PROVE

Lei diceva ti amo e io dicevo ti amo. Lei diceva sempre e io dicevo sempre.
(Victor Hugo)


Siamo rimasti solo io e Harry. Il teatro è vuoto. I sedili sembrano fissarci. Gli ultimi ragazzi che si esercitavano se ne sono appena andati. Effettivamente è tardi, ma Harry è arrivato in ritardo. L'ho dovuto attendere per ben mezz'ora, seduta dietro le quinte. Ho quasi creduto che non sarebbe venuto, che mi avesse presa in giro. Quando è arrivato si è scusato e mi ha detto che il suo allenatore lo ha trattenuto più del necessario.

-Con noi atleti è così- mi ha detto –non sappiamo mai quanto dobbiamo allenarci-

-Forse il teatro è un impegno un po' troppo impegnativo- gli ho risposto.

Lui ha riso.

Guardo da un lato e dall'altro. Le sedie sono tutte vuote. Dietro le quinte non c'è nessuno. Siamo proprio soli. Mi sento tremendamente imbarazzata.

-Proviamo?- mi chiede Harry, avvicinandosi. Inspiro il suo profumo e un brivido mi percorre. La sua domanda suona come un delizioso invito.

-Proviamo- dico, il cuore in gola. Non ricordo più le battute. Stringo forte il copione, quasi mi potesse dare coraggio.

-Io direi di cominciare dal primo incontro- decide Harry.

Annuisco. –Certo-

Harry mi si mette davanti. È più alto di me di circa dieci centimetri, per cui devo alzare la testa per guardarlo negli occhi. Siamo al centro del palco. Al nostro fianco è stata montata una parete che dovrebbe poi far parte della scenografia. Mostra un castello con dietro le montagne innevate. In basso a sinistra qualcuno ha iniziato a disegnare delle mura. È un lavoro ancora da terminare.

-Chi è che disturba il mio riposo?- chiede Harry, dopo un lungo silenzio. Ha la schiena dritta e da un ampio gesto con il braccio. È entrato nella parte.

-Sto cercando mio padre- dico. La mia voce rimbomba nel teatro deserto. Non sto recitando bene, non sono abbastanza concentrata.

-Il ladro?- domanda Harry. Il viso è inespressivo. È più bravo di quanto pensassi.

-Quale ladro?- ruggisco io. Cerco di assumere un'espressione indignata e rabbiosa allo stesso tempo. Devo entrare nel personaggio.

-Ha rubato una rosa- la voce è sicura, decisa.

-Quella rosa era per me, sono io la colpevole, io gliel'ho chiesta- scuoto la testa –prendi me e lascia andare lui- strizzo gli occhi, cercando di far uscire qualche lacrima.

Harry resta un lungo attimo in silenzio, poi balza in avanti e mi prende il polso. Lascio cadere il copione, sorpresa. Non è una parte della recita. Lo fisso senza sapere cosa fare.

-Volete veramente restare qui con me?- mi chiede. Il suo sguardo si fissa violentemente nel mio.

-Solo se lascerete andare mio padre- improvviso, la gola secca. Le sue dita sembrano bruciarmi la carne. Per un attimo penso che succederà come nel sogno, che mi trarrà a sè e mi bacerà.

-E sarai mia se lo farò?- chiede in un sussurro sensuale.

Non è sicuramente parte del copione. Arretro, ma lui non mi lascia. La sua stretta è salda.

-Sarai mia?- chiede.

-Sei uscito dal personaggio- gli faccio notare. Tremo. Non so cos'altro dire.

Lui si stringe nelle spalle. –I bravi attori devono saper improvvisare-

Mi sfugge un sorriso. Non segue le regole, certo, lui non segue mai le regole. Se vuole giocare, giocherò e non le seguirò neppure io. –Perché dovrei essere tua?- gli domando, cercando di assumere un tono un po' provocatorio.

-Perché ti voglio- lo dice come se fosse la cosa più naturale al mondo. Mi vuole, non ci sono altri motivi. Harry ottiene sempre ciò che vuole.

-Non puoi imporre il tuo desiderio sugli altri- controbatto. Il teatro all'improvviso sembra essere diventato molto caldo.

Ride. –Anche tu mi vuoi- dice -ammettilo, è evidente-

Vorrei dirgli che non è vero, ma mentirei e ho il sospetto che se lo facessi lui se ne accorgerebbe. –Da quando t'importa del desiderio altrui?- gli domando allora.

-Perché non dovrebbe importarmi?- mi chiede. Sembra davvero interessato alla mia risposta.

-Perché a te non importa di nessuno-

Harry s'irrigidisce di colpo, come se lo avessi offeso. Mi lascia il polso e il mio braccio ricade al mio fianco. Chissà perché temo di averlo in qualche modo offeso. Nel suo sguardo verde c'è qualcosa che non gli ho mai visto. Non so cosa fare, non so cosa dire. Alla fine Harry sorride.

-Sei una ragazzina- borbotta.

-Perché continui a dirmi che sono una ragazzina?- chiedo. Non mi piace il tono che usa.

-Perché la sei- c'è qualcosa di sarcastico nella sua voce.

-Perché hai scelto questa parte?- gli chiedo, prima di riuscire a trattenermi.

Harry sorrise. –Perché non avrei dovuto?-

-Non mi sembra che ti piaccia il teatro-

-Mi conosci per dire una cosa simile?- mi punzecchia.

Mi stringo nelle spalle. –Dico quello che vedo- lo guardo negli occhi.

Harry ride. –Hai ragione, il teatro non mi piace... ma ho fatto una promessa molto tempo fa- il sorriso gli muore sulle labbra. Forse non vuole parlarne. Ripenso alla ragazza sul suo profilo Facebook. La pallida bambola di porcellana. Una fitta mi percorre lo stomaco. Ci metto un secondo a capire che si tratta di gelosia. Sì, sono gelosa. Come si può essere gelosi di una persona con cui non si ha nessun rapporto non lo so spiegare.

È calato uno strano silenzio. Devo cercare di romperlo.

-Non sarebbe male aggiungere qualche canzone- dico, giusto per dire qualcosa, ma l'idea mi piace –fare una specie di musical-

-Non mi piace cantare-

Lo fisso sorpresa. So che mente. Da bambino veniva sempre scelto lui per cantare durante le recite. Aveva una bella voce. –Davvero?-

-Sì, non canto più da molto tempo-

Resto in silenzio. Non voglio parlargli di quando eravamo piccoli. Non voglio ricordare il passato. Lui potrebbe sempre decidere di ricominciare a prendermi in giro e io non potrei sopportarlo. No, non potrei passare nuovamente ciò che ho passato da bambina. Mi limito a far finta di nulla e propongo di continuare le prove.

-Come vuoi tu, dolcezza- e le sue parole sono come un bacio sulla mia pelle.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate della discussione tra Marybel e Harry?

A venerdì (se riesco, altrimenti a domenica) ❤

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