Capitolo 27
- Poche storie, è tassativo: la sera della festa dovremo essere bellissime! Il dress code sarà "elegante, ma informale" per cui gli uomini erano dispensati dalla cravatta, unica novità nella "divisa d'ordinanza" che indossano per le occasioni mondane; noi donne, invece, non saremo dispensate dal far emergere il nostro lato vanitoso, anzi, davanti all'azienda tutta dovremo essere impeccabili, una volta tanto le papere avrebbero sparlato per invidia.-
Erano settimane che Marisa cercava di inculcarmi questo, ma io semplicemente me ne fregavo, più che altro per far impazzire lei che, senza rinunciare alle sue peculiarità stilistiche, ci teneva a fare il botto. Beninteso, ci tenevo anche io ma, la prospettiva di torturarla fino alla sera della cena era troppo allettante.
L'avevo accompagnata volentieri ad acquistare un vestito per l'occasione, velluto con inserti di pizzo nero che le sembrava essere stato cucito addosso e che ben si sposava con accessori punk, ma con un tocco chic. Castigato davanti, aveva la schiena totalmente scoperta e ciò le permetteva di mettere i tatuaggi in bella mostra e capperi! La mia amica aveva un fisico niente male!
Avevo dribblato i suoi inviti allo shopping per me dicendo che avrei messo un vestito che già avevo nell'armadio, il che era vero, ma non aveva idea di com'era fatto, il che la mandava al manicomio: per quanto non fosse nelle mie corde, sapevo che quella mise mi avrebbe fatto fare un figurone per cui ero tranquilla, anzi non vedevo l'ora di far cadere la mascella a Roberto.
Ero certa che sarebbe accaduto.
- Ehi, mi hai ascoltato? -
- Eh? Sì, certo, come ogni volta. -
- Ma stavolta io voglio fare una sessione di shopping sfrenato per te, come fanno le amiche nei film americani! -
- Ti ringrazio, ma no, ti ripeto che non ti devi preoccupare per me, è tutto a posto. -
- Ci godi proprio a non assecondarmi, vero? -
- Uh non hai idea! Senti, ma quanto conta il fatto che Sergio, si debba mangiare le mani? -
- Ovvio che conta! Conterebbe meno se avessi un accompagnatore, magari figo come un modello, ma non ce l'ho, per cui devo far da sola e voglio che lui e quelli che sparlano, una volta tanto ingoino la lingua. -
- Sii sincera: tieni ancora a lui? -
Marisa si prese qualche secondo di tempo prima di rispondere con la massima serietà:
- Sergio non mi è indifferente, sarebbe impossibile dopo tutto quello che abbiamo condiviso, ma la cosa sta scemando, per fortuna. -
- Ne vedremo delle belle, allora. -
- Come, scusa? -
- No, niente, parlavo tra me e me. -
Non le avevo detto che Max era tornato, nè lei me lo aveva accennato, per cui forse non lo sapeva; ad ogni modo, volevo farle una sorpresa e avevo intimato a lui di non dirle nulla.
Ovviamente, mio fratello stette al gioco, sembrava fin troppo divertito all'idea di portare scompiglio: riuscivo a immaginare la faccia basita delle colleghe davanti a un tale adone, quella di Marisa che sicuramente non sarebbe restata indifferente e, infine, quella di Sergio, che speravo si sarebbe mangiato le mani fino ai gomiti, anche se, conoscendolo, avrebbe preferito ingerire dell'acido piuttosto che mostrarsi colpito.
Giunse la sera della festa: dopo un breve percorsi in auto, una villa in stile Liberty si parò davanti a me e a Max alla fine di un lungo viale, illuminata a giorno dalle decorazioni natalizie. Un albero enorme, finemente addobbato, troneggiava al centro del piazzale a forma di semicerchio ai cui lati erano parcheggiate ordinatamente le auto degli ospiti. Il suolo non era asfaltato e i tacchi alti non mi permettevano di mantenere un equilibrio stabile quindi, onde evitare di fare subito brutte figure, Max mi tenne per il braccio aiutandomi a camminare sul brecciolino.
- Paura di cadere, eh? -
- Se accadesse potrei farmi male, soprattutto nell'orgoglio se mi vedessero. Sii cavaliere e assicurati che arrivi sana e salva nel salone. -
- Va bene, ma non ti porto in braccio per le scale, sei pesante! -
- Ho il tuo stesso culone, taci! -
- Ti piacerebbe! -
Entrammo nella villa ridendo e venimmo subito accolti da una addetta al guardaroba che prese i nostri cappotti, lasciandoci un talloncino come ricevuta. Un cameriere ci guidò in una sala dicendoci che qui a breve sarebbe stato servito l'aperitivo: dei tavoli erano stati disposti lungo il perimetro della stanza in modo da lasciare spazio alle persone per muoversi mentre il personale di sala andava e veniva dalle cucine portando vassoi colmi di stuzzichini, bicchieri e bibite; l'arredamento era classico ma non pesante, legno misto a candele profumate, spezie e decorazioni varie a tema natalizio e non solo.
Avevo letto in rete che prima di esser adibito a sala per ricevimenti, la struttura era stata un casino di caccia di un nobile e alle preti erano appesi quadri e trofei a testimonianza di questo passato venatorio.
Molti dei miei colleghi erano già impegnati a conversare e devo ammettere che faticai a riconoscere alcuni operai che, solitamente e per ovvie ragioni, vedevo vestiti in ben altro modo: alcune ragazze avevano vestiti corti e appariscenti per cui erano sempre oggetto di sguardi insistenti e lascivi, ma non sembrava ci badassero troppo.
- Carine le tue colleghe... il casino di caccia come location è proprio azzeccato! -
- Per me puoi farle cadere tutte ai tuoi piedi, attento che non ti riducano a brandelli, però! -
Max stava per dirmi qualcosa quando si bloccò con la mascella aperta, l'espressione per un attimo incredula e subito dopo compiaciuta: lo conoscevo troppo bene, aveva scelto il suo obiettivo di quella sera.
Mi girai e trovai Marisa che lo fissava intensamente, gli occhi sbarrati dalla sorpresa e una flûte colma di bollicine in mano: i due rimasero per qualche secondo così, avrebbero meritato una foto dal titolo "L'inaspettato" tanto era palese la loro sorpresa.
Mio fratello si riprese subito:
- Scusami un momento. -
Senza aspettare una mia risposta, si diresse verso la mia amica, le si parò di fronte e le fece un baciamano in perfetto stile british, che di certo Marisa non si aspettava tanto che rimase immobile e muta, arrossì soltanto ma non ritirò la mano, anzi.
Max le rivolse il suo sguardo strappa-mutande e le sussurrò qualcosa facendola trasalire e arrossire ancor di più: immaginavo il cuore di Marisa fare gli straordinari in quel momento.
Mentre quei due erano rinchiusi nella loro personalissima bolla, mi girai verso un cameriere che mi porse una flûte e in quell'istante mi sentii osservata: in realtà non ero io l'oggetto di interesse, bensì M&M che erano per così dire "attenzionati" da Sergio che li guardava molto intensamente.
Per un attimo, vidi la sua mano stringere forte il suo bicchiere al punto da sbiancare le nocche e la macella contrarsi per la stizza: credo che se fosse stato possibile, avrebbe dato loro fuoco, ma fu solo un attimo, poi ritornò il solito impassibile.
Da brava impicciona, mi avvicinai per salutarlo:
- Buonasera, Sergio, sei arrivato presto. È strano vederti elegante, ma stai bene. -
- Buonasera Stefania, grazie sei molto elegante anche tu. Chi è il tuo accompagnatore? -
- Lui è mio fratello gemello Massimiliano, è tornato da Londra per passare il Natale con noi, ci ha fatto una sorpresa. - gli risposi.
- Davvero. -
Mi trattenevo dal ridergli in faccia, perché per quanto fosse compassato, si vedeva che il Capo stava accusando il colpo, però un po' gongolavo perché se l'era cercata, per cui non resistetti e gli dissi:
- Appena si libera, mi farebbe piacere presentartelo. -
Sergio mi guardò come fossi impazzita, ma non potè fare altro che accettare prima di dileguarsi perchè doveva rispondere a una chiamata al cellulare.
Guardandomi intorno, vidi le colleghe darsi di gomito e indicare spudoratamente mio fratello, alcune sembravano volergli fare una tac, altre erano più discrete, ma lui sembrava non badarci, parlava fitto fitto con Marisa che era finalmente tornata in sè e rideva di gusto. Max la prese sottobraccio e si mi raggiunsero:
- Stefania ciao, stai benissimo! - disse avvicinandosi per darmi un bacio e quando fu a portata di orecchio mi sussurrò:
- Questa me la paghi! -
- Sì certo, ti vedo proprio addolorata! -
Marisa mi fulminò con la sguardo, ma non ebbe il tempo di ribattere che intervenne mio fratello:
- C'è un tizio che fa finta di essere concentrato sulla sua conversazione, ma vedo che ci guarda dal riflesso sulla finestra. Mi devo preoccupare? -
- Forse - gli risposi - è Sergio e anche prima vi osservava. Gli ho detto che avrei piacere a presentarvi, ma inizio a credere che non sia una buona idea. -
Marisa strinse ancora di più il braccio di mio fratello che guardando noi e lui ammiccò dicendo:
- Perchè no? Potrebbe essere divertente, non credete? -
Ingoiai a vuoto, la serata si stava arricchendo di una prospettiva a dir poco interessante.
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