20° Capitolo: David Rossi!

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Ciao ragazzi prima che inizia questo nuovo capitolo vorrei ringraziare due ragazze di wattpad che mi hanno aiutata a scrivere questo capitolo e che senza di loro non ce l'avrei fatta. Quindi ringrazio: MissPepper10 e Dream2412.
Bene adesso vi lascio a questo nuovo capitolo e spero che vi piaccia ciao.


Non appena misi piede nella stanza, la puzza di alcool mista al sudore mi investì a ondate. Ora Eravamo lì in piedi, immobili a fissare quell'uomo disteso in quel letto d'ospedale, il padre dei due ragazzi per i quali provavo sentimenti contrastanti, giaceva inerte con lo sguardo rivolto verso l'unica finestra della stanza. Sembrava non essersi accorto della nostra presenza o forse era cosciente che noi eravamo lì e faceva di tutto per ignorarci. Alex mi strinse nuovamente la mano quando ci avvicinammo al suo letto. Era nervoso e terrorizzato allo stesso tempo, era incredibile quanto timore incuteva il padre di Alex.
Ricambiai la stretta per rassicurarlo. Non era solo, aveva me.
Sentivo il fiato di Alex farsi pesante, teneva forte la mia mano, io ero il suo scudo e lui il mio, sembravamo due anime in un solo cuore.

«Papà!»Lo chiamò a un tratto per attirare la sua attenzione.

«Che cosa hai combinato questa volta?» Continuò senza avere nessuna risposta.

L'uomo sospirò lievemente prima di voltarsi a guardarci, come sospettato ci aveva sentiti. Trattenni il fiato quando lo guardai in viso, aveva il volto tumefatto, sembrava che qualcuno si fosse divertito a tempestarlo di pugni, aveva le nocche spaccate, segno che non solo fosse stato picchiato, ma che le avesse date anche. Il sangue gli si era seccato intorno al naso e alla bocca. Mi meravigliai che in quelle condizioni fosse ancora vivo.

«Figliolo!»Lo salutò muovendo la bocca fino a formare un ghigno strafottente. Rimasi interdetta, non mi aspettavo una reazione del genere. Con la coda dell'occhio notai Alex stringere i denti.

«Perché hai portato qui la tua amichetta?»Sghignazzò rivolgendomi uno sguardo lascivo che mi disgustò nel profondo. Ora capivo l'avvertimento di Alex.

«Hai davvero la faccia tosta di portarla davanti al mio cospetto dopo quello che ci siamo detti l'altra volta.» continuò tornando a guardare suo figlio con risentimento.

«Te l'ho già detto, io non obbedisco ai tuoi ordini.» ribattè Alex lasciandomi la mano con forza. Stava perdendo la pazienza e io non sapevo cosa fare per calmarlo.

«E invece dovresti farlo, se non vuoi problemi...» rispose con aria altezzosa e tornando a fissarmi con la coda degli occhi. Non capivo il loro discorso, suo padre mi conosceva? Cosa voleva da me?

David Rossi era quanto di più lontano esistesse dall'ideale di un buon padre di famiglia. Era arrogante e altezzoso, mi era bastato ascoltare una sola parola per capirlo e avrei fatto volentieri a meno di trovarmi lì con lui se non avessi saputo che Alex aveva bisogno di me.

«È carina!» Commentò grattandosi continuamente il braccio destro dove vi era attaccata la flebo.

«Lasciala stare! Non cambiare discorso e rispondimi!»Sbottò Alex facendosi avanti mentre il padre gli rivolse un sorriso di scherno.

David però, sentendo le parole del figlio si infastidì molto e a un tratto si fece serio e guardò male Alex, come per dirgli che non dovevano parlare davanti a me.

Alex allora si girò verso di me e mi disse: «Senti piccola, potresti uscire un attimo per favore?»

«Ce-certo» risposi tremando e uscii velocemente da quella stanza. Non erano affari miei, non potevo mica immischiarmi in cose che era meglio non conoscere.





ANGELICA

Ero confusa e spiazzata da quello che avevo origliato, la famiglia di Alex non si poteva di certo considerare normale, erano dei delinquenti e io avevo sempre più paura di quell'uomo disteso su quel letto.

Lo osservavo stupita: David un tempo doveva essere stato un bel'uomo, un tempo prima dell'alcool e delle droghe, almeno.

Era magro come un chiodo e i capelli castano chiaro quasi biondi unti, da tempo trascurati erano tenuti indietro da un paio di occhiali da sole neri. Nonostante gli ematomi non potevo non notare gli occhi iniettati di sangue. Erano azzurri come quelli di Vincent, ma molto meno espressivi. Mi sorpresi a scoprire che sotto quel volto martoriato vi era un po' di Alex e un po' di Vincent. Proprio come il mio cuore, una metà era di Alex, l'altra di Vincent.

«Adesso me ne vado, mi faccio vivo io tra due settimane.» concluse il figlio con disprezzo.

Dopodiché Alex mi prese la mano e uscimmo da quella stanza carica di negatività.

Finalmente eravamo fuori da quell'ospedale che per me era sempre stato una prigione e ci recammo nella sua macchina. Non appena entrammo Alex alzò la radio a tutto volume e fece retro marcia per uscire dal quel parcheggio, era furioso e sapevo che non voleva parlare di quello che era appena successo, ma la mia curiosità era troppo forte, troppe domande frullavano nella mia testa.

«Come farai a trovare tutti quei soldi?»
Domandai abbassando lo stereo.

«Ma come lo sai? » mi domandò incredulo.

«Purtroppo vi ho sentiti, scusami» abbassai la testa per il senso di colpa, sapevo che dovevo stare zitta, ma la mia natura di ficcanaso me lo impedii.

«Non lo so, ma un modo troverò».
Mi guardò intensamente e il suo sguardo mi trafisse l'anima,per fortuna non era arrabbiato con me, ma i suoi occhi erano di ghiaccio, privi di ogni sentimento, era incredibile quanto suo padre comandasse la sua vita e le sue emozioni.

«Non dirmi che farai qualcosa di illegale!»esclamai paralizzata.

«Secondo te come faccio legalmente a trovare dieci mila euro in due settimane?»
Si fermò con l'auto in un parcheggio vicino a casa di Annalisa.

«Be...beh i...io n...non saprei, però non voglio che finisci nei guai, capisci? È quello che vuole tuo padre, vuole che fai qualcosa di sbagliato per costringerti a obbedirgli e a fare tutto quello che ti dirà.». Balbettai spaventata.

«Wow non sapevo che ti interessasse di me. Su Non preoccuparti se non mi scoprono non finirò in galera».
Sorrise mostrando i suoi splendidi denti bianchi.

Io diventai rossa dall'imbarazzo.

«A me non importa un fico secco di te! Penso solo alla figuraccia che farei se un mio conoscente finisse in prigione. Non voglio che le persone che mi conoscono pensano che io frequenti questo genere di tipacci!»
Sbottai offesa, ma ero anche spaventata, forse avevo esagerato e credevo che mi avrebbe potuto fare del male, così cercai di scusarmi, ma lui mi interruppe sorridendomi maliziosamente, mi prese alla sprovvista dandomi un bacio sulle labbra e io rimasi pietrificata.

«Alex devi smettere di baciarmi ti ricordo che sono fidanzata!»
Gli urlai indignata, ma lui rise come uno stupido, pero poi per fortuna, alzò le mani come segno di resa.

«Se è così allora illuminami saputella, hai qualche idea?» mi disse, cambiando discorso e prendendosi gioco di me.

«Beh per adesso no, ma mi inventerò qualcosa, fidati di me!»
Mi misi una mano sul petto per fargli capire che doveva credermi.

« Ok Miss Ingenuità, ti darò quattro giorni, poi passerò al mio piano».
Mi fece l'occhiolino, e io lo odiavo a morte quando faceva così, soprattutto non sopportavo il suo stupido soprannome, feci il cenno con la testa e dopo mi accompagnò a casa.

Non appena scesi dalla macchina, prima che me ne andassi, mi fermò afferandomi un braccio: «Grazie Angelica, sei davvero fantastica, ci vediamo domani, ciao!»
Mi diede un bacio sulla guancia e dopo cinque minuti lo vidi sfrecciare via come un razzo.

«Wow, Alex mi ha ringraziata! Ma in quale situazione mi sono cacciata? Perché l'ho seguito? E soprattutto perché mi sono offerta di aiutarlo a trovare quei maledetti soldi? Sarà una cosa impossibile, ah! Povera me».

Entrai in casa lamentandomi, quel ragazzo mi faceva davvero impazzire, quando stavo con lui dimenticavo qualsiasi cosa, era la mia droga.

Infatti dimenticai perfino che erano le dieci e mezza di sera e che mia madre di solito rientrava a quell'ora, così non appena la vidi non tardarono le sue urla: «Angelica Chiaramonte! Dove diavolo sei stata fino a quest'ora? Sai benissimo che devi rientrare prima delle dieci, prima che io ritorni, spero che avrai un ottima spiegazione!» mi domandò furiosa e io ero terrorizzata, non sapevo cosa rispondere, non potevo dirle del padre di Alex o non mi avrebbe più fatta uscire.

«Sono stata con Annalisa, sai stava male e mi ha chiesto se potevo stare con lei a farle compagnia, visto che sono figlia di una dottoressa, come tu sai, sono un ottima infermiera».
Abbassai lo sguardo spaventata, speravo che se l'avesse bevuta o semplicemente qualcosa l'avrebbe distratta e per mia fortuna mentre stava per rispondermi una telefonata la interruppe: «Va bene, vai! Per questa volta ti sei salvata dalla mia ira!»
Mi disse per poi rispondere alla telefonata. E io non me lo feci ripetere nemmeno una volta che subito corsi nella mia stanza e mi chiusi a chiave per precauzione, per evitare se a mia madre dopo venisse la curiosità di sapere la verità, così pensai che non lo avrebbe potuto fare.

Mi spogliai, indossai il mio amato pigiama e mi gettai nel mio morbido letto, ma non riuscivo a dormire pensavo ad Alex , a suo padre, alla promessa che gli avevo fatto e soprattutto dovevo cercare un modo per uscirne inerme da questa brutta situazione, dopo che mi rigirai nel letto per un bel po' mi addormantai.

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