La foresta delle lucciole ― Immagine Come Prompt
La leggenda narra che in un Paese lontano, nello spazio e nel tempo, in una terra baciata dal sorgere del Sole prima di tutte le altre, ci fosse un grande castello.
Nel castello viveva il signore di quelle terre, Jou era il suo nome; con lui vivevano sua moglie Chika e sua figlia Fumiko.
Poiché vicino alla vecchiaia, il ricco feudatario decise di pensare al futuro del suo regno, dando in sposa la sua unica figlia a un ricco mercante di sete, Fumio.
Questi ne fu felice e orgoglioso: il suo signore aveva scelto lui fra i tanti pretendenti, forse poiché vedeva nella sua ricchezza una sicurezza e una stabilità, che sfociavano quindi nella fiducia.
Fumiko invece rimase devastata dalla notizia, poiché in cuor suo sapeva già di amare un altro uomo: Takeshi, uno dei samurai al servizio di suo padre.
Era coraggioso, onorevole e bello, ma, purtroppo, anche lontano: il suo signore infatti l'aveva mandato a combattere a ovest, al comando del suo esercito.
Il matrimonio fu quindi deciso, senza che la fanciulla potesse opporsi al volere dei genitori.
In lacrime si gettò sul grembo della madre, dichiarando di non volersi sposare, ma Chika, accarezzandole i capelli, provò a farla ragionare, a farle capire che quella era la scelta più saggia per tutti.
La più saggia, forse, ma non la più giusta.
Con quel pensiero in testa, Fumiko decise di scappare, di abbandonare il castello nel cuore della notte e rifugiarsi nella Foresta di Bambù, un posto così buio e fitto, che nessuno osava addentrarsi; se fosse entrata lì, non l'avrebbero più ritrovata e lei, un giorno, sarebbe stata libera di riunirsi al suo amato Takeshi.
La foresta l'accolse nel suo abbraccio freddo e umido, ma così profondo, che la fanciulla non ne poté più uscire; passò i giorni a vagare sulla terra bagnata, affondandovi i piedi, accettando ogni graffio sulla pelle, prima come indice di speranza, poi come dannazione.
Non riuscì a trovare cibo o acqua, perse la strada, rimanendo intrappolata tra le alte piante, e finì i suoi giorni maledicendo la Luna per non averle insegnato il cammino.
Alla sua morte, la Luna sentì quelle aspre parole e decise di punirla, legando il suo spirito a quella foresta per l'eternità: da quel giorno, l'anima di Fumiko, permeata dei raggi della Luna, diventò l'unica fonte di luce presente nella Foresta di Bambù.
Mesi dopo questi avvenimenti, quando la campagna ebbe termine, Takeshi tornò dal suo signore, vittorioso, come ci si aspettava dal grande guerriero che era.
Scoprì però che la sua amata Fumiko era scomparsa, dilaniata dal tormento di dover sposare un altro uomo.
Pazzo d'amore, andò subito in cerca di Fumio: voleva eliminare il suo rivale, incolpandolo della sparizione della ragazza.
Ma, quando se lo ritrovò davanti, con il bavero della sua giubba tra le mani strette dalla rabbia, quando lo guardò negli occhi, riconobbe l'innocenza di quell'uomo, la cui colpa era stata, forse, solo quella di voler compiacere il suo signore.
Lo lasciò andare, quindi, senza infliggere alcun colpo.
Venne allora a sapere che Fumiko era scappata nella foresta, così pensò che forse non tutto era perduto, che forse avrebbe potuto ritrovarla, perché solo lui avrebbe potuto avere il coraggio di addentrarsi in quel posto maledetto e riportarla a casa.
Jou, ascoltate le sue intenzioni e sconfitto dall'afflizione che aveva provocato alla sua unica figlia, gli concesse di andare e gli promise che, se l'avesse tratta in salvo, avrebbe permesso loro di sposarsi.
Takeshi partì quindi alla volta della foresta, senza nemmeno aspettare il sorgere del Sole, tanto era la brama di ritrovare la sua amata; ma dopo qualche ora tra gli alti bambù, capì di essere in trappola.
Ebbe l'impressione che quelle piante si muovessero, per confondere i suoi passi e fargli perdere la strada.
Le tenebre erano tutte intorno, ovunque volgesse lo sguardo non distingueva un animale, non distingueva altro suono, se non quello del vento tra le canne rigide.
Finché un bagliore catturò la sua attenzione, qualcosa di etereo ed evanescente, a qualche metro di distanza, alla sua destra.
Mosse qualche passo, cercando di raggiungere l'unica fonte di luce in quella desolazione.
E poi lo vide: uno spettro maledetto.
Le vesti stracciate, le carni lacerate; brillava, eppure era lordo della terra che sfiorava.
Takeshi estrasse la lunga katana e si mise in posizione di difesa, puntandola contro lo spettro; gli intimò di fermarsi, di arretrare, di non fare un altro passo nella sua direzione, ma quello sembrava non ascoltare i suoi avvertimenti.
Così, quando fu ormai a pochi passi da lui, Takeshi sollevò la spada e, con un gesto rapido e preciso, la calò sull'avversario, squartandolo in due parti, di traverso, lungo il busto e fino al bacino.
Lo spettro urlò, come se potesse realmente provare dolore, rivelando per la prima volta il suo vero volto all'uomo che aveva sempre amato.
L'anima di Fumiko pianse lacrime di luce, mentre quelle che una volta erano state le sue labbra pronunciarono un voto d'amore eterno nei confronti del samurai.
Solo in quel momento Takeshi la riconobbe, quasi udendo quelle parole senza voce e che mai l'avrebbero avuta.
Vide l'essenza della sua donna dissolversi nell'aria, trasformandosi in migliaia di piccole luci, che presero a volteggiargli attorno, quasi a volerlo proteggere, o salutare, per dirgli addio per sempre.
Da quel giorno si dice che chiunque entri in quella foresta non abbia mai più smarrito la strada, perché guidato da milioni di lucciole a indicargli il cammino.
Fu così, quindi, che prese il nome di Foresta delle Lucciole.
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Questo racconto ha vinto il il 1° posto nella categoria Fantasy del contest "OneShotContest" di ThEfOxSoUL .
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