7° capitolo: Alex
Mentre ascoltavo la messa piangendo come un disperato la perdita di mia madre, mi girai di scatto e notai il mio migliore amico con gli occhi gonfi abbracciato alla sua ragazza, mi sentii stranamente sollevato. Avere Daniel vicino in quel momento così brutto per me, mi fece pensare che non ero del tutto solo, almeno non ancora, ma quando vidi Angelica piangere insieme ai nostri due amici, mille frecce trafissero il mio cuore.
Angelica stava soffrendo e vederla in quel modo mi fece più male di quanto non ne avessi già. Sentii il respiro farsi pesante, chiusi i pugni e strinsi i denti, quando sarebbe finita la messa le avrei parlato a qualsiasi costo. Dovevo smettere di fingere con lei, avevo bisogno assolutamente di smettere con quel nostro rapporto tossico che non avrebbe portato a nulla.
A un tratto si avvicinò mio padre e mi strinse forte a sé; quel suo gesto mi sorprese, ma sapevo che era tutto una finta, quindi ricambiai con freddezza e distacco. Odiavo essere toccato, soprattutto da quel mostro.
«Mi dispiace, è stata tutta colpa mia, ma spero che mi perdonerai e che da domani mi aiuterai con il nostro lavoro di famiglia.» La puzza di alcol invase le mie narici e le sue parole mi fecero infuriare. Non volevo avere niente a che fare con lui e con quei bastardi con cui lavorava, mi facevano schifo tutti. Mia madre mi aveva sempre avvertito di non immischiarmi nei suoi sporchi affari e io ovviamente non avevo nessuna intenzione di disobbedire.
Un semplice scusa o un mi dispiace, non mi avrebbe di certo fatto cambiare idea.
Mi allontanai da lui più discretamente possibile, nessuno doveva notare il nostro astio. Odiavo terribilmente quell'uomo, se non fosse stato mio padre, forse, lo avrei già ammazzato.
«Scordatelo, non lavorerò mai per te! Perché non lo chiedi al tuo figlio adorato? Non a me, lasciami fuori dal tuo sporco giro.» risposi schifato, ma lui non ribatté, si limitò a ridere come un matto, mettendosi una mano in fronte.
Ma come poteva ridere in quel momento così tragico per noi? Sua moglie era morta e l'unica cosa a cui pensava erano i soldi. Che uomo orribile! No, non volevo diventare come lui e mai lo sarei diventato. Avrei voluto soltanto voltargli le spalle e chiuderlo fuori dalla mia vita.
«Pensi che io non sappia che a volte spacci nel parco dietro la scuola per racimolare qualcosa ?» Mi disse freddo senza un briciolo di emozione, era tornato velocemente il bastardo che conoscevo, era durata poco quella farsa.
«Ho notato che prima guardavi quella biondina seduta all'ultima fila... è molto carina, è la tua fidanzata?» Mi domandò senza giri di parole. Odiavo quando qualcuno si intrometteva nella mia vita, ero quasi tentato di tirargli un pugno. Volevo buttarlo fuori dalla chiesa, ma quel gesto avrebbe attirato troppa attenzione su di noi, così mi limitai solo a stringere più forte che potevo i denti.
«Ma cosa dici! Io quella neanche la conosco!» Sussurrai mordendomi la lingua. Dovevo fare molta attenzione, nessuno doveva ascoltare il nostro discorso.
Conoscevo molto bene mio padre, era capace di qualsiasi cosa, perfino di fare del male a una ragazza innocente, pur di ottenere quello che voleva, ma io non lo avrei fatto vincere così facilmente. Doveva passare prima sul mio cadavere!
«Peccato, io ci farei qualche pensierino, sai? È molto bella. Comunque... pensaci su a quello che ti ho detto, non darmi subito una risposta negativa, potresti pentirtene amaramente.» mi bisbigliò, facendomi salire alcuni brividi lungo la spina dorsale. Mio padre era l'unico a farmi davvero paura.
«Scordatelo, non lavorerò mai per uno stronzo come te, mai!» Sibilai, evitando di urlare, e strinsi i pugni ingoiando la saliva.
Sapevo molto bene che a causa di quel mio gesto coraggioso, sarei finito nei guai, ma in quel momento pensai solo a mia madre, a quello che mi aveva detto prima di morire e ad Angelica. Non mi importava nulla se quella risposta era stata troppo brusca e se dopo me l'avesse fatta pagare.
Lui non mi rispose, si limitò solo a trucidarmi con lo sguardo, e poi per fortuna se ne andò prima che finisse la messa, lasciandomi lì da solo a crogiolarmi nel mio dolore.
Non appena finì la messa alcuni conoscenti di mia madre, mi accompagnarono prima al cimitero e poi a casa e tra loro c'erano anche i miei amici e Angelica. Lei che così bella e pura non c' entrava niente con me e con quell'inferno che era diventata la mia vita. Non capivo perché era triste, non meritavo la sua compassione, non dopo tutto il male che le facevo ogni giorno, doveva essere altrove, a fare cose più divertenti. Sicuramente le facevo pena, ma io non ne avevo bisogno, non da lei, non così. Inoltre era stata colpa sua se avevo risposto male a mio padre, già... se lei non fosse venuta, adesso non sarei così preoccupato pensando a cosa mi potesse fare quel bastardo che fingeva di essere un buon genitore disperato per la morte della sua dolce mogliettina. Pieno di rabbia e con il sangue che mi bolliva nelle vene, mi avvicinai a lei.
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