13°capitolo:ritorno a scuola

Alex:
Erano le sette, la sveglia suonava e io non ero nelle condizioni di alzarmi. Così lanciai un cuscino ad Angelica per svegliarla, ma da lei arrivò soltanto un fastidioso lamento.

«Svegliati pigrona!» Urlai arrabbiato, ma lei niente continuava a sognare.
Com'era bella, sembrava un angelo, peró quando faceva così, era insopportabile.

Sbuffai e appena lo feci un dolore lancinante mi mangiò vivo, non riuscivo neanche a respirare, le costole erano terribilmente doloranti. Non riuscivo neanche a muovere un braccio.

Sentendomi lamentare, Angelica aprì gli occhi e finalmente si svegliò e guardò l'orario.

« Buongiorno! Come stai? Comunque dobbiamo alzarci, è tardissimo, dobbiamo andare a scuola. »Mi avvisò in panico.
Non appena finì di parlare, andò di corsa in bagno a cambiarsi. Io cercai di alzarmi, ma il dolore era troppo forte.


Dopo un po' Angelica uscì dal bagno e rimasi pietrificato. Sembravo un maniaco, la fissavo con la bocca spalancata e addirittura un po' di bava mi scese tra le labbra fino a bagnare la coperta, era più forte di me, non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ma in fin dei conti non volevo, era così delicata come una rosa appena sbocciata, però allo stesso tempo, fiera e pungente come le sue spine.

«Alex, vuoi una mano? »Mi chiese Angelica preoccupata.

«Sì grazie.» Le risposi dandole la mano. Appena mi alzai, iniziai a lamentarmi disperato.

«Se vuoi puoi rimanere qui, non puoi muoverti, quindi è meglio che oggi tu non vada a scuola.» mi propose preoccupata tenendomi forte la mano.

«Sarebbe bello se potessi grazie, ma dobbiamo andare entrambi a scuola.» Le sorrisi mentre lei si avvicinava a me.

"Ma che cosa mi è preso? Perché ho fatto del male alla ragazza più bella e più ingenua di questa terra?" Pensai sconvolto. Alzai gli occhi perché non riuscivo a guardarla in faccia, mi sentivo troppo in colpa e subito dopo mi accorsi che lei stava piangendo.

«Piccola perché piangi?» Le domandai pieno di sensi di colpa e con una fitta lancinante al cuore.

« Non mi chiamare piccola Alex, ti ricordo che sono fidanzata! Piango perché finalmente mi ero dimenticata di te, di come mi avevi cacciata da casa tua davanti a tutti e ora spunti di nuovo, soprattutto a casa mia, perché non mi lasci in pace per sempre? Ti diverti così tanto a farmi del male?» Gridò furiosa. Era turbata e ferita dal mio comportamento poco gentile nei suoi confronti e io mi odiavo per tutto quello che le avevo fatto. Adesso che ci pensavo però, non aveva senso cacciarla in quel modo così brusco dalla mia vita.

«Mi dispiace Angelica, lo so, sono stato uno stronzo. Non so che cazzo ho al posto del cervello, ma al funerale di mia madre ero in preda al panico e confuso e quindi me la sono presa con te. Era l'unico momento della mia vita che dovevo deporre l'ascia di guerra e abbracciarti forte, però non l'ho fatto e adesso me ne pento. Ma credimi, io non volevo farti questo, te lo giuro! Ora ti prego smetti di piangere e lascia per sempre quel coglione che non ti merita.» Le confessai, ma lei non credendomi mi lanciò un bel ceffone che mi fece girare la testa dall'altra parte della stanza.

«Stupido! Credi davvero che lasci il mio fidanzato per te? Uno stronzo pervertito che vuole solo scopare con le ragazze?» Continuò irritata dalle mie parole.

Io sconvolto ancora dallo schiaffo mi girai, la presi per i fianchi e la baciai.
Era una sensazione fantastica sentire le sue morbide labbra sulle mie. Avevo baciato tante ragazze certo, ma nessuna mi aveva fatto battere il cuore come lei.

«Credimi, non è per me che ti dico di lasciare Vincent, lo faccio solo per il tuo bene, lui non è il ragazzo che tu credi che sia. » dichiarai dopo che smettemmo di baciarci, le accarezzai dolcemente una guancia e lei d'istinto si appoggiò alla mia mano. Era così fragile e impaurita, aveva bisogno di qualcuno che l'amasse più di qualunche altra cosa e che soprattutto la protegesse. Tuttavia quel momento magico finì presto, lei si riprese e infuriata mi lanciò un altro schiaffo ancora più forte di prima.

"Cavolo come faceva male, ma me lo meritavo." Pensai toccandomi la guancia.

«Sì certo e io dovrei crederti? Tu non conosci Vincent, quindi fatti gli affari tuoi. » Sbottò furiosa.

«Ti sbagli io lo conosco molto bene, meglio delle mie tasche!»Urlai alzandomi velocemente dal letto e senza fare più caso al dolore che mi stava mangiando vivo, mi precipitai in bagno, chiudendo violentemente la porta.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top