Capitolo 13
Arrivata in reparto trovai Sergio chino sulla scrivania, ormai erano settimane che manteneva un ritmo altissimo, molto più di noialtri che, dopo un paio di ore di straordinario, bene o male riuscivamo a smarcarci e a uscire dall'azienda: era molto smagrito, i segni della stanchezza gli rovinavano il viso e spesso saltava il pranzo, andando avanti a colpi di caffè e bevande energetiche. Lui ci scherzava, diceva che la sua condizione di single lo avvantaggiava in situazioni come questa, perché poteva tranquillamente fare tardi senza dover rendere conto a qualcuno né preoccuparsi che una compagna o un figlio potessero sentire la sua mancanza, però quando lo diceva gli vedevo un velo di malinconia nello sguardo. D'altro canto, se si decide di consacrare la propria vita alla carriera specialmente a certi livelli, è praticamente impossibile tenere insieme le fila di un rapporto.
"Capo?"
Silenzio.
"Capo?"
Niente.
"Capo? Sergio?????" gridai spaventata perché non mi rispondeva e lui saltò come se avesse preso la scossa, era troppo immerso nei suoi pensieri da non aver sentito i miei ripetuti richiami.
"Sergio che paura, pensavo ti fossi bloccato sulla scrivere!"
"Sono io ad essermi spaventato, ero troppo immerso da questi dati che mi portate giorno per giorno, credo di aver perso qualche anno quando hai urlato." Sergio aveva lo sguardo spiritato e gli occhi cerchiati di rosso e istintivamente arretrai quando mi guardò, un po' spaventata e un po' turbata dai suoi modi così diversi dalla gentilezza che era solito usare. Lui dovette accorgersene perché cercò di rimediare: "Non fraintendermi, ti ringrazio per la premura, ma la prossima volta magari bussa alla porta per se è aperta invece di strillare o mi verrà un infarto."
Diedi un'occhiata al cestino dei rifiuti ed era colmo di lattine e bicchierini sporchi: "Capo, scusa se mi permetto , ma se continui ad ingurgitare eccitanti senza soluzione di continuità, ti spaventerà anche una porta che sbatte."
"Credi che non lo sappia? E dimmi che alternativa ho? Lasciare accumulare i dati sulla scrivania e far scadere i tempi di consegna? Questa è un'occasione che il Dott. Liparde non vuole perdere e non voglio neppure immaginare cosa dovesse accadere se andasse a finire male, sarebbe una vagonata di soldi e prestigio in meno per l'azienda."
"va bene Sergio, è sicuramente come dici tu, ma proprio per questo non puoi farti aiutare o delegare qualcosa?"
"Purtroppo la valutazione dei dati e la creazione del dossier da inviare sono cose che posso fare io soltanto, ho provato in passato a dividere maggiormente i compiti, ma poi non riuscivo più a raccapezzarmi, il lavoro rallentava scattavano i richiami. Mio malgrado, però, devo ammettere che stavolta la mole di lavoro è enorme e, di contro, i t empi sono stretti per cui gestire questa cosa e il lavoro ordinario insieme è più complicato di quanto mi aspettassi, ma ce la faremo stanne certa."
"Come vuoi... Comunque, sono di ritorno dalle vigne ed ero venuta ad avvisarti che ho finito per oggi, ma se vuoi mi trattengo ancora un po' e ti do una mano per quello che posso o magari ti aiuto a mettere a posto."
"No no, non preoccuparti tra poco finirò anche io, giusto il tempo di ricontrollare le ultime cose e salvare il lavoro. Non potresti farlo tu perché c'è bisogno della mia password, ma ti ringrazio. Piuttosto Matteo dov'è?"
"Ecco, in realtà non lo so, mi sono girata e lui non c'era, ho recuperato le attrezzature e sono tornata, convinta di trovarlo qui. Tu non lo hai visto?"
"No, da qui non è passato."
"Ok allora io vado, ci vediamo domani, buona serata."
"A domani."
Mi diressi velocemente nello spogliatoio, non volevo che Sergio mi facesse altre domande a cui non avrei saputo come rispondere, già poco prima me l'ero cavata per il rotto della cuffia. Lì trovai Marisa che stava raccogliendo le sue cose, anche lei aveva l'aria stanca e assonnata, però non avrei saputo dire se il suo pallore fosse dovuto al suo essere un tipo molto dark per cui era tutta questione di look o allo stress lavorativo.
"Anche tu ancora qui? Avete finito nelle vigne per oggi?"
"Sì ho posato tutto il materiale e consegnato le schede a Sergio prima di venire qui. Era così concentrato da non avermi sentito arrivare ed è saltato sulla sedia quando mi ha visto, gli ho consigliato di rallentare un po'
per il suo bene, ma lui mi ha risposto in modo sgarbato, non me lo aspettavo. In fondo, gli ho consigliato di farsi dare un aiuto, non di abbandonare la questione per qualche giorno!"
"Stefania, allora non hai capito con chi hai veramente a che fare. Certo che potrebbe farsi aiutare, ad esempio da Gianna che in questo momento può fare praticamente solo elaborazione dei dati, ma lui non vuole."
"Perché? Si sta consumando letteralmente!"
"Sergio è un maniaco del controllo, deve fare tutto da solo, non perché non si fidi dei suoi collaboratori, ma perché deve avere sempre l'ultima parola. Nella sua idea, lui deve essere onnisciente su quello che succede al lavoro, perché così può sempre intervenire per trovare una soluzione e mettersi in mostra davanti al boss. Evidentemente non te ne sei accorta, ma la sera prima di andare via controlla tutto il lavoro del giorno e se trova qualcosa che non va, lascia bigliettini con appunti vari. Ha la scrivania ingombra di carte, appuntamenti quasi quotidiani, ma non vuole un vice; è un tipo egocentrico, però non credo lo faccia con cattiveria, è fatto proprio così. Così come per l'essere stato sgarbato, vedrai che non ti chiederà scusa perché per lui era una difesa contro un consiglio che ,se attuato, lo avrebbe mandato in crisi."
"Sarebbe da vedere com'è fuori dal contesto lavorativo, solitamente chi è così, lo è in tutti gli ambiti. Non deve essere facile avere a che fare con un tipo del genere nel privato."
"Già."
Fuori dallo spogliatoio incrociammo Sergio insieme a Roberto, che ci fermarono mentre ce ne andavamo: "Ragazze si è fatto buio, non mi fido a lasciarvi andare nel parcheggio da sole, vi faccio accompagnare alle macchine da Roberto che è passato da me. Ci vediamo domani, buona serata."
Uscimmo dall'azienda e subito Marisa iniziò a parlare: "Sergio è stato molto gentile a preoccuparsi per noi come lo sei stato tu ad accompagnarci... spero che questi straordinari non durino ancora per molto, ci stiamo davvero massacrando per questo progetto, sarebbe davvero una tragedia se non andasse in porto. Ok ragazzi sono arrivata, grazie della compagnia, ci vediamo domani."
Marisa partì sgommando com'era nel suo pericoloso stile e io e Roberto ci dirigemmo verso le nostre auto che erano parcheggiate vicine manco a farlo apposta: la serata era calda e tranquilla, c'era una bella luna in cielo con qualche nuvola a velare le stelle, ma era davvero fantastico, non all'altezza di Roberto che col giubbotto di pelle nera addosso era realmente un belvedere.
"Stefania prima che ci salutiamo devo dirti che quando sono passato dal capo lui stava parlando con Matteo che credo fosse rientrato da poco: Matteo si stava lamentando che tu eri sparita senza dire niente, portando con te il materiale da consegnare, che lui non aveva potuto visionarlo prima e che si dispiaceva se per questo motivo Sergio avrebbe dovuto trattenersi ancora per correggere eventuali errori."
"Cosa? Ma se è stato lui a piantarmi in asso all'improvviso!!!! Ah ma me la paga!"
"Calma, stai buona: se Matteo metterà in mezzo l'argomento allora ti difenderai, altrimenti lascia cadere la cosa, ufficialmente non sai nulla, anzi subito punterebbero il dito contro di me che ho fatto la spia, perché sicuramente avranno pensato che sono riuscito a sentire qualcosa dei loro discorsi. Inoltre, Sergio conosce Matteo, sa che non è così estraneo a certi atteggiamenti, sebbene poi si affidi a lui su molte questioni lavorative e non me lo spiego visto che gli piace fare tutto. Probabilmente è perché Matteo anche grazie alla sua famiglia conosce molte persone che potrebbero fare comodo alla Liparde e non conviene farselo nemico, il Boss lo tiene in grande considerazione."
"Che essere viscido!"
Roberto mi si avvicinò e mi prese le mani (facendomi sussultare internamente di eccitazione):"Sì purtroppo siamo capitati male, tra capacità lavorative e agganci sa come rendersi prezioso. Ciò non toglie che sia uno stronzo totale."
Si avvicinò ulteriormente e mi carezzò il viso: "Mettiti in auto, si è fatto veramente tardi..."
Driiiiin!!!!
"Scusa Roberto è il mio telefono... pronto?"
La voce di mio fratello esplose dal microfono che avevo messo inavvertitamente in vivavoce: "Ehi Stef, oggi non mi hai mandato neppure un messaggio, mi hai fatto preoccupare, tutto ok?"
"Massimiliano! Scusa hai ragione, non mi sono proprio fatta sentire... Puoi aspettare un attimo in linea? Roberto grazie ci ved..."
"Sì ok, ciao a domani."
Che gli era preso a questo qui? Se n'era andato frettolosamente e scuro in viso, sbattendo la portiera dell'auto.
"Max? Ci sei ancora?"
"Sì ci sono, di chi era quella voce?"
"Era Roberto, il veterinario."
"Chi il figaccione della palpatina accidentale?"
"Sì esatto, anzi potresti evitare di ricordarmi quel momento imbarazzante?"
"Assolutamente no, lo farò fino alla fine dei tuoi giorni, giusto per ricordarti che anche tu hai sfiorato un uomo una volta nella tua vita."
"Ah sì? Invece sei solito sfiorarli tu? E da quando?"
"No no, io punto solo gnocche e non mi limito a sfiorarle. Piuttosto tutto bene? Giornata intensa?"
"Molto, soprattutto quando Matteo è sparito per appartarsi nel pioppeto con una."
"Veramente? Hai capito il tipo! E tu che hai fatto?"
"Sono scappata via perché non sono voyeur, volevo sparire per l'imbarazzo. Sono tornata in azienda e ora vorrei andare a casa per una doccia, questi straordinari sono diventati molto fissi e pesanti."
"Mmm ti ha dato fastidio perché, così la butto lì, sei gelosa? È un bel tipo, il contesto bucolico, sai nell'insieme..."
"Macchè, anzi meglio starne alla larga."
Sentii un rumore di foglie calpestate e mi girai verso l'ombra, ma non vidi nessuno, ma mi rimase addosso la sensazione di essere spiata, per cui mi chiusi in auto e mi avviai a casa sempre parlando con mio fratello.
"Matteo ha già dato spettacolo in azienda, ma ha avuto la capacità di far cadere le colpe su Gianna e Roberto, è scaltro e sa di avere la giuste conoscenze da utilizzare per essere importante... Insomma una mina vagante."
"Ho capito, stai attenta allora. Con l'altro bisonte invece?"
"Mentirei se ti dicessi che mi è indifferente e adesso so che anche io non lo sono per lui, poco fa ero sicura che mi avrebbe baciato, però tu ci hai interrotto e quando ha sentito la tua voce poco fa, se n'è andato incazzato nero."
"Bene!"
"Insomma è un altro problema, visto che l'azienda scoraggia i rapporti tra i dipendenti..."
"Ah. Può darsi, però, che il fatto che sei a tempo determinato potrebbe rendere la situazione diversa, o no?"
"Non lo so, non ci voglio pensare per ora, quello che ora desidero ardentemente è un bagno caldo."
"Insieme a Roberto?"
"Magari...cioè no, dai dammi tregua, ti prego!"
"Sei fortunata che sono a Londra e non a casa, lo sai vero che ti torchierei vero?"
"Sì lo so. Ah sai perché sono doppiamente fortunata? Perché ora che sono arrivata a casa ti sbologno a mamma che vuol salutarti, ciao scemo!"
"Buonanotte Stef e davvero stai attenta, non vorrei dover prendere di corsa un aereo per venire lì e rompere qualche naso!"
Lasciai il telefono nelle mani di mia madre e mi prepari un bel bagno rigenerante, ma non riuscii ad evitare di pensare a quello che sarebbe potuto succedere con Roberto se quel guastafeste di mio fratello non ci avesse interrotti.
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