11
L'estate era definitivamente terminata.
Già da qualche settimana, la sera si stava abbastanza freschi da sentire la pelle ricoprirsi di brividi e la notte, a letto, le mani avevano iniziato a ripescare le lenzuola con le quali coprirsi.
Quel giorno, il sole sembrò non presentarsi all'appello abbandonando il cielo ad un tenue colore grigiastro, quasi malaticcio, intercorso da morbide nuvole bianche dai riflessi grigi e cariche di pioggia.
L'aria sembrava avvolgere i corpi delle persone che riempivano la via, come un gelido abbraccio: alcuni, più temerari, che avevano deciso di continuare ad uscire di casa con un abbigliamento non più adatto al clima, si strofinavano le braccia sconfitti, nel tentativo di diminuire la fastidiosa sensazione di freddo, mentre altri lanciavano occhiatacce a quest'ultimi, avvolti nelle loro giacche autunnali sprofondando parte del viso all'interno di sciarpe sottili.
Carlo non era mai stato un tipo temerario, tutt'altro: era sempre stato uno che odiava il freddo e subito, ai primi gradi in meno di temperatura, finiva per ammalarsi.
Era stato stupido da parte sua passare la notte fuori casa senza giacca e ne aveva pagato le conseguenze con tre giorni di febbre.
Quando, finalmente, si era ripreso, era tornato a lavorare ed era stato come investito da delle novità che gli avevano fatto quasi rimpiangere i suoi giorni di malattia.
Aveva notato immediatamente lo scambio di sguardi tra Alessio e Tiziano, la confidenza fisica che sembrava avessero acquisito in quei pochi giorni in un cui lui era stato assente, così come aveva finito per beccarli a baciarsi nel magazzino della pizzeria.
E la rabbia si era impossessata di lui.
Aveva smesso di rispondere agli insistenti messaggi di Javier, aveva smesso di rivolgere la parola ai suoi due dipendenti ed, alla fine del turno, aveva chiuso la sua attività ed era praticamente scappato via da lì senza salutare nessuno.
Ed il fatto che Alessio avrebbe lasciato il suo posto di lavoro soltanto alla fine della settimana successiva, non lo consolava per niente.
Scosse la testa e, senza neanche stare a pensarci più di tanto, suonò insistentemente al citofono, sicuro di stare per buttare giù dal letto i padroni di casa.
-Porca puttana! Non potevi aspettare domani?- si sentì rispondere al citofono e sollevò un sopracciglio stupito.
"Oh, beh..." pensò, "Se non io, chi diavolo dovrebbe venire ad importunarlo a quest'ora di notte?"
Si lasciò scappare un mezzo sorriso, prima di rispondere:
-Sono nei guai, ho bisogno di te- ed il portone del palazzo venne immediatamente aperto.
Poco dopo, Carlo si trovò seduto nella cucina di Guido e Mattia, davanti una fumante tazza di tè, con il secondo dei due ragazzi seduto al suo fianco ad accarezzargli un braccio nel tentativo di confortarlo, mentre il suo migliore amico stava in piedi, con la sua tazzina di caffè stretta ancora tra le mani senza che lui ne avesse bevuto neanche un sorso, mentre stava lì intento ad ascoltare il resoconto di Carlo.
Guido era rimasto freddo, impassibile, appoggiato contro il ripiano da lavoro della cucina, in attesa che Carlo concludesse il suo discorso senza osare interromperlo neanche una volta.
-Ti sei fatto infettare da me e tutti i tuoi amici gay?- domandò sarcastico, alla fine:
-Non dire cazzate! L'omosessualità non è una malattia trasmettibile a pelle né in nessun altro modo- ribatté furioso Carlo.
-Che stronzate- mormorò Mattia, convenendo con l'amico: -Ancora con sta storia dei gay ed etero? L'amore è amore. Qualsiasi forma assuma quando si presenta alla propria porta, se si vuole essere felici, bisogna avere il coraggio di spalancarla senza rimanere impantanati in stupide etichette sociali e "gay" ed "etero", ormai, sono diventate proprio queste: due etichette. Parole che andrebbero bandite dal dizionario-
-Non ne dubito, amore mio. Resta di fatto che, il gran coglione qui, si è fatto soffiare il ragazzo da sotto il naso in attesa di affibbiarsi "l'etichetta".-
-Non è andata così!- protestò Carlo e Guido gli lanciò un'occhiataccia intimandogli di tacere:
-Hai rifiutato Alessio con un sacco di perché e di per come del cazzo e poi ti sei scopato Javier, Cristo!, Javier!, senza battere ciglio!-
Carlo scosse la testa sconfitto fissando i propri occhi sul contenuto della tazza che stringeva tra le mani.
Mattia tornò ad accarezzargli un braccio:
-Ignora Mister Presunzione, lui non sbaglia mai, non commette mai cazzate...-
-Non ho detto questo...!- lo interruppe il suo compagno e Mattia gli scoccò un'occhiataccia tale da fargli morire le parole in gola:
-Allora, perché non puoi metterti nei suoi panni e cercare di aiutarlo, anziché erigerti a grande dio supremo?!-
Guido aggrottò la fronte e fece per ribattere al suo compagno, prima che Carlo lo interrompesse:
-Non volevo farvi litigare. Sono davvero confuso, non capisco perché stia agendo in questo modo-
-Perché hai paura- disse semplicemente Mattia.
Carlo chinò nuovamente il capo, annuendo appena. Guido sbuffò:
-Benissimo... però. Dannazione, Carlo!-
-Guido!-
-E, no, Matti! Porca puttana, lo ha pure baciato! Alessio che prende iniziativa... assurdo, impensabile che sia la stessa persona che conosco io. Ma per lui l'ha fatto, lui che stava lì a sbavargli dietro da chissà quanto e poi... toh! Lo rifiuta!-
-Hai ragione, Guido. Però... avevo paura che si stesse prendendo gioco di me, io...-
-Alessio?- lo interruppe Guido poggiando la tazzina dietro di sé sul ripiano di marmo ed incrociando le braccia sul petto: -Come osi pensare una cosa del genere sul suo conto?-
Mattia, a quelle parole, sussultò ed arrossì: non riuscì a farne a meno ed intercettò chiaro lo sguardo dubbioso di Guido. Non voleva litigare con il suo compagno, ma non aveva potuto fare a meno di provare quella fitta di gelosia nel momento in cui aveva udito quelle parole lasciare la sua bocca.
Sapeva che Guido lo amava e che aveva da tempo dimenticato Alessio da quel punto di vista: lui aveva cercato in ogni modo di mitigare la propria paranoia, ma certi timori si erano rilevati più difficili del previsto da mettere a tacere per sempre.
Deglutì cercando di sciogliere il nodo che gli aveva serrato la gola, sgranando appena un po' gli occhi nel leggere, nell'espressione del suo compagno, la consapevolezza di aver compreso ciò che lui stava provando in quel momento.
Guido scosse la testa con un sorriso amaro ad incurvargli le labbra:
-Alessio è un ragazzo d'oro e ha sempre incontrato stronzi come me e te sul suo cammino. Gente che gli ha sempre fatto credere di essere solo una buona scopata.-
-Io e lui non abbiamo fatto sesso!- protestò Carlo e l'espressione di Guido si fece ancora più cupa:
-Però, sino a quando non ti ha fatto capire che ricambiava i tuoi sentimenti, andava bene. Dopo, sei scappato e l'hai accusato di cose assurde, rifiutandolo. È incredibile! Io amavo Mattia e non più lui, quando gli ho spezzato il cuore, e mi sono sentito in colpa lo stesso. Tu, che cazzo di scusa hai?-
Carlo scosse la testa, allontanò la tazza di tè da sé e poggiò la fronte sul ripiano del tavolo.
Mattia sospirò piano sentendo le guance bollenti, eppure cercò di scacciare i pensieri inutili e cattivi che cercavano di sedurlo e prese ad accarezzare i capelli dell'amico:
-Potremmo... parlare noi con Alessio, fargli capire che tu non lo hai rifiutato, ma che avevi solo paura- disse e Guido gli lanciò l'ennesima occhiataccia sempre più incazzato.
Era evidente: non voleva immischiarsi in quella vicenda. Aiutare Carlo, nel suo modo quasi "verbalmente violento", andava bene, ci stava provando. Ma fare qualcosa di più, Mattia sapeva che non era nel carattere di Guido, così come immaginava non volesse far nulla per evitare beghe tra di loro.
Il ragazzo scrollò le spalle stanco di quel loro muto litigio: Carlo era loro amico, Alessio no. Il primo aveva sbagliato, certo, ma stava anche soffrendo per il suo errore ed era loro dovere aiutarlo a risolvere quella situazione.
Ormai, Mattia ne aveva la certezza: Guido lo amava, era inutile continuare ad avere paura dei fantasmi del passato e sarebbe stato forte per questo, proprio per aiutare il suo compagno a non avere paura di perderlo immischiandosi in quella vicenda. Carlo aveva bisogno del suo migliore amico, anche se entrambi si sarebbero trovati costretti a fronteggiarsi con gli strascichi di quel passato non tanto lontano da loro... dovevano aiutarlo.
Non era possibile essere amici solo quando la situazione si presentava facile e distante da sé e da possibili ripercussioni negative.
Qualcosa stava per succedere: cosa, non era prevedibile ma, sicuramente, avrebbero aiutato il loro amico a risolvere i suoi problemi di cuore.
-Non credo serva più a nulla, adesso sta con Tiziano...- incominciò col dire il pizzaiolo e Guido si lasciò sfuggire un mezzo grido strozzato mentre alzava le mani in aria per poi batterle sulle cosce in un gesto di stizza.
-Come fai a non capire?!-
-C'è poco da capire quando, l'unico che lo conosce davvero, qui dentro, sei tu e noi non abbiamo idea di quel cazzo vedi tu oltre al fatto che si sia buttato tra le braccia di un altro per dimenticarsi di Carlo!-
-Vedo, esattamente, quello che hai detto tu, amore- ribatté Guido con una punta di ironia nella voce e Mattia sgranò gli occhi stupito:
-Oh...- mormorò il ragazzo e Carlo alzò gli occhi su i due cercando di capire che diavolo stesse succedendo.
-Sono troppo vecchio per tutte 'ste cose dette e non dette. Parlate chiaro!- sbottò e Guido alzò gli occhi al cielo infastidito.
-Senti...-
-Ignora il mio compagno- lo interruppe Mattia: -Spara più cazzate che perle di saggezza-
-Oh... ma graz...!-
-Questo perché, quando ti incazzi, non ragioni a sufficienza da evitare di pronunciare parole che non feriscano chi hai davanti. Ti ringrazio per l'illuminazione, amore, ma adesso, stai zitto-
Guido si morse un labbro, ma fece come gli era stato ordinato dal suo compagno.
-Allora... innanzitutto. Come pensi di agire con Javier? Perché è ovvio che, se non chiarisci con lui, continuerà a mettersi in mezzo tra te ed Alessio- riprese Mattia e Carlo scosse la testa:
-Non avrei dovuto fare sesso con lui, adesso sono confuso- Guido si lasciò scappare una risata che subito Mattia zittì con un'occhiataccia.
-Ami Alessio?- gli domando il ragazzo e Carlo divenne paonazzo mentre abbassava gli occhi sfuggendo agli sguardi dei due amici ed annuiva piano.
-Benissimo! Allora, qual è il problema? Devi solo scaricare Javier e riprenderti Alessio!- esclamò entusiasta Mattia e Guido rise di nuovo.
-Perché fai così?- gli domandò il suo compagno con un principio di rabbia ad accompagnare le sue parole. Guido rise ancora e si rivolse verso Carlo:
-E... cosa provi per Javier?- gli domandò e vide il suo migliore amico impallidire.
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