58° capitolo: Alex

"Che cosa cazzo fanno quei due attaccati come se fossero due piccioncini?" Pensai furioso, strinsi forte i pugni per evitare di entrare e spaccare il muso a quel coglione. Ero geloso sì, geloso pazzo di Angelica, lei era solo mia e non doveva essere di nessun'altro.
Stavo per entrare e dividere quella coppietta, ma poi sentii delle urla provenire in un'altra stanza più in fondo.
Così, spinto dalla curiosità, andai a sbirciare. Erano i genitori di Annalisa che piangevano disperati e chiedevano delle spiegazioni ai medici. Poverini mi facevano davvero pena. Non ero tanto sicuro che quelli fossero i suoi genitori, li avevo visti solo una volta al primo anno di liceo alla riunione dei genitori a scuola, quando ancora stavo con mia madre, quando ancora ero un ragazzo felice e spensierato.

«Salve, io sono un amico di Annalisa» mi presentai a loro molto timidamente. Quei ricconi da strapazzo mi mettevano in soggezione.

«Oh ma certo, tu devi essere, Alex! Isa mi parla spesso di te come del resto di Angelica.» Mi sorrise dolcemente la donna con le lacrime agli occhi.

«Già, come sta?»

«Beh... Non si sa, i medici dicono che è stabile.» Mi rispose scoppiando a piangere tra le braccia del marito.

«Ah, m... mi dispiace.» Lo sapevo, ero stato uno stupido a fare quella domanda.

«Tranquilla tesoro, Isa è forte si sveglierà.»Dichiarò il marito accarezzandola.

«Come mai siete tutti qui? Prima ho visto Daniel che era venuto a vedere come stava la nostra bambina.» Mi domandò il padre. La donna non riusciva più a parlare, soffriva terribilmente. Si vedeva benissimo come volevano bene alla loro figlia. Un po' invidiavo Annalisa, lei aveva dei genitori fantastici, mentre io ormai non potevo più affermare di avere una famiglia.

«Beh... siamo venuti a vedere come stava Annalisa e inoltre, Angelica, non appena ha saputo che Annalisa era qui, è svenuta, quindi anche lei ora è in ospedale.»

«Oh mamma, povera cara, veramente ? E adesso come sta?» mi domandò la donna preoccupata per Angelica.

«Adesso bene, non si preoccupi. Poche ore e la faranno uscire.»

«Ah menomale.» sospirò un po' sollevata.

«Già». Affermai un po' in imbarazzo.

«Io allora vado.»

«Sì caro, vai» mi salutò con un piccolo sorriso appena abbozzato sulle labbra, mentre si faceva ancora cullare da suo marito.

Dopodiché andai da quei due a vedere cosa stessero facendo in mia assenza.

«Angy, sei qui?» bussai vedendo la porta chiusa.

«Sì sono qui, entra.» Mi rispose e io entrai senza farmelo dire due volte. Rimasi senza parole, Angelica, si stava vestendo. Era in reggiseno e in jeans, era bellissima e se non fossimo stati in ospedale, l'avrei fatta mia all'istante, ma dovevo calmarmi, non potevo.

«Che fai? Perché ti stai vestendo?» Le domandai fissando il suo seno molto prosperoso.

«Perché mia madre mi ha detto che posso uscire.»

«Ah, ok.» Inghiottì la saliva nervoso.

«Dov'è Daniel?» Le domandai sedendomi sul letto.

«Credo che sia andato da Isa a vedere come stava.»

«Ah, ho capito. Comunque ho visto i genitori di Annalisa.» Le comunicai prendendo tra le mani un libro dalla copertina blu.

«Cosa? Davvero? E che cosa ti hanno detto? Come sta Isa?» mi chiese di corsa senza prendere fiato.

«Tranquilla, dicono che è stabile.» Le risposi sfogliando il libro.

«Eh? Cosa significa?» Si fermò di fronte a me guardandomi con la fronte corrucciata.

«Ma come? Sei figlia di una dottoressa e non sai cosa significa?» La presi un po' in giro, quella situazione stava diventando troppo carica di tensione.

«Essere figlia di un medico non mi dà la laurea in medicina Alex, e poi non tutti sono dei geni come te.» Sbuffò alzando gli occhi al soffitto.

«Ok, ok, scusa, significa che né peggiora né migliora...credo.» Le sorrisi.

«Ah ok, grazie della spiegazione.» mi ringraziò mettendosi una maglietta bianca.

«Aspetta, quei vestiti dove li hai presi?» chiusi il libro e mi alzai andando verso di lei.

«Oh Alex, me li ha portati mia madre, dove li avrei presi altrimenti secondo te?» Sbuffò un'altra volta guardandomi male.

«Ah ok, comunque... Mi perdoni?» Le chiesi dispiaciuto per il litigio di alcune ore prima.

«Basta che non mi fai arrabbiare più. Sì, sei perdonato.» Si avvicinò a me toccandomi il petto e guardandomi negli occhi.

«Ah, ok, promesso.» Avvicinai la mia fronte a quella sua. Mi mancava tantissimo avere un contatto con lei.

«Bravo, così mi piaci Alex.» Mi sussurrò in un orecchio in maniera sensuale e poi ci baciammo. La amavo troppo per stare lontano un altro minuto da lei.

Spazio autrice:
Vi prometto che l'incontro è vicino, comunque i nostri due piccioncini hanno fatto pace. Aw! Non sono carini? Ok come sempre votate e commentate la storia se il capitolo vi è piaciuto, un bacio dalla vostra sfigata scrittrice. Dai che manca poco alla fine di questo libro.

Vi voglio bene anime belle.

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