11°capitolo:Una passeggiata con Vincent!


Erano le sette del lunedì mattina, il litigio con Alex era bello che passato da giorni ormai, soprattutto perché non si faceva vivo a scuola da un bel po'. Tuttavia non riuscivo ancora  a smettere di pensare a tutto quel veleno che quel ragazzo senza cuore mi aveva buttato addosso.

Mi svegliai e vidi che Vincent mi aveva mandato un messaggio, mi aveva salutata e chiesto se avessi dormito bene.
Vedendo quelle parole, un sorriso da ebete mi spuntò sulle labbra, ero completamente andata in tilt. Risposi di sì, con il cuore che mi batteva all'impazzata. Mi scrisse nuovamente dicendomi che presto sarebbe arrivato.

Da quell'incontro fatidico, non avevamo smesso di scriverci, era così gentile con me, i suoi messaggi mi riempivano di gioia ogni volta che li leggevo.

"Ok! Adesso la mia testa è partita definitivamente per la terra chiamata Vincent!". Pensai ridacchiando come una stupida e con gli occhi a cuoricino.

Dopo mezz'ora a fantasticare sul mio futuro con lui, mentre mi vestivo per andare a scuola, Vincent bussò alla porta e gli andai ad aprire tutta contenta.

«Ehi! Ciao piccola.» Mi salutò guardandomi dolcemente con i suoi grandi occhi, sembrava un piccolo cucciolo che aveva bisogno del mio affetto.

Aveva il viso stanco, come se la notte precedente non avesse chiuso occhio.

Dopodiché lo feci entrare e si sedette sul divano nero che c'era in salotto e io lo seguii sedendomi accanto a lui.

Eravamo in silenzio e io non sapevo cosa dire o fare, non volevo rovinare tutto senza neanche iniziare. Tuttavia il silenzio fu interrotto da un suo sospiro, era come se ci fosse qualcosa che lo turbava e a vederlo in quello stato mi faceva davvero male.

«Vincent cos'hai?» Gli domandai preoccupata, sapevo che non dovevo immischiarmi, erano cose sue personali, ma non ce la facevo più a vederlo così.

«Cosa? Niente piccola, va tutto bene.» Mi rispose poco convinto.

«Sicuro? Lo sai che a me puoi dire tutto.» lo guardai profondamente negli occhi, come se guardandoli potessi raggiungere la sua anima.

«Beh veramente ho dei problemi con la mia famiglia, ma niente di preoccupante.» Dichiarò girando lo sguardo da un'altra parte.
Stavo per rispondere, ma a un tratto suonarono il campanello.
Così aprii la porta: era mia madre che aveva appena finito di lavorare.

"Sicuramente avrà fatto di nuovo la notte in ospedale." Pensai vedendo il suo camice bianco e i suoi capelli arruffati.

«Buongiorno mamma!» La salutai mostrandole il mio sorriso più bello, ma subito mi si spense perché la vidi stanchissima, aveva le occhiaie. Che figlia ingrata che ero, lei si faceva in quattro per me eppure io le avevo gridato in faccia che la odiavo, in quel momento guardandola in che stato era, provavo solo tantissimi sensi di colpa.

"Poverina non ha dormito neanche sta notte."Pensai un'altra volta amareggiata.

«Buongiorno Angelica». Ricambiò il saluto sbadigliando. Entrò dentro casa, appoggiò le chiavi dell'auto sul tavolo e si stiracchiò.
Dopodiché si girò sorpresa e finalmente notò Vincent che tranquillo era seduto sul divano.

«Angelica e questo ragazzo chi è?». Urlò terrorizzata.

«Ah, tranquilla mamma, è Vincent» le spiegai cercando di tranquillizzarla. Mi guardava perplessa, se mi avesse potuto fulminare con lo sguardo, lo avrebbe fatto all' istante, per fortuna che avevamo un ospite!

«Che cosa ci fa un ragazzo a casa nostra alle sette e mezza del mattino?» Era arrabbiatissima, voleva sicuramente strozzarmi e poi avrebbe strozzato anche Vincent.

«Mamma tranquilla, Vincent è il mio vecchio amico d'infanzia, è venuto solo a trovarmi.» dissi spaventata.

Poi per fortuna si ricordò: «Ah! Vincent, come stai? È da tanto che non ti vedo, come sei cresciuto, scusami se non ti ho riconosciuto subito.»Rispose sollevata.

«Buongiorno signora, no, non si preoccupi è da tanto che non ci vediamo la capisco, mi fa davvero piacere rivederla.» Si grattò la fronte imbarazzato.

"Ah quanto lo adoravo quando faceva così". Pensai con le guance a fuoco.

«Anche a me fa piacere Vincent, solo che preferivo averti qui di pomeriggio, non così presto, di solito la gente normale dorme e le brave ragazze vanno a scuola. »Gli rispose mia madre lanciandomi  delle frecciatine così acide da uccidermi.

«Mi scusi signora, ha perfettamente ragione, ma ho sbagliato io, sua figlia non ha nessuna colpa.»

«Va bene per questa volta lascerò correre.» Ci sorrise mia madre.

A un tratto Vincent ebbe una splendida idea: «Angy ti va di venire con me al lago?» Mi chiese sorridendo.

«Sì certo! Mamma posso vero?» Le domandai euforica.

«Angelica, non dovresti andare a scuola tu?»Mi rimproverò mettendo le mani sui fianchi.

"Oddio, è vero!" Pensai triste.

Ma poi mia madre titubante mi disse: «Va bene per questa volta vai, ma è meglio che tutti e due non vi abituate alla mia gentilezza.» Sentendo le sue parole sia io che Vincent le rispondemmo in coro: «Grazie!»

Ci guardò, ci sorrise e poi rispose: «Ok, io ora vado a riposarmi un po', ti voglio qui di pomeriggio presto, puntuale mi raccomando Angy!»

«Sì mamma, non ti preoccupare.»le diedi un bacio sulla guancia.
Salì le scale e andò a dormire.
Mi faceva così pena, da quando papà se ne era andato lei aveva raddoppiato i turni in ospedale e secondo me era una vera e propria tortura.

«Su Angy vatti a preparare.»Mi ordinò Vincent non appena mia madre se ne andò a dormire.

«Sì, allora io vado, tu mettiti comodo fai come se fossi a casa tua» lo baciai sulle labbra e poi salii nella mia stanza per andarmi a preparare.

Successivamente scesi le scale, indossavo un grazioso vestitino giallo con le maniche lunghe e delle ballerine nere.
Vincent prese le chiavi della sua macchina e uscimmo. Entrai nella sua bella macchina rossa, -non so di preciso che modello fosse- so soltanto che era stupenda.

«Eccoci arrivati!»Mi disse Vincent, mentre mi apriva lo sportello per farmi scendere.

«Grazie». Gli sorrisi imbarazzata, tenendogli la mano che mi aiutava a scendere.

Appena scesi rimasi di stucco: «Wow! Vincent, è bellissimo!» Esclamai con le lacrime agli occhi.

«Ti piace? Mi fa piacere».
Commentò Vincent compiaciuto.

Certo che mi piaceva, come poteva essere il contrario? C'era un prato enorme e più in là un bellissimo lago con dell'acqua pulita e cristallina. Peccato che eravamo a settembre e faceva un po' freschetto, perché se fossimo stati in estate mi sarei tuffata in quell'acqua stupenda.

Vincent prese dal cestino da pic-nic che avevamo preparato insieme prima, una fantastica tovaglia.
Ci sedemmo su di essa; era rossa con i quadratini bianchi, era magnifica. Tutto era magnifico, sembrava un sogno a occhi aperti e mai nessuno mi avrebbe svegliata perché ero finalmente nel mondo delle favole.

Dopo un po' mangiammo e mentre assaporavo il mio panino, sentii una scossa percorrere tutto il corpo e poi ripensai ad Alex, a tutto quello che mi aveva fatto e senza accorgermene lunghe lacrime rigarono il mio volto e io non potevo fermarle, non volevo.

«Piccola, che hai?»Mi domandò preoccupato.

«No niente, sai come siamo noi donne, piangiamo per qualsiasi cosa.» Sorrisi nervosamente, ovviamente mentii, non volevo parlargli di Alex e di quello che mi aveva fatto passare, non volevo farlo sentire male, lo amavo troppo e non volevo rovinare la giornata.
Dopo aver mangiato, io e Vincent ci sdraiammo sul magico prato a chiacchierare, ero davvero euforica, ci sdraiammo sul prato e chiudemmo gli occhi per rilassarci, era tutto magico, il fruscio dell'acqua, i canti degli uccelli, la brezza che ci coccolava, era davvero il paradiso.

Successivamente si fecero le quattro del pomeriggio, lui mi accompagnò a casa, mi salutò e se ne andò. Entrai, raccontai la mia splendida giornata a mia madre, feci i compiti che mi mandò Isa, poi  cenammo e infine mi buttai distrutta sul mio letto. Mi ero davvero divertita, amavo tantissimo Vincent e non l'avrei mai lasciato per nessuna ragione.

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