2°capitolo: Primo giorno di scuola (riscritto)

Attenzione:
È possibile trovare degli errori in questo e nei prossimi capitoli.
Se ci sono, non vi preoccupate revisionerò il Libro non appena lo concludo. Se li trovate segnalatemeli che io li correggerò immediatamente.
Grazie e buona lettura.

Improvvisamente la sveglia iniziò a suonare. Erano ormai le sette e io non riuscivo proprio a svegliarmi, così, come se nulla fosse successo, la spensi, mi girai dall'altro lato e mi rimisi a dormire.
Mia madre era uscita presto anche quella mattina, il suo lavoro da medico le portava via tutto il tempo. Per questo ogni volta che lei non c'era invitavo Isa.

Da quando i miei genitori avevano divorziato, io non vedevo quasi mai mia mamma, a volte pensavo che di me non le importasse veramente, per lei il suo lavoro contava di più. Sarei voluta andare volentieri a vivere con mio padre, l'unico a cui interessavo davvero.

Inoltre quella mattina ero distrutta, non avevo le forze per alzarmi e affrontare una nuova giornata. La sera prima non avevo chiuso occhio a causa del pigiama party improvvisato dalla mia amica.

Eravamo rimaste sveglie a parlare tutta la notte a proposito di come sarebbe stato il nuovo anno, e io continuavo a chiedermi se Alex, almeno quest'anno, mi avrebbe lasciata in pace.

Un tonfo mi svegliò di colpo, mi misi seduta prendendo lucidità e notai il corpo della mia amica sdraiato per terra.

«Isa, come stai?» Le chiesi scuotendola un po' preoccupata. Poi vidi la sveglia e la scossi più forte.
«Alzati cazzo è tardi, dobbiamo andare a scuola, non possiamo arrivare in ritardo il primo giorno. » gridai in preda al panico, lei mi rispose mugugnando qualcosa di incomprensibile per poi alzarsi e venirmi incontro, mentre mi stavo già vestendo e con la voce ancora impastata dal sonno mi bisbigliò all'orecchio: «Buongiorno.» E si diresse in bagno come se nulla fosse.
« Ma buongiorno sto cazzo, siamo in ritardo e tu sei bella tranquilla? Seriamente? Un giorno o l'altro ti svegli morta, te lo giuro!» La minacciai furiosa ricontrollando lo zaino.

«Capita» Rispose con un'alzata di spalle.

«Sbrigati perché tra cinque minuti io esco, eh!»

Isa uscì dal bagno quando io avevo già finito di prepararmi con un paio di jeans tubolari e la mia amata maglietta nera di Calvin Klein; lasciai Annalisa in camera a vestirsi, mentre io andai in bagno per mettere un po' di correttore e nascondere le occhiaie che mi erano venute a causa della notte precedente.

«Bene!» Dissi. Mi guardai un'ultima volta allo specchio, poi mi girai verso la mia amica per vedere se avesse finito. Indossava una maglietta larga color lilla, dei semplici leggins neri e delle Air Force bianche.

«Ho finito. » Mi rispose Isa, mentre si metteva il mascara.

«Ok, allora usciamo. » Sorrisi soddisfatta. Lei mi squadrò dalla testa ai piedi divertita e maliziosa.

«Che belle che siamo oggi, come mai?» Sentendo la sua domanda arrossii.

«Mi andava di vestirmi così oggi.»

«Ehehe vuoi fare colpo su Alex eh? »  Disse sbeffeggiandosi di me.

«Cosa? No, per carità! » Guardai da un'altra parte per sfuggire al suo sguardo indagatore. Anche se lo detestavo non potevo nascondere che in fondo, in fondo, ma molto infondo, aveva il suo fascino. Lei scoppiò in una risata talmente sguaiata che rimbombò per tutta la casa.

«Ok, ok, va bene, ho capito, andiamo.» Mi disse non appena ritornò parzialmente seria. Uscimmo di casa che erano le otto meno un quarto.
Presi il mio amato motorino, lo accesi e partimmo.

«Guarda! "Dolci Sfizi" è aperto. Peccato! Se non fossimo state in ritardo ci saremmo potute fermare a comprare due cornetti alla crema.» Piagnucolò la mia amica.

«Già, peccato che "qualcuno " non aveva la minima intenzione di alzarsi.» Le lanciai una frecciatina e continuai a guardare la strada sbuffando annoiata. Dopo dieci minuti arrivammo nel piazzale della scuola e alzai gli occhi su quell' edificio infernale, con quell'arancione sporco all'esterno e con quel verde muffa che imbrattava le pareti di tutte le aule, mi sentivo in carcere. Posteggiai il motorino dietro le scale di emergenza per poi entrare.

Non avevamo proprio voglia di tornare a scuola, volevamo rimanere ancora in vacanza.

«Finalmente! siamo arrivate.» Esultai con il fiatone entrando in aula e mi appoggiai al primo banco che trovai.

«Già, adesso però sediamoci, perché non ce la faccio più.»
Mi rispose Annalisa sfinita, lasciandosi cadere di peso su una sedia libera. Per fortuna la professoressa non era ancora arrivata, o ci avrebbe messo subito una nota il primo giorno di scuola. Notai che eravamo le ultime arrivate, mentre quasi tutti i nostri compagni erano immersi nelle loro chiacchiere senza far caso a noi.

Mi sedetti e subito mi girai per vedere chi era seduto alle mie spalle e con mia immensa " fortuna" vidi Alex con i suoi occhi penetranti persi nel vuoto. Quel giorno indossava un giubbotto nero di pelle su una maglietta bianca e jeans neri. Sembrava che si fosse vestito come le strisce pedonali. Oppure, sembrava che un cane gli avesse sbranato i jeans all'altezza delle ginocchia. Strano, di solito era più attivo di così, invece quella mattina sembrava congelato senza emozioni. Si era isolato da tutto e da tutti come se quel giorno ogni cosa potesse farlo scoppiare.

A prima vista poteva persino passare per un giovane intelligente e serio, ma in realtà non era così, era solo uno stronzo che si era montato la testa.
Uno che pensava solo a usare le ragazze, uno stupido bullo che si dava tante arie da duro, ma che in realtà era soltanto uno scansa fatiche che non ne combinava mai una giusta. Lo odiavo anche per questo.

"Forse oggi non voleva venire. " Pensai un po' perplessa.
Poi i miei pensieri furono interrotti da Isa: «A cosa stai pensando Angy?» Mi domandò voltandosi nella mia direzione.

«Eh, cosa?» Le chiesi ritornando alla realtà.

«Tutto ok?»

«Sì tranquilla» Sorrisi nervosamente.

«Secondo te come mai Alex è così strano oggi ?» Sussurrai curiosa.

«Ah, non saprei. Forse starà soltanto aspettando Daniel. »

«Sarà! Comunque dov'è Daniel?»

«Sta arrivando. » Si capiva che era impaziente di rivedere il suo ragazzo dopo le vacanze.

«Aspettiamolo allora.»

A un tratto Daniel entrò correndo in classe ed era evidente che stesse sperando che l'insegnante non fosse già arrivata e per sua fortuna il suo desiderio fu esaudito. Aveva il fiatone e i suoi capelli biondi completamente spettinati, mentre ancora si strofinava gli occhi con una mano. Mi abbracciò forte e poi baciò sulle labbra Annalisa.

"Come sono carini. " Pensai, ero proprio felice per loro.
Ma mentre avevo la testa fra le nuvole, uno sbuffo mi fece tornare con i piedi per terra. Con la coda dell'occhio notai Alex che fissava disgustato i miei amici.

«Che palle, ragazzi, finitela, mi sta venendo il volta stomaco.» Sibilò Alex scocciato, mentre Daniel si avvicinava a lui per salutarlo.

«Chiaramonte, che cazzo hai da guardare?» Mi urlò furioso. Era inutile, io e lui non potevamo stare neanche cinque minuti in pace, era più forte di noi.

«Che cosa c'è? Ti dà fastidio?» Ribattei girandomi davanti al suo banco. Ma invece di dirlo con voce decisa e con tono che non ammetteva repliche, mi uscii stridula.

Alzai gli occhi al cielo cercando di coprire il mio imbarazzo e il mio nervosismo. Lui non mi rispose, si limitò semplicemente a fulminarmi con lo sguardo.

«Come mai non sei attaccato a qualche ragazza come tuo solito?» Sorrisi alla mia amica che ci guardava divertita. Per fortuna avevo riacquistato la mia grinta.

«È meglio che la smetti, prima che perda la pazienza. » Mi avvisò, più acido del solito. Ci scambiammo sguardi di fuoco, fino a quando non ci fermò la professoressa di matematica appena entrata: «Buongiorno ragazzi, iniziamo la lezione che siamo già in ritardo.» La osservammo in silenzio.

« Datevi una calmata che se vi vede la prof siete fottuti.» Ci fece notare Dani appoggiando una mano sulla spalla di Alex.

Il quale sbuffò annoiato. Poi, si girò dalla parte della finestra evitandomi completamente.

«Non lo sopporto più.» Sbuffai sconfitta girandomi verso la lavagna. La mia amica mi accarezzò dolcemente la schiena per poi iniziare a seguire nuovamente la lezione.

Quando suonò la campanella dell'ultima ora io, i miei amici e Alex ci incamminammo insieme verso l'uscita.

«Allora, oggi hai gli allenamenti di calcio, Dani?» Chiese Annalisa.

«No, gli allenamenti iniziano domani. »

«Sei ancora tu il capitano Alex ?» Domandò Isa. Lui la congelò con lo sguardo e prima che potesse dire qualsiasi cosa, Daniel lo anticipò rispondendo: «No amore, quest'anno sarò io il capitano.» Guardò il suo amico tristemente. Isa non appena sentì la notizia saltò al collo del suo ragazzo e lo baciò entusiasta della sua promozione.

Mentre eravamo assorti nel congratularci con il biondino, a un tratto vidi Beatrice, la ragazza più popolare della scuola, avvicinarsi a noi con dei tacchi vertiginosi gesticolando con i suoi lunghi capelli rossi tinti, ovviamente, e si appoggiò alla spalla di Alex.

«Ti va se facciamo qualcosa di eccitante?» Sussurrò maliziosamente fregandosene della nostra presenza. Io li guardai schifata, ma lui con mio immenso stupore la respinse: «Senti oggi è la giornata sbagliata per rompermi i coglioni, quindi ti consiglio di levarti» La zittì seccato.

«Sei proprio un coglione!» Gli gridò addosso adirata e se ne andò via. Sul mio viso spuntò uno strano sorriso di soddisfazione che cercai di celare immediatamente.

Facendo finta che non fosse successo niente, ci avviammo verso i motorini e Annalisa prima di salutare ci chiese: «Questa sera vi va di cenare a casa mia visto che i miei non ci sono?»

«Sì va bene.» Accettai con molto piacere.

«Okay, allora ci vediamo questa sera a casa mia alle otto, puntuali mi raccomando, bye!» Ci salutò Isa.

Subito dopo vidi la mia migliore amica salire sul sellino della moto del suo ragazzo e i due scomparvero rapidi come una freccia, lasciandomi sola con lui. Ah, come rimpiangevo il mio mp3, di gran lunga più gradevole di stare in compagnia di quel ragazzo mestruato.

«Tu vieni, giusto?» Dissi scocciata, mentre Alex invece di rispondere si diresse verso la sua Panda azzurra.

Quel ragazzo mi faceva innervosire soltanto guardandolo.

«Ehi! Mi hai sentito!» Lo tirai per il giubbotto e lui si girò sbuffando.

«Che cazzo vuoi?»

« Rispondi alla mia domanda sì o no?»

«Non sono problemi tuoi!» Rispose aprendo la macchina per poi accenderla e sparire nel nulla.

Il suo comportamento mi turbò, era così freddo che mi vennero i brividi.

Ma la cosa più strana era come mi aveva trattata, mi sentivo ferita anche se non c'era un motivo logico per cui esserlo, sapevo come era fatto quindi non capivo il perché della mia reazione. Scombussolata accesi il mio motorino e mi allontanai il più possibile da quell'inferno.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top