada, persone che tentavano di schivarli girando loro intorno sullo stretto marciapiede, occhiatacce di sbieco, chiacchiere frivole in sottofondo, risatine in lontananza, smog e miliardi di cacofonici rumori minori.

Sentì le sue labbra accarezzarlo dolcemente, titubanti, quasi come se fosse spaventato.

Alessio si irrigidì appena pensando a Javier: al suo bacio...? Davvero lo aveva baciato? Ai suoi occhi che sentiva ancora puntati addosso pronti a giudicarlo ed architettare l'ennesimo espediente per strappargli via ogni cosa e farla sua.

Si sarebbe preso anche Tiziano? Alessio non ne era innamorato, ma... poteva imparare a ricambiarlo, poteva provare ad essere felice con lui se solo gli avesse dato una chance... se solo la vita gli avesse dato una possibilità di essere anche lui felice.

-Vieni da me?- gli domandò contro le labbra, ansioso di scappare via da lì e nascondere quell'uomo che vedeva come una speranza, dagli occhi di chiunque.

Tiziano annuì e lo prese per mano dirigendosi verso la sua automobile.

Durante tutto il tragitto rimasero in silenzio a sbirciarsi con occhiate furtive, senza trovare il coraggio di dire una sola parola.
Ognuno dei due aveva dentro di sé le proprie paure con le quali fare i conti ed entrambi temevano che l'altro avrebbe finito per cambiare idea all'ultimo momento, ferendolo.

Si trovarono sotto casa di Alessio circa mezz'ora dopo: le strade si erano andate svuotando mentre l'ora di cena si faceva sempre più vicina, i negozietti iniziavano a chiudere ed i locali gastronomici a riempirsi.

I lampioni che costeggiavano la carreggiata erano tutti illuminati e riempivano di ombre lunghe gli angoli che non riuscivano ad illuminare rendendo l'atmosfera sì, calda, ma anche... cupa, come se, in quei punti privi di luce, si annidiassero cose altrettanto oscure e pericolose.

Ed Alessio si sentiva proprio così: pieno di speranza per quell'uomo che diceva di essere innamorato di lui ma spaventato, terrorizzato da ciò che sarebbe potuto diventare il loro rapporto e da tutti i dubbi che nutriva nei confronti dei propri sentimenti, perché era consapevole di non poter ricambiare Tiziano se ancora amava Carlo e provava quella strana tensione nei confronti di Javier.

Era come se il suo cuore fosse già pieno, ma anche vuoto: sapeva che ciò non aveva senso, però non poteva fare a meno di pensare e ripensare a tutto ciò che provava e che sembrava lo stesse lentamente assorbendo da dentro trascinandolo all'interno di una spirale piena di dolore e vasta solitudine.

L'unica cosa che davvero avrebbe dovuto tentare di fare, era quella di dimenticare Carlo e Javier e dedicarsi a qualcuno che avesse già superato l'ostacolo più grande, riuscendo persino a provare qualcosa per lui.

Sospirò ed entrò dentro il suo appartamento seguito da Tiziano.

-Ti va qualcosa?- gli domandò voltandosi appena nella sua direzione mentre l'altro si sfilava la giacca ed i muscoli delle braccia si tendevano sotto la sottile stoffa della t-shirt che indossava.

Tiziano mise la giaccia nell'appendiabiti ignaro dello sguardo dell'altro su di sé e rispose con un blando "sì" recuperando il cellulare dalla tasca dell'indumento per poi abbandonarlo sul basso tavolino del salotto, sopra una pila di riviste.

Si sedette sul divano e strinse le mani l'una con l'altra poggiando i pollici contro la fronte ed i gomiti sulle ginocchia.

Alessio non riuscì a smettere di fissarlo consapevole di poterlo fare sfacciatamente senza dover dare conto e ragione a nessuno, neanche al diretto interessato.

Era confuso. Dannatamente confuso.

Amava Carlo e provava qualcosa di strano e morboso nei confronti di Javier: ma loro non lo volevano.

Sentì le proprie labbra piegarsi in una strana smorfia e gli occhi riempirsi di lacrime.

Desiderava solo non sentirsi più in quel modo: solo e disperato. Per una volta, voleva essere qualcosa in più che una buona scopata. Gli sarebbe piaciuto sentirsi importante per qualcuno... e forse, Tiziano avrebbe potuto farlo sentire così se solo gli avesse concesso il suo sì.

Si avvicinò all'uomo fissando lo sguardo sulla sua nuca, sui sottili capelli scuri e lo percepì irrigidirsi sentendolo vicino a sé.

Di colpo allungò le braccia e gli strinse i fianchi alzando gli occhi su di lui e presto, lo sgomento sul viso di Alessio, cedette il posto a quella sua nuova convinzione e si lasciò guidare dall'altro sedendosi sulle sue gambe, allaccinado le braccia intorno al suo collo, affondando le mani tra i suoi capelli mentre Tiziano lo stringeva a sé fiondandosi sulla sua bocca.

Furono labbra, denti, morsi, graffi ed un'esigenza sempre maggiore di scoprirsi ed appartenersi, marchiarsi a vicenda in ogni modo sessualmente possibile, nel disperato tentativo di rendere l'altro come una cosa propria.

Si sbarazzarono velocemente degli indumenti finendo uno sopra l'altro stesi sul divano accompagnando ogni mossa con baci umidi e carezze sempre più bollenti.

Tiziano si spinse dentro di lui ed Alessio inarcò la schiena mordendosi le labbra percependo quell'intrusione come una pugnalata tra le gambe, qualcosa di doloroso e sbagliato, ma necessario.

Una punizione per aver donato il suo cuore alle persone sbagliate, ancora una volta, e tentò in ogni modo di essere paziente e di assecondare il suo amante mentre il suo corpo si andava lentamente abituando ed il bruciore diminuiva poco alla volta.

Purtroppo, non ebbe tempo di farselo andare bene per davvero e Tiziano raggiunse il proprio piacere troppo presto per far sì che anche Alessio traesse il proprio appagamento dalla loro unione.

-Mi dispiace...- mormorò Tiziano contro il suo petto e con il fiato corto: -Ti desideravo troppo, non ho saputo trattenermi- Alessio gli baciò dolcemente la fronte:
-È stato perfetto lo stesso- mormorò con un nodo in gola ed un tono di voce che sembravano fare a pugni con il senso delle sue stesse parole.

Tiziano gli sorrise imbarazzato e sembrò non accorgersi di quella strana incongruenza e nascose il viso nell'incavo del collo del ragazzo mentre quest'ultimo prendeva ad accarezzargli i capelli.

Alessio chiuse gli occhi e percepì un dolore sordo al petto: con tutta la forza che fu in grado di accumulare, trattenne le lacrime e riprese a mordersi le labbra nel tentativo di interrompere il loro tremolio.

Però, non poté fare null'altro e lo sentì chiaro... il suo cuore come sbriciolarsi in tanti, piccoli pezzi.

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