8

La notte era fredda. Buia. Ingiustamente festosa. In ogni cabina i semidei festeggiavano il Natale nel modo più silenzioso possibile, per non svegliare le arpie e Chirone. Ma nei loro occhi si leggeva la serenità anche attraverso i vetri chiazzati di neve delle finestre.
Will e Nico, entrambi al freddo anche se in modo diverso, controllarono l'ora quasi nello stesso momento.
00.07, e buon Natale.
Finora, la migliore e la peggiore Vigilia di tutti i tempi.
Auguri Nico. Spero che un giorno cambierai idea.
Auguri Will. Mi dispiace che sia andata così. Non è colpa tua.
Agivano simultaneamente e senza nemmeno saperlo.
Sembrava che le Parche avessero combinato un casino con i loro fili, intrecciando le loro vite in modo che non si staccassero mai. Che fossero sempre legati per quanto lontani.
E chissà, forse fu proprio il Fato che spinse Nico a uscire dalla Casa 13 in maniche corte. La neve gli impediva di vedere bene, ma non importava. Sentiva di poter ritrovare Will.
E sapeva di dover rimediare.
Idiota, idiota, idiota gridava silenziosamente a se stesso e al figlio di Apollo che stava recuperando.
E forse fu il Fato che obbligò Will ad asciugarsi una piccola lacrima che attribuì alla neve sollevata dal vento e a voltarsi in direzione della Cabina di Ade, ad affrontare la strada già percorsa.
Razza di cretino rideva dentro di sé.
Su una cosa erano d'accordo entrambi: era Nico che li aveva portato a camminare nella neve quando invece potevano starsene sdraiati l'uno sull'altro a ridere impacciati.
E si ritrovarono.
Okay, ammetto che fu un po' meno poetico. Appena videro la mole dell'altro, pensarono: "AAAH UNO YETI!"
Mannaggia alle Parche e al loro senso dell'umorismo contorto.
Ma alla fine le braccia nude di Nico furono scaldate da quelle forti di Will.
Le loro parole si persero nella tempesta.

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