Capitolo 3
Lo stallo durò pochi secondi, giusto il tempo che entrambi immagazzinassimo l'informazione sull'altro dopodiché riprendemmo a camminare, eravamo pur sempre al lavoro e non potevamo permetterci di perdere ulteriore tempo, io soprattutto che ero in prova, anzi non l'avevo neppure iniziata a dirla tutta.
Non ero del tutto digiuna a spettacoli del genere, all'università mi era successo di assistere a strane interazioni verbali tra professori e laureandi, qualche sguardo insolito, ma a questo grado di sfacciataggine non ero ancora arrivata; oltretutto, si aprivano davanti ai miei occhi scenari e possibilità che non mi piacevano per nulla.
Capii solo più tardi che i posti di lavoro sono dei teatri in cui si tiene sempre la stessa rappresentazione, cambiano solo gli interpreti.
Arrivammo ai lab in pochi minuti (io avevo preso tutt'altra strada prima) e Matteo mi portò subito dal capo, il dottor Sergio Vitale che mi accolse con garbo: " Buongiorno tu devi essere Stefania giusto? Io sono il dottor Vitale ma chiamami Sergio, come fanno gli altri tecnici. Sapevo che dovevi iniziare oggi, stavo giusto per chiamare la dottoressa Russo per avere notizie, pensavo ci fossero problemi."
"No no, l'unico problema è dato dal mio scarso senso dell'orientamento, altrimenti sarei arrivata qui molto prima" e senza aver avuto di che pensare, ma non lo dissi.
"Hai conosciuto Matteo, per cui ora ti porto a fare un giro dei laboratori e ti presento il resto della squadra, siamo pochi perciò tutti siamo polivalenti, dovrai imparare parecchie cose da ognuno di noi, vedrai che alla fine di questo percorso avrai molto da scrivere sul curriculum."
Ciò detto, si alzò e mi fece strada verso le stanze in cui lavoravano gli altri operatori .
"I laboratori sono 3, materie prime, microbiologia e prodotti finiti, tutti sullo stesso piano per comodità poiché condividono le apparecchiature, a partire dalle bilance. Qui seguiamo tutto l'iter produttivo dall'inizio alla fine, controlliamo che sia stata seguita la buona prassi di fabbricazione (BPF o GMP se sei anglofona) e svolgiamo quasi tutte le analisi, tranne quelle che riguardano i pesticidi e la radioattività, che vengono effettuate presso strutture terze. Ovviamente, prima di dare l'ok è necessario che siano concluse tutte le analisi con esito positivo; se i risultati non soddisfano i requisiti minimi dei capitolati analitici o se escono fuori specifica, le analisi vengono ripetute da un altro operatore ripreparando il campione ex novo a partire da un'altra unità di prodotto e dal risultato poi si decide il da farsi. I prodotti che non passano il ciclo analitico devono andare a distruzione, il che purtroppo è un danno per l'azienda sotto molteplici punti di vista, perché anche lo smaltimento ha un costo: non deve succedere, ma può succedere. Tu andrai a sostituire Gianna Pessei, che si occupa principalmente delle analisi sul finito, ma avrai la possibilità di girare per tutti i lab e imparare dai colleghi, per cui non preoccuparti se ti sembra qualcosa di lungo o difficile, avrai modo di vedere tutto il processo."
Ascoltare il dott. Vitale era come stare davanti ad un professore, di quelli che hanno fatto l'insegnante per vocazione e quindi si prodigavano per trasmettere la loro conoscenza: parlava nel modo più chiaro possibile e successivamente ho potuto constatare che, anche trovandosi davanti a persone che non erano del mestiere, usava la terminologia più appropriata, ma senza appesantire il discorso o renderlo incomprensibile, per lui era fondamentale farsi capire... anche perché pretendeva che i suoi collaboratori si assumessero la responsabilità di quello che facevano, nel bene e nel male. Sergio ispirava fiducia, professionalità, dava sicurezza ed era molto preparato, come ebbi modo di constatare poi, era un punto di riferimento per tutta l'azienda, un pilastro in parole povere.
Sergio mi presentò il collega della Microbiologia, il Dottor Vincenzo Crescentino, un tipo non molto alto, con grandi occhi nascosti dietro a un paio di occhiali importanti: vestito col camice da laboratorio, sembrava proprio uno scienziato, talmente assorto nei suoi pensieri da accorgersi a malapena della nostra presenza, un nerd insomma, concentrato sulle piastre e sui relativi calcoli. Mi fece tenerezza, non saprei dire perché.
Dopo fu il turbo delle presentazioni alla collega delle materie prime, Marisa D'Orsa, una biotecnologa che si occupava principalmente dei prodotti e degli animali e che insieme a Matteo controllava anche lo stato del suolo e delle coltivazioni.
"Piacere sono Marisa, tu devi essere Stefania giusto? È bello sapere che quando Gianna se ne andrà in maternità non resterò da sola con questi 3 buzzurri... senza offesa eh Sergio, siete belli e cari, ma l'idea di restare l'unica donna da queste parti, non mi sorride per niente! Sei laureata in chimica, vero? Hai una specializzazione? Quanti anni hai? Sei fidanzata? Abiti qui vicino? No, perché..."
"Marisa non la sommergere di già, la fai avvilire, va a finire che scappa e lei ci serve!".
Ci girammo verso la porta, da cui ci arrivò la voce di Matteo: stavo giusto pensando che non lo avevo più visto per tutta la mattinata, ma non avevo idea di come fosse una giornata tipo in azienda per cui non feci commenti di sorta.
"Non mi ha sommersa, però ora capisco quando mio padre chiede tregua dalle mie chiacchiere!" e scoppiammo tutti a ridere.
Infine, mi portarono da Gianna, che per le disposizioni di legge non stava più in laboratorio, ma si limitava a svolgere lavoro d'ufficio: compilazione di documenti , tabelle, archiviazione dei dati e così via. Gianna era una donna alta, bella, dagli occhi chiari e limpidi, lunghi capelli fluenti biondi, incarnato delicato: la trovammo al computer che stava elaborando dei grafici partendo da alcuni fogli Excel, le mani volavano sicure sulla tastiera e nel contempo canticchiava una canzone a bassa voce.
Ci accolse sistemandosi sulla sedia da ufficio che evidentemente iniziava a starle stretta o quantomeno le era scomoda, eppure per quanto fosse goffa nei movimenti nell'insieme risultava elegante e radiosa.
Probabilmente è vero quello che si dice sulle donne incinte.
"Piacere sono Gianna, mi occupo dei prodotti finiti e sarò la tua guida finché la legge me lo permetterà, ovvero per i prossimi mesi. Non preoccuparti, avremo modo di affrontare tutte le questioni lavorative che si presenteranno, l'importante è concentrarsi sulle attività. Detto questo, andiamo a mangiare che il piccolo si agita!"
Ci avviammo alla mensa, lei con un incedere dondolante, ma tenerissimo teneva una mano sul pancione per accarezzarlo, io che mi guardavo intorno per memorizzare la strada verso la sala in cui consumare il nostro pasto: durante il pranzo Gianna mi parlò un po' di sé, mi disse che lavorava in azienda da 5 anni, che le piaceva molto e che soprattutto era comodo perché lei abitava lì vicino per cui il tragitto andata e ritorno dal lavoro non era un problema per il suo stato.
"In Liparde c'è una flessibilità di 15 minuti in ingresso, che si recupera a fine giornata, per cui se è brutto tempo o se trovi traffico per un qualsivoglia motivo, non scapicollarti perché un po' di ritardo è ammesso... però fai in modo che non succeda spesso perché comunque l'Ufficio del Personale segna tutto e non sarebbe un buon biglietto da visita. Inoltre, la Responsabile è un tipo particolare, per così dire."
"Sì me ne sono accorta, all'arrivo le ho portato dei documenti e non mi ha neppure guardato mentre mi parlava, ma ho visto pure che era circondata da carte varie, quindi non fa niente."
Non dissi nient'altro, ma arrossii per il disagio e Gianna se ne accorse e mi guardò senza dire nulla, limitandosi a scuotere il capo.
Dopo il pranzo, prima di ricominciare a lavorare, tutti i tecnici si ritrovarono nella sala caffè per fare una breve chiacchierata, l'atmosfera era rilassata e tranquilla, mi piaceva la piccola squadra di cui ero entrata a fare parte, mi arrivavano sensazioni positive.
Almeno così sembrava in quel momento.
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