CAPITOLO 11 - Non é importante
Era seduta davanti alla specchiera del suo armadio, un fascio di luce proveniva dalla finestra e si protraeva sulle sue gambe incrociate.
La prima luce dopo due giorni.
"Lo so che non é tutto così tragico, ma non sono nemmeno riuscita alzarmi negli ultimi due giorni", era l'unica frase che ripeteva a se stessa fissando il proprio riflesso da più di mezz'ora. Il viso era più pallido del solito, le occhiaie erano scavate dalle lacrime e dalle eccessive ore di sonno.
La testa era pesante, la sensazione di nausea era terribile quando provava a stare in piedi. Piccole macchie giallognole apparivano e scomparivano come brillantini nei suoi occhi quando provava a camminare. "Bianca, non é nulla di grave, forse sei solo un po' depressa". Scoppiava in un pianto che soffocava immediatamente ogni volta che formulava questo pensiero. Attese che tutte le coinquiline fossero uscite di casa per prendere forza e sgattaiolare in cucina a mangiare qualcosa. L'ultima spesa che aveva fatto risaliva a quattro giorni prima e le uniche cose che erano rimaste nel ripiano del frigo che portava il suo nome erano: due yogurt, del parmigiano grattugiato, burro, uova e qualche fetta al latte.
Afferrò la trafila di fette al latte attaccate assieme come se avesse finalmente visto qualcosa di bello dopo giorni. Riempì ed azionó il bollitore per prepararsi un té.
Nell'attesa ne aveva giá divorate due, quando si accorse che una scatola di latta rotonda con il disegno dei biscotti era appoggiata sul tavolo. Un biglietto diceva: "Mangiami".
L'immagine che le si proponeva davanti agli occhi era quella che aveva giá visto nel film d'animazione "Alice nel paese delle meraviglie".
Sorrise, riconoscendo la scrittura di Maria. Mise la bustina di té nero nella tazza e la riempí d'acqua poco prima dell'orlo.
Aprí la porta del balconcino che collegava la cucina alla sua stanza. Estrasse una sigaretta dal suo pacchetto e si sentí sollevata dopo il primo tiro. Il cinguettio degli uccellini e la vista del piccolo parco ben tenuto davanti a casa le diedero un senso di pace e tranquillitá. I colori erano ancora molto accesi ed una piccola brezza la fece sentire meno sola e piu' sollevata.
"Leggera, Bianca, leggera". Dopo una doccia e la colazione si erano fatte le undici. Prese la borsa e si diresse a scuola, sapeva che non sarebbe riuscita ad arrivare in tempo per l'ultima lezione, ma lo scusarsi per l'assenza e il mettersi in pari con le lezioni le sembrava il minimo che potesse fare. I corridoi erano vuoti e si sentí felice di non aver incrociato nessuno dei suoi compagni di corso, non aveva voglia di parlare e di dare troppe spiegazioni. <<Questo é il materiale che ti serve per la ricerca di storia dell'arte. Ah dimenticavo, c'é un test di merceologia settimana prossima al quale é stato allegato un piccolo manuale, sapere i primi due capitoli é piú che sufficiente o cosí ha lasciato detto il docente. Vorrei anche ricordarti la consegna del compito di modellistica, quello che dovevate realizzare prendendo spunto da un abito. Hai tempo ancora due giorni>>.
La segretaria era piú bella che mai quel giorno. <<Grazie mille Anna, avró un bel po' di lavoro da fare>>.
<<Ha chiamato il tuo datore di lavoro. Ho detto che sei stata molto male, che il tuo cellulare si era rotto e che avevi lasciato detto alla scuola di chiamare ma che ce ne siamo scordati>>. Bianca rimase di stucco, che gesto nobile da parte della segretaria, l'aveva coperta. <<Anna non so che dire, ringraziarla non é abbastanza, posso offrirle una colazione, magari domani? Posso abbracciarla?>>.
Anna si alzó e fece il giro intorno al bancone semicurvo e moderno della segreteria.
<<Bianca non so che cosa ti sia successo, ma spero tu stia bene, sei una ragazza molto solare e corretta. Non sei sola, non ti arrendere. Ora su vai, l'aula numero quattro é libera fino alle tre, su su, a studiare!>>.
<<Anna, lei é una persona incredibile, domani colazione durante la pausa, ci conto>>.
Anna guardó la ragazza scomparire lungo il corridoio, con il suo solito sorriso.
<<A domani Bianca>>.
Lavoró fino alle tre spaccate interrottamente, aveva ridisegnato una bozza del vestito che aveva visto nel negozio di Bluemarine e fra una lamentela e l'altra, fra la poca voglia e la pigrizia, riuscì a tracciare il modello e le modifiche: tutto ció senza riuscire a smettere di pensare a quello che le era successo dopo che si era fermata ad osservare quel vestito nella vetrina di via della Spiga.
A modello completato salutó il gruppo di ragazzi che avevano prenotato l'aula dopo di lei. "Spero di non aver dimenticato nulla questa volta", disse a se stessa sentendosi un'eterna imbranata.
Prese coraggio ed accese finalmente il suo cellulare. Ignoró la marea di chiamate e di messaggi che aveva ricevuto. Cercó nella rubrica il nome di uno dei suoi capi e senza pensarci troppo lo chiamó.
<<Ciao Bianca, come stai?>>.
<<Massi sono molto dispiaciuta, ma sono stata parecchio male, scusami avrei dovuto avvertire. Spero non mi licenzierai>>.
<<Non preoccuparti una tua coinquilina ha chiamato in negozio poco dopo che avevo chiamato la scuola, domani sei pronta a ricominciare o...>>
<<Si si assolutamente, domani pomeriggio saró in negozio>>.
<<Bene, c'é una ragazza nuova che viene ad imparare per coprire qualche turno durante i weekend, ti chiedo di farle vedere come funziona un po' tutto il turno>>.
<<Non preoccuparti, puoi contare su di me. Grazie mille ancora>>.
Riattaccó sentendosi molto grata di avere persone attorno come Anna e le sue coinquiline.
Chiamó la madre fra un boccone e l'altro di un trancio di pizza. Lesse tutti gli sms che le erano arrivati. Compresi quelli di Luca. Erano strazianti, pieni di contraddizioni: uno era pieno d'amore, il secondo pieno di scuse, il terzo pieno di insulti e frasi piene d'odio e cosí via.
Erano le sei e mezza e l'ultima cosa che desiderava era quella di andare a casa. Nel pieno del silenzio, osservava le persone passare, seduta su un muretto, fra una colonna e l'altra come sempre a gambe incrociate.
Estrasse l' ennesima sigaretta mentre un gruppetto di persone le passò accanto. <<Hei ragazza delle lampade!, si dico proprio a te!>>.
Bianca scosse la testa e si ricollegò alla vita reale. Le sembrava di riconoscere dei coetanei che venivano sempre a fare la lampada in negozio da lei.
<<Ciao ragazzi!>> era felice che i clienti si ricordassero di lei nonostante non fosse di Milano.
<<Che fai qui tutta sola? Non c'eri oggi in solarium. C'era una tua collega , quella stronza>>.
Bianca voleva ridere, sapeva di chi stava parlando. <<No oggi sono in malattia o così pare>>.
<<Bé allora ti serve qualcosa per tirarti su!>>.
<<Piacere, io sono Emanuele, lui è il mio amico Christian e gli altri sono ... Bé ragazzi presentatevi su!>>.
I due ragazzi erano piuttosto abbronzati e sembravano figli di gente che non se la passava niente male. Ben vestiti e dai modi di fare alquanto sicuri. Il gruppo in totale era di sette, ma sembravano molti di più dalla vitalità che emanavano.
<<Ciao, io sono Bianca>>.
<<Si si Bianchina, questo lo sappiamo. Che fai ti unisci a noi per una birra? Stiamo andando a Vimercate>>.
<<É un quartiere qui vicino?>>.
Scoppiarono tutti in una grossa risata. <<Ma no é a nord di Milano, un nostro caro amico é di lí e stasera canta, cioé rappa. Peró il significato di rappare te lo spieghiamo lungo il tragitto che se no si fa notte.>> ,disse Emanuele con tutta l'aria di voler far colpo.
Furono mille i pensieri che suggerivano a Bianca di non andare. Mille motivi per non fidarsi e per stare all'erta. Il cellulare vibró. Era Luca, la stava chiamando. Un unico spiraglio di luce si accese nel suo animo.
"Ma si Bianca, leggera, piú leggera", pensó.
Prese la sua borsa e vi gettó il cellulare in fondo. Si alzó di scatto e raggiunse il gruppo, come se stesse per perdere un treno.
Una delle ragazze estrasse una bellissima t-shirt bianca, decorata con piccole perline colorate lungo il girocollo ed una piccola scritta "Emis" sul davanti.
<<Metti questa Bianca, che stasera si supporta Emiliano>>.
Christian somigliava vagamente al giocatore di calcio Cristiano Ronaldo solo molto più basso. Doveva essere questo il motivo per il quale gli amici lo chiamavano "Christianino".
Bianca stava iniziando a perdere la cognizione del tempo. Sapeva benissimo cosa stava per accadere. Tutto sarebbe rimasto indietro e congelato, come se una fata madrina le avesse regalato con un tocco di bacchetta magica qualche ora per dimenticarsi dove e chi fosse lei sulla terra. L'energia e l'euforia che provava erano esaltati dalla musica sparata a tutto volume nella macchina. I ragazzi cantavano tutti ed Emanuele che era alla guida, di tanto in tanto cercava lo sguardo di Bianca nello specchietto retrovisore.
La canzone era di un'artista italiano che i ragazzi conoscevano molto bene e che cantavano con molta enfasi.
Erano ormai fuori Milano. L'incrociarsi delle grigie e gigantesche strade sfumavano pian piano con il paesaggio naturale circostante, sempre più evidente. Bianca non faceva che pensare al suo passato, ai luoghi nei quali aveva trascorso la sua infanzia.
Scesero dalla macchina e Bianca rimase a bocca aperta quando svoltato l'angolo si trovó davanti una piazza con una grande fontana al centro, circondata da tre torri altissime e moderne.
<<Quanto hai detto che costa un appartamento lassù Ema?>> disse Christianino.
<<Per gli affitti si parte dai 15.000 euro al mese per un piccolo bilocale>>.
Emanuele rimase fermo a fissare ció che aveva intorno con aria strafottente: <<un giorno vedrai che ce la faremo anche noi>>.
Bianca cambió opinione riguardo ai ragazzi, forse non erano figli di gente ricca, forse il loro atteggiamento nascondeva insicurezza o voglia di riscatto.
Il locale era proprio alla base di una delle torri.
C'era una lunga fila per entrare ma Christianino ed Emanuele si diressero sicuri verso l'entrata. Bianca approfittó per fare amicizia con tutti gli altri. La ragazza che le aveva dato la maglietta era Sara, la piú piccolina ma con i capelli lunghissimi. Degli altri sfortunatamente non riusciva a ricordare i nomi, erano troppi e nella foga non era riuscita a memorizzarli.
Le succedeva sempre quando si presentava a tante persone nello stesso momento, era così concentrata a dire il suo nome ed a salutare da dimenticare i nomi degli altri.
Il gruppetto attese con pazienza scrutando i due che parlavano con i buttafuori.
Fin quando Ema fece un segno con la mano ai ragazzi, diede poi il cinque al buttafuori che sembrava conoscere.
<<Ragazze questi sono dei free drink per voi, due a testa, buona serata>> disse il gigante tatuato all'entrata.
Il locale era bellissimo, moderno e molto grande, pieno di gente dell'etá di Bianca. L'atmosfera era leggera ed allegra.
<<Allora Bianchina che vuoi bere?>> Disse Emanuele cercandola fra gli altri.
Non fece in tempo a rispondere che Emanuele ordinó da bere per lei.
Sara la prese per mano e le disse:<< Bianca vieni, ti faccio conoscere Emiliano>>.
Bianca fu in preda all'imbarazzo, aveva capito solamente che si trattava del cantante o rapper.
<<Saretta!>> squilló lui come se stesse salutando una sorellina.
<<Lei é Bianca ed é una figata perché non ha mai sentito parlare di te>>.
<<Mi fa piacere che ci sia qualcuno qui nei dintorni che non mi conosce. Son solo guai!>>.
<<Piacere, mi spiace non sapere nulla di te, ma ho sentito diverse tracce in macchina e non sono niente male>>.
Emiliano sorrise.
<<Ordinate qualcosa a nome mio , sono contento che siate venute, grazie per aver messo la T-shirt anche se non sei ancora una fan>>.
Bianca era arrossita e le uniche prole che riuscì a dire furono: <<buon concerto!>>.
La gioia e l'energia euforica erano ormai alle stelle, Bianca non riusciva a smettere di sorridere, Sara e lei finirono per improvvisare un balletto girando su se stesse, senza un perché.
"Non m'importa. Non m'importa piú di fare la cosa giusta o sbagliata". Disse a se stessa. Come se quella potesse essere la sua nuova ed unica regola. Un nuovo mantra.
Emanuele le passó il drink e pochi sorsi più tardi il mondo era un posto bello, divertente e in perfetta armonia.
I ragazzi erano in prima fila, tutti con la stessa T-shirt bianca perlinata. Davano nell'occhio.
Bianca si mise in piedi su di una sedia ed estrasse la macchina digitale dalla sua borsa. Scattó più foto dei ragazzi che cantavano di fronte all'artista.
Christianino allungó una mano per aiutare Bianca a scendere e chiamó il fotografo del locale che era poco distante in mezzo alla folla.
<<Su Bianca ci devi essere anche tu nelle foto!>>.
<<Mi sembri guarita>> disse Christian con il tono di voce alto per la musica all'orecchio di Bianca.
<<Siete meglio di una pillola per il mal di testa>>.
Si stava divertendo molto ed era felice che i ragazzi non stessero abusando di droghe. Non l'avrebbe tollerato.
Una delle ragazze del gruppo bació un'altra nel mezzo della pista. Bianca, che proveniva da un piccolo paese di provincia non aveva mai visto due ragazze baciarsi e con suo stupore sorrise, era felice di poter assaporare tutta quella libertà e disinvoltura, malgrado i tabú che il mondo si ostinava ad imporre.
Era anche molto felice di essere in jeans e maglietta. Perfettamente a suo agio. Senza troppi fronzoli.
<<Grazie ragazzi per la bellissima serata, grazie per l'amore ed il supporto di stasera. Vorrei anche dire grazie al mio gruppo di amici di Milano che mi supportano sempre! Bella raga! Vi voglio bene. Se volete una delle magliette che hanno i ragazzi parlate con il più alto, Emanuele>>.
Un boato ed un applauso chiusero la serata e molti ragazzi scambiarono due chiacchiere con Emanuele.
Doveva essere lui a curare il merchandising. Forse il suo lavoro era anche quello di portare più gente possibile agli eventi.
Non ci aveva pensato Bianca prima di allora.
Ma non c'era nulla di male.
Si era ormai ripromessa di non dare troppo peso alle cose.
"Non é importante, leggera, leggera sempre".
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