26° capitolo: una giornata tranquilla

Due giorni dopo...

«Angelica svegliati sono già la sette e mezza, arriverai in ritardo a scuola, sbrigati». Sentivo in sottofondo la voce arrabbiata di mia madre ma non avevo la forza di alzarmi. La sera precedente, come sempre, dopo aver finito i compiti, passavo la notte a provare la nuova canzone, era incredibile non l'avevo ancora finita e la gara si stava sempre di più avvicinando. C'era una strofa che non mi faceva impazzire e il solo pensiero di fallire davanti a migliaia di persone non mi piaceva affatto.

«Angelica!» urlò mia madre arrivata al limite e io sentendo le sue grida caddi dal letto.

«Ahi! » mugolai massaggiandomi il sedere.

«Ben ti sta, così impari a svegliarti in orario» mi sorrise trionfante e scese giù in cucina. Era incredibile... come faceva a essere già bella e vestita così presto? Forse non eravamo davvero madre e figlia, da lei non avevo preso quasi niente: lei bella, precisa e puntuale, io pigra, disordinata e ritardataria, che cosa assolutamente fuori dal normale. Speravo almeno di aver preso da mio padre o non me lo sarei potuta spiegare.

Mi alzai, andai in bagno a lavarmi la faccia e con gli occhi ancora chiusi, mi vestii pregando il signore di non averli messi al contrario.

Scesi giù, afferrai un tost che mia madre mi aveva preparato con la marmellata, e sfrecciai con il mio motorino verso scuola.

Salii le scale dell'istituto e appena arrivai nella mia classe mi accorsi che la porta era già chiusa, avevano già iniziato la lezione quindi sicuramente mi sarei presa un bel rimprovero dalla professoressa di chimica.

«Buon giorno prof, scusi il ritardo» salutai in imbarazzo.

« Come mai questo ritardo Chiaramonte? » mi chiese un po' indispettita.

«Mi scusi e che non ho sentito la sveglia» risi nervosamente. Avevo i nervi a fior di pelle, volevo scappare come un gatto e rintanarmi dentro qualche tubo o casa. Avere gli occhi dell'insegnante e dei miei compagni addosso mi faceva sentire minuscola e mi dava una sensazione di amarezza e fastidio impareggiabile.

«Per questa volta ti faccio entrare, ma impara ad andare a letto più presto la notte, mi raccomando» mi disse sorridendo e mi fece cenno di sedermi al mio posto e io super contenta di averla scampata non me lo feci dire due volte.


«Hai veramente tanta fortuna tu Angy» mi sussurrò Isa ridendo, io che ero grata a quel miracolo non dissi nulla e poi iniziammo la lezione.

Stranamente quel giorno Alex era troppo sulle sue. Quando i prof lo chiamavano per interrogarlo li ignorava o semplicemente rispondeva che non aveva studiato e anche con noi era silenzioso e non lanciava le sue solite battutine che io odiavo terribilmente, magari era triste per sua madre che purtroppo non poteva più vedere e un senso di angoscia mi invase. Non era giusto che solo lui doveva sopportare tutto quel dolore, che vita brutta stava affrontando il mio amico.

Neanche quando Vincent venne a prendermi dopo scuola lui disse una parola, se ne andò semplicemente salutando Isa e Daniel ignorandomi completamente, come se io quel giorno non esistessi per niente, quel ragazzo era davvero un mistero per me. Non riuscivo a capirlo, un giorno mi trattava come se fossi una pietra preziosa che voleva ottenere a tutti costi, il giorno dopo come se io non contassi nulla.

Comunque sia, trascorsi un pomeriggio da favola con il mio ragazzo, passammo il tempo a passeggiare e a parlare di cose frivole, ma piacevoli. Gli raccontai della gara di canto e mi promise che sarebbe venuto a tutti costi pur di ascoltarmi e io divenni rossa come un peperone. Da un lato mi piaceva il fatto che lui voleva venire e sostenermi, dall'altro lato avevo una grande paura che dopo non mi avrebbe più amata.

«Sai Angelica, oggi sei davvero bellissima, non dico che le altre volte non l-lo s-sei, però questo pomeriggio sei splendida.» mi comunicò diventando rosso in viso e abbassando il capo, era nervoso e a me sembrava così dolce e romantico.

«Grazie tesoro» gli risposi mostrando il mio sorriso più bello. Eravamo seduti su una panchina e dietro di noi c'era una vista da sogno. Si vedeva il paesaggio pieno di alberi e montagne, così perfetto che sembrava un dipinto. Ci alzammo e ci appoggiammo alla ringhiera e alzai lo sguardo verso il sole che stava tramontando e notai che aveva reso il cielo arancione e davanti a tanta bellezza rimasi a bocca aperta e proprio in quel momento, Vincent mi baciò facendomi battere il cuore velocemente. Stavo vivendo una fiaba a occhi aperti e non volevo più svegliarmi. Dopo che si era fatto buio, il mio ragazzo mi accompagnò a casa, ci salutammo e contenta entrai e chiusi la porta, rimanendo per alcuni minuti dietro di essa a fantasticare.

Mi tolsi le scarpe e notai che ero sola, mia madre non era ancora tornata, forse aveva avuto degli impegni in ospedale che non le avevano permesso di tornare presto. Salii le scale con un sorriso da ebete, entrai nella mia stanza, aprii il quaderno dove tenevo i miei testi e provai a modificare la canzone che dovevo presentare per la gara che se avessi vinto avrei salvato il padre di Alex. Presi la penna e in quel momento pensai a lui e iniziai a piangere. Perché ogni volta che i miei pensieri si rivolgevano a lui mi sentivo a pezzi? Perché lui mi considerava così sbagliata? Cosa avevo fatto di tanto orribile da essere disprezzata in quel modo? Mi asciugai le lacrime, tirai fuori un grido che attenuai tenendomi la bocca con i capelli e poi iniziai a scrivere, cancellai quella strofa e ne scrissi una nuova che esprimeva meglio tutti i miei sentimenti e poi stanca mi lasciai cullare da Morfeo.

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