43° Capitolo: un intervento miracoloso
Entrai dentro e subito iniziai a guardarmi intorno. La casa di Vincent era molto grande, ma anche molto disordinata. Il divano in pelle nera, era rovinato e graffiato, la televisione era rotta e tutta impolverata, il pavimento era di legno e scricchiolante e in alcuni angoli vi era perfino un po' di muffa, sembrava una casa abbandonata. Tutto mi sembrava strano.
«Allora? Cosa mi dovevi dire?»
Continuò a sorridermi maliziosamente, sedendosi sul divano. Era diverso, era come se non fosse più il ragazzo che conoscevo, aveva le occhiaie, gli occhi rossi, il viso pallido e il suo aspetto era trasandato.
Non era più il Vincent di un mese prima e stare da sola con lui, in quella catapecchia, mi fece salire i brividi.
Continuai a guardarmi intorno, ero nervosa, non sapevo cosa rispondere, avevo un brutto presentimento.
A un tratto, notai che in un angolo piccolo e sporco, accanto al televisore, c'erano delle siringhe usate, segno che le avesse usate da poco. Perfetto! Avevo le prove che mi servivono, Alex non mi aveva mentito, il mio ragazzo era davvero un drogato. Tuttavia, non era giusto lasciarlo nel momento del bisogno e io non credevo per niente che Vincent potesse farmi del male. Ero sicura che mi amasse, lui era tornato per me, almeno era quello a cui volevo credere.
«Vincent, vorrei sapere se c'è qualcosa che mi stai tenendo nascosto, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa».
Mi sedetti accanto a lui stringendogli la mano.
«Cosa dovrei nasconderti piccola? Tu sai tutto di me, non ti devi preoccupare».
Mi sorrise flebilmente, grattandosi ripetutamente il braccio sinistro.
Ero stufa del suo silenzio, ormai sapevo tutto, lui doveva semplicemente dirmi la verità, così io l'avrei potuto aiutare, ma non capivo perché non mi diceva la verità, di cosa aveva paura, io ero la sua ragazza, di me si poteva fidare.
«Vincent ti prego non mentirmi, io so tutto».
Gli risposi guardandolo seriamente negli occhi. Il sorriso che aveva avuto fino ad alcuni attimi prima scomparve, per dare spazio a un espressione seria e cupa.
« Ah sì! Sai tutto? Cosa di preciso?»
Si alzò all'improvviso nervosamente, continuando però, a grattarsi il braccio, era di sicuro un effetto collaterale degli stupefacenti.
Quel suo gesto inaspettato mi sorprese, mi salì una grande paura, non sapevo più se dirgli la verità o trovare una scusa per scappare da lì il più presto possibile.
«So che spacci droga per conto di tuo padre e so anche che ti droghi. Vincent capisco molto bene che non è facile, una volta entrati in questo giro non è detto che se ne esce puliti senza conseguenze, ma se ti fiderai di me, allora io potrò aiutarti».
Mi avvicinai a lui, cercando di abbracciarlo ma lui si allontanò da me, molto violentemente.
«Non mi toccare puttana! Chi cazzo ti ha detto che mi drogo eh?! Sentiamo!»
Iniziò a urlare stringendomi forte il polso destro. Era come se fosse impazzito.
Ero spaventata, non sapevo cosa rispondergli, ero paralizzata e il dolore che stavo sentendo al polso non mi aiutava.
«Vincent, ti prego lasciami il polso mi fai male».
Iniziai a piangere e a contorcermi dal dolore.
«Rispondimi Puttana! Dimmi chi te l'ha detto!»
Mi ringhiò contro adirato. Era furioso sembrava un'altra persona, non era più l'uomo che amavo.
«A...Alex.»
balbettai spaventata. In quel momento pensavo solo al corvino. Speravo solo che lui non mi avesse abbandonata al mio destino e immaginavo che da un momento all'altro, lui, sarebbe entrato da quella porta e mi avrebbe salvata da quel mostro.
«Ah quindi mi hai tradito con quel bastardo eh!».
Mi tirò violentemente i capelli, mi spinse e mi portò sul divano, e bloccata dalla paura, iniziai a supplicarlo.
«No, Vincent ti sbagli, io non ti ho tradito, io ti amo, ti prego non farmi del male».
Piansi a dirotto, tremavo non sapevo cosa fare. I suoi occhi erano iniettati di sangue, aveva uno strano sorriso maligno, era furioso e io ero immobile, il mio corpo non reagiva.
«Stai zitta puttana! Non mentirmi! So benissimo che hai preferito mio fratello a me, non è cosi?»
Le sue parole mi spiazzarono. Il mio ragazzo sapeva benissimo che quello che legava me e Alex, non era odio, ma un sentimento ancora più forte: era amore. Tutti ne erano accorrente, tranne me e lui che cercavamo ancora di negare l'evidenza. Era incredibile perché non me ne ero accorta prima? In quel momento capii che io volevo andarmene da lì, volevo correre da Alex, abbracciarlo e non lasciarlo mai più.
«Sì è cosi, mi dispiace Vincent, ma io ti lascio, sei solo un mostro, non voglio più avere niente a che fare con te».
Urlai per farmi sentire da lui e forse chissà, anche dal corvino che mi aspettava fuori.
Vincent non rispose, era come se era in trance. Così aproffitai di quel silenzio per alzarmi e per andarmene via finalmente da quell'inferno.
«Ne ero sicuro».
Sentii il biondo farfugliare qualcosa che arrivò alle mie orecchie, ma io feci finta di non sentire e cercai di aprire la porta.
«Ferma, ferma, dove stai andando eh?! Puttana! Credi davvero che io ti lasci andare così, senza che tu mi lasci un ricordino? Credi davvero che io sia un coglione che mi faccio trattare in questo modo dalla mia ragazza, senza reagire, eh?»
Mi bisbigliò a un orecchio, parandosi davanti a me e bloccandomi l'uscita.
«Lasciami Vincent! Voglio andarmene da qui». Lo supplicai continuando a piangere, ero disperata.
«No, perché? Adesso che ci stavamo divertendo? Tranquilla piccola non ti farò del male».
Dopo quelle parole agghiaccianti, sul suo viso comparve uno strano ghigno, aveva qualcosa in mente, qualcosa che me lo sarei ricordato per tutta la vita.
Mi prese nuovamente per il polso e strattonandomi mi spinse sul divano e sbattendo forte la schiena sul bracciolo, urlai dal dolore, a causa dell'impatto.
Mi aprì le gambe strappandomi i vestiti. Ero nuda, avevo solo le mutandine a coprirmi e io subito d'istinto, mi portai le braccia al petto per coprirmi il seno.
«Vincent ti prego smettila».
Gridai cercando di liberarmi, ma era tutto inutile.
«Stai zitta puttana».
Mi ordinò dandomi uno schiaffo violento e forte sul mio viso. Dopo quel gesto mi bloccai, ero come se fossi andata in un altro mondo. La paura aveva preso il sopravvento.
Lo guardavo in silenzio, mentre si toglieva i boxer, era completamente nudo!
Guardavo senza nessuna emozione il suo membro rigido e duro, mi tolse le mani dal petto e iniziò a leccarmi i capezzoli per rendermeli rigidi. Mi faceva schifo, io mi facevo schifo.
Dovevo dare retta ad Alex prima, ma adesso era troppo tardi.
Vincent mi stava violentando e io ero ferma a tutto questo, però in fin dei conti me lo meritavo.
Mi strappò anche le mutandine bianche. Adesso ero completamente nuda e vulnerabile, mi sentivo un verme. Guardavo il mio aguzzino senza parole, era un uomo orribile che senza pensarci due volte, mi stava portando via la mia innocenza.
A un tratto pensai ad Alex, l'unico che in quel momento poteva salvarmi e sorrisi, ne ero sicura, lui sarebbe venuto in mio soccorso, lui non poteva abbandonarmi.
Mentre Vincent aderiva il suo pene contro la mia vagina per entrare dentro di me, un forte rumore lo distrasse. Alex con un calcio sfondò la porta d'ingresso, sorpreso e rosso di rabbia diede un pugno in faccia a Vincent e mi guardò diventando pallido.
«Alex.» pronunciai il suo nome con un filo di voce. Era la prima volta in cui ero davvero felice di vederlo.
Mi coprì con il suo giubbotto nero e mi prese in braccio, ero felice, ma non riuscivo a dire una parola, tremavo ancora dalla paura.
A un tratto il biondo si alzò dolorante, aveva un po' di sangue che gli colava dal naso. Alex lo guardava con aria di superiotà, però non lo disprezzava anzi, era come se provasse pietà per suo fratello. Quel suo gesto mi fece capire quanto umanità c'era nel corvino che io neanche sapevo.
«Fermi, dove credete di andare eh?»Ci chiese Vincent barcollando.
«Vincent lasciaci passare è meglio per te». Rispose Alex molto serio, fulminandolo con gli occhi, a stento cercava di trattenere la rabbia.
Delle forti risate riempirono la casa, Vincent era uscito fuori di sè, non era più lui.
«Ma non farmi ridere fratellino, tu non saresti in grado di fare del male neanche a una mosca, ti conosco troppo bene».
Biascicò cercando di colpire Alex, ma i suoi riflessi erano rallentati, così il corvino riuscì a scansarlo e gli diede un colpo allo stomaco. Vincent barcollò indietreggiando di alcuni passi e si appoggiò a una sedia evitando di cadere a terra.
Dopodiché Alex mi strinse più forte a se e uscimmo da quella casa.
«Adesso ci sono io con te Angy, non preoccuparti».
Mi sorrise accarezzandomi dolcemente una guancia e mi sdraiò delicatamente sul sedile della macchina.
«Ehi! Dove andate!»
Urlò furibondo Vincent.
Io e Alex eravamo già un bel po' lontani dal biondo.
«Me la pagherete! Hai sentito Alexander Rossi? Me la pagherai!»Ci minacciò Vincent dando un calcio al bidone della spazzatura.
«Tranquilla Angy, non gli permetterò di farti del male, dovrà passare prima sul mio cadavere».Quelle parole mi fecero ritornare a respirare, ero sollevata e mi sentivo protetta dietro le possenti spalle del corvino che adesso aveva la mia più totale ammirazione.
Dopodiché Alex accese la macchina e partimmo e io vinta dalla stanchezza, mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top