Vulcani attivi
Sono le 5 del mattino e io sono già sveglia , è questo quello che succede quando vai a dormire troppo presto. Mi alzo di malavoglia, scendo le scale di casa silenziosamente e vado in cucina a prepararmi un thè. In teoria fa rilassare, ma a me no, mi succede il contrario, come fosse un overdose di energie. Mi siedo comodamente sul divano con la mia tazza di thè bollente fra le mani e tiro fuori il telefono.
Gli orsetti gommosi riescono a dolcificare la mattinata ricordandomi che non si decide tutto oggi.
Metto il telefono in carica e prendo l' mp3, attacco la canzone più rock e tosta che ho e torno a dormire. Sogno una gita scolastica ad un vulcano inattivo, io che non sono impavida, sotto scommessa mi incammino verso la sua cima e scopro che inattivo non è, quello è più vivo che mai, rimango ferma lì per una decina di minuti e poi ritornando in me mi accorgo che sta eruttando ma senza scoppi, pietre e fumo, solamente la lava che scende proprio nella mia direzione. Mi catapulto giù a corsa e avverto tutti del pericolo, però non mi credono, cerco un binocolo e mi ritrovo con una lente e una canna di bambù, trovo un'altro pezzo di vetro e incastrandoli come un'avventuriera riesco a creare un monocolo d'altri tempi. Lo testo e lo porto agli altri che, sempre molto restii nei miei confronti, controllano ed innorridiscono alla vista di ciò che stava realmente accadendo.
Mi sveglio alle 9 dopo questo strannissimo sogno non finito, con un senso di irrisolto. Mi preparo per andare a scuola " è passato molto tempo da quando mi preparavo per andare a scuola " penso. Che strana sensazione ho provato pensando al passato, come se giocassi ad un gioco del gameboy sulla playstation 3.
Canticchio una canzone di Noemi in motorino mentre giro nella stradina della scuola, rallento e non vedendo nessun parcheggio libero vado verso il mare, oggi è un pò agitato ma mi rilassa vederlo così. Io sono stranamente calma anche perchè sono in largo anticipo e ci ho messo solo 10 minuti ad arrivare.
Tiro fuori il blocco degli schizzi, la matita e assolutamente nulla, ho un cervello vuoto inutile e tanto tempo da aspettare. Scrivo, oggi scrivo:
Sbircio se vedo qualcuno aggirarsi intorno alla scuola, ma niente, ovvio è ancora presto, sono tutti in classe, che studenti modello. Mi ritrovo davanti ad una distesa d'acqua con a sinistra l'alberghiero, a destra il "baretto", dietro la casa abbandonata e davanti il mare per niente calmo e tranquillo ma rilassante per me. Ci sono tre pescatori sugli scogli e uno in barca poco lontano che aspetta come me che passi il tempo, ogni macchina che passa mi fa sentire in colpa per aver parcheggiato qui. Sono le 10:28, guardo la mia ex scuola: la vedo massacrata e in declino come se fossero passati milioni di anni quando in realtà è passato solo un anno dall'ultima volta che sono stata qui. Aveva una grande storia, è stato il primo istituto alberghiero fondato nel territorio italiano e ora è solo un edificio con muri rotti e tetti che cedono.
Ho proprio bisogno di bere, alzo lo sguardo e mi ricordo che sono circondata da un immensa distesa d' acqua salata, troppo per i miei gusti.
Ecco che sono arrivate le 10:55 , il suono della campanella risuona nella mia anima come se non avesse mai smesso di suonare. Mi incammino all'interno del giardino della scuola e vado ad appoggiarmi ad un muro con ancora gli auricolari nelle orecchie. Fisso la siepe davanti a me e attendo che arrivi Stefano.
Passa Aria, ma mi ignora e io ignoro lei. Passano anche dei professori e mi guardano male, incenerirli con lo sguardo sarebbe poco.
Mentre aspetto, due losche figure compaiono all'orizonte: uno alto e l'altro poco più basso del suo amico, più si avvicinano e più riesco a scorgere i particolari di quello alto e lo riconosco, è Stefano.
Si crea in me un pò di disagio, distolgo lo sguardo girando la testa verso un povero piccolo canarino intento a spulciarsi le ali. Sento i loro passi avvicinarsi sempre di più e inizia a balenarmi in testa l'idea di andare a casa subito e far finta di non averlo visto, peccato che è a un passo da me.
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