CAPITOLO 8 - Lampade blu

La pioggia scendeva indisturbata. Bianca percorreva i viottoli trasversali a passo veloce, passando fra una goccia e l'altra, evitando il più possibile le persone.

Il cappuccio della leggera felpa colorata non riusciva a coprile il volto tanto quanto avesse desiderato.

Aveva tutta l'impressione che quella pioggia fosse consolatoria, come se una qualche divinità l'avesse graziata, regalandole un temporale che smorzava i toni allegri di una giornata estiva.

Il centro estetico e solarium dove lavorava era ormai a pochi passi da lei.

La prima persona che incontrò fu una delle estetiste.

Tamara alzò lo sguardo e con il suo solito modo di fare dolce e comprensivo fece segno a Bianca di seguirla. Sparirono insieme in una delle cabine estetiche in fondo al negozio.

La base di trucco che Tamara le stava applicando le si addiceva molto, usava toni che rispettavano la sua carnagione chiara.

Il tocco di Tamara era delicato e rilassante, i piccoli massaggi provocati dall'applicazione di creme e polveri riuscì magicamente a fermare il tempo."La seconda volta in un giorno", pensò Bianca, "devo essere davvero fortunata".

Gli occhi si fecero incredibilmente pesanti, stava per addormentarsi: " devo distrarmi" pensò. Cominciò dunque ad osservare la sua collega, i suoi occhi fissi su di lei, intenti ad applicare i prodotti.

Quello che provava era una sana invidia: l'amore trasparente e percepibile che metteva Tamara nel suo lavoro era una cosa di cui Bianca pensava d' essere priva.

La sua collega somigliava ad un bocciolo fragile, che con pazienza attende e custodisce ogni singola goccia per crescere lentamente, con la fiducia che l'amore e la perseveranza faranno di lei un fiore coloratissimo ed ammirabile.

<<Ecco fatto! i clienti ora non penseranno che li torturiamo qui.>> disse Tamara mentre riponeva alcuni pennelli in uno dei cassetti.

<<So che non hai voglia di parlarne,ma che ti succede ultimamente. Sembra che qualcuno non voglia farti sorridere Bianca>>, le porse un piccolo specchio per poi continuare: << il mio turno finisce fra poco ma stasera possiamo fare due chiacchiere quando stacchi, ti vengo a prendere quando chiudi>>.

<<Niente aperitivi o feste vero?>> disse Bianca mentre afferrava la maniglia della porta per uscire.

<<Lo giuro>>.

Raggiunsero la reception e Bianca salutò Tamara ringraziandola per il restyling: <<questo trucco è miracoloso>>.

<< Niente più occhioni tristi!>> rispose l'estetista prima di lasciare il negozio.

L'enorme porta a vetro del negozio si chiuse e Bianca rimase per pochissimi secondi a fissare il piccolo parchetto di fronte, con la musica della radio in sottofondo.

Il centro estetico era il più grande che lei avesse mai visto, c'erano una ventina di stanze ed altrettanti macchinari, la prima volta che ci era stata aveva accompagnato Sabrina a fare una lampada.

La commessa suggerì anche a Bianca di provare a farne una ,vista la sua carnagione chiara e lei acconsentì.

Senza un vero e proprio motivo dopo il trattamento chiese alla commessa se stavano cercando del personale anche senza esperienza.

La ragazza della reception doveva aver preso in simpatia Bianca perché chiamò immediatamente il suo capo. Qualche settimana più tardi aveva ottenuto il lavoro.

I turni comprendevano: le pulizie e la sterilizzazione dei macchinari e degli ambienti, l'accoglienza e la gestione degli appuntamenti dei clienti ed i pagamenti. Nonostante soprattutto durante i weekend il centro estetico fosse davvero molto frequentato, Bianca trovava molto piacevole il suo lavoro. Leggero, dinamico, senza troppi pensieri, a contatto con le persone. Era la prima volta che si sentiva a suo agio in un luogo pubblico. L'onnipresenza della musica l'aiutava moltissimo.

Il turno serale di Bianca finiva alle 22 ma questo non sembrava disturbarla, soprattutto durante le sere d'estate dove spesso uscendo si godeva tutta la tranquillità di una Milano notturna mangiandosi un gelato, dirigendosi verso casa.

Quel pomeriggio trascorse velocemente, il lavoro fece il suo dovere anche quel giorno, distrasse Bianca da ogni suo pensiero. Il tempo si bloccò per la terza volta, regalandole la sensazione che nulla stesse accadendo al di fuori del negozio. Ogni decisione o responsabilità sembravano inesistenti.

Aveva ormai finito di pulire anche l'ultima cabina, le piccole lucine blu le illuminavano il viso, "devo sbrigarmi a chiudere cassa che fra poco sono le dieci" pensò mentre passava la carta assorbente piena d'alcool sulla tastiera di una delle lampade.

Stava camminando lungo il corridoio quando riuscì ad intravedere Tamara che fumava una sigaretta all'esterno.

<<Che cosa?>> urlò Tamara fra i tavolini in ferro battuto di una piccola gelateria.

La pallina si era quasi staccata dal cono per lo scatto brusco.

<<Calmati o batterai il record di quel bimbo laggiù, questo è il terzo cono che gli comprano; comunque si, non potevo fare altrimenti>>.

Tamara si ricompose, spostò goffamente le ciocche dei suoi capelli ricci che si erano appiccicate al cono per poi continuare: <<Non puoi aver lasciato Luca>>.

Bianca fece finta che la cosa non la disturbasse, il suo desiderio profondo di dimenticarsi dei sentimenti che provava era una costante.

<<Non so se voglio parlare di lui stasera>> , disse con tono freddo, fissando il dispenser di tovaglioli.

<<Ne hai parlato con qualcuno?>>, ci fu una pausa, le voci delle persone che passeggiavano fecero da sottofondo alle ragazze per qualche minuto.

<<Tamara, non sono sicura di ciò che ho fatto, però parlarne mi fa solo avere maggior paura>>.

<<Senti Bianca, se non sei pronta a parlarne adesso va bene, ma se per caso cambiassi idea, sai sempre qual è il mio stanzino>>.

Si sorrisero complici e comprensive.

<<Abbiamo litigato come sempre: lui si è innervosito dopo che gli ho comunicato che non sarei rientrata a casa per l'estate; la situazione è degenerata e le offese sono state più pesanti e cattive del solito, partendo dalla poco di buono finendo a quella che vuole solo la vita facile con uno pieno di soldi>>.

Prese fiato.

<<Così l'ho lasciato per telefono, in preda alla disperazione>>.

Tamara osservava Bianca come si guarda un film giallo in attesa di scoprire il killer.

<<Ma sei matta? Per telefono? E lui è matto? Poco di buono, vita facile?>>.

Bianca smise involontariamente di ascoltare, accadeva sempre così quando voleva autodifendersi.

<<Non avrai spento il telefono vero?>>.

<<Temo di sì>> disse Bianca con l'intenzione di chiudere la conversazione.

Camminarono fino al parchetto di fronte al centro estetico dove il ragazzo di Tamara era seduto in macchina ad aspettarla.

<<Ti accompagniamo a casa>> disse Tamara stringendo il braccio del fidanzato quando lui la raggiunse.

<<Davvero ragazzi non ce n'è bisogno, non è morto nessuno!>>, Bianca pregava di poter avere anche solo cinque minuti di solitudine.

<<Ci vediamo domani al cambio turno>>, Tamara strinse Bianca in un abbraccio per sussurrarle: << Fai ciò che ti rende felice, ma parla di persona a Luca>>.

<<Buonanotte Tamara, ti voglio bene>>, salutò i ragazzi e s'incamminò verso casa, percorrendo il grande colonnato pieno di persone che chiacchieravano e sorseggiavano i loro drink a gruppi sparsi.

"Chiamalo" diceva una vocina nella sua testa.

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