qualcosa
Eccomi qui, in questa stanza dalle luci ocra - dal colore opaco a causa, lo ammetto, del poco zelo che impiego nello spolverare casa - a scrivere "qualcosa". Chissà di cosa si tratta?! Al momento sfugge persino al sottoscritto. La noia mi ha raggiunto già da tempo e adesso sono le 23:09; tuttavia sono qui a riempire vanamente delle pagine che nessuno leggerà.
Avrei descritto con piacere la stanza dove mi trovo adesso, tanto per darti un contesto visivo, ma ho avuto l'accortezza di spegnere le luci, quindi dovrei fare lo sforzo di immaginare, di ricordare questa stanza, ma non ho assoluta voglia di farlo.
Adesso ti starai chiedendo perché cazzo io stia scrivendo tutto questo, e sarai sicuramente compassionevole nei miei confronti non appena rifletterai su quanto turbato io possa essere in questo momento. Beh, te lo assicuro, sono molto turbato. Forse non lo lascio trasparire, o forse sì, ma in ogni caso sì, sono turbato.
Il mio corpo è intorpidito, e le mie membra sono fredde nonostante questa sia una secca serata di luglio, eppure queste dita stanno per descriverti con una frenesia stupefacente quei contenuti mentali che tanto mi stanno torturando di recente. E farò tutto questo senza alcuna fretta. La palude torbida della mia mente si riverserà su queste pagine così che tu possa dissetarti con dell'acqua limpida. Le mie dita saranno il filtro di questa ordinaria e banalissima vicenda che sto per raccontarti. Spero che la mia dolce compagna non si dissesti dal letto prima che io abbia finito, perché ci sta aspettando una notte da sogno.
Tutte le storie più ordinarie trattano in qualche modo dell'amore, ed io non farò altro che trattare di quello. Ti parlerò di una ragazza ordinaria, forse troppo per i miei gusti, eppure mi ero innamorato proprio di lei, della più ordinaria di tutte. Era di media statura, aveva dei lunghi capelli castani, come lo erano i suoi bellissimi occhi. Ciò che più mi piaceva di quella ragazza era tuttavia la sua bocca dalle labbra rosee e tumide - Dio, ancora oggi ripenso alla sensualità delle sue smorfie e dei suoi sorrisi, sempre così calorosi nella loro voluttuosità.
Devi sapere che colei che ho appena descritto era in una relazione da alcuni anni con qualcuno di cui so a malapena il nome.
In ogni caso, una sera, andammo io ed un gruppo di amici e conoscenti a bere in un pub, e tra questi era naturalmente presente la ragazza sopra descritta. Era una fresca sera di aprile, ed io mi sentii subito sollevato non appena entrammo all'interno del pub. Era un posto caldo e accogliente, largo quanto bastava per una piccola pista da ballo. Tutti ordinammo da bere, e dopo un paio di drink tutti stavano ballando in quella pista, chi con dei movimenti contenuti, chi con degli slanci meno discreti. Io mi limitavo ad osservare i danzanti, potendo cogliere i tra loro diversi caratteri: I repressi, con qualche drink, si mettevano a ballare con delle movenze a dir poco imbarazzanti, di una ilarità tale da mettermi il buonumore nonostante la mia maschera del Pierrot; poi c'erano i danzatori pudici, che si muovevano con nonchalance, con gli sguardi dubbiosi e misteriosi, guardandosi di tanto in tanto intorno, forse tutto sommato consapevoli che in realtà stavano ballando per gli altri e non per divertire loro stessi; poi le danzatrici di classe, con un passo più elegante e sensuale, ed erano queste che attiravano la metà dello sguardo dei presenti, eclissando tutti quei danzatori dallo sguardo misterioso; poi non bisogna dimenticare gli sconosciuti che si approcciano in pista da ballo, che senza rivolgersi la parola, se non l'essenziale, si stavano avvicinando le labbra l'uno dell'altro.
Io a ballare lì in mezzo non ci pensavo proprio: avevo un sincero disprezzo per la folla. Odiavo come tutti fossero così attaccati l'un l'altro. Ma forse il mio disprezzo mascherava il mero terrore che la folla mi provocava.
La folla terrorizza se la si guarda dall'esterno. Tuttavia quando, in passato, mi ci sono ritrovato dentro, ho provato una sconfortevole sensazione di piacere. L'inerzia in questi casi mi ha impedito di separarmi dalla stessa folla, neppure quando questa sensazione di piacere si trasfigurava in un distaccato assopimento, assopimento che si sarebbe spaventosamente ampliato non appena la folla si fosse dissolta.
Considera che adesso avevo già bevuto qualche drink di troppo, quindi stavo tentando di disegnare la scena su un tovagliolo di carta grazie ad una penna che la mia ebbrezza di quella sera non mi permette di ricordare da dove presi. Volevo sentirmi come Degas, peccato vi fossero solo ragazze maggiorenni. Dopo pochi istanti mi resi conto dell'assurdità di ciò che stavo facendo, deposi gli utensili e ordinai un altro drink.
Chiaramente, in mezzo a quella marmaglia di persone, non persi mai di vista l'oggetto del mio amore. Lei ballava con le sue amiche, molte delle quali si muovevano notevolmente meglio di lei. Ondeggiava agitando poco moderatamente gli arti; insomma non sapeva danzare per nulla bene. Nonostante la sua goffaggine, si stava divertendo più di chiunque altro, mostrando un sorriso sincero, uno di quei sorrisi che ti colpiscono, soprattutto quando la tua è una faccia che esprime emozioni di tutt'altra origine.
Ad un certo punto mi raggiunse; barcollando, si sedette accanto a me gettandosi sulla sedia: l'alcol aveva fatto il suo effetto. Dapprima mi intimò di unirmi alla danza, poi mi disse alcune cose che adesso non ricordo, comunque cose irrilevanti.
< Come va con il tuo ragazzo? > E con questa domanda, la avevo in pugno.
< Non va molto bene ultimamente. Il sabato sera, ovvero il suo giorno libero, quindi la giornata in cui si trova nel suo massimo vigore - sessuale si intende -, io sono stanca morta perché lavoro. E lui rimane cupo durante tutto il giorno successivo. >
< Insomma, lui si incazza perché tu il sabato non gliela dai >.
Che conversazione assurda starai pensando, e hai ragione, ma eravamo entrambi storditi dall'alcol. Però adesso lei, molto goffamente, stava spostando la sedia, avvicinandosi notevolmente al mio volto stravolto dall'alcol e dal sonno. Lei, nonostante la sbronza, aveva un viso terso e rilassato, opposto alla mia faccia tesa che neanche l'alcol poteva sciogliere, e accigliato le guardai le sottili sopracciglia e i grandi occhi che mi si avvicinavano. I miei lombi fremevano, ed ogni estremità del corpo mi suggeriva una sola cosa. Una vampata di desiderio quasi mi ustionò le labbra. Tu a cosa pensi porterà tutto questo?
< Tu tieni a lui? tieni veramente alla vostra relazione? > Le chiesi castamente.
< Si. >
< Allora devi lottare per mantenerla intatta. Se veramente tieni a lui, basta che tu sia sincera e dica tutto quello che possa migliorare la relazione tra te e lui. Parla della frustrazione che provi, e se siete una buona coppia, tutto si risolverà. > Questo le dissi mentre iniziavo un altro drink.
Ti rendi conto quali banalità le dissi quella notte? Tuttavia lei era stata catturata dalle mie parole e mi stava fissando con grande interesse, anche quando avevo finito di parlare. Per qualche istante ammirai i suoi grandi occhi scuri convergere con i miei, guardai il suo naso all'insù, che sembrava fosse stato modellato dalle delicate mani di un artigiano alle prese con della creta morbidissima, e infine guardai la sua bellissima bocca carnosa, umida di saliva e alcol. Notai che ai lati delle labbra aveva delle pieghe particolarmente evidenti che davano ancor più risalto al sinuoso profilo del labbro superiore. Quel dettaglio delle pieghe agli angoli della bocca si impresse nella mia mente: la voluttuosità sta nei dettagli. Infine detti una sbirciatina ai seni e alle meravigliose curve del suo corpo mentre tornava in pista, chiamata dalle altre ragazze.
Io rimasi nel mio angolo a guardarla danzare per poi congedarmi poco dopo.
La mattina successiva venni a sapere che era morta durante un incidente stradale: guida in stato di ebbrezza.
La sera stessa mi recai nel pub della sera prima. Era pieno come al solito, ed era altrettanto piena la pista da ballo. Mi ci fiondai con un sorriso smagliante a 64 denti, dopo aver bevuto un sufficiente quantitativo di alcol. Mi stavo divertendo come un pazzo! Lascio immaginare a te quali incredibili mosse attuavo in pista. Una donna bellissima mi stava fissando in mezzo alla folla. Mi avvicinai a ritmo di musica, muovendo sensualmente i fianchi. Era una bellissima donna bionda, dagli occhi azzurri e un seno enorme; attorno alle labbra aveva delle strane pieghe, proprio agli angoli della bocca. Non le rivolsi la parola per tutta sera, bastava il linguaggio del corpo. Le tastai i capelli, i fianchi, le natiche poderose, mentre con le bocche creavamo una centrifuga di saliva - effettivamente non è una metafora particolarmente gradevole. Mentre tutto si muoveva in questo moto circolare poco uniforme, i suoi baci rallentavano tutto, annullando ogni percezione della realtà. Provavo soltanto pura soddisfazione, un acutissimo senso di sollievo sulle labbra, mentre il resto del corpo era come di pietra. Più tardi la portai in casa, dove oltre a toccare le sue forme, potei vederle alla luce della lampada ocra opaca della camera da letto, e non ne rimasi affatto deluso. Quella notte fu lunga, così come lo fu quella successiva.
La sera successiva mi recai nuovamente nello stesso pub, mi fiondai tra la folla e ballai come neanche il giorno prima. Il mio sguardo fu attirato da un'altra puledra: capelli castani lisci, occhi mori, seni succulenti ma poco maneggevoli, così come i glutei. Notai delle strane pieghe agli angoli della bocca. Inutile dire che la potei esaminare nuda alla luce ocra opaca della mia camera da letto.
La notte seguente andai al medesimo pub, mi gettai tra la folla e ballai convulsamente. Poi i miei occhi si posarono sulle labbra di una donna mora dagli occhi smeraldo. Nonostante il busto piatto aveva delle cosce d'oro, che poterono brillare sotto la luce ocra opaca della mia camera da letto. Stavo per dimenticarmi di aggiungere che anche questa donna aveva delle peculiari, riconoscibili fossette ai lati della bocca, forse ancora più evidenti rispetto alle donne precedenti.
La sera successiva ero nuovamente nel pub delle sere precedenti, dove bevvi le solite unità alcoliche, per poi infilarmi tra la folla. La mia bocca fu attirata dalle avide labbra di una ragazza dai capelli violacei, dagli occhi scuri e profondi, profondi quasi quanto le fossette che aveva agli angoli della bocca. In mezzo alla folla riuscii a percepire con le dita i suoi morbidi seni conici, la vita sottile, l'ampio deretano; l'illuminazione ocra e opaca della mia stanza da letto esaltò brillantemente la pelle chiara della ragazza, che con una certa pavidità, ma senza indugiare un istante, mi mostrò la sua nudità.
La sera dopo tornai in quel pub... insomma, ormai hai capito l'andazzo. Inoltre non puoi pretendere che mi ricordi di ognuna delle ragazze con cui ebbi modo di divertirmi nei mesi scorsi. Ti starai forse chiedendo per quanto tempo ho continuato con questa vita, il problema è che non ho mai smesso, a mio discapito. Potrai facilmente dedurre, da ciò che ho scritto nelle righe di questo testo, da quanto tempo conduco questa tumultuosa esistenza. Un dettaglio a cui non ho inizialmente fatto caso consiste nel fatto che, nelle donne con cui mi sono divertito in questi ultimi mesi, le pieghe agli angoli della bocca si sono progressivamente accentuate, e non hai idea di cosa mi sono scopato questa notte. Adesso è lì, assopito, disteso sul letto, nudo. Che corpo meraviglioso! Le gambe sono melliflue e grinzose, le cosce rigate da peli canuti, il ventre si confonde con i seni grassi e penzolanti. Vuoi che ti parli del volto? Il volto è irriconoscibile, piatto, spanso informe nel letto, ma è proprio il volto che mi fa divertire di più durante le mie notti insonni, e tutto grazie a quelle magnifiche piaghe agli angoli della bocca! Gli occhi ridotti a fori semichiusi, la bocca spalancata...
Adesso ho scritto abbastanza, torno a letto, dove - mentre sul giradischi viene riprodotta Passover dei Joy Division - posso baciare appassionatamente ogni parte di quello spaventevole splendore, che potrà brillare sotto la luce gialla opaca della mia camera da letto.
Fine.
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