46°capitolo: Angelica, vieni via con me...
I nemici
ti distruggono,
ti umiliano,
ti pugnalano.
Gli amici no,
non lo farebbero mai.
Loro rimangono,
anche quando vuoi
rimanere da solo,
lontano da tutto
e da tutti!
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«Quindi? Dove andiamo?» Gli domandai entusiasta.
«Prima di tutto devi metterti qualcosa addosso... Aspetta dovrei avere qualcosa dietro il cofano.» Mi avvisò cercando di non guardarmi. Ero completamente nuda, avevo solo una lunga giacca a coprirmi e io piena d'imbarazzo la tirai il più possibile.
«Ecco tieni... Sono una maglietta e un paio di jeans, dovrebbero venirti.» Me li porse sorridendomi imbarazzato. Questa era bella: Alex lo stronzo che aveva sicuramente visto centinai di ragazze nude, adesso faceva il timido, se lo avessi raccontato ai miei amici non mi avrebbero creduto. Peccato solo che ora non avevo più nessun amico, avevo solo Alex e me stessa.
«Ok, grazie.» Gli risposi afferrando frettolosamente i vestiti. Dopodiché io salii in macchina a vestirmi e lui scese chiedendomi lo sportello.
«Fatto? Tutto apposto?» Mi domandò cercando sempre di tenere gli occhi chiusi.
«Sì, sì, entra.» gli sorrisi compiaciuta, vederlo impacciato mi piaceva, per la prima volta quello vulnerabile era lui e non io.
«Però ti stanno bene.» Mi guardò leccandosi le labbra con la lingua.
«Ehi, sei un pervertito!» Gli diedi uno schiaffo sulla spalla.
«Scusa, scusa, non volevo farti arrabbiare.» Mi confessò ridendo.
«Cattivo!» Misi le braccia al petto arrabbiata.
«Dai scusami.» Mi rubò velocemente un bacio su una guancia ed entrambi fummo presi alla sprovvista da quel gesto apparentemente semplice ma per noi innaturale. Non eravamo abituati a quelle manifestazioni di affetto, noi di solito ci tiravamo i capelli o ci insultavamo.
«Umh... Ok.» Sorrisi come una stupida, ero stranamente felice.
«Allora dove andiamo?» Cambiai discorso.
«Umh... Sorpresa! Ti porto fuori città, ok?» Ricambiò il sorriso guardandomi intensamente negli occhi.
«Cosa? No, io voglio sapere dove mi porti!» Misi il broncio come quando da bambina facevo i capricci.
«Mi dispiace, ma sai che quando prometto una cosa la mantengo fino alla fine. Comunque... mettiti la cintura così partiamo».
Mi prese una mano e me la strinse forte.
«Va bene, ma almeno dimmi quanto ci impiegheremo!» Gli domandai curiosa di strappargli qualche indizio.
«Ci metteremo un bel po'.»
Mi uscì la lingua divertito girando il volante a destra.
Dopo quelle parole non dissi più nulla, insistere con Alex era inutile. Mi girai di lato e iniziai a osservare la strada che accanto a me girava velocissima, era strano stare da sola con Alex. Prima non mi sarei mai immaginata di salire sulla sua macchina.
Sembrava una cosa impossibile, ma era vero. Prima io e lui uscivamo insieme soltanto se con noi c'erano i nostri amici, perché a nessuno dei due sarebbe venuta l'idea di farlo da soli.
Le prime volte mi sentivo a disagio, non sopportavo di sentire addosso i suoi occhi che mi scrutavano attentamente pur di trovare qualsiasi difetto e poi iniziare a prendermi in giro. Dopo alcuni anni però, non ci feci più caso, anzi iniziai ad abituarmi, tant'è che anche io facevo lo stesso con lui.
A quei tempi non capivo il suo comportamento, ma adesso era diverso, sapevo che il suo modo di fare era solo una copertura per proteggersi.
In quel momento mi sentii un po' in colpa, perché ricordai tutte le cattiverie che gli avevo rifilato e pensai che se invece di attaccarlo avessi cercato di capirlo, forse sarebbe stato meglio.
A un tratto Alex mise una canzone bellissima e anche se il cantante mi era sconosciuto, mi sembrava una voce familiare.
«Il cuore mi stringe forte ogni volta che penso a te, vorrei farti mia, ma ho paura di sbagliare, di non essere l'uomo giusto per te, e così ti ferisco, ti prendo in giro perché è l'unico modo che ho, per parlare con te». Ascoltavo attentamente quelle parole, ed era incredibile! Era una storia d'amore complicata come il nostro rapporto, il ragazzo mi sembrava proprio Alex che invece di parlare con me e di fare amicizia, l'unica cosa che faceva era quello di infastidirmi.
Guardavo attentamente Alex che tranquillamente continuava a guidare senza fare caso alla canzone e un po' questo mi stupì. Dopo alcune ore a fissare la strada, si fece buio e io stanca mi addormentai.
«Angy svegliati siamo arrivati.» Mi svegliò all'improvviso Alex.
«Buongiorno rompi scatole. » Sbadigliai ancora non del tutto sveglia.
Era il diciassette dicembre tra una settimana sarebbe arrivato il Natale e io non potevo ancora credere che lo avrei passato in sua compagnia.
«Buongiorno dormiglione. »Mi sorrise mostrandomi i suoi denti perfetti.
"Non c'è che dire, Alex che sorride è molto più bello, di Alex che ha sempre il broncio. " Scoppiai a ridere per la stupidaggine che avevo appena pensato.
«Ok... Vedo che ti sei svegliata di buon umore... Giusto?»Mi chiese il corvino un po' perplesso.
«Sì, è solo merito tuo, grazie Alex. » Appoggiai la mia testa sulla sua spalla.
«Prego, principessa. »Mi disse arrossendo come un peperone.
Odiavo i nomignoli che ogni giorno Alex mi affibbiava, ma principessa mi piaceva un sacco!
Dopo alcuni minuti a non fare niente e a stare come due piccioncini, gli chiesi: «Alex, ma dove siamo?»Ero confusa, quella città non era Milano, era troppo piccola per esserlo.
«Beh... Siamo a Monza, sorpresa!»Gridò contento con una voce stridula come quella dei bambini.
«Cosa? Abbiamo fatto tredici chilometri? Ma tu sei pazzo!»Sbottai io ridendo. Non ero infastidita anzi, ero felice. Eravamo lontano alcuni chilometri dalla mia città ed ero tranquilla, forse perché ero accanto a lui.
«No, non sono pazzo, e solo che tu non volevi tornare a casa e così ho deciso di portarti da una persona a me molto importante e di passare insieme il Natale. Non sei contenta?»Ritornò serio. Cavolo, ma non mi potevo stare zitta almeno una volta?
«No, no, tranquillo, sono felice di essere qui con te... è solo che volevo capire dove mi trovassi, scusami Alex. »Mi morsi quella linguaccia, dispiaciuta di aver rovinato tutto.
«Umh... Ok! Dai andiamo. »Accese il motore.
«Dove andiamo? »Mi grattai la testa confusa.
«Te l'ho detto, da questa persona a me molto cara. » Mi rispose molto ambiguo e io stavo morendo di nervosismo, no, non era gelosia!
«Ok. »Dissi poco cordiale.
Dopo alcuni minuti finalmente arrivammo in una villetta isolata dalle altre, bianca con tante piante che la decoravano e la rendevano molto simile a un'abitazione tipica delle favole.
«Eccoci arrivati. » Mi avvisò, mentre posteggiava l'auto. Dopodiché mi aprì lo sportello e io scesi.
Ci avvicinammo alla casa e Alex suonò il campanello.
«Alex! Che sorpresa... Alla fine sei venuto, che bello non sai quanto lo speravo ». Esclamò la dolce signora contenta di vedere il corvino.
«Sì, avevo pensato di non venire, perché non volevo disturbarti, però sono successe molte cose e quindi ho deciso che forse era meglio venire da te ». Ricambiò l'abbraccio stringendola più forte lasciandomi senza parole, non avevo mai visto Alex così affettuoso.
Quel loro affetto mi fece sentire invisibile. Chi era quella donna? E perché Alex era così attaccato a lei?
"No, non ci credo, possibile che Alex si sia innamorato di una donna più grande di lui?" Pensai con le lacrime agli occhi.
«E tu sei...la famosa Angelica vero? Alex mi parla spesso di te, io mi chiamo Daniela.»Mi informò sorridendo.
"Cosa? Alex parla di me con questa donna?" Continuavo a scervellarmi, mi sentivo sempre di più stretta in una morsa.
« Sì, molto piacere. » Le risposi porgendole la mano, ma lei invece di stringermela mi abbracciò forte. Ero allibita.
Il suo profumo alle rose inondò le mie narici, che dire era davvero molto bella. Poteva avere più o meno una trentina d'anni era alta, formosa e vestita alla moda, aveva dei lunghi capelli color miele con dei boccoli alle punte, due enormi occhi verdi, delle ciglia molto lunghe che arrivavano quasi fino alle sopracciglia , delle labbra carnose e un grazioso nasino a patata.
«Su cosa fate ancora qui fuori? Entrate! Alex tesoro... Alcuni tuoi vestiti sono nella tua stanza, invece Angelica, se vuoi dopo possiamo andare a comprare qualcosa per te, che cosa ne pensi?» Ci disse con un sorriso a trentadue denti.
"Cosa? Tesoro? Ha chiamato Alex tesoro? Io non ci sto capendo più niente è davvero quello che penso io?"Pensai triste, non ci potevo credere.
«Angelica!» mi richiamò Alex riportandomi alla realtà.
«Sì?» Chiesi io facendo la finta tonta.
«Va bene se più tardi tu e Daniela andate a fare shopping?»Mi domandò infastidito dal mio comportamento poco cordiale nei confronti di quella donna.
«Certo nessun problema, anche se non c'è bisogno che si disturbi. » Sorrisi falsamente, quella donna mi dava sui nervi.
«Oh! Sciocchezze, non mi disturbi affatto! » Mi rispose facendoci accomodare.
«Va bene. » Accettai ormai certa che una mia risposta negativa li avrebbe solo fatti arrabbiare.
La casa all'interno era ancora più bella: era arredata con mobili antichi, ma davvero stupendi, erano eleganti e raffinati proprio come la proprietaria. Non appena si entrava: vi era il salotto con un tavolo dal legno di ciliegio, le sedie imbottite, un divano bianco in pelle e un'enorme televisore. Proseguendo c'era la cucina anch'essa classica con un piccolo cucinino in acciaio e il lavello, al piano di sopra c'erano invece le stanze.
«Allora a destra c'è la mia stanza, a sinistra quello di Domenico e in fondo accanto al bagno vi è la vostra camera, ok?» Ci informò mostrandoci ogni cosa.
«Sì va bene grazie. » La ringraziò Alex anche per me.
"Aspetta... Cosa? Io e lui dovevamo dormire nello stesso letto? " Pensai sconvolta.
«Non ti preoccupare il letto è grande e se lo stesso non vuoi dormire con me, io dormirò giù nel divano. » Mi sussurrò a un tratto Alex notando il mio viso che era diventato pallido.
«Grazie. » Lo ringraziai sollevata. Adoravo il nuovo Alex, era molto più dolce e disponibile, che dire... un vero principe azzurro.
«Ah! Che carini, sembrate proprio dei piccioncini innamorati. » Sbottò Daniela facendoci allontanare.
«Ma no, che cosa dice! » Risposi imbarazzata.
«La verità. » Mi disse.
«Comunque chi è questo Domenico? sempre se posso saperlo. » Chiesi fissando entrambi un po' confusa.
«Domenico è mio figlio. » Mi spiegò con molta naturalezza.
«Ah ho capito. » Abbassai lo sguardo a terra, forse la mia domanda era stata inopportuna.
«Devi sapere che Daniela è una mamma single, vero?» domandò Alex alla donna.
«Già. » Annuì Daniela orgogliosa di se stessa.
«Mi dispiace. » Dissi capendo che non dovevo immischiarmi nella vita delle altre persone.
«No tranquilla cara... Non hai detto nulla di male. Il padre di Domenico mi lasciò molto tempo fa, non appena scoprì che io aspettavo un figlio da lui. Domenico ha più o meno la vostra età, forse è più grande di due anni... Vero Alex?» Ci sorrise con gli occhi pieni di dolcezza. Ne aveva sicuramente passate delle belle nel corso della sua vita e io come sempre avevo giudicato senza sapere.
«Già... Che stronzo!» Sbottò il corvino irritato.
«Alex! Quante volte ti ho detto di non dire parolacce?» Lo rimproverò severa.
«Scusami e che non posso tollerare quell'uomo... Tu sei una donna stupenda, non meritavi di essere trattata in quel modo. » Si giustificò stringendo forte i pugni.
«Lo so, ma ormai è acqua passata, stai tranquillo.» Sospirò amareggiata.
«Va bene ragazzi, è già mezzogiorno, quindi io vado a preparare il pranzo, fate come se foste a casa vostra. » Ci disse e poi andò a cucinare lasciandoci soli.
Entrammo nella stanza che io e Alex dovevamo condividere e quello che vidi mi sorprese molto.
«Cos'hai?» Mi chiese il corvino vedendomi senza parole.
«Nulla è che questa stanza è bellissima!» Gli risposi scioccata.
«Grazie lo so. »Mi rispose e poi si girò di spalle togliendosi la maglietta.
«Aspetta... Ma cosa fai?» Esclamai coprendomi gli occhi con una mano.
«Che c'è? Mi sto cambiando. » Mi disse ovvio.
«Lo so stupido, ma lo devi fare proprio davanti a me?» Gli risposi iniziando a sentire molto caldo.
«Sì perché? Non posso? Ti vergogni?» Mi domandò avvicinandosi a me molto velocemente. Eravamo a pochi centimetri di distanza e il mio cuore stava letteralmente uscendo fuori dal petto di quanto batteva forte.
«Alex smettila, non fare il cretino! Devi uscire.» Lo rimproverai spingendolo lontano da me. Soltanto sentire il suo respiro mi metteva in agitazione.
«Perchè? Ormai la scusa che sei fidanzata non puoi più rifilarmela, ora posso provarci con te no?.»Mi disse facendomi l'occhiolino, mi diede un piccolo morso sul naso e poi ridendo uscì dalla stanza.
"Brava Angelica, lo hai allontanato un'altra volta, dovrebbero darmi il premio Nobel di figure di merda."
Pensai dandomi uno schiaffo sulla fronte. Mi odiavo terribilmente quando la mia bocca parlava senza neanche pensarci. Il mio corpo voleva stare con lui, ma le mie parole erano state più veloci e soprattutto incoerenti con ciò che volevo davvero.
Così a causa della mia goffaggine, ero rimasta un'altra volta da sola senza poter fare o dire quello che veramente volevo, uffa ero davvero un caso senza speranze.
Iniziai ad osservare la stanza e tutto ciò che mi circondava. Di fronte a me vi era un enorme armadio di legno antico, accanto a quel mobile c'era uno specchio, di fianco al letto un piccolo comodino e una chitarra elettrica. Quello strumento appoggiato lì, sotto la finestra, mi colpì lasciandomi un po' interdetta.
Che ci faceva quella chitarra in quella stanza? Nella stanza di Alex? Mi guardai dietro le spalle per vedere che non ci fosse nessuno a osservarmi e iniziai a toccarla e a studiarla attentamente, era davvero stupenda.
Mi sedetti nell'enorme letto e continuai ad osservarla fino a quando Alex non rientrò.
«Uffa, non è giusto che mi hai cacciato fuori dalla mia stanza, devi smettere di comandarmi. » Sbuffò seccato.
«Scusami, comunque non è la prima volta che vieni qui, vero?» Gli chiesi senza pensarci due volte.
«Esatto questa per me è la mia seconda casa... Perché me lo chiedi?» Mi rispose confuso.
«Senti, ma quella chitarra di chi è?» Gli domandai non curante di quello che mi aveva appena detto.
«Mia... Perché?» Si sedette accanto a me sul letto.
«È bellissima! Quindi tu sai suonare?» Continuavo sempre a guardarla.
«Sì più o meno, ma non suono per gli altri, io suono solo per me. » Mi disse infastidito.
«Ok va bene. » Alzai le mani come segno di arresa. Era inutile insistere, Alex per molti aspetti era cambiato, ma ancora non era pronto a mettere a nudo tutte le sue emozioni quindi non potevo biasimarlo, dovevo solo aspettare.
Restammo per una bella mezz'ora a chiacchierare e poi scendemmo giù a mangiare.
«Angelica questo è mio figlio, Domenico questa è Angelica, un'amica di Alex. » Ci presentò Daniela.
«Ciao, molto piacere, devi essere più di una semplice "amica" per Alex, visto che ti ha portato qui, comunque sei davvero carina. » Dichiarò ridendo e facendo l'occhiolino al corvino.
«Finiscila cretino, prima che ti prenda a pugni». Ecco che ci risiamo, Alex e il suo odioso comportamento.
«Ah! Alex smettila, non ti vergogni? Sei il solito prepotente. Scusalo Domenico è solo uno stupido». Mi scusai al posto suo.
«Tranquilla dolcezza, ormai sono abituato al caratterino del nostro amico, io e Alex siamo come fratelli... Vero?»Gli domandò guardandolo in maniera amichevole stringendogli una spalla.
«Sì sì, come no, ora finiscila per favore ». Sbuffò Alex irritato.
«Ok, ok ». Accettò allontanandosi da lui e poi mi fece l'occhiolino. Che dire era davvero un ragazzo molto carino.
Il suo comportamento mi piaceva, era simpatico. Aveva i capelli biondi, gli occhi verdi, un fisico asciutto, ma snello ed era vestito sportivo.
Era proprio il mio ideale di ragazzo, chissà... Forse il destino ci aveva fatto incontrare per un motivo.
«Su ragazzi sedetevi che mangiamo. » Ci comunicò la padrona di casa.
Dopo che pranzammo, andammo fuori in giardino a sederci un po' sul prato.
«Che bello questo prato, sembra proprio un campo da calcio, vero?» Dissi toccando il prato con le mani.
«Già, da piccoli io e questo signorino, immaginavamo di essere due calciatori professionisti e ci sfidavamo a chi era il più bravo. » Mi confessò rivolgendo il suo sguardo ad Alex.
«Ehi Alex! Ti va di fare una partitina a calcio? È da tanto che non giochiamo un po' insieme, anche se tu sei un fuoriclasse, quindi con te ho poche speranze di vincere. » Rise grattandosi la testa.
«No, lo sai benissimo che io non gioco più». Esclamò Alex irritato. Perché Aveva smesso di giocare a calcio se gli piaceva così tanto?
«Cosa? Uffa non è giusto, non dovevi smettere, il calcio era il tuo sogno nel cassetto, ricordi?» lo spronò Domenico dispiaciuto.
«Ti sbagli, era soltanto uno stupido capriccio di un bambino che non sapeva niente della vita, adesso non mi importa più niente, finiscila perché sono stufo del tuo continuo insistere». Sbottò il corvino arrabbiato, e poi senza aspettare una risposta dal suo amico, rientrò dentro.
Domenico ci era rimasto davvero male, era evidente, il suo viso divenne cupo e triste e io un po' mi sentivo in colpa.
«Domenico, mi dispiace. » Gli toccai la spalla per rincuorarlo.
«Tranquilla, ormai ci sono abituato, per colpa di suo padre Alex è cambiato, è questo che mi fa tanta rabbia, non il suo comportamento. » Mi spiegò guardandomi con gli occhi pieni di lacrime.
«Già. » Riuscii a dire solo quella parola. C'erano molte cose nella vita di Alex che mai io avrei potuto sapere.
«Allora? Vuoi giocare tu con me?» Mi propose ritornando allegro. Daniela e suo figlio erano sempre così socievoli e gentili che non riuscivo a credere che Alex li conoscesse e che li considerasse parte della sia famiglia, erano l'esatto opposto di lui.
«No, mi dispiace io sono davvero negata con il pallone, vado in camera a riposarmi, ciao ci vediamo dopo.» Gli diedi un bacio sulla guancia e andai dentro anch'io.
Ero molto dispiaciuta per Domenico, Alex come il suo solito, si era dimostrato un maleducato e un insensibile.
Mentre salivo le scale da lontano sentii due voci parlare piano, mi avvicinai e capii subito chi fossero.
«Cosa? No, Angelica non è la mia ragazza e mai lo sarà. » Disse Alex a Daniela infastidito da una domanda che non riuscii ad afferrare in tempo.
«Capisco, allora dovresti parlare con lei, non è giusto che la inganni Alex, mi sembra una brava ragazza, non merita di soffrire.» Rispose la donna. Ero nascosta dietro il muro della stanza da letto di Daniela. Vidi quei due che erano davvero molto vicini, il mio cuore stava letteralmente scoppiando.
Ero gelosa di Alex, non volevo che nessun'altra donna oltre a me, si avvicinasse a lui, ma sentendo quella discussione capii che per Alex io non ero nessuno, ero sicuramente un'altra delle sue conquiste.
«Lo so, ma per adesso non posso, devo sistemare delle cose con lei, per colpa di mio padre non posso liberarmene così facilmente, prima devo fare assolutamente una cosa e poi potrò eliminarla definitivamente dalla mia vita. » Spiegò freddo Alex.
"Cosa? Alex vuole uccidermi?" Pensai con gli occhi pieni di lacrime.
Così spaventata scappai via da quella casa, via da quel mostro che pensavo che fosse un mio amico, o meglio l'uomo che amavo.
Spazio autrice
Buona sera amici! Bene e allora cosa è successo? Angelica crede davvero che Alex vuole ucciderla? E cosa accadrà adesso? Dove andrà? E Annalisa cosa gli sarà mai successo? Bene se siete curiosi aspettate il prossimo capitolo.
Ps aggiorno solo se arriviamo a tre commenti!
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