Capitolo 3
Federico
Chissà che effetto mi farà rivederla. Sono passati due anni eppure solo al pensiero di rivederla mi viene la pelle d'oca. Ricordo ancora la prima volta che la vidi. Eravamo a Napoli con mamma per vedere la città in cui era nato mio padre e per conoscere la famiglia di Debby. Io e mia madre eravamo già al ristorante e loro erano in ritardo. Quando entrò dalla porta, rimasi rapito dai suoi lineamenti e poi dai suoi occhi una volta che si fu avvicinata. Ricordo che era una ragazza come tante altre. Bassina, paffutella, capelli castani scuro leggermente lunghi e gli occhi verdi. Tante ragazze hanno gli occhi verdi, ma i suoi erano diversi: mi avevano ossessionato sin da subito e tutt'ora non riesco a togliermeli dalla testa. Mia madre ha detto che è anche dimagrita e ha i capelli molto più lunghi, quindi se prima era davvero bella, ora sarà strepitosa. L'unica cosa che mi da fastidio, è il fatto di diventare il suo "fratellastro".
Non voglio dargli dei dispiaceri visto che ne ha già passate tante, almeno da quel poco che mi ha raccontato mia madre. Ragion per cui devo assolutamente togliermela dalla testa. So che rivedendola, tutto tornerà come prima, anzi peggio. Lei mi fa impazzire e dovrò fare attenzione a non commettere qualche sciocchezza. Anche se sono cinque mesi che esco con una ragazza, non riesco a non pensare sempre a lei, alla sua risata e ai suoi occhi magnetici.
<<Ehi Federico ci sei?>> dice mia madre interrompendo i miei sogni ad occhi aperti e sventolandomi le mani davanti al viso per farmi tornare con i piedi per terra.
<<Dimmi mamma. Scusa ma stavo pensando alla litigata con Sharon.>> rispondo dicendo questa piccola bugia.
<<Come mai? Mica vi siete lasciati.>> Mi chiede preoccupata. So che vorrebbe che mettessi la testa a posto con una brava ragazza, ma quella che voglio non posso averla e non so cosa fare.
<<No no tranquilla solite stronzate. Cosa volevi?>>cerco di cambiare discorso.
<<Domani, prima di mezzogiorno, dobbiamo trovarci in aeroporto quindi non fare troppo tardi stasera.>> dice con gli occhi che brillano per la felicità. Sono emozionato per lei, finalmente la vedo felice, ma mi rendo conto che domani la rivedrò. Sento un vuoto allo stomaco e devo assolutamente svagarmi, così esco di casa e decido di passare a prendere Sharon. Lei esce e mi dà un bacio, ma si accorge subito che c'è qualcosa che non va e mi guarda in modo strano.
<<È successo qualcosa?>> Mi chiede preoccupata.
<<No niente, perché me lo chiedi? Ho solo un leggero mal di testa, ma ho già preso una bustina quindi spero faccia effetto presto.>> rispondo, ma poi cambio subito discorso.
<<Allora, dove vuoi andare?>>
Decidiamo di andare al bar con i nostri amici dove troviamo il mio migliore amico Nick, Amber e Amie. Nick sa tutto di me ed io so tutto di lui, ci conosciamo e ci frequentiamo dai tempi dell'asilo. Mi è stato sempre vicino soprattutto dopo quell'incidente. Non volevo più uscire e lui mi è stato accanto chiudendosi in casa con me. Anche stando in silenzio, perché magari non volevo parlare. Stava lì sempre senza lamentarsi e poi con molta pazienza e dopo un pò di tempo è riuscito a farmi uscire dal mio bozzolo e farmi tornare nel mondo dei vivi. Sa tutto di me, anche della mia ossessione per Debora.
<<Domani arriva la sorellina.>> dice iniziando a rompermi il cazzo con la storia della sorellina. Vuole farmi arrabbiare e sa che Debby è il mio tallone d'Achille.
<<Non è la mia sorellina.>> sbotto guardandolo in cagnesco.
<<Ha ragione, vivrete nella stessa casa con genitori che hanno una relazione. Quindi è come se lo foste.>> risponde subito Sharon con un tono abbastanza acido. Sa che odio le persone gelose e non riesco a capire perché non lo riesce a capire. Mi sa tanto di un qualcosa da ragazzini immaturi. Io la guardo e non oso parlare, e per fortuna interviene Amber che sbuffa ogni volta che Nick dice qualcosa di insensato.
<<Nick voleva prenderlo in giro Sharon, e subito approfitti per dire la tua. E comunque, Nick, non ha senso definirla "sorellina" visto che non si conoscono nemmeno.>> dice Amie. Per fortuna c'è almeno qualcuno che abbia un po' di cervello! Amie, Amber e Sharon hanno l'età di Debora mentre io e Nick siamo due anni più grandi ma, avendo perso un paio d'anni a scuola, ci ritroviamo tutti allo stesso corso (tranne Sharon che è in un altro). Amber è una cara ragazza, comprensiva, che non parla mai di cose senza senso, al contrario di Amie che invece è impulsiva, però solare e ha sempre quel sorriso stampato sul viso. La sua risata è contagiosa tanto che, quando ride lei, tutti gli altri la seguono a ruota.
<<Vabbè lo sanno tutti che Nick non parla se non per dire qualche cazzata.>> dice Amber. Sappiamo tutti che è ancora arrabbiata con lui perché le aveva rubato un bacio nel bagno delle ragazze, peccato solo che poi dopo non l'abbia più calcolata e questo ha ferito molto Amber. Io, però, sono sicuro che è pazzo di lei anche se continua a negarlo con tutte le sue forze. Il problema però è che non lo vuole ammetterlo, ma lo sanno tutti che diventa gelosissimo quando qualcuno le osa avvicinarsi.
<<Ben detto ragazze. Nick è proprio un coglione.>> dico guardandolo con un sorrisetto.
<<Oddio, non si può nemmeno scherzare che subito aggredite. Che amici di merda.>> risponde lui e subito dopo scoppiamo a ridere.
La serata trascorre serena e la passiamo a ridere e parlare, ma dopo un po' decidiamo di andare al bowling dove ci scateniamo sulle piste. Quando mi rendo conto che sono le due, propongo di andarcene visto che poi dovrò svegliarmi presto. Per fortuna tutti sono d'accordo, così accompagno Sharon a casa e me ne torno anche io. Una volta arrivato, mi metto subito a letto sperando di addormentarmi quanto prima, ma non ci riesco perché il mio cervello pensa solo e soltanto ad una cosa: a lei, Debora. La ragazza che ha invaso i miei pensieri, la mia testa e il mio cuore. So che questa ragazza in un modo o nell'altro mi cambierà la vita, ma ho il mio pensiero fisso e di sapere in che modo avverrà.
Mi ritrovo con mamma ad aspettare Debora e suo padre. La mia testa è un casino tremendo, perché cerco di immaginare la mia reazione, la sua e quella dei nostri genitori. Ho paura di fare qualche gaffe o di non riuscire a comportarmi bene. Non so se abbracciarla, salutarla con un cenno del capo o darle una pacca sulla spalla. Forse è meglio fare l'indifferente... si, o forse è meglio darsi una regolata e smettere di fare il coglione. Sono ancora perso nelle mie lucubrazioni quando all'improvviso vediamo Debora e Gennaro venirci incontro. Ad ogni loro passo il mio cuore batte sempre più forte, tanto che ho seriamente paura che possa sentirlo anche lei da dove si trova. Si avvicinano sempre di più e ho davvero paura di rimanerci secco.
Si avvicinano e vedo mia madre fiondarsi nelle braccia di Gennaro. Finalmente è felice e posso solo stringere i denti e farcela; solo per lei.
Debora dice che deve andare in bagno e mi chiede di accompagnarla. Non so se sia davvero così o se vuole lasciare un po' di privacy ai nostri genitori, ma l'accompagno comunque. Appena arriviamo fuori, mi prende per mano e sento una scossa partire da quel punto e arrivare in ogni angolo del mio corpo. Non mi importa di sembrare uno stupido dalle mani sudate: io non la lascio. Arriviamo nel corridoio dei bagni e si volta di scatto facendomi sbattere con la schiena contro il muro. Non so che intenzioni abbia, ma io non mi lamento di certo. Piano piano si avvicina, mi bacia sulla clavicola e sale fino a l'orecchio dicendo in un soffio:
<<Ciao Federico.>> Mi dà un morso sul collo poi risale fino all'orecchio.
<<Sono anni che aspetto questo momento.>> continua lei.
Poi la sua bocca si sposta leggera sulla guancia fino ad atterrare sulla mia bocca. Ci baciamo avidi e lei comincia a leccarmi il labbro con movimenti sensuali che mi fanno letteralmente perdere la testa.
Senza pensarci due volte la prendo e la faccio entrare in uno sgabuzzino, ma questa volta è lei a finire contro la porta. Il suo respiro diventa affannoso e io comincio a leccarle il collo mentre sposto i suoi lunghi capelli. La sua vena pompa il sangue sempre più velocemente e vorrei che il tempo si fermasse, ma la sua mano scivola sui jeans e io non posso fare altro che assecondarla. Anche le mie mani sono sul suo corpo, ma quando comincia a sbottonarmi i jeans e a mettere la sua mano sulla mia erezione...suona la sveglia e vengo catapultato nella realtà. Cazzo, era un sogno!
Dio, non ci posso credere. Sembrava così reale! Spengo la dannata sveglia che come al solito decide di suonare nei momenti meno opportuni e guardo in basso verso la mia erezione. Si sa che al mattino è sempre in tiro, ma oggi è ancora peggio. Mi alzo e decido di fare una doccia fredda per riprendermi. Passo un po' di tempo in bagno perché sembra che il mio corpo non vuole collaborare, ma alla fine scendo in cucina e trovo mia madre già pronta che mi porge il caffè.
<<Giorno mamma. Pronta?>> chiedo appoggiandomi al tavolo.
<<Sono pronta da due ore.>> sorride lei e continua.
<<A te sta bene davvero che Gennaro vivrà insieme a noi? Non voglio affrettare le cose, se non sei pronto basta dirlo.>>
<<Affrettare? State da cinque anni insieme mamma era pure ora no. Tranquilla per me non è un problema per niente. Basta che tu sia felice.>> le rispondo sincero.
<<Sei un tesoro.>> dice avvicinandosi per darmi un bacio. Usciamo e ci dirigiamo in aeroporto e una volta arrivati, ci mettiamo ad aspettare i nostri ospiti. So che ci sono un centinaio di persona ma, come una calamita, i miei occhi si posano direttamente in "quegli" occhi castani. Non riesco a smettere di guardala: ha i capelli castani ramato e lunghi che mi fanno impazzire, per non parlare delle sue labbra carnose che mi ci tufferei a pesce. Il seno è perfetto, e anche il suo corpo è da urlo. La osservo meglio e vedo che porta un paio jeans stretti con una camicetta bianca. é semplice, ma bellissima. Appena ci raggiungono ci abbracciamo e sorridono.
<<Com'è andato il viaggio?>> chiede mamma ancora abbracciata a Gennaro.
<<Benissimo. Debby non faceva altro che parlare facendo volare il tempo.>> risponde lui guardando con amore la figlia. Io, invece, vorrei tanto che mi chiedesse di accompagnarla in bagno. Si, vorrei tanto che quel sogno potesse realizzarsi, ma non sono così fortunato e alla fine andiamo a prendere le valige prima di tornare a casa. Una volta in viaggio, vedo Debora guardare incantata la città dal finestrino.
<<Debora se ti va, dopo che ti sarai riposata, potrai andare con Federico a visitare la città.>> dice mia madre prendendomi alla sprovvista.
<<Grazie Hanna ma non voglio dare fastidio.>> risponde lei osservandomi.
<<No Debora, tranquilla, mi piacerebbe farti da guida turistica. Non mi sarà di alcun fastidio.>> rispondo io. Lei mi ringrazia accettando e vedo che è felice. Una volta a casa, Debora si offre di preparare un pranzo italiano e mentre lei cucina, mamma prepara la tavola. Gennaro e io optiamo per una partita alla PlayStation ma non faccio altro che stracciarlo. <<Invece di giocare perché non ci aiutate?>> chiede mamma.
<<No, devo cercare di vincere almeno una volta.>> risponde Gennaro con la speranza di vincere, ma tutti sanno che sarà impossibile, infatti Debora risponde dalla cucina che è solo una schiappa e tutti scoppiamo a ridere. Dopo un paio di partite finalmente il pranzo è pronto e ci accomodiamo in cucina per mangiare. Debora siede di fronte a me e spesso i nostri sguardi si incrociano, ma lei subito abbassa la testa. Mentre pranziamo, mia mdre e Gennaro ci dicono che hanno deciso di comprare una casa un po' più grande visto che ormai siamo una famiglia. Non so che pensare, ma voglio fare felice mamma per cui accetto di accompagnarli l'indomani a vederne qualcuna. <<Basta che ci sia un giardino così posso comprarmi un cane.>> dice sorridendo Debora. Ha davvero un bellissimo sorriso e vorrei poterlo vedere ogni mattina appena sveglio. No Federico, basta non fantasticare! <<Buonissima la pasta complimenti.>> dico distraendomi dai miei pensieri folli. Debora mi sorride per ringraziarmi ed io continuo a mangiare gli spaghetti con aglio,olio e peperoncino. Questa pasta è un must in Italia, e anche se i miei sono italiani, mamma ha sempre cucinato come gli inglesi. Il pranzo procede tranquillo e leggero fino a quando mamma accompagna Debora nella sua stanza e io decido di andare nella mia per ascoltare un po' di musica. Appena mi metto a letto, penso a lei e so che non dovrei, perché ho una ragazza, eppure non posso fare altro che pensare che se non fossimo stati incastrati sotto lo stesso letto, me la sarei portata a letto e forse, così, la mia cotta sarebbe sicuramente passata.
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