I. Il tortino al limone
Quando si intravedono le prime luci dell'alba dall'alta torre a est della fortezza rossa, inizia sempre un via vai di persone pronte a servire e riverire i sovrani.
Mio padre, Re Viserys I è un uomo abitudinario. Dopo la colazione ascolta i problemi del reame e siede al concilio ristretto, dove io sono gentilmente ammessa facendo da coppiera. Servire degli uomini non mi è mai piaciuto, ma ho sempre rispettato il mio ruolo e le sue regole.
Anche per me la vita a palazzo è un continuo ripetersi di azioni, una routine che di certo non avevo creato io. Ho ancora tra le braccia una guantiera con al di sopra alcune brocche di vino di Lys, quando all'improvviso fece la sua comparsa Alicent. È come sempre vestita di azzurro, una tonalità tenue che non la fa affatto risaltare.
- Avete tempo per un rinfresco? - domanda mettendo le braccia dietro la schiena e sorridendo. Non riesco mai a dirle di no.
- Andiamo nel cortile, non vorrei incontrare quella scorbutica septa Marlow. Sono ore che mi aspetta per la lezione di cucito. - spiegai e vidi sorgere in lei un sorriso spontaneo.
- D'accordo, allora ci vediamo nel cortile tra poco. Vado nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare, vi va? - annuisco anch'io. Sa perfettamente cosa mi piace. Ci conosciamo praticamente da una vita. Sono anni che la vita mi scorre tra le dita mentre osservo mia madre che è incinta un anno si e un altro pure, dando alla luce bambini morti e deformi.
Alicent Hightower è la mia migliore amica. La ragazza più gentile e dolce su cui poter fare affidamento. Stare con lei mi ha sempre riempito di gioia, di serenità.
Mi sdraio sotto l'albero diga e lascio che il vento mi accarezzi il viso. È dolce, immancabilmente delicato.
- Ecco a voi, principessa. - annuncia Alicent vittoriosa con un sacchetto tra le dita. Dopo essersi seduta lo apre, sprigionando un dolcissimo aroma al limone.
- Tortino al limone, so che è tra i tuoi preferiti. - ed io annuisco. Lo mordo e mi lascio prendere dal sapore della frolla croccante e dell'agrume dolciastro.
- Passerei tutta la mia vita così, lo sai? - borbotto tirando un altro morso al tortino. Vorrei che non finisse più, che si rigenerasse ad ogni mio morso.
- Smettila di dire così, lo sai bene che tra poco dovrai sposarti con un bravo principe o lord. Se Septa Marlow ti vedesse adesso...- continua lei.
- Se mi vedesse adesso mi direbbe che tra poco non avrò più i fianchi adatti al parto. Sai com'è noiosa. A me basterebbe soltanto stare così per sempre, io e te, sull'erba, a mangiare dolci. Potremmo prendere Syrax e andare da qualche parte. - ed infondo ci ho sempre sperato. Che dicesse di sì e che si lasciasse andare. Ma era sempre così rigida, fin troppo dedita ai suoi doveri.
- Non puoi Rhaenyra, lo sai bene. Il Re è preoccupato per la tua sorte. -
- Mi tratta come fossi una giumenta da offrire per la miglior monta. Chiedo davvero troppo da questa vita? - mormoro appoggiando la testa sulla sua spalla. Il suo profumo ai gigli mi avvolge, è come se una nuvola di fiori mi circondasse.
- Non è il tuo destino, lo sai bene. Faresti la fine di Saera. - e mentre dice questo tira fuori un libro, sfogliandolo nostalgica.
- Rammentami chi era... Jaeherys ha avuto troppi figli. - minimizzo con un gesto della mano, rotolandomi di poco e osservandola con i pugni sotto il mento.
- Saera era la figlia ingrata di Jaeherys, quella che è stata esiliata ed è scappata per poi finire a fare la prostituta a Lys o a Volantis. È tua zia infondo, dovresti ricordarlo. -
Richiude il libro e pianta i suoi occhi scuri nei miei. Ogni volta che lo fa fremo dentro. È senz'altro la fanciulla più bella dell'intero reame.
- Non la ricordo. Perché fu esiliata? -
- Perché fece il gioco dei baci con tre cavalieri diversi. - spiega lei alzando gli occhi al cielo, come se fosse qualcosa di ovvio.
- Il gioco dei baci? -
- Sì, Rhaenyra, baciò tre dei suoi cavalieri e Jaeherys la scoprì. Non le andò molto bene. -
Aggrottò le sopracciglia perplessa.
- Ci viene imposto di essere delle mogli e delle madri, ma non ci è permesso istruirci sul come diventare brave nel farlo. E se poi una persona scoprisse di non saper baciare? - rifletto ad alta voce e Alicent appare piuttosto confusa.
- Credo che sia una dote innata. Qualcosa che fai senza rifletterci. Non c'è bisogno di impararlo. -
- Non sono d'accordo. Io non ho imparato a volare con Syrax da un giorno all'altro. Per tutto quello che si fa ci vuole preparazione e pazienza. - ammetto sfiorandole la mano. Non si ritrae.
- E cosa vorresti fare? - domanda ad alta voce, con un'espressione curiosa.
- Vorrei imparare a baciare prima di sposarmi... Sai, per essere sicura di ciò che si fa. Per capire come si fa e farlo al meglio. - la mia voce si abbassa di colpo e il mio cuore scalpita. Siamo vicine, tanto vicine. Sento il suo respiro, posso osservare la delicatezza del suo viso e le sue labbra prive di ogni imperfezione.
- Se ci dessimo lezioni di baci? Sai così, per imparare. Sarebbe divertente. -
- Ma siamo due donne! - ribatte lei stizzita.
- E allora? Meglio no? Le regole dicono che non possiamo baciare e farci toccare dagli uomini. - dico sottolineando con le virgolette la parola uomini.
A quel punto mi sporgo verso di lei e chiudo gli occhi. Mi avvicino a lei di scatto e le poso le labbra sulle sue. Sono morbide, come petali di rose. Quando apro gli occhi, noto le sue guance rosse completamente imbarazzate.
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