22. LA CAMERA SUL MARE

Lovie

La stanza si affaccia davvero sul mare. Si può sentire il profumo di salsedine pizzicare le narici. Siamo in cima a una delle torrette e per arrivarci abbiamo percorso una serie di sale che sembrano uscite da Versailles. Lucenti, piene di divani e mobili dall'aspetto costoso. Questo.... castello? Questa casa? Beh, non so come definirlo, ma è un luogo degno di una fiaba. Nonostante tutto c'è qualcosa di sbagliato. Un dettaglio che non riesco a mettere a fuoco.

Mi avvicino al grande letto a baldacchino con le tende rosate. Tappeti bianchi ricoprono il pavimento di marmo. Sembra di camminare sulle nuvole. Ci sono una cabina armadio e un bagno dentro cui intravedo una doccia per almeno tre persone.

Ma dove sono finita? Mi appoggio contro una parete, la tappezzeria blu che mi accarezza i palmi, e aspetto che Lugh chiuda la portala porta per parlare. –Ma che stai combinando?

Lugh fa spallucce e si lancia sul letto a pancia in giù. Borbotta e si rotola tra i cuscini. Ha un aspetto felino. –Suppongo di averti messa in una situazione scomoda

-Scomoda? Devo fingermi la tua fidanzata, direi che è da film horror

-Non esagerare, non mi sembra una cosa tanto orribile- allunga le braccia sopra la testa. Ciocche nere gli serpeggiano sulle guance. Di nuovo mi fanno pensare a delle lacrime nere e mi sorprende il pensiero che sia molto triste. Che sciocchezze! È un manipolatore. –Ci sono cose peggiori dell'essere la mia fidanzata, no?

Ma come può starsene sdraiato così? Come se nulla fosse... Nicolas non mi avrebbe mai coinvolta in una situazione simile. -La tua finta fidanzata

-Non volevo tornare qua, ma visto che ci siamo, beh, è il caso di approfittarne- si spinge su un fianco e così posso vedere solo la sua schiena, la maglietta nera che si tende.

-Non puoi far parte dell'azienda di famiglia se non hai una fidanzata?

-Non credi che sia una crudeltà?- sospira e ricade sulla schiena. Nastri di luce gli serpeggiano sul volto. Mi trovo a scoprire di non riuscire a staccare gli occhi da quei disegni. È un giroscopio di colori, sensazioni, fantasie. È un cavaliere sdraiato su un prato. È una bugia. -Costringere una persona a fidanzarsi per forza, è una follia, non credi?

-Si può fare?- mi siedo sul davanzale.

-Mio padre può fare tutto quello che vuole- si massaggia il collo.

-Ma è una cosa orribile, e se non trovi l'amore?

-Beh, convinci qualche bella fanciulla ad aiutarti, semplice- sbadiglia.

Incrocio le braccia e cerco di mettere il broncio. Sarah dice che sono ridicola quando lo faccio. -E poi cos'è questa storia del Ballo?

-Mmm, una sorta di ricevimento, ecco... sì, un ballo che celebra l'amore, tutto qua

Tutto qua? -Dovrei essere arrabbiata

-Ma non la sei, giusto?- si spinge di nuovo e questa volta cade su un fianco, punta un gomito, mi guarda. Quegli occhi che hanno dentro di loro il mare mi fanno sussultare il cuore. Ho la sensazione di essere guardata per la prima volta. Sono carne, ossa, sangue. Sono viva sotto quegli occhi. Allora perché mi sento a disagio? –Non vuoi un po' di avventura? Qualcosa di diverso?

-Voglio una vita semplice

-Se mi fai questo favore non ti disturberò più- si porta la mano destra al cuore. Sembra il cavaliere uscito da un romanzo distopico. È fuori luogo. –Lo giuro

-Sei uno spergiuro, che me ne faccio di un tuo giuramento?

-Oh, hai sempre qualcosa da dire- si lascia ricadere sulla schiena. La maglietta si solleva quel tanto che basta perché possa vedergli gli addominali. Il cuore perde un battito e mi trovo a fissare l'inchiostro nero che disegna serpenti sulle montagnole bianche dei suoi muscoli. I polpastrelli mi bruciano. Contraggo le dita. Chissà com'è toccare quei...

Scrollo la testa. Non so perché sto pensando a questo. Mi concentro sulla situazione. -Perché proprio io? Tu non hai mai avuto difficoltà a trovarti una ragazza, potresti avere chiunque

-Ma ho scelto te, il problema è questo? Perché ti ho scelta?- si mette seduto e mi fissa, la testa piegata di lato. Una ciocca di capelli gli disegna una riga sulla guancia. Il respiro mi s'infrange in gola. So che ho sognato il suo volto. Forse in un'altra realtà, in un mondo fatto di mille altre possibilità siamo insieme. Una in cui, quella sera lontana, durante quella stupida festa, lui mi ha raggounta. Lì siamo legati da corde invisibili. Non in questo mondo però. Qui siamo su binari paralleli. Non possiamo incontrarci a meno che uno dei due non deragli. Meglio di no... giusto?–Non puoi essere felice perché voglio che tu sia la mia fidanzata?

-La tua fidanzata?- ho le ginocchia di gelatina. Se non fossi seduta su questo davanzale cadrei sul pavimento. Mi trasformerei in una pozza d'acqua. Diventerei nulla. Per fortuna questa lastra di marmo gelida mi sostiene.

-La mia finta fidanzata

Una fitta nello stomaco. Ecco cosa sono. Una finta fidanzata. Un'illusione. Mi chiedo se anche Lugh non preferirebbe una Alya. Una ragazza intera, non una come me. Vuole una che sa quello che vuole e come prenderselo.

-Su, sarà per poco

-E poi cosa accadrà? Se ci lasciamo tuo padre non ti estrometterà dall'azienda?

-Nah, quando entrerò nell'azienda nessuno potrà più fare nulla- allarga le labbra in un sorriso. -E inoltre non rischierei fidanzamenti forzati

-E io cos'avrò in cambio?

-La mia eterna gratitudine?

-E se non mi bastasse?

-Beh, potrei esprimere la gratitudine in modo fisico- mi strizza l'occhio. -Alle donne piace

Deglutisco. La lava mi scorre nello stomaco. Spingo indietro quella piccola parte di me alla quale non dispiacerebbe un incontro più fisico. –Lascia perdere

-E se non volessi lasciare perdere?- d'improvviso il tono è cambiato. La stessa luce della stanza assume un colore diverso. Dalla finestra che ho davanti posso vedere il tramonto che avvolge ogni cosa. Una calda luce dorata. –Non rispondi?

-Non saprei cosa dirti

-Cosa faresti se non volessi lasciar perdere?- si alza, un'espressione tanto seria che non gli ho mai visto prima. Mi viene incontro, i passi che rimbombano nella stanza.

-A che gioco stai giocando?

Lugh si blocca. Quanto dista da me? Un metro? Forse meno. Se mi alzassi potrei toccarlo. Potrei aderire al suo petto. È un pensiero fuori posto. Sbagliato. Oggi però mi sento tutta sbagliata. –Non sono mai stato bravo nei giochi, non ho abbastanza pazienza

-Non giocare con me- scendo dal davanzale. La mia intenzione è andare via. Mettere più spazio possibile tra di noi. Tutto l'oceano non sarebbe male. Non sono pronta alla sua mano che scatta avanti e mi afferra il polso. Devo mettere tutta la mia volontà per non voltarmi a guardarlo. Per fissare le crepe nel muro. È ironico, mi sembra che qualcosa si stia sgretolando in me.

-Non sto giocando con te, non potrei mai farlo

-Lasciami

La stretta si scioglie. Strano che sia doloroso come mi lascia. So di avere i segni invisibili dei suoi polpastrelli su di me. -E se ti aiutassi con Nicolas?

Tutto si capovolge. Il mondo prende una piega diversa. Un colore indefinibile. -Nicolas non mi vuole

-Sciocchezze, guardati allo specchio, Cenerentola, nessun uomo può dire di non volerti, sei perfetta

La foga nella sua voce mi sorprende. Cerco di capire se dice sul serio o se vuole convincermi a fare ciò che vuole. Con Lugh il confine è labile. Si rischia d'illudersi di qualcosa di finto e di farsi male. Ripenso a quello che è successo mesi prima. All'armadio, al cuore che batte forte, a lui che non arriva.

-Posso aiutarti, credimi, è tutto questione di come ti presenti... sei bellissima, intelligente, dolce, solo un pazzo potrebbe non volerti

-Forse Nicolas è pazzo

-Mmm, secondo me è solo stupido... mette l'apparenza davanti alla sostanza

Sorrido. -Non è una cosa carina da dire

Lugh fa spallucce. -Lo sai che non mi fermo a guardare se una cosa è carina o no- piega di lato la testa. -Che ne dici? Mi accompagnerai a cena stasera con la mia orribile famiglia che ti riempirà di domande?

-Non ho nemmeno un abito decente da mettermi- ho bisogno di parlare per scacciare quest'angoscia che mi strozza.

-Credo che ci sia qualcosa nell'armadio, mio padre lascia degli abiti per gli ospiti

-Non trovo mai nulla della mia taglia

Perché il cuore mi batte così forte? Perché voglio che mi tocchi?

-Non ci resta che scoprirlo- Lugh mi supera. Sempre senza toccarmi. Come se si stesse sforzando di non farlo. Sparisce dentro la cabina armadio. -Vuoi seguirmi? Non credo di riuscire a portare fuori tutti questi vestiti

-Ma quanti sono?- lo seguo e il cuore mi si schianta contro le costole. Il termine cabina armadio è riduttivo. Dalle grucce, sospese su travi di ferro, pendono un numero imprecisato di abiti, maglie, gonne. È un arcobaleno di colori. Rosso, blu, verde. Sembra un negozio di abbigliamento. Faccio una giravolta. -Sono tantissimi

-Abbastanza perché ce ne sia uno che ti vada bene... che ne dici? Vogliamo fare il tentativo?

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate? Lovie ha solo l'imbarazzo della scelta per trovare l'abito adatto.

A giovedì!

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