12
I giorni trascorsero veloci con poco o nulla di fatto.
Carlo avrebbe voluto, aveva tentato ma, alla fine, non aveva concluso nulla: ogni volta tentava di muoversi verso la direzione che gli suggeriva il cuore, la mente gli impediva ogni gesto, demolendo anche la più piccola briciola di coraggio.
Così, aveva finito per non parlare con Alessio e neanche con Javier: stava ancora lì a rimuginare sul da farsi mentre la relazione del primo con Tiziano sembrava solidificarsi ed il suo rapporto con il secondo sembrava muoversi su binari prestabiliti conducendolo verso una meta ben precisa.
Era anche ciò che voleva? Non lo sapeva e, nell'attesa di capirci qualcosa, si ritrovò senza più la possibilità di agire direttamente.
Alessio sospirò e guardò il suo, ormai, ex capo chiudere la saracinesca.
Provava delle sensazioni strane riguardo al suo ultimo giorno di lavoro: si sentiva come sospeso nel vuoto, consapevole di aver chiuso una parte della sua vita ed ancora incredulo di averlo fatto per davvero.
-Allora... buonanotte- disse Carlo attirando su di sé gli sguardi incerti dei suoi dipendenti ancora riuniti lì davanti l'ingresso della pizzeria.
-Non vieni con noi?- gli domandò stupita Sophia.
-Dove?- chiese di rimando l'uomo inarcando un sopracciglio.
Calò un silenzio strano, teso ed imbarazzato: alcuni presero a lanciare delle occhiate furtive in direzione di Tiziano mentre Alessio aggrottava la fronte.
-Mi è sfuggito qualcosa?- chiese quest'ultimo e sentì il suo compagno sbuffare.
-Doveva essere una sorpresa...- iniziò col dire Tiziano:
-Cosa?-
-Ho organizzato una bevuta al solito posto, nulla di che. Solo per dare la possibilità a noi altri di "salutarti" come collega-
Le rughe sulla fronte di Alessio sembrarono farsi più profonde:
-Tu non vieni?- domandò rivolgendosi a Carlo: l'uomo si strinse nelle spalle e rimase un attimo in silenzio sentendo l'imbarazzo diventare quasi palpabile.
-Non credo sia il caso.- disse, evitando di sottolineare il fatto di non essere stato invitato a quella "bevuta d'addio".
Dubitava che Tiziano si fosse dimenticato di invitarlo, ma stare lì ad accusarlo di qualcosa, non gli sembrava potesse restituire, ai presenti, un'immagine favorevole di sé. Perciò tacque e sollevò una mano in segno di saluto voltando le spalle al gruppetto.
-Pensavo venisse anche lui- disse Dario alzando un sopracciglio:
-Evidentemente, non è interessato- ribatté Tiziano non appena Carlo fu abbastanza distante da loro dal non poterlo più sentire: prese per mano Alessio e lo strattonò appena cercando di muoversi in direzione del locale.
-Davvero?- domandò Sara scettica affiancando il collega:
-Cosa non ti convince?- le chiese di rimando Tiziano. La giovane si strinse nelle spalle:
-Potremmo chiamarlo... intuito femminile- Dario rise:
-Potremmo dargli il suo vero nome!- esclamò ed Alessio si fermò sciogliendo la presa di Tiziano sulla sua mano:
-Che intendi dire?- gli domandò.
Tra i presenti calò nuovamente un silenzio strano ed Alessio percepì un brivido corrergli lungo la schiena: cosa gli stava sfuggendo? Perché tutti si comportavano come se, i modi di fare asociali di Carlo, fossero anormali?
Era sempre stato un tipo riservato, raramente si era unito alle loro uscite tra colleghi e solo dopo averlo pregato per giorni. Ogni volta che si decideva a seguirli nelle loro uscite, finiva per diventare irritabile e spesso spariva prima ancora della fine della serata senza neanche salutare.
In fondo, il ragazzo pensava di essere innamorato di lui anche per quelle peculiarità del suo carattere: poteva, spesso, apparire come scontroso, reticente, anaffettivo. Ma così come non sembrava in grado di stupirti con una bella sorpresa, allo stesso modo, il suo carattere era un porto sicuro; il suo comportamento era spesso prevedibile.
"Ecco!", pensò il giovane rendendosi conto, proprio in quel momento, di quanto strana gli era parsa quella domanda da parte di Carlo all'invito di Sophia.
-Non l'hai invitato?- sbottò rivolgendosi verso Tiziano: quest'ultimo trasalì e tanto bastò ad Alessio per avere conferma dei suoi sospetti.
-E ti meravigli pure?- gli domandò Dario stupito:
-Di che stai parlando?-
-Sul serio, Ale? Non l'hai ancora capito?- gli chiese Sara con fare scettico.
Il giovane sentì le guance scaldarsi: più la sua mente cercava di trovare una risposta a quella situazione, più il suo cuore prendeva a battere come un forsennato e più lui cercava di trovare una logica a tutto ciò che fosse lontana dalle sue speranze e dai suoi sentimenti.
Tiziano notò il rossore sulle guance del suo ragazzo e gli strinse un polso strattonandolo verso di sé:
-Mi sembra che stiamo perdendo tempo inutilmente. Era il tuo ultimo giorno e lo stesso ci ha costretti a stare lì sino a quest'ora. Se non ci muoviamo, troveremo il locale chiuso- disse e lo tirò nuovamente cercando di spingerlo a tornare a camminare.
Il suo comportamento iniziò ad irritare Alessio che tentò di liberarsi dalla sua presa... e Tiziano lo strinse ancora di più:
-Mi stai facendo male- sibilò il ragazzo mentre la rabbia diventava un'espressione chiara e totale sul volto dell'altro.
-Lascialo- disse Sara poggiando una mano su quella che Tiziano stringeva intorno al polso di Alessio. Quest'ultimo tremò sentendo le unghia dell'uomo confoccarsi nella pelle sottile.
Trasalì e sentì il sangue defluire dal viso mentre sgranava gli occhi e cercava di liberarsi.
-Ho detto... muoviamoci- ribatté Tiziano ed Alessio iniziò a spaventarsi.
-Non possiamo andare da nessuna parte se non lo molli- ribatté Sara:
-Tu, fatti i cazzi tuoi. Non è una cosa che...- Dario non gli diede il tempo di concludere la frase: afferrò Tiziano per le spalle e lo spinse violentemente.
L'uomo non si aspettava una tale reazione e barcollò indietro liberando Alessio che subito venne affiancato dalle due ragazze: sulla pelle del suo polso restavano i segni delle dita di Tiziano, come spessi bracciali rosa scuro intervallati da mezzelune rosse e lacere.
-Stai scherzando?!- urlò Sophia: -Perché diavolo l'hai ridotto così? Sei impazzito?!-
-Sono anche cazzi miei!- tuonò Dario allontanando nuovamente Tiziano con un'altra spinta dopo che questi aveva tentato di riavvicinarsi ad Alessio.
-Che cosa c'entri tu?- gli urlò contro ricambiando la spinta.
-Smettetela!- implorò Alessio terrorizzato da ciò che sarebbe potuto accadere se i due avessero continuato a spintonarsi a quel modo.
-Alessio è mio amico, Sara la mia ragazza. Ed anche se tu sei mio collega, non ho intenzione di permetterti di fare il dittatore del cazzo con nessuno di loro-
-Abbiamo un paladino della giustizia tra di noi! Ed io che pensavo fossi solo un coglione!-
-Dario...- sussurrò Sara stringendo una spalla di Sophia sentendo il panico attanagliarle il petto: -Andiamocene via, torniamo a casa, per favore- disse ed il suo compagno strinse le labbra in una linea sottile allontanandosi di qualche passo da Tiziano.
Si voltò verso gli altri tre:
-Andiamo, a voi due vi do un passaggio a casa in auto-
-Io abito qui vicino...- iniziò col dire Alessio, ma Tiziano lo interruppe subito:
-Tu non vai da nessuna parte!- urlò e si protese verso di lui.
Dario si frappose tra i due beccandosi il ceffone che sarebbe dovuto essere di Alessio. Tiziano trasalì e si tirò indietro come se si fosse reso conto solo in quel momento del suo gesto.
-Questo non è amore, Tiziano- sibilò Dario mentre la rabbia sembrava scuotere ogni suo muscolo nel tentativo quasi spasmodico di portarlo a saltare addosso all'altro e sfogare su di lui tutta la tensione che stava accumulando.
-Il problema è che io lo amo, lui non ama me- rispose mestamente il diretto interessato fuggendo dallo sguardo d'accusa del suo collega.
Alessio sgranò gli occhi sorpreso: doveva aspettarselo? Era per questo che Tiziano gli aveva proposto quell'assurdo piano per fare ingelosire Carlo?
Perché non aveva neanche lontanamente preso in considerazione una tale ipotesi?
-Mi dispiace...- mormorò: -... io, non l'avevo capito- disse:
-Ma...- iniziò col dire Sophia stupita: -... non stavate insieme?-
Tiziano si lasciò scappare un risolino amaro:
-Tanto, adesso, tornerai alla tua vecchia vita, no? Meglio chiuderla qui- disse nascondendo le mani nelle tasche della giacca. Scosse la testa e, senza aggiungere altro, voltò loro le spalle iniziando a camminare velocemente lontano da lì.
-Mi sono perso qualcosa- disse Dario poggiandosi una mano contro la guancia offesa e sollevando un sopracciglio mentre la rabbia defluiva dal suo corpo lasciandolo spaesato.
Alessio si strinse nelle spalle:
-Non ha più importanza. Mi dispiace per il ceffone...- Dario gli cinse le spalle con un braccio:
-Non dirlo neanche per scherzo, ragazzino!- esclamò di colpo festante: -Sei nostro amico, sei entrato nei nostri cuori. Anche se adesso andrai a lavorare da un'altra parte, questo non cambierà, puoi starne certo!-
Alessio arrossì: non si aspettava tutto quell'affetto. Si era convinto di non avere speranze con Carlo, di aver commesso una stronzata colossale nel fare sesso con Javier, che quella con Tiziano fosse una vera finta-relazione così come pensava che, una volta lasciato il lavoro in pizzeria, anche la sua amicizia con Dario, Sara e Sophia sarebbe terminata.
Ma... aveva preso un granchio? Nel bene e nel male, le cose erano davvero diverse da ciò che lui si era immaginato?
Si concesse un sorriso titubante e, se non fosse stato tanto sicuro di se stesso e dei suoi sentimenti, avrebbe anche potuto pensare di stare provando, in quel momento, una punta di rammarico... aveva, forse, agito troppo in fretta?
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