54° capitolo: la ricongiunzione
Angelica:
Quegli occhi così profondi, così magnetici per qualche minuto mi fecero sentire in pace. Non sentivo più quel bruciore che si stava espandendo piano, piano nel mio petto. Tuttavia, come se la sua presenza fosse soltanto come un farmaco che, quando finiva l'effetto il dolore ritornava ancora più forte, ripensai di nuovo ad Annalisa, a quello che le era successo e al solo pensiero che per colpa mia lei, non si sarebbe più svegliata, un'altra lacrima rigò la mia guancia.
«Angy... tranquilla, Annalisa si rimetterà presto» mi sorrise asciugandomi le lacrime con i pollici. Averlo accanto a me, senza litigare e odiarci, era una sensazione strana. Lui che mi era sempre stato lontano e nemico, adesso, era l'unico che mi dava coraggio e che mi sosteneva facendo attenzione a non farmi cadere dentro a un buco nero pieno di dolore e di sconforto.
Ovviamente la situazione non mi dispiaceva, anzi, ne ero felice perché questo dimostrava quanto lui tenesse a me e gliene ero grata. Appoggiai la mia testa sul suo addome e lui mi diede un bacio tra i capelli, ero davvero piena di gioia. In quel momento volevo che il tempo si fermasse e che io e Alex rimanessimo attaccati in quel modo per sempre. Tuttavia quel momento di fuoco che c'era stato tra di noi qualche ora prima, era come se lo avessimo cancellato. Non ne avevamo più parlato, ma era meglio non toccare quel tasto per ora, era una situazione un po' difficile. Certo pensare che Alex fosse il mio fidanzato mi faceva uno strano effetto, però ero felice.
"Beh veramente non siete niente" mi specificò il mio subconscio.
Ok sì, non sapevo cosa eravamo veramente, però avevamo fatto l'amore quindi qualcosa dovevo pur essere per lui. Speravo solo di non essere una delle sue tante conquiste.
«Angelica! Come ti senti?» A un tratto mia madre entrò caoticamente in quella stanza facendomi tornare alla realtà e il corvino sorpreso si scostò da me. Peccato, ero così calma tra le sue braccia.
«Mamma, ciao! Come mai qui?» balbettai ritornando nervosa.
«Ma che domande fai? Io sono un medico è ovvio che io mi trovi qui... al contrario tuo» infatti, come immaginavo... la mia era una domanda stupida.
«Scusami mamma è che io...»
«Zitta, so cosa è successo, fammi vedere come stai... distenditi forza!» Mi ordinò senza farmi finire di parlare.
«Bene per fortuna non hai nessun trauma a parte qualche livido» mi sorrise preoccupata.
«Già, scusami mamma» le dissi un po' dispiaciuta.
«Tranquilla, so cosa è successo, non preoccuparti... lei si sveglierà» mi strinse forte le mani e una lacrima bagnò il suo viso perfettamente truccato.
Ero rimasta senza parole, mia madre sapeva tutto, sapeva come mi sentissi e soprattutto aveva già visitato Annalisa. Ero un po' sollevata, ma il senso di colpa e la paura di perderla mi fece venire la nausea.
Dopo che mia madre se ne andò, Alex mi abbracciò nuovamente.
«Tutto bene? » Mi chiese imbarazzato. Era la prima volta che lo vedevo così dolce nei miei confronti e quel suo comportamento mi rincuorò molto.
«Sì, adesso che ci sei tu con me»lui alzò la testa e mi sorrise sinceramente. Era come se quella frase l'aspetasse da una vita.
«Beh...io ti... Amo» bisbigliò così piano che pensai che me lo fossi immaginato.
«Cosa? Ripeti per favore» Mi finsi sorda per risentirlo e per accertarmi che non fossi effettivamente diventata pazza.
«Oh dai, Angelica, lo hai sentito perfettamente quello che ho detto» sbuffò toccandosi nervosamente i capelli.
«Veramente no, lo hai detto così piano che mi sembra di averlo immaginato»lo guardai male. Era strano, non capivo perché non voleva ripetere quello che mi aveva appena detto. Avevo paura che lui da un momento all'altro si sarebbe rimangiato tutto, si sarebbe messo a ridere dicendomi che ero stata una stupida e che lui si era solo preso gioco di me e dopo se ne sarebbe andato via sbattendo forte la porta. Al solo pensiero mi vennero di nuovo le lacrime agli occhi, non avrei potuto tollerare una cattiveria simile.
«Mi spieghi che cosa hai ora?» Mi disse sgarbato, ma cercò di essere più dolce.
«Niente» mi girai dall'altra parte per evitare di guardarlo in faccia.
«Oh, ma dai cazzo!» Tirò un pugno al muro.
Io mi girai guardandolo spaventata.
« Si può sapere che ti prende?» scoppiai a piangere come una cretina. «Non ti sta mai niente bene» mi urlò.
«Cosa? Volevo solo che tu lo ripetessi più forte per non pensare che me lo avessi solo immaginato. Mi spieghi perché non vuoi ripetermelo?»
«Lo sai... Che io odio le smancerie»mi rispose più pacato.
«Allora non lo dicevi.»
«Dai, non fare così... Comunque tu cosa provi per me? Io, anche se l'ho detto piano ti ho rivelato cosa provo e tu?» Mi prese il mento con due dite costringendomi a guardarlo.
«Beh, mi sono concessa a te, secondo te cosa provo? È ovvio che io... Beh io...ti amo» balbettai in imbarazzo.
«Ti amo stupidina» mi baciò delicatamente sulle labbra e io sorrisi come un ebete.
«Ma si può sapere perché stavamo litigando?» Chiesi confusa.
«Non lo so, i tuoi soliti complessi»
«Già, oppure perché per noi è naturale litigare per ogni cosa. Ce lo abbiamo nel sangue.»Ridemmo insieme come due stupidi.
«La mano? Ti fa male? Fammi vedere» gli dissi preoccupata.
«Tranquilla, sono abituato al dolore, non è niente passerà» mi sorrise.
«Tu sei pazzo» ero preoccupata, aveva tutta la mano rossa e le nocche graffiate.
«Tranquilla, mi metto una benda ed è tutto a posto»
«Ok, guarda in quel cassetto, mia madre prima ha posato una scatola, forse è il kit del primo soccorso» gli indicai un cassetto bianco.
«Va bene» aprì il cassetto e tirò fuori il kit per il primo soccorso, prese delle bende e del disinfettante, si pulì la ferita e si sedette nuovamente accanto a me dandomi piccoli baci sul collo. Ritornammo entrambi a ridere e a scambiarci dolci sguardi. Lo amavo più di ogni altra cosa, ormai era più forte di me.
«Emh... Ciao» all'improvviso Daniel entrò timidamente nella stanza, interrompendo il nostro momento di ilarità.
«Dani! Ciao, entra» gli sorrisi invitandolo a entrare. Era così strano: aveva due enormi occhiaie, i suoi occhi azzurri erano rossi dovuti forse al troppo pianto, i suoi capelli biondi erano arruffati e sporchi. Molto probabilmente aveva passato molti giorni in ospedale. Era stanco, distrutto e lo capivo benissimo.
«Come stai?» balbettò spaventato.
«Bene, tranquillo io non ho niente»
«Per fortuna»
«Isa, invece come sta?» Ero lì da qualche ora e nessuno ancora mi aveva parlato della mia amica.
«I medici dicono che è stabile»sospirò Daniel guardandomi pieno di sensi di colpa.
«Ah ho capito, mia madre dice che domani potrò vederla, per adesso mi ha raccomandato di stare a letto e di non muovermi» sbuffai mettendomi le braccia conserte.
«Già, scusami Angy, forse non dovevo chiamarti e dirti quelle cose per telefono... è solo colpa mia...»Daniel scoppiò a piangere. Aveva il cuore in mille pezzi ed era normale, la ragazza che amava era in coma e non sapevamo se si sarebbe svegliata.
«Tranquillo Daniel non è colpa tua» gli fece coraggio Alex abbracciando il suo amico. Vedendo quel suo gesto mi sentii un po' meglio. Alex era accanto a noi, non ci avrebbe mai abbandonati.
«Grazie ragazzi, non so cosa mi sarebbe successo se fossi stato da solo»ci disse guardandoci entrambi con gratitudine.
Spazio autrice:
Buon Natale amici! Lo so, avevo detto niente aggiornamenti ma ehi! Oggi è Natale o meglio Santo Stefano e dovevo per forza aggiornare. Come vi sembra la storia arrivati qui? Ancora il grande incontro non è avvenuto, ma vi prometto un grande colpo di scena, preparatevi i fazzolettini. Ok come sempre spero che la mia storia vi piaccia sempre di più. Se volete darmi qualche consiglio o qualche critica io sono sempre pronta ad ascoltarvi.
Bene vi lascio, ci vediamo al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene anime belle!
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