17°capitolo: Annalisa

30 ottobre:

«È assurdo vero? Alex ha un fratello più grande e noi non ne sapevamo niente, povera Angy!» esclamai con naturalezza. Mi salii un piccolo rigurgito che riuscii a mandare giù facilmente, posai il bicchiere vuoto sul tavolo di vetro del locale e ordinai il mio quarto Vodka lemon.

«Esatto, non riesco a farmene una ragione, io sono il suo migliore amico e non mi ha mai accennato nulla.» dichiarò il mio ragazzo un po' deluso dal comportamento del suo amico, mentre sorseggiava una birra. Il bar era molto grande, la luce però scarseggiava, era illuminata solamente la pista da ballo e il bancone dei liquori con dei faretti colorati e in fondo, un ragazzo davvero carino metteva dell'ottima musica.

«Quel ragazzo è pieno di misteri, ogni giorno esce fuori un altro segreto, chissà se riusciremo prima o poi a unire tutti i pezzi del suo puzzle. » sghignazzai come un'oca e iniziai a tossire forte, il liquore mi era andato di traverso. Daniel preoccupato mi diede delle pacche sulla schiena e dopo un po' mi ripresi, per un pelo non morii affogata.

«Amore, mi sa che hai bevuto troppo per questa sera, che ne dici se ce ne andiamo? » mi propose, ma io mi stavo divertendo, non avevo proprio voglia di smettere sul più bello.

«Dai tesoro, non fare il guasta feste, tra poco mettono per fino la mia canzone preferita e domani non c'è scuola. Divertiamoci la notte è ancora giovane! » urlai euforica alzandomi in piedi per ballare e feci cenno al DJ di alzare il volume.

«Va bene. Uffa! Quanto mi mancano quei due certe sere come questa, loro sono gli unici a farti ragionare.» sospirò malinconico, ma io non ci feci caso e continuai a muovere i fianchi a ritmo di musica.

A un tratto un ragazzo alto e dai capelli color corvino ci raggiunse:«Ciao ragazzi, come va?»

«Alex! Ma guarda un po', parliamo del diavolo e ci spuntano le corna. » risi sputando dappertutto e mi appoggiai a lui per non rischiare di cadere. L'equilibrio quando bevevo era instabile, mi girava la testa e il mio stomaco non era in ottime condizioni.

«Isa stai bene? Quanto hai bevuto? » mi chiese Alex con un ghigno divertito sulla faccia. Quello scemo godeva a vedermi in quello stato, era terribilmente antipatico quando mi prendeva in giro.

«Sì sto bene, ti ricordo che io non sono Angelica, quindi puoi smettere di fare lo stronzo. » gli bisbigliai in un orecchio sorridendo trionfante, le mie parole fecero l'effetto che speravo, infatti il suo viso divenne pallido.

«Tu sei pazza, cosa c'entra ora la tua amica? » ribatté inquieto reggendomi ancora per le braccia.

«Sappiamo benissimo entrambi che sei cotto di lei dal primo giorno, ma stai tranquillo, non sospetta niente, sei bravo a nasconderlo. » conclusi ritornando a sedermi sul divanetto di pelle della discoteca, accavallai le gambe e sorrisi compiaciuta. La sua testolina in quel momento era in tilt perché avevo colpito il suo punto debole. Poteva negare l'evidenza con Daniel e con Angelica, ma non con me, nessuno riusciva a sfuggirmi, quando Cupido scoccava le sue frecce non si poteva più tornare indietro.

«Tesoro stai bene? » mi domandò il mio ragazzo spaesato e curioso di capire cosa ci eravamo sussurrati di nascosto.

«Certo, sto alla grande! » dichiarai bevendo ancora un sorso del mio drink

«Buonasera Alex, e tu da dove spunti? » chiese il biondino al suo amico.

«Ero a casa da solo, mi annoiavo e così sono uscito, non avrei mai pensato di trovarvi qui, dov'è Angelica? »

«Credo a casa, non la sentiamo da oggi pomeriggio, non sta molto bene. » commentò il mio fidanzato preoccupato.

«Ah, per il fatto che è successo oggi? » aggiunse Alex grattandosi il naso con un dito. Era all'impiedi ansioso, non riusciva a guardarci in faccia, era evidentemente pieno di sensi di colpa.

«No, Annalisa mi ha detto che era successo qualcosa a casa, ma non sappiamo bene cosa. » spiegò in fretta il biondino. Io ero stufa di ascoltarli così mi alzai e andai in pista trascinandomi dietro il corvino.

«Sei impazzita? Il tuo ragazzo non è geloso? »

«Cosa? Daniel geloso di te? No tranquillo, sa benissimo che io non ti vorrei neanche se fossi l'ultimo maschio sulla Terra. Voglio ballare con te perché lui non vuole e poi dobbiamo ancora finire il nostro discorso. » lo guardai maliziosa, ero eccitata al massimo, l'adrenalina che avevo in corpo iniziava a farsi sentire e mi stavo divertendo a torturare Alex. Quando mi sarebbe capitata di nuovo una situazione simile?

«Lasciami in pace e non ti immischiare, non sono cose che ti riguardano. » sbuffò il ragazzo palesemente stressato.

«È della mia migliore amica che stiamo parlando, non voglio che continui a farla soffrire. » ribattei furiosa pestandogli i piedi, ma lui come se fosse di ferro, non sentì nessun dolore. Come cavolo era possibile?

«Non preoccuparti per questo, ho smesso di trattarla male. » mi confessò spiazzandomi completamente.

«E da quando hai deciso di non fare più lo stronzo? »

«Da adesso, ora però chiudiamo qui il discorso, va bene? » mi propose guardandomi serio e poi senza aspettare la mia risposta si andò a sedere accanto al mio fidanzato più addormentato che sveglio.

Dopo un po' ce ne tornammo tutti a casa e io caddi in un coma profondo.

Mi svegliai con una forte emicrania, ieri avevo bevuto troppo per i miei gusti e parlato senza freno ad Alex. Dovevo stare zitta e farmi gli affari miei come voleva lui, ma io davanti a quelle ingiustizie non potevo essere indifferente, l'amore era una cosa seria e loro non potevano continuare a giocare. Mi alzai con la pancia in fiamme e subito corsi in bagno a vomitare, la vodka lemon stava lentamente risalendo ed era atroce il dolore che stessi provando. Se mai quei due si sarebbero messi insieme, avrei smesso per sempre di bere, era una promessa, non potevo continuare a lungo a farmi quelle bevute o sarei finita presto in ospedale con il fegato rovinato. Ritornai in camera e mi accorsi che la sveglia segnava già le undici di mattina.

"Cavolo! Ho dormito tantissimo! Era da tanto che non facevo una bella dormita come questa. " pensai commossa asciugandomi una lacrima per finta.

Mi recai in cucina dove la mia cuoca personale mi fece trovare una ricca colazione e un'aspirina, quanto amavo quella donna, sapeva sempre di cosa avessi bisogno. Era girata di spalle a pulire i fornelli e io la osservavo mentre gustavo il mio cibo in silenzio. Maria aveva più o meno la stessa età di mia madre, era alta e formosa, capelli lunghi e rossi e due occhi verdi così grandi che ti ipnotizzavano solamente con uno sguardo. Le dicevo sempre che se avesse voluto, sarebbe potuta diventare senza problemi una bravissima modella, ma lei ogni volta mi sorrideva e mi rispondeva che ormai non aveva più l'età per fare certe cose e un po' aveva ragione, se solo l'avessi conosciuta prima, le avrei fatto fare un' ottima carriera.

«Maria, io vado nella stanza da ballo ad allenarmi un po', se viene qualcuno avvisami per favore. » le dissi non appena finii la mia colazione e dopo salii le scale felice di poter ballare e rilassarmi per alcune ore.

Entrai nella stanza vestita con il mio tutù rosa, certo un po' mi vergognavo a indossarlo, non era nel mio stile, sembravo una stupida bambola, però se volevo continuare danzare dovevo accettarlo e metterlo per forza. Sospirai amareggiata, accesi la radio che era posizionata su una sedia, accanto a essa posai il mio cellulare e iniziai il mio allenamento.


Dopo un paio di ore mi fermai distrutta, presi il mio telefono e vidi dieci chiamate perse da Angelica. Erano già le due passate e confusa mi chiesi cosa avesse la mia amica di così urgente.

Senza pensarci due volte e con il cuore in gola la richiamai e dopo tre squilli mi rispose: «Pronto, Isa? »

«Pronto? Sì Angy, sono io, è successo qualcosa?» domandai iniziando a preoccuparmi seriamente, la sua voce era spezzata da mille singhiozzi e non mi sembrava per niente felice.

«No... sì, dobbiamo parlare, puoi venire a casa mia? »balbettò agitata. Ero terrorizzata, mi chiedevo cosa potesse avere la mia amica di così tanto terribile da piangere senza freno, lei che odiava con tutta se stessa farsi vedere debole dagli altri.

«Va bene, sto arrivando». Chiusi la chiamata buttando fuori tutta l'anidride carbonica che si trovava dentro il mio corpo. Subito dopo mi recai nella mia stanza, mi vestii di fretta e sperando di non aver indossato il vestito al contrario, andai dalla mia amica.

Arrivai piena di dubbi davanti alla soglia di casa sua. Mi riggiravo i pollici indecisa sul da farsi, chissà se ce l'avrei fatta a reggere un'altra notizia cattiva. Ma presto mi scrollai di dosso quei brutti pensieri, presi un grande respiro e suonai il campanello, pronta a sostenere la mia migliore amica. Velocemente la porta si aprì e la vidi con gli occhi gonfi e pieni di lacrime, gettarsi fra le mie braccia.

«Finalmente sei qui, non sai quanto avevo bisogno della tua presenza in questo momento.» mi confessò liberandomi dalla sua stretta e si asciugò gli occhi con un fazzoletto che le porsi.

«Sì e adesso che sono qui, dimmi cosa è successo perché sto davvero male a vederti ridotta in questo stato.» commentai stringendo forte i denti. Pensai che fosse stato Alex a ridurla in quello stato e se fosse stata la verità, sarei andata dritta da lui a picchiarlo così tanto da fargli cambiare i connotati.

«Sì, entra che ti racconto». Non me lo feci dire due volte ed entrai.

«Allora? Che cosa è successo? Non dirmi che quel coglione di Alex ti ha fatto del male?» Chiesi sedendomi sul divano del salotto.

«No, no, tranquilla, Alex non c'entra questa volta, ti devo dire un' altra cosa .» mi comunicò diventando cupa in viso.
Io mi agitai moltissimo, cosa mai era successo di così grave? Mi stavo facendo mille paranoie immaginando scenari sempre più tragici, poi però i miei pensieri furono interrotti dalle sue parole: «Sai... ieri è tornato mio padre e mi ha detto che il quindici giugno dovrò andare in Sicilia con lui e così non ci rivedremo per un anno, almeno da quanto ho capito dalla sua spiegazione, io dovrei stare con lui fino a quando non avrò diciotto anni, poi posso decidere io dove vivere».
Sentendo quelle parole rabbrividii, mi si congelò il sangue.

No, non potevo crederci, io dovevo vivere un anno senza Angelica? Non sarei sopravvissuta neanche cinque minuti senza di lei, mi sarebbero mancate troppo le sue risate, le sue domande senza senso e i suoi consigli che anche se erano giusti, io non seguivo mai perché odiavo seguire alla lettera quello che gli altri mi dicevano.

«Cosa?! N...no tu non puoi farmi questo, anzi tuo padre! Dimmi dov'è che gli faccio cambiare subito idea!»
Urlai sentendo un forte dolore al petto. Non potevano portarmi via la mia migliore amica come se non fosse nulla di importante.

«Isa! Stai tranquilla, mi fa piacere che ti preoccupi per me, ma ormai è stato tutto deciso, perciò partirò con lui non appena finirà la scuola.»
Sospirò rassegnata e io non sapendo cosa fare l'abbracciai piangendo forte.

Amavo la sua gentilezza e i suoi abbracci, non volevo lasciarla andare perché sapevo che non l'avrei rivista per un bel po', non riuscivo ad accettare la sua partenza, tutto questo mi distruggeva.
Mentre eravamo abbracciate, lei mi sussurrò in un orecchio: «Per favore non devi dire assolutamente a nessuno che devo partire non appena finisce la scuola, sono io che devo farlo e nessun altro, va bene?» accettai senza pensarci due volte e la mia amica mi sorrise teneramente.

Dopo dieci minuti sciolsi l'abbraccio, presi un bel respiro e domandai alla mia migliore amica : «Allora Angy, ti va se oggi ci diamo alla pazza gioia solo io e te? Voglio proprio farti divertire, visto che dopo non potrò più farlo».

«Isa ci sono ancora otto mesi e poi non me ne vado per sempre!». Mi guardò con le lacrime agli occhi.

«Sì, lo so, per questo te l'ho detto, voglio che in questi otto mesi tu non pensi a niente, solo a divertirti, allora?» proposi tirando il moccio su con il naso.
Volevo che lei avesse dei bei ricordi di me, temevo che andando via, avrebbe trovato delle nuove amiche migliori e più disponibili, dimenticandosi di me, io che ero una pessima amica e un' egoista che pensava solo a se stessa.

«Ah! m...ma dove andiamo?»
mi chiese titubante. Guardai l'orologio che avevo sul polso e notai che erano le tre del pomeriggio e io ancora non avevo messo niente sotto i denti.

«Prima ci recheremo a mangiare qualcosa di squisito perché sto morendo di fame, poi sceglierai tu dove andare, va bene? » proposi con lo stomaco vuoto.

«Certo, anche io non ho ancora mangiato». Mi sorrise ritornando allegra. Indossò le sue scarpe da ginnastica, mettemmo i nostri giubbotti e uscimmo velocemente dirigendoci al bar più vicino. Per fortuna che era già pronta, altrimenti sarei stata costretta a divorare il suo tavolo.

Dopo che finemmo il nostro pranzo davvero abbondante, mi chiamò Daniel dicendomi che si trovava al vecchio parco dietro la scuola media e così ci avviammo.

Non appena raggiungemmo il mio ragazzo, un enorme senso di malinconia e nostalgia mi travolse. Mi guardai intorno e come al solito il parco era pieno di scritte che i ragazzi incidevano nei muri per conquistare qualche ragazza ingenua che credeva ancora a quelle cose. Non era cambiato nulla, c'era ancora quell' altalena arrugginita e lo scivolo verde e rosso con cui io e Angy amavamo giocare. Il prato era verde come al solito ed era stato tagliato da poco, il profumo di erba fresca mi riportò ai vecchi tempi quando io ancora una stupida bambina viziata scoprii cosa fosse l'amore e la vera amicizia. Ero grata a quei due perché mi avevano insegnato cose che da sola non avrei mai compreso. Angelica abbracciò forte il suo migliore amico e poi lui posò delicatamente le sue labbra sulle mie strappandomi un bacio da favola. Lo amavo con tutta me stessa, lui era il mio principe azzurro, colui che mi aveva salvata dalla solitudine e dalla tristezza, senza Daniel non sarei stata
più la stessa.

«Ehi Angy, cos'è quel muso lungo che porti da quando sei arrivata?» le chiese il mio ragazzo confuso.

«Ah niente tranquillo. » rispose la mia amica con lo sguardo fisso a terra.

«Va bene, che ne dite se andiamo a fare shopping? Ho visto l'altro giorno dei maglioncini troppo belli! » proposi cercando di sciogliere la tensione.

«Ok andiamo. » dissero entrambi.

Raggiungemmo il centro di Milano pieno di negozi davvero stracolmi di gente. Era il periodo degli sconti, potevo anche capirlo.

«Angy, Daniel, entriamo qui, mi sembra meno affollato degli altri! » commentai entrando.

Mentre guardavamo i vestiti, mi accorsi di un bel maglioncino nero e bianco, era perfetto per la mia migliore amica.

«Angy, guarda ti piace? » le domandai mostrandoglielo con un bel sorriso.

«Non saprei, tu dici che dovrei provarlo? »

«Devi, è un obbligo» le dissi scherzando.

«Va bene. » accettò e se lo provò. Le stava molto bene, ero fiera della mia scelta.

«Ti sta benissimo, dai adesso andiamo. »

Pagammo il maglioncino e un'altra pila di vestiti che avevo scelto per me mentre Angelica mi supplicava di andarcene perché era esausta. Dopo che uscimmo dal negozio pieni di pacchi ci facemmo accompagnare a casa, per sfortuna del mio ragazzo, dal mio autista.

Abbracciai forte Angy e poi triste, la lasciai andare.

Spazio autrice:

Ho riscritto il capitolo, cancellando il vecchio con due mila visualizzazioni, che disgrazia! Beh spero che questo nuovo capitolo vi piaccia meglio del vecchio, un bacio!

Lasciate tante stelline e commenti!

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