CAPITOLO 15 - Desideri Parte 1

<<Questo è l'ultimo, finalmente. Non credevo che una donna potesse possedere così tante cose>>.

Jack posò l'ennesimo scatolone a terra e si lasciò andare sul divano del nuovo appartamento di Bianca e Sabrina.

<<E' proprio qui che ti sbagli, dovresti stupirti di Bianca che possiede la metà delle mie cose, bisogna assolutamente rimediare>>.

Uno scambio silenzioso di sguardi sfociò in una risata molto divertita.

<<Ti sei meritato un aperitivo Jack, tieni>>.

Il contenuto dei bicchieri di vino che Bianca teneva fra le mani era color rosato, <<Salute, alla vostra nuova casa e all'amicizia!>> la positività di Jack era un toccasana per il gruppetto.

Era una delle qualità di Jack quella di riuscire a creare sempre un clima rilassato e familiare. Bianca osservava i due mentre sorseggiava il suo vino ed i suoi pensieri andarono alla maturità e sicurezza che trasparivano sempre dall'uomo che le stava di fronte, del quale in realtà sapeva molto poco.

La ragazza prese la borsa e lasciò il suo bicchiere semi vuoto sul tavolino.

<<Vado a prendere della pizza, direi che ce la meritiamo, che cosa vi porto?>>

Uscì pensando che un po' d'intimità ai ragazzi non avrebbe fatto male.

Evitò la prima pizzeria lungo il corso perchè vuota: "mai entrare in un posto senza clienti!" aveva ripetuto ad alta voce con tono sapiente la frase che diceva sempre sua madre.

Il secondo posto era piuttosto affollato: il cameriere l'avvertì che ci sarebbe voluta un' oretta, quando accettò le fu offerto un aperitivo.

La piccola via del centro dove stava seduta a fumare era meravigliosa, il caldo che l'avvolgeva ed il continuo flusso di persone che passeggiavano la facevano sentire al centro del mondo: protetta da quell' atmosfera magica della quale avrebbe voluto drogarsi per sempre.

L'alcool fece effetto. Pensieri nostalgici arrivarono leggeri e silenziosi come un potente veleno.

"Vorrei che fosse qui, vorrei sorridere con lui fino a scordarmi di tutto".

Prese il telefono dalla tasca e cercò il nome di Luca fra i messaggi.

Digitò un testo lunghissimo dalle frasi cariche di sentimenti confusi: 

"mi manchi,                                                                                                                                                                          mi manchi quando la sera sfuma nella notte,                                                                                              quando poco prima di prender sonno vorrei dire le cose più sincere,                                                            in questa città dalle mille luci e sorrisi che m'ingannano è una sola luce quella di cui sento il bisogno: quella che possa illuminare la persona che sono".

Pensò di aver inviato il messaggio ed improvvisamente il cameriere uscì dal ristorante con le pizze fra le mani.

Gettò il cellulare nella borsa ed abbozzò un saluto amichevole al ragazzo; lasciò il suo calice vuoto sul tavolo esterno dov'era rimasta per più di un'ora.

I maestosi edifici storici curati nei minimi dettagli, le lunghe vie in pietra e le piccole piazze che incontrava di tanto in tanto rinnovavano il suo amore per la città di Milano, la sensazione di vivere in un sogno.

Rientrò a casa e tutto sapeva di nuovo: il portone dalla piccola porta centrale con la chiave difettosa, il cortile interno dal quale pendevano fiori e piante dai balconi, quel mondo interno e segreto dal quale quella sera poteva vedere le stelle.

Sabrina non esitò ad aprire la porta appena sentì il rumore delle chiavi nella toppa.

<<Pulce ci hai messo una vita!>>

<<Dal vestito bellissimo direi che stai per uscire!>>.

<<Stiamo! Su mangiamo e poi usciamo!>>

<<Ti prego Sabry, troppe cose nuove per questa settimana, ho bisogno di rilassarmi>>.

<<Non fare la cretina! Bisogna festeggiare! Andiamo a piedi, poco distante da qui! Un drink e torniamo promesso!>>

<<Ma non sono pronta, ci metterei una vita a mettermi in tiro come te!>>.

<<Non abbiamo tutto questo tempo pulce! Esci così che sei perfetta!>>.

Qualche complimento da parte di Jack non tardò ad arrivare ed aiutò Bianca ad accettare.

I tacchi vertiginosi di Sabrina trovarono un valido aiuto in Jack che senza perdere tempo la prese sottobraccio accompagnandola durante tutto il tragitto.

Il silenzio di Bianca lasciava una scia d'imbarazzo che gli altri due avevano tentato di colmare in tutti i modi.

<<Ma ci credi pulce! Viviamo in centro! Viviamo al centro del mondo, su brindiamo! Non era questo uno dei tuoi sogni?>>.

I calici si sollevarono e Bianca s'incupì a quell'affermazione. Aveva tutta l'impressione di essere solo una ragazzina senza arte ne parte: nel centro di una città piena di persone rinomate e raffinate e lei era soltanto una malvestita qualunque, a far numero ad una delle ennesime serate.

"Sono una sfigata, dai andiamo a casa Bianca", ripeteva alla sua parte interiore più nascosta.

Si sedette al tavolo, decise di attendere fino alla fine della serata senza fare la guastafeste, nascondendo le sue vere emozioni, mascherandole di qualcosa che non aveva un nome. Arrivarono diversi drink che non rifiutò. Doveva distrarsi.

<<Pulce sono arrivati! Lei è Bianca, vi ho parlato tanto della mia coinquilina!>>.

Era ormai stufa di conoscere persone delle quali non avrebbe ricordato nome e volto. Il vino l'aiutò a sorridere del suo cinismo. Si presentò senza troppo interesse all'ennesimo belloccio lampadato e dal ciuffo dei capelli piastrato.

I suoi occhi si illuminarono e l'atmosfera cambiò poco dopo aver dato un bacio sulla guancia ed aver scrutato chi stava alle spalle del Ken di turno.

Due occhi neri, profondi, una carnagione olivastra in un completo elegante che era visibilmente qualcosa che l'uomo non era solito indossare.

<<Sono Samuel>>.

Il suo entusiasmo si ridimensionò in poco tempo, le mille frasi negative che le si abbozzavano nella testa non le davano tregua.

Ascoltava i ragazzi parlare, sorrideva di tanto in tanto. Nemmeno la sua amica si era resa conto di quanto Bianca si fosse messa in disparte.

<<Raccontami qualcosa di te>> disse Samuel avvicinando la sua sedia a quella di Bianca.

Ci mise qualche secondo per rielaborare la domanda, non capiva bene se stesse parlando con lei davvero.

<<Bè non c'è molto da dire, vivo a Milano ormai da un anno, studio moda e proprio oggi ho cambiato appartamento, mi sono trasferita in una nuova casa con Sabrina>>.

<<Si, queste cose le sapevo già. E quel piercing ce l'hai da tanto? No perché ti fa sembrare una Punk>>.

Bianca rimase stupita, si alzò dalla sedia ormai stanca di tante conversazioni futili.

<<L'ho fatto qualche mese fa, come sei antico>>.

Si diresse verso Sabrina e dopo averle sussurrato qualcosa all'orecchio sparì fra le vie del centro città.

"Ci mancava solo il piercing adesso. Ma sarò libera di fare ciò che voglio". In cuor suo era arrabbiata e l'insicurezza che provava era impossibile da nascondere, avrebbe voluto essere qualcun altro. Con più coraggio, con più qualità.

Rientrò a casa ed infilò nel suo cellulare le cuffie per ascoltare un po' di musica e rilassarsi. Aveva qualche messaggio in coda da leggere ed andò dritta ad un sms di Luca.

"Mi manchi bambolina".

Il cuore iniziò a batterle forte quando si rese conto che l'sms che aveva scritto per Luca fuori dalla pizzeria non era stato inviato. "Come sempre, ci pensiamo nello stesso momento".

Scese qualche lacrima dal suo viso, era stanca ma non voleva rimanere sola dentro casa, le mura le davano l' impressione di soffocare.

Prese le chiavi ed uscì dall'appartamento, camminando senza meta.

<<Hei, bambolina che succede? Stai bene?>>

<<Lù, non capisco che cos' ho>>

<<Su ora siediti e smettila di piangere>>

<<Non sto piangendo, è solo che...>>

<<Dove sei Bià, certo che stai piangendo, ti conosco bene>>

...

<<Hei ci sei ancora? Ma dove sei che sento tutte queste macchine passare?>>

<<Mi manchi Lù>>

<<Hei, mi manchi anche tu Bianca, su ora è tardi, vai a casa e mettiti sotto le coperte, domani mattina ti sentirai meglio>>

<<È solo che ... mi sento persa, mi sento come se... >>

<<Shh piccola ascoltami, ora vai a casa, non è sicuro per te gironzolare sola per la città>>

Il telefono si spense improvvisamente, la batteria era scarica.

Era quasi mezzanotte, Bianca si era persa, in tutti i modi possibili in cui una persona può perdersi.

Il vuoto che sentiva dentro di sé cresceva ogni istante. Sentiva più che mai il bisogno di risposte, alle mille domande che le tormentavano la testa e c'era un solo luogo dove poterne trovare qualcuna.

Le girava la testa, raggiunse il passaggio sotterraneo della metro più vicina e salì su uno degli ultimi treni.

La stazione Centrale era ancora più bella di notte e con sua sorpresa tutto era acceso ed attivo come di giorno se non per qualche bar o negozio chiusi.

Ordinò due cappuccini take away e camminò fino al comando di polizia della stazione.

<<Che posso fare per lei signorina? Mi avete portato qualcosa?>> disse allegramente l'uomo un poco assonnato alla scrivania.

<<Veramente sto cercando Giovanni>>

L'ufficiale cambiò espressione ed osservò l'orologio a polso che indossava, ruotandolo di poco per poter leggere meglio l'ora.

<<Direi che Giovanni a quest'ora dorme>>.

<<Posso comunque scendere di sotto? Ho estremo bisogno di parlare con lui>>.

Il poliziotto scrollò la testa: <<no signorina non ha capito, Giovanni non dorme nel deposito, li ci "lavora" durante il giorno>>.

Chiamò il collega e gli chiese di prendere il suo posto per una decina di minuti.

Bianca diede i cappuccini agli ufficiali, per sdebitarsi del disturbo. Accettarono di buon gusto.

L'uomo in divisa sorseggiava il contenuto del bicchiere in carta lentamente, con aria rilassata, gongoleggiando.

Il silenzio calò sui due, Bianca era visibilmente in imbarazzo.

<<Posso chiederle perché cerca Giovanni a quest'ora?>> disse il poliziotto con aria piuttosto severa. Aveva cambiato tono.

<<Bè ho qualcosa di importante da chiedergli>>.

Il Bar 4 della stazione fu il luogo dove improvvisamente l'uomo si fermò.

<<Direi che lei é una ragazza molto fortunata, una delle luci è ancora accesa, la lascio sola, non vorrei che Giovanni s'innervosisse anche con me vista l'ora, buonanotte signorina>>.

<<La ringrazio molto agente, buonanotte>>.

L'uomo si allontanò fischiettando. La ragazza rimase impietrita davanti alla porta per alcuni secondi prima di prendere coraggio e bussare.





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Angolo pubblicità!

Grazie per esser arrivati fino a questo punto della storia, sono davvero felice che ci siano persone che leggono il mio racconto. 

Approfitto per suggerire la storia di una ragazza che mi ha sostenuta su Instagram

Fate un salto sulla sua pagina e date un occhio alla sua storia! 

_michaela99_   _michaela99_

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