Prompt #5 Day
Da quando eri arrivata in quel mondo avevi attraversato diversi stadi.
Prima il rifiuto: non era possibile che tutto quello che stavi vivendo fosse reale.
Fate, unicorni, maghi, pozioni.
Non era quella la realtà. La magia non era scientificamente dimostrata. Non poteva essere vero.
Poi erano passati giorni interi e lentamente eri passata alla fase della rassegnazione: il mondo era governato da leggi sconosciute, che c'entravano poco con la tangibilità dell'essere, ma che si manifestavano a ogni angolo.
Vedere uno gnomo attraversare la strada al semaforo era diventata la normalità.
Ricevere consigli di psicologia da un grillo parlante era quanto di più professionale potessi trovare in città.
Ma niente ti aveva preparato a ciò che stavi osservando in quel momento.
Eri entrata in un camerino di un negozio di abbigliamento, convinta di dover solo provare un abito da sera per il compleanno di tua cugina; lo spazio angusto ti limitava i movimenti, le luci falsavano il colore blu della stoffa che scendeva morbida sui tuoi fianchi.
E invece lo specchio, nel frattempo, mostrava, sì, l'immagine di te, ma a quella festa, nel giardino del ristorante, con un piatto di tartine in una mano e l'altra intenta a risollevare gli occhiali dalla punta del naso.
Incuriosita avevi allungato la mano per toccare la superficie levigata, come se volessi sfiorare lo schermo di un televisore, ma, inaspettatamente, un fluido l'aveva inglobata, impedendoti di ritirarla fuori.
Presa dal panico, avevi cercato di estrarla, ma era come se una forza dall'altro lato te lo impedisse, come se qualcuno dall'altro lato te lo impedisse.
Avevi spostato lo sguardo dal braccio inerme al resto dello specchio e l'immagine più terrificante che potesse capitarti davanti agli occhi ti si era palesata: non un mostro, non una belva feroce, ma tu, la tua immagine, con ancora il piatto delle tartine, ti teneva la mano dall'altro lato di quello specchio fluido.
Un ghigno le deformava il viso, la cattiveria glielo deturpava; non potevi essere tu, non ti riconoscevi in quell'espressione, in quei sentimenti.
Eppure le fattezze erano proprio quelle che vedevi da quarant'anni.
A un certo punto l'altra te aveva lasciato cadere gli stuzzichini con un gesto stizzito, afferrandoti l'avambraccio anche con l'altra mano, tirando sempre più forte, sempre più decisa.
Un tira e molla che ti sembrava avere in palio la tua stessa vita: quella reale, o comunque quella che nonostante la magia ormai reputavi reale, e quella nello specchio che sembrava proiettata al futuro di quella festa.
E se la realtà vera fosse stata quella? E se ciò che stavi vivendo fosse stato solo un sogno? E se la tua vita si stesse svolgendo dall'altra parte e tu fossi rimasta intrappolata da quest'altra per chissà quale sortilegio?
Avevi mollato, avevi smesso di opporre resistenza e ti eri lasciata andare, nella speranza di poterti finalmente risvegliare da quel sogno.
Ti sbagliavi.
Eri piombata nell'incubo.
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