CAPITOLO 13 - Qualcosa

"Che cosa succede quando si avvera un desiderio? Si smette forse di crescere in quel preciso istante? É il senso di benessere o di vuoto ad impossessarsi immediatamente di noi? Qual é il lasso di tempo sufficiente prima di elaborare un nuovo desiderio? E quando si è realizzato, che connessione c'è con il desiderio di partenza, quanto corrisponde realmente al sogno iniziale? Probabilmente poco. Come fanno tutte queste persone a saper distinguere tra i propri desideri ed i desideri altrui? Insomma per l'amor del cielo, il desiderio di sposarsi per esempio, è un desiderio "comune" non di sicuro autentico e personale. Il desiderio di unità, di sentirsi parte di un qualcosa, quello posso sicuramente affermare che è personale e vero. E comunque io alla teoria di Darwin non ci credo. Quello che si adatta al cambiamento sopravvive. Ma al cambiamento mio o degli altri? Con quante e quali persone puoi e vuoi sopravvivere e a quale scopo? Io la vita così paurosamente incastrata in uno schema o in quattro mura, adattandomi a gente della quale non condivido energia o modo di vivere non la voglio. Non la desidero. Mai. O per lo meno non me la auguro.
Ma forse sono solo stupida. Forse sono solo cinica. Mi é venuta fame comunque: chissà dov'é Sabrina, devo chiederle il cambio, vorrei anche fumare una sigaretta".

<<Pulce, che è quella faccia triste e assorta? Sembra che tu sia uscita da una di quelle conferenze sulla pace nel mondo. Su, vai a fumare, ci penso io qui fino a quando arriva l'altro gruppo a darci il cambio>>.
Bianca si alzò da dietro il tavolo e prese dalla sua borsa solo il portafoglio ed il pacchetto di sigarette.
<<Di la verità Sabry, tu leggi nel pensiero >>.
<<Mi hai sgamata pulce, ma mi spiace deluderti, leggo solo i pensieri degli uomini, il contrario di Mel Gibson in "What Women Want">>.
Bianca sorrise alla citazione modaiola, perfettamente coerente con il modo d'essere dell'amica.
<<Che cosa ti porto da mangiare??>>.
<<Sono a dieta pulce, a pranzo solo aria!>>.
<<Va bene, allora immagino che ci vuoi anche il ketchup nel panino con la cotoletta>>.
Sabrina le rivolse un'occhiata fra il divertito ed il saccente: << Il ketchup va benissimo>>.
La coda all'improvvisato bar della fiera degli sposi di Milano sembrava infinita. Bianca strappò un bigliettino dalla sua vecchia Moleskine e vi annotò sopra qualcosa velocemente.
Saltò poi la coda avvicinandosi al cassiere: <<Vado a fumare una sigaretta, quando ha tempo questo é ciò che vorrei ordinare, mi faccia pure un cenno quando é pronto, siamo tre stand più avanti. Si prenda pure tutto il tempo, vengo a prendere i panini quando sono pronti! Grazie!>>. Il cassiere come unica risposta le strizzò l'occhiolino ed annuì, cercando di ascoltare nello stesso momento un'altra cliente.
L'evento a tema "matrimoni" a cui era stata costretta a partecipare la disgustava alquanto, soprattutto perché ne scaturivano un'infinità di pensieri sul suo futuro.
Era sabato pomeriggio e durante la mattinata avevano avuto dei problemi con gli abiti da sposa che lei e gli altri ragazzi avevano realizzato per l'esposizione.
Avevano lasciato gli abiti per tutta la notte nello stand dell'istituto che si trovava nella parte coperta solo da giganteschi tendoni. Quella notte aveva fatto molto freddo e la condensa formatasi con il calore della mattina aveva bagnato tutti gli abiti.
Sabrina, Bianca e le altre avevano passato l'intera mattinata ad asciugare i vestiti, esponendoli a turno al sole.
Durante l'evento, i ragazzi realizzavano delle bozze personalizzate di abiti da sposa per i curiosi, davano anche la possibilità poi di realizzarli a scuola, ad un prezzo accessibile.
I tacchi le facevano male, il dolore alle gambe era aumentato dopo essersi accovacciata a fumare.
<<Stai facendo l'uovo pulce?>>.
Bianca sobbalzò, colta di sorpresa.
<<Ma ti sembra il modo di farmi prendere un infarto simile?>>.
Marco aiutò la ragazza a rialzarsi senza esitazione.
Arrossì quando lo vide, ma si ricompose pochi attimi dopo quando notò accanto a lui una ragazza dai morbidi capelli dorati. <<Pulce i paninozzi sono pronti! Il cameriere del bar ce li ha allungati, non mi avevi detto che era un figo della m...>>, la ragazza si morse la lingua alla vista di quelli che sembravano dei modelli famosi.
<<Ciao Sabri!>> disse lui molto divertito.
<<Lei é Marta, mi ha chiesto di accompagnarla qui, ma che sorpresa trovarvi qui ragazze! Chi e' la fortunata?>>.
Lo sguardo di Sabrina era perplesso e la sua espressione del viso piuttosto infastidita rivelava in tutto e per tutto ciò che le passava per la mente.
Bianca non esitò a prenderla sotto braccio: << ahm, ragazzi ci ha fatto piacere vedervi, ora dobbiamo proprio andare. Siamo qui con la scuola ed abbiamo un po' di lavoro da sbrigare. Ci vediamo più tardi! Ciao, ciao belli!>>.
Trascinò Sabrina nella direzione del loro stand.
"Ciao ciao belli.. Ma come m'é venuto".
<<Pulce ma li hai visti o no? Ma dico é un'ingiustizia! Eppure gli piaci ne son convinta, io non mi sbaglio mai! Ma pure gli unici belli e sensibili ci devono rubare dalla piazza quelle bellone!>>.
<<Sabri mangiati sto panino e non ci pensiamo e poi sembrano davvero una bella coppia!>>.
<<Bianca lasciatelo dire, tu hai qualche problema, diversi problemi a pensarci bene!>>.
Mangiarono prendendosi in giro dei panini degni delle migliori camioniste vestite eleganti.

I ragazzi del corso non tardarono ad arrivare e le due si affrettarono a raccogliere i loro effetti per lasciare al più presto quel posto.

<<Sono scioccata da tutto questo "love in the air", andiamo Sabri, credo di meritarmi un po' di sonno>>.

<<Ma pulce io trovo tutto così bello e romantico, passerei le ore qui dentro se dovessi sposarmi per scegliere tutto il necessario alla perfezione!>>.

"Sta sicuramente scherzando" pensò Bianca, senza però aggiungere nient'altro alla conversazione.
<<Ci vediamo domani ragazzi. Ale, non fare i vestiti troppo scollati!>> disse scherzando Bianca ad Alessio prima di lasciare lo stand.

S'incamminarono sotto il sole cocente di una Milano semideserta. D'estate la città si svuotava come se le persone scappassero dall'essere divorate dal calore e dall'umidità.
<<Pulce, é da qualche settimana che voglio chiederti qualcosa>> azzardò Sabrina mentre aveva già superato l'amica che aveva un passo decisamente più lento. <<Su parla, ti ascolto ...>>.

<<Un mio amico ha un piccolo appartamento praticamente in centro, mi farebbe un buon prezzo però sai ... sto cercando una coinquilina, non troppo disordinata ed allo stesso tempo non troppo pignola con la quale dividere le spese>>.
Bianca rimase un po' stupita e una piccola scintilla d'entusiasmo si accese in lei: <<Bè quando si va a vederlo? ma com'e' che c'hai tutti sti amici tu?>>.

Sabrina scese per prima dalla metropolitana e Bianca rimase finalmente sola in un treno semideserto.

Pensò che un gelato poteva fare al caso suo prima di rientrare a casa. Si tolse finalmente i tacchi ed indossò le sue adorate ballerine, tanto denigrate dalla maggior parte dei ragazzi.

La fermata della stazione centrale non era mai stata tanto piacevole, era riuscita a percorrere le lunghe scale mobili senza dover evitare la solita ressa di persone.

Il baretto poco distante dalle piattaforme dei treni era completamente vuoto.

<<Prendo due Solero grazie>>.

Si diresse senza esitazione verso la libreria, l'entusiasmo in lei cresceva.

<<Ha per caso visto Giovanni?>> chiese, sicura che il commesso conoscesse l'uomo.

<<Sono desolato ma nessun Giovanni lavora qui ...>>.

<<No, no non stavo parlando di un suo collega, parlo di Giovanni, l'uomo che vive qui in stazione>>.

<<Mi spiace deluderla signorina, ma non conosco nessun Giovanni>>.

Con aria desolata si diresse verso la piazza di fronte all' entrata della stazione per sedersi sulle lunghe sedute di quello che doveva essere marmo.

Scelse un posto un po' ombreggiato da una betulla.

"Be' forse uno di questi gelati dovrei regalarlo prima che si sciolga".

<<Ottima scelta, devo dire che mi piace anche il Solero ai frutti esotici, ma quello ai frutti rossi è il mio preferito>>.

Bianca sorrise, felice di aver riconosciuto la sua voce.

<<Che cosa ti porta qui in questa calda giornata?>>.

<<Ho pensato che ti sarebbe andato un gelato. Non sono in molti a conoscerti in questo posto Giovanni>>.

<<Non molti conoscono questo posto come me!>>.

Giovanni aveva l'aria divertita, una parte dei suoi capelli erano raccolti in una treccia che lasciava libera la fronte,i suoi occhiali da vista erano piuttosto spessi , aveva con se la solita borsa a tracolla, stile anni sessanta.

L'odore di tabacco forte arrivava dritto alle narici di Bianca mescolandosi a quello del gelato.

<<Su forza e' ora di andare, seguimi!>>.

La ragazza lo osservò intimorita ma elettrizzata allo stesso tempo.

<<Mi sembra che tu non abbia molto da fare ragazza ed io ho bisogno d'aiuto!>>.

<<Andiamo dunque!>>.

Giovanni si lasciò andare ad una smorfia divertita.

Si diressero a passo piuttosto veloce verso i binari. Bianca osservò con attenzione i treni sui binari 1 e 2 e ne lesse le destinazioni convinta che fossero in procinto di salire a bordo di uno dei due.

"Chiasso e Verona Porta Nuova, chissà dove andiamo". <<Giovanni non abbiamo preso i bigliet...>>, ma prima che la ragazza riuscisse a terminare la frase, l'uomo in camicia di lino alquanto sgualcita e macchiata cambiò direzione entrando nel comando di polizia della stazione.

Il poliziotto piuttosto grassoccio seduto alla scrivania fece un segno di saluto veloce e disinteressato a Giovanni.

Bianca non capiva, improvvisò anch'essa un goffo cenno all'agente, tentando di passare inosservata e di emulare l'uomo che stava seguendo. Girato l'angolo, stava per inciampare nel piede di Giovanni che teneva una vecchia porta aperta in attesa della giovane. La sensazione di freddo e l'odore d'umido non tardarono ad arrivare.

Invitò la ragazza a far presto scuotendo più volte con movimenti veloci la sua mano tesa verso il torace e chiuse la porta alle loro spalle.

Una lunga scalinata di quello che era un tunnel in cemento illuminato da un unico lunghissimo neon, le ricordava una scena di un film degli anni trenta.

Non ebbe paura: percorse il tunnel in silenzio, controllando di tanto in tanto i movimenti dell'uomo, fino a raggiungere una piccola porta dipinta di verde.

Estrasse dalla tasca una chiave vecchia ed arrugginita che per portachiavi aveva un nastro rosa sgualcito.

La porta si aprì verso l'interno ed il fascio di luce lasciò intravedere una stanza piuttosto grande.

Il sole ed il caldo estivo sembravano ormai lontani anni luce, sottoterra, in una forse delle milioni di gallerie sconosciute ai cittadini.

Accese la luce con un movimento piuttosto rumoroso. L'impianto doveva essere molto vecchio.

"Che diavolo ..."

<<Giovanni io ... sono senza parole. Dio e' meraviglioso, ma come hai fatto, hai sistemato tu tutto l'arredamento qui?>>.

<<Su signorina non abbiamo tutto il giorno! Abbiamo del lavoro da fare, seguimi!>>.

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