Capitolo 2
La notte prima del mio esordio lavorativo, non riuscii a chiudere occhio, ero nervosa e agitata perché ero pur sempre alla prima esperienza e non sapevo cosa aspettarmi: mi sedetti in cucina, la luce tenue della cappa illuminava dolcemente la stanza e io non riuscivo a non dondolare la gamba che avevo accavallata sull'altra.
Fu così che mi trovò mia madre, si sedette accanto a me e mi parlò:
"Anche se ti vedessi per la prima volta ora che sei agitatissima, penserei che sei una persona affidabile: hai ragione a essere spaventata per la giornata di domani, ma non lasciare che la paura ti faccia perdere la lucidità che ti contraddistingue, allora sì che rischieresti di combinare qualche guaio irreparabile. Domani andrai in azienda sicura di te, perché sei capace, perché impari alla svelta e perché non sei sprovveduta come credi, altrimenti non ti avrebbero proposto per questa cosa". Mia madre si alzò, mi baciò in fronte e tornò a dormire, io la imitai poco dopo, un po' più tranquilla.
Il giorno dopo il tempo era bellissimo, il che mi sembrò un buon segno, anche se da scienziato so che non dovrei dare peso alle coincidenze, però le mie origini mi portano a pensare "non è vero, non ci credo, ma nun se po' mai sape'". Arrivai in azienda in perfetto orario, con i documenti richiesti e la gioia nel cuore per l'opportunità che mi era stata data, non volevo dare all'ansia da prestazione la possibilità di rovinare la giornata, per cui dopo aver parcheggiato dove mi aveva indicato il guardiano, scesi dall'auto piena di buoni propositi e carica all'inverosimile di un inguaribile ottimismo.
Mi accolse con un gran sorriso una donna minuta, dal viso simpatico: "Benvenuta in azienda, Stefania! Io sono Patrizia, segretaria del Boss, il signor Liparde senior. È stato semplice arrivare qui, vero?"
"Sì, usando il navigatore non ho avuto problemi di sorta, grazie."
"Bene! Allora, mentre ti accompagno all'ufficio del personale gestito dalla Dottoressa Russo, ti racconto un po' di cose sull'azienda, che dici? Io lavoro qui praticamente da sempre, ho cominciato come bracciante e poi dopo il diploma, sono passata negli uffici fino a diventare segretaria. L'azienda nacque come semplice possedimento agricolo agli inizi del 1800 in cui la famiglia coltivava ortaggi vari e allevava animali da cortile; successivamente, la famiglia decise di reinvestire i guadagni acquistando i terreni limitrofi arricchendo la filiera con nuovi prodotti; col passare degli anni, fu necessario assumere braccianti (tra cui io in questo secolo) , stagionali e altro personale che si occupasse degli animali, oltre ai tecnici agricoli e zoologici che si dedicassero ad aumentare la produttività.
Col susseguirsi delle generazioni, i fratelli e le sorelle si sono divisi i compiti, i figli e i nipoti hanno iniziato a studiare e a specializzarsi per essere impiegati nel modo migliore possibile e ad oggi l'azienda conta una cinquantina di dipendenti in tutto. Ti ho riempito la testa di chiacchiere vero? Eh mi dicono sempre che dovrei parlare di meno ma proprio non ci riesco, mia cara dovrai farci l'abitudine!"
Io, che ero stata investita da questo turbine di parole ero riuscita a stento ad annotare mentalmente il percorso, tanto che mi ritrovai davanti all'ufficio senza quasi rendermene conto.
"Cara ti lascio, penserà a te la collega, a dopo!" e se ne andò. Bussai alla porta e una voce imperiosa mi disse di entrare:"Buongiorno sono la dottoressa..."
"Sì sì lo so chi sei, lascia le carte lì sopra sempre che tu le abbia portate e vai ai laboratori che ti stanno aspettando, le indicazioni sono lungo tutto il percorso. Ciao."
Questo fu il mio primo contatto con la Russo, la responsabile di quello che un giorno avrei chiamato anche io "l'ufficio contro il personale".
Onestamente mi ammutolii, sia per la confidenza che si prese la tizia, sia per quanto fu brusca, sia e soprattutto perché nel suo fulmineo discorso non mi guardò in faccia, manco fossi solo una voce nell'aria. Mah.
Poggiai i fogli e uscii, cercando le indicazioni per i laboratori o quantomeno qualcuno che mi potesse aiutare perché da fuori non si poteva capire quanto fosse grande quel posto, solo tramite Maps si poteva intuire la dimensione dell'azienda... in realtà ero io che non sapevo che fare e dove farlo per cui mi sentivo in enorme difficoltà e non ero ancora neppure entrata in reparto.
Ovviamente, i corridoi erano deserti, non potevo certo pretendere di incontrare qualcuno ad orario di lavoro iniziato, no? E invece sì, visto che ad un certo punto incontrai un tipo che, mamma mia, definire un concentrato di ormoni che camminava, era riduttivo: alto, biondo, occhi azzurri, fisicamente ineccepibile, sorriso smagliante e soprattutto indossava un camice bianco da laboratorio!
Peccato che sotto fosse vest... ahm volevo dire che sicuramente lui avrebbe saputo darmi indicazioni, era "un mio simile" d'altronde.
"Buongiorno, posso aiutarti? Mi sembri una donzella un po' spaesata e a me piace fare il cavaliere: sono Matteo, al tuo servizio".
Aveva una voce profonda, a tratti roca che, insieme all'atteggiamento da piacione, mi accese subito una miriade di campanelli: "Più che per il cavalierato, credo tu possa aiutarmi per il fatto che indossi un camice: piacere, sono Lady Stefania, inizio oggi il periodo di prova in azienda, sempre che io riesca ad arrivare al Controllo Qualità. Ti va bene ugualmente farmi da guida o mi lasci a vagare per queste lande agricole?"
Matteo scoppiò a ridere "Non mi aspettavo mi rispondessi tenendomi testa, mi sei piaciuta! Non preoccuparti, andremo insieme ai Lab, prima però devo passare all'Ufficio del Personale, vieni con me?"
"Certo che vengo, grazie." Non gli dissi che mi sarei sentita un'idiota ad aspettarlo lì né che non facessi salti di gioia all'idea di tornare dalla Russo.
"Quindi tu sei la ragazza che sostituirà Gianna durante la maternità... è la tua prima esperienza lavorativa? Quanti anni hai?"
"Ho 24 anni e questo è il mio primo vero lavoro. Tu? Da quanto lavori qui?"
"Io ho 30 anni, e lavoro in Liparde da circa 6 anni, sono un agronomo,, ma non vado oltre perché odio gli spoiler. Ora scusami un momento"
Io lo aspettai fuori mentre Matteo entrò senza bussare nell'Ufficio, lasciando la porta aperta e mi aspettai di assistere ad una sfuriata, invece sentii una voce dire: "Buongiorno Matteo cosa posso fare per te? Non dirmi che sei di nuovo in ritardo!"
"Maria giuro che ho un buon motivo stavolta, ho perso il badge!"
"Di nuovo??? È la terza volta quest'anno ma dove hai la testa?"
"Quella è sempre appresso alle belle donne come te."
La donna all'interno fece una risatina compiaciuta e gli allungò una scheda, il nuovo badge evidentemente:
"E dove poteva mai stare?"gli disse continuando a gongolare.
Io restai interdetta, perché ero convinta di avere visto solo la Russo nell'ufficio; forse era una collaboratrice arrivata dopo? Fu un colpo di vento ad aprire completamente la porta e a svelare l'arcano: era proprio lei a fare le fusa a Matteo, al punto che persino la voce risultava del tutto differente da prima.
Non fui abbastanza lesta ad uscire dalla visuale, lei girò la testa, mi vide e si trasfigurò realizzando che avevo assistito alla scena a dir poco anomala: "Cosa ci fai ancora qui??? Non hai capito che ti aspettano ai Lab? Forza vai!"
Matteo la calmò dicendole che mi aveva incrociato mentre vagavo per l'azienda e che si era offerto di accompagnarmi, ma non prima di essere passato da lei per la questione del badge: fu quasi inquietante vedere la Dottoressa cambiare espressione in un attimo e quasi ci voleva un fazzoletto per la bava che le colava da bocca, figurativamente parlando.
Per fortuna ce ne andammo subito dopo, ma io non riuscivo ad essere tranquilla come prima e Matteo se ne accorse subito: "Ti vedo turbata... Se è per Maria, stai tranquilla, è un tipo rigido ma non impossibile con cui avere a che fare."
Mi fermai nel corridoio, cercando di guardarlo negli occhi (ma era difficile per quanto era alto) e gli risposi : "Non è Maria a preoccuparmi, è l'ascendente che tu sembri avere su di lei e che potresti avere sulle altre persone che mi inquieta."
Matteo mi sorrise in modo sghembo dicendomi:"Sei intelligente e sveglia, forse non mi piaci più come prima".
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