CAPITOLO 9 - Modello in carta

<<Forza Bianca, è il tuo turno>>.

<<Si prof, arrivo!>>, si alzò dalla trafila di banchi color verde scuro, il professore le passò un pennarello che lei aprì durante il tragitto.

<<Dunque fammi vedere come dallo schema base del vestito, apportando le giuste modifiche, riprodurresti il modello di questo vestito che ora vi mostro; si tratta di uno scatto fatto ad un abito in via Monte Napoleone >>.

Bianca prese in mano il tablet del professore, dopo averlo fatto girare fra tutti i suoi compagni di corso.

<<Lo sa che è vietato scattare foto alle vetrine dei negozi del quadrilatero della moda?>>

La classe scoppiò in una risata, anche il professore sorrise divertito.

La ragazza si mise all' opera come se conoscesse il vestito a memoria, senza indugiare segnò le modifiche sul modello base disegnato precedentemente dal professore sulla lavagna dai fogli di carta.

<<Qualcuno vuole dire la propria riguardo al lavoro di Bianca? Vi sembra che possa andare bene?>> chiese il professore seduto su uno dei tavoli liberi di fianco alla lavagna.

Nell' ultima fila la mano di Alessio si alzò senza indugio, nonostante fosse un ragazzo timido, quando si parlava di moda era sempre pronto a rispondere.

<<Prego Alessio raggiungi pure la tua compagna, Bianca arrivano rinforzi>>.

Bianca passò il pennarello ad Alessio come si passa un testimone: <<a parer mio il modello è buono, sebbene io abbasserei leggermente il drappeggio sulla scollatura per esser più precisi nella riproduzione. Ecco fatto, accorcerei anche la lunghezza totale di tre o quattro centimetri>>.

<<Grazie Alessio, immagino abbiate sentito tutti l'esigenza di abbassare la scollatura, vero ragazzi?>>

Il professore si alzò raccogliendo soddisfatto le risate alla sua battuta : << ottimo lavoro ragazzi, devo dire che il modello è ben riprodotto, per prossima settimana avete il compito di fare lo stesso. Scegliete un modello di vestito lunghezza ginocchia da giornali o da fotografie e realizzatene il cartamodello pronto da tagliare in stoffa. Vi auguro un buon weekend>>.

Quel venerdì sera il gruppo più affiatato del corso di modellistica si sarebbe riunito per cena a casa di Alessio. Ognuno avrebbe portato qualcosa.

Bianca sapeva che non avrebbe avuto le forze per raggiungere I compagni dopo lavoro: <<Ragazzi non contatemi, io non riesco a passare>>.

Aveva invece programmato di fare una passeggiata nel pomeriggio, prima che il suo turno in negozio iniziasse.

"Potrei passeggiare per le vie del centro e riprodurre uno dei vestiti delle boutique, proprio come ha fatto il prof" , pensò.

Voleva un buon voto.

Erano diversi giorni che scambiava solo poche parole con Sabrina, sembrava che l'amica avesse la testa fra le nuvole.

<<Dai pulce vieni anche tu più tardi!>> le aveva detto Sabrina incrociandola fra i corridoi.

<<Ci farò un pensiero ma non prometto nulla, buona serata se non ci vediamo!>>.

Stava per lasciarsi alle spalle il cancello dell'istituto quando una voce chiamò il suo cognome.

La segretaria la stava rincorrendo nel bel mezzo del cortile, indossava una delle sue solite camicette color azzurro pastello, i suoi folti ricci biondo naturale ed occhiali alla moda rispecchiavano perfettamente il lavoro che faceva.

"Non credo di aver dimenticato di pagare la retta" pensò Bianca con aria un po' preoccupata.

<< Ti è caduta questa dalla borsa!>>, era ancora troppo lontana ma Bianca riusciva ad intravedere quella che doveva essere una lettera.

"Stranamente se mi cade qualcosa in giro è proprio la lettera di Luca" pensò molto alterata.

<<Grazie Anna, e' sempre così gentile, non l'avrà letta spero>>.

<<Non per farmi i fatti tuoi Bianca, ma se ricevessi una lettera del genere non ci penserei due volte a mollare tutto e tornare da lui!>>.

Bianca rimase stupita e divertita allo stesso tempo. Anna aveva letto il contenuto e sapeva anche che aveva lasciato Luca. Stava per rimproverarla, alzò lo sguardo ma la segretaria se l'era già data a gambe: <<A lunedì Bianca!>> ,gridò mentre era di spalle, sollevando in aria il braccio in segno di saluto.

<<A Lunedì >>.

Il panzerotto più buono di Milano veniva fatto in un piccolo forno che era sempre pienissimo di gente.

Attese con pazienza ed optò per il classico.

Il Duomo era di un bianco chiarissimo, esaltato dal sole estivo. Una struttura impetuosa di pietra massiccia portatrice di infiniti segreti taciuti per secoli.

La gente in piazza era sempre moltissima, Bianca provò a mangiare seduta sui gradini e fu una cosa pressochè impossibile anche per via dei piccioni che non la lasciavano in pace.

Passò per la galleria "Vittorio Emanuele" e come ogni volta le sembrava di essere una turista nel mezzo di un meraviglioso film romantico.

La mozzarella ed il pomodoro caddero fra un boccone e l'altro sul top che indossava.

"Ma bene Bianca, sei sempre la solita!'" pensò.

Si ripulì velocemente ma ormai il danno era evidente.

"Temo che dovrò lavorare con questa T-shirt" sbuffò a se stessa.

Via della Spiga era pressoché vuota, con quel caldo i clienti arrivavano direttamente sulle loro lussuose auto.

"Come biasimarli" pensò Bianca.

Ogni singola boutique aveva all'entrata un uomo gigante o due della security, uno dei loro compiti era quello di controllare che le persone di passaggio non facessero video o foto alle collezioni esposte.

"Che lavoro strano". Bianca sorrise, in fondo felice di non appartenere a quel mondo.

Estrasse dalla borsa il suo Estathe' al limone e forò la pellicola inserendoci la cannuccia.

Sorseggiava e passeggiava allegramente. Non le importava di ciò che le succedeva intorno.

S'imbatté nella boutique di Blumarine e non poté fare a meno di sorridere, ricordando la meravigliosa giornata passata insieme a Sabrina.

Rimase particolarmente colpita da un vestito.

Era un abito apparentemente semplice. Nella sua mente già immaginava quali dovessero essere le trasformazioni da apportare per ricavare un abito tanto bello.

Si allontanò quanto bastava per scattare una foto in tutta velocità, nel mentre controllava costantemente se uno dei commessi o l'addetto alla sicurezza si fossero accorti di lei.

"Fatto", in preda all'estasi fece dei movimenti veloci incamminandosi in direzione della metro.

D'improvviso un grosso tonfo, il suo tè ed il suo cellulare caddero insieme alla sua borsa, tutte le sue cose erano sparse per terra.

Un profumo l'avvolse, era scossa, non capiva cosa fosse successo. Una mano l'aiutò prontamente ad alzarsi.

<<Bianca stai bene?>>.

La commessa ed il grosso gorilla della security uscirono per capire se stessero bene.

<<Perdonami sono uscito di corsa dal negozio e ti sono venuto addosso, non ti ho proprio vista>>.

La voce cominciò a suonarle familiare e dopo pochi attimi riconobbe il suo sorriso, era Marco, nella sua mise perfetta, Bianca era confusa.

<<Sto bene grazie, non vi preoccupate, mamma sono la solita, va che figure>>.

Marco scoppiò in una ristata molto dolce.

<<La prego signorina entri, si sieda un momento>> disse il grosso gorilla guardando negli occhi Marco.

Era seduta su di un lussuosissimo pouf. Il più bello che avesse mai visto.

La giovane e bellissima donna che serviva uno dei clienti aveva una silhouette invidiabile, parlava un perfetto inglese e muoveva animatamente le sue mani per mettere in risalto una meravigliosa manicure.

Marco parlava con il commesso: "Forse lo conosce, forse Marco è uscito proprio da questo negozio" pensò Bianca mentre conversava col gorilla.

<<Si questa taglia dovrebbe andarle benissimo>> disse Marco al commesso.

<<Come va pulce?>>, si accovacciò all'altezza della ragazza <<ti va di mettere questo, visto che per colpa mia il tuo top si è tutto rovinato?>>

Bianca osservò il top che indossava e solo in quel momento si rese conto che si era riempito di Estathè.

<<Non sapevo ti piacesse davvero il tè al limone, pensavo scherzassi l'altra volta>> disse lui con tono rassicurante.

Bianca continuava a non capire molto bene ed iniziò ad agitarsi, il suo viso si colorò di rosso in pochissimi secondi: <<No Marco, non preoccuparti, il mio top era già sporco prima che ci scontrassimo, non c'e' bisogno e poi qui e' tutto molto costoso>>.

Il commesso dietro di lei teneva fra le mani una canotta bellissima. Il davanti era di un verde acqua molto chiaro e il dietro era nero. Una bordatura dai disegni orientali floreali, in stile giapponese, percorreva tutto il girovita, nascondendo all'interno una coulisse che se tirata arricciava il top.

<<Grazie mille, scusatemi ma non posso>>.

Uscì dal negozio di corsa, in preda all'imbarazzo.

Marco la rincorse chiamandola: <<Bianca ti prego, fermati, ti accompagno io a lavoro>>.

"Come fa a sapere che sto per andare a lavoro?" chiese fra sé e sé senza fermarsi.

Il ragazzo smise di rincorrerla.

<<Marco vieni a vedere, credo che la ragazza abbia perso questi>>.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top