DOLCE SERATA... QUASI
Ovunque tu sia, è la mia casa, la mia unica casa.
(Charlotte Brontë)
Alla fine della giornata ho male alle spalle e alle braccia. In compenso sto diventando brava a tirare con l'arco. Mi lascio cadere su una sedia della cucina, mentre osservo Harry tirare fuori dal frigorifero gli avanzi del pranzo.
-Ordini al ristorante, vero?- gli chiedo, massaggiandomi una spalla.
-Sì, quello all'angolo... non so cucinare- ammette e mi sembra di percepire un leggero imbarazzo nella sua voce.
-Se vuoi posso cucinarti qualcosa io- mi offro –ma non stasera, sono proprio a pezzi-
Si volta a guardarmi. –Ti fa male la spalla?-
Annuisco.
-Lascia fare a me- si avvicina e mi si mette davanti. Prima che possa dire qualcosa appoggia le sue dita, calde, sulla mia spalla dolorante. Inizia a massaggiare con delicatezza. Mi sento quasi sciogliere sotto il suo tocco. Chiudo gli occhi. La pelle si scalda e si rilassa. Piccoli brividi bollenti mi fanno tremare. Mi mordo le labbra, cercando di non pensare alle sue mani su di me.
-Perché non vuoi che ti aiuti?- mi chiede in un soffio, avvicinando la sua bocca al mio orecchio –Ti posso trasformare nella reginetta della scuola, non ti piacerebbe?-
Scuoto la testa. –Non posso essere la reginetta, c'è già Megan- e poi non voglio un simile ruolo.
Lui ride. –Non essere sciocca, tu sei meglio di lei-
-Adesso la critichi? Eppure sembrate così uniti- esclamo, sorpresa.
-Lo credi davvero?- è divertito. Mi fissa come se fossi ingenua.
Osservo con cura il suo viso. Sì, una parte di me lo crede, mentre un'altra spera che non sia vero.
-Vuoi che ti aiuti a diventare la reginetta della scuola?- insiste.
-Tu cosa ci guadagni?- gli chiedo. La mia voce stranamente bassa, insicura, titubante. Spero che lui non se ne accorga.
Sorride. –Ci guadagno te-
-Cosa vuoi?- chiedo, irrigidendomi.
-Pensavo che avessi capito cosa provo- mormora, spingendosi avanti.
-Non ci credo- scuoto la testa. Questo è uno scherzo, l'ennesimo scherzo.
-Perché?- mi si avvicina pericolosamente.
Il mio cuore batte furiosamente. Voglio alzarmi e correre via, ma non lo faccio perché vorrebbe dire mostrarsi debole. Non posso però neppure stare così vicina a lui. Sposto lo sguardo altrove, mentre lotto contro il folle desiderio di baciarlo. Sciocca, sono una sciocca!
-Allora?- m'incalza, la voce bassa, sensuale, carezzevole.
-Non capisco perché fai tutto questo- mormoro. L'immagine che ho visto dietro la porta chiusa mi fa tremare. Scatto indietro all'improvviso. La sedia traballa e se non fosse per Harry che la tiene cadrei a terra come una sciocca. Le sue dita si stringono intorno alle mie spalle, sento il suo respiro sulla mia pelle.
-Non lo capisci?- sembra nervoso. Il suo sguardo luccica. È arrabbiato? Non saprei dirlo.
-No- sussurro -Perché fai tutto questo?-
-Io ti... non importa- si tira indietro e io mi sento stranamente sola, abbandonata -Non importa- ripete, appena un sussurro. E poi se ne va.
-Aspetta, dobbiamo cenare- dico, ma le mie parole risuonano prive di senso. Lo guardo andare via, senza poter fare nulla all'improvviso non ho più fame. Mi sento vuota. Voglio solo rimanere sola. Voglio solo piangere.
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