UNA ROSA ROSSA
Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è starci seduto vicino e sapere che non lo potrai avere mai.
(Gabriel García Márquez)
La sveglia mi riporta alla realtà. Sbatto le palpebre, confusa. Per alcuni secondi mi sembra di avere ancora il segno dei suoi denti sulla mia pelle. Sento addirittura la pressione delle sue labbra. Resto immobile, il cuore in gola. L'ho sognato di nuovo. Mi metto seduta. La luce filtra tra le tende, disegnando strisce sul mio parquet. La sveglia suona ancora. Mi allungo e la spengo. Sento ancora il fruscio dell'abito rosso. Mi sembra addirittura che il profumo di rose invada l'ambiente. Sono nel mio letto, sotto le lenzuola rosa e bianche. Non dovrei sentirmi così. Scendo. La stanza non è molto grande e sembra quella di una ragazzina. Le pareti sono rosa, il letto è in ferro battuto, i peluche spuntano dappertutto. Katy, la mia migliore amica, mi prende in giro dicendo che è la stanza di una principessa. Io le rispondo che se voglio trovare un principe devo fingermi una principessa. Sorrido a quel pensiero e vado davanti allo specchio che ricopre un'anta del mobile. Osservo la mia immagine riflessa. Alta, magra, i capelli neri mi ricadono sulle spalle, i grandi occhi castani che sembrano quelli di una cerbiatta, la camicia da notte mi fa sembrare ancora più pallida. La principessa di un romanzo gotico. E le fanciulle spesso nei romanzi gotici fanno una brutta fine.
-Marybel- chiama mia mamma, bussando alla porta –sbrigati-
-Arrivo- urlo.
Comincia un altro giorno. L'ennesimo giorno di scuola. E so che vedrò lui. Un brivido mi percorre, ma non ne so la causa.
Esco e prendo la posta. Ci sono alcune lettere e un piccolo pacchetto. Lo prendo e me lo rigiro tra le mani. Sarà per mia madre. Ogni tanto ordina qualcosa online. Oppure è per mio padre, magari un pezzo della sua collezione di aeroplanini. Resto sorpresa quando vedo il mio nome, scritto su un foglietto attaccato ad esso.
L'ho visto e ho pensato a me.
Terry
Mi sfugge un sorriso. La sua calligrafia sembra addirittura peggiorata. È di mia sorella. Terry è al college. Ci sentiamo poco in realtà, lei è sempre stata più legata alla mamma. Non che non sia affezionata a Terry ma se non fossimo sorelle penso che non avremmo niente di cui parlare.
-Ciao, Marybel-
Alzo la testa e vedo la nostra vicina, Jane. Si è trasferita da circa un mese ed è una signora simpatica. La saluto con un gesto della mano.
Rientro in casa e appoggio tutto sul tavolo. Rapidamente apro il pacchetto. Qualcosa di luccicante cade fuori. È un ciondolo: una rosa con morbidi petali rossi di seta e un gambo dorato. La fisso per alcuni secondi. È meravigliosa, ma mi ricorda quello che ha al collo la ragazza nel mio incubo. La sfioro, quasi certa che la rosa si aprirà.
-Marybel, cara, dobbiamo andare- è la voce di mia madre. È una donna alta, con lunghi capelli biondi. Sempre perfettamente curata. Vorrei essere come lei, ma so che la sua bellezza l'ha presa Terry. Mi accompagna lei a scuola stamattina. Il suo ufficio è a un paio di isolati dalla mia scuola, per cui succede spesso che mi dia un passaggio.
-Arrivo- indugio un attimo, poi mi metto la collana al collo. È fredda. Non so perché Terry me l'abbia regalata, però mi piace nonostante il sogno.
Il liceo di Jelson si trova al centro della cittadina. È un triste edificio giallo composto da due piani. L'unica cosa che mi consola è che ho diciotto anni, a breve tutto questo finirà e andrò all'università. Al mattino, prima dell'inizio delle lezioni, si possono vedere gli studenti stiparsi davanti ad esso. Molti hanno in mano una sigaretta. Chiacchierano, ridono, scherzano. Deve essere bello essere come loro, essere dei ragazzi normali in un mondo normale. Io mi sono sempre sentita diversa. Le panchine sono sempre occupate dalle cheerleader. Sono perennemente lì, i capelli perfetti, i visi truccati, le borsette invece degli zaini. Mi sono sempre chiesta come facciano a far stare tutto lì. Alcune sono sedute sullo schienali, incuranti della possibilità di cadere all'indietro. Megan è sempre al centro dell'attenzione. Un tempo, una vita fa, io e Megan eravamo amiche. Ora non ci guardiamo neppure in faccia. Lei è diventata popolare alle medie, io sono rimasta nell'ombra.
-Buona giornata- mi augura mamma.
-Grazie- afferro lo zaino e scendo dalla macchina. Mi guardo intorno. Mancano dieci minuti all'inizio delle lezioni ma sono ancora tanti gli studenti fuori. Non devo neppure voltarmi per sapere dov'è lui. Il mio tormento. Non lo guardo, non posso guardarlo, non dopo il sogno che ho avuto. Non ho bisogno di guardarlo, potrei descriverlo alla perfezione senza vederlo. Proseguo dritta invece. Indosso una camicetta bianca e un paio di jeans. Non mi sento a mio agio vestita così, ma so bene che se mi presentassi con uno dei miei abiti consueti verrei presa in giro. A nessun adolescente piace avere come compagna di classe una che sembra uscita da una fiaba della Disney. Il mio obiettivo è rimanere anonima fino alla fine del liceo. Avrò tempo per recuperare all'università. A Megan e al suo gruppo piace prendere di mira le ragazze. Sono piuttosto crudeli. Finora mi hanno sempre ignorata e voglio che continui a farlo. Mantenere un basso profilo, ecco il trucco.
-Belle-
Mi giro e sorrido a Katy. –Pensavo che fossi già entrata-
La mia amica arriva, piegata in avanti dal peso dello zaino. Ha i capelli scuri lasciati sciolti sulle spalle. Indossa un vestito azzurro lungo che lascia intravedere le sue forme. –Sono in un mostruoso ritardo e non ho fatto i compiti di matematica-
Rido. –Non li fai mai, non è una novità-
-Hai perfettamente ragione- si tira indietro i capelli, un gesto che fa sempre quando è nervosa –e poi ho voluto passare vicino a lui-
So a chi si riferisce. Semplicemente lui. Il protagonista dei miei sogni... o dei miei incubi. Harry, detto il Lupo, diciotto anni compiuti un mese fa. Non so esattamente perché lo chiamino così. Una ragazza nello spogliatoio ci ha detto che ha un enorme lupo tatuato sul petto. Non so se il suo soprannome venga da questo, anche se sospetto che sia legato al suo carattere. Harry è un vero lupo. Harry dice e fa quello che vuole. Nessuno qua osa dirgli qualcosa. Razionalmente Harry è un soggetto da evitare. Sfortunatamente la ragione viene ascoltata poche volte.
-Non trovi che oggi sia più bello del solito?- mi chiede Katy, lo sguardo verde brillante. Ha uno sguardo simile a quello di Harry, ma quello della mia amica è più gioioso. Lo sguardo di Harry... è lo sguardo di una persona profondamente tormentata.
-Sinceramente non guardo Harry- mento. O forse non mento. La verità è che non devo guardarlo. È troppo pericoloso guardarlo.
-State di nuovo parlando di Harry?-
Sobbalzo e mi giro sapendo già chi vedrò.
Jack mi sorride. Ha i capelli castani sempre spettinati e grandi occhiali da vista. Nel complesso sembra uno scienziato appena uscito dal laboratorio. I suoi occhi scuri scrutano sempre il mondo con una certa curiosità. Jack è un amico, passa molto tempo con me e Katy.
-Lo sai che noi parliamo sempre di Harry- dice Katy, mettendosi minacciosamente le mani sui fianchi. Adora punzecchiare Jack.
-Cosa avrà questo Harry da far tanto parlare voi donne- dice Jack, sorridendomi. Cerca spesso il mio sostegno in queste lotte. Oggi però non ho voglia di aiutarlo. Continuo a pensare al sogno e parlare di Harry m'innervosisce.
-Ma sentilo!- urla Katy –Vuoi uno specchio?-
Jack si finge offeso. –Allora io inizio a parlare di Megan- la minaccia.
-Capirai- sbuffa Katy.
Osservo la scena. Mi senti quasi un'estranea. E poi lo vedo con la coda dell'occhio. Harry che ci supera per entrare al liceo. È alto, i capelli scuri gli ricadono sul viso. Indossa una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Si gira un attimo, quasi per caso, e i nostri sguardi s'incrociano. Ci fissiamo per un lunghissimo istante, poi abbasso lo sguardo. Sono imbarazzata e spero di non arrossire. Mi sembra di sentire il suo tocco su di me.
-Ha guardato di qua- mi sussurra Katy, tremante.
Quando rialzo lo sguardo Harry non c'è più.
-Tutto bene?- mi chiede Jack, il tono leggermente preoccupato. Lui capisce sempre quando qualcosa non va. Mi capisce troppo.
-Sì, tutto bene- mormoro. Non va tutto bene, al contrario. Non c'è nulla che vada bene quando Harry è nei paraggi.
NOTE DELL'AUTRICE:
Grazie a tutti per aver letto fin qua!
Cosa ne pensate di questo capitolo?
A domenica ❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top