Prompt A Pacchetti

Mara era seduta vicino al pozzo, al centro della piazza, curiosando tra la folla. Viveva per strada, rubava quel che poteva. Perciò quando si accorse di due donne lì vicino, che sembravano confabulare su chissà cosa, aguzzò anche l'udito.

«Ti assicuro che è vero!» diceva la prima.

«Io non ci credo, Ester» affermò la seconda.

«Questa moneta è un portafortuna!» La donna stringeva tra le mani una moneta che brillava come se fosse dorata, provando a mostrarla all'amica pur nascondendola ai più.

Mara provò ad avvicinarsi di più senza farsi notare.

Ester riprese a raccontare: «Da quando ce l'ho, tutto va per il verso giusto! Non ho più sofferto di quegli acciacchi che sai e il cibo abbonda sulla mia tavola. Il raccolto è stato favorevole... Cos'altro vuoi che dica per convincerti che non racconto frottole?»

A Mara non servivano altre prove: voleva quella moneta.

Si acquattò, poi sbucò nelle vicinanze delle due donne, fece qualche passo tra la folla, camminando normalmente, per non destare sospetti; quando fu alle spalle di Ester, aspettò che rimettesse la moneta nella borsetta dalla quale l'aveva estratta e... Zack! Riuscì a sgraffignarla e a defilarsi in un lampo.

Quando fu al sicuro da occhi indiscreti, cominciò a correre a perdifiato, ridendo per quel successo.

Voltò un altro angolo e, accertatasi di essere sola, guardò attentamente la moneta, la morse: era d'oro! Se anche non avesse funzionato come portafortuna, avrebbe potuto usarla per comprarci... qualsiasi cosa le fosse saltato per la mente!

Rise ancora, per la prima volta nella sua vita, felice e senza preoccuparsi del domani.


Passarono i giorni e tutto cambiò per Mara.

Una mattina, mentre era vicino al solito pozzo, nella solita piazza, un giovane la avvicinò, dichiarandole il suo amore: si trattava di Melior, giovane re di un Paese vicino; le chiese di sposarlo e di diventare la sua regina.

Quella Ester aveva ragione: la moneta portava fortuna... e che fortuna!

Mara ovviamente accettò la proposta, seguì Melior nel suo castello e prese parte alla cerimonia di incoronazione. Indossava un abito meraviglioso, ricoperto di pizzi e perle, mentre avanzava lungo la navata centrale della sala grande; il re la accolse in piedi, davanti al trono, al cospetto di tutti i suoi sudditi; le fece cenno di inchinarsi e, quando lei obbedì, le pose la corona sull'elaborata acconciatura. Quando si rialzò, Melior le porse un piccolo scettro tempestato di diamanti, che lei strinse tra le esili mani, cercando di nasconderne il tremore dovuto all'emozione.

Re e regina si voltarono verso il loro popolo e si bearono dell'applauso e delle grida di giubilo che ne derivarono.

Ma una voce si alzò dal coro: «Ladra!»

Ester avanzò tra i cortigiani, ripetendo più volte quell'accusa: «Ladra!»

Mara la riconobbe immediatamente, ma ammutolì, come tutti i presenti.

«Ridammi ciò che mi appartiene.» Ormai a pochi passi dal trono, Ester fissava negli occhi la regina. «La moneta. Ridammela.»

No, Mara non poteva rinunciare ora alla moneta. Rise sprezzante: «È pazza... Arrestatela!»

E le guardie portarono via Ester.

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