Capitolo 11

L'acqua era piacevolmente fresca e, sebbene non facesse molto caldo, era comunque un richiamo per chi era sulla spiaggia. I miei colleghi erano tutti a mollo e mi diressi da Sergio che non avevo ancora salutato: "Buongiorno Sergio!"

"Buongiorno Stefania! Tutto ok? Ti piace il posto?"

"Sì sì, ci ero venuta anni fa coi miei genitori, ma è un po' diverso da come lo ricordavo."

"Sì il mio amico Luigi, che dopo vi presenterò, ha "rilevato" il lido dai vecchi concessionari, che non volevano più occuparsene, ha fatto qualche miglioramento nella struttura, ha aperto anche di sera... insomma, ci si è buttato a capofitto e pare stia andando bene."

"Sergio ti volevo ringraziare per avermi incluso nei festeggiamenti..."

"Alt! Non continuare! A parte che sarei stato proprio un cafone a non farlo, che importa se c'eri o meno? Ora ci sei, fai parte della squadra, è giusto che tu stia qui con noi oggi. Poi magari può essere un incentivo per lavorare affinché questa cosa si ripeta, no?" mi disse facendo l'occhiolino.

Io gli sorrisi e non continuai oltre, speravo davvero che avrei contribuito al lavoro di squadra in modo proficuo per tutti.

Con la coda dell'occhio, vidi Marisa avvicinarsi silenziosamente alle spalle di Sergio facendomi segno di tacere: appena fu abbastanza vicina, iniziò a buttargli acqua addosso e lui saltò, un po' perché era distratto, un po' per la temperatura dell'acqua. Si girò e trovò Marisa che rideva a crepapelle tenendosi la pancia (anche perché la faccia di Sergio era impagabile), ma dopo un primo momento di smarrimento il mio capo fece una cosa che non mi aspettavo: si avvicinò in modo fintamente minaccioso a Marisa che prima iniziò ad indietreggiare e poi a correre perché Sergio le urlava che avrebbe avuto vendetta.

Cioè il capo, il super ingessato Sergio,  non solo stava allo scherzo, ma voleva rendere la pariglia a Marisa che, devo dire, era ben allenata: lui la rincorse sulla spiaggia, facendo slalom tra ombrelloni e lettini e lei riusciva a sfuggirgli con l'agilità di un gatto, solo che ad un certo punto, per evitare uno dei ragazzi che lavorava nello stabilimento, Marisa perse l'equilibrio cadendo sulla sabbia e Sergio le fu addosso in un attimo.

"Ma che succede Stafania? Ah buongiorno!" mi chiese un perplesso Vincenzo.

"Buongiorno, niente Marisa ha schizzato Sergio che è uscito dal suo personaggio di integerrimo capo laboratorio e ora vuole vendicarsi. Non avrei mai creduto di vedere una scena del genere."

"Neppure io, credimi."

Entrambi eravamo stupiti, ma non era finita: Sergio sollevò di peso Marisa che scalciava e si dimenava, se la caricò in spalla e la gettò in acqua come un sacco di patate.

Tutta la gente in spiaggia cominciò a ridere, alcuni applaudivano e fischiavano, noi tutti eravamo increduli: Marisa emerse dall'acqua con sguardo bellicoso, ma poi iniziò a ridere anche lei e alzando le mani in segno di resa disse:"Ok ok, mi arrendo, per ora!"

" Avrai comunque la peggio, non so se ti conviene fare altri scherzi, pensaci bene!".

I duellanti alla fine suggellarono una pace stringendosi la mano... peccato che con l'altra, Marisa avesse incrociato le dita, per cui l'accordo, almeno per lei, sembrava non essere valido.

"Così hai incrociato le dita mentre stringevi la mano a Sergio eh?"le chiesi quando una sorridente Marisa si avvicinò.

"Certo! È stato troppo divertente rompere i ranghi,  non credi?"

"Sì che lo è stato, non mi aspettavo quella reazione dal Capo... È pur vero che non lo conosco."

"Sergio è sempre terribilmente compassato, questa poteva essere la situazione per farlo sbottonare un po', non credo che la gerarchia valga anche qui, no? Per cui non vedo perché non fargli qualche innocuo scherzo!"

"Ok ok, fagli tutti gli scherzi che ti vengono in mente, mica posso impedirtelo! Ora però ci facciamo un bagno come si deve? Vincenzo tu ci sei?"

"Ovvio, facciamo un tuffo prima che il sole inizi ad essere forte! A proposito, avete messo la crema?"

"Ma hai visto quanto siamo chiare? Per forza l'abbiamo già messa, altrimenti saremmo già a striature rosse e dolorose."gli disse Marisa.

"Peccato avrei potuto spalmarla io, mi sarei sacrificato volentieri..."

Mi girai verso Vincenzo con gli occhi spalancati: hai capito il microbiologo???? Marisa, invece, rideva a più non posso.

"Embè? Perché queste reazioni? Marisa può rompere gli schemi e io no?"

"No no, ma converrai che non sembra una frase che ti appartiene."

"Stefania Stefania... Non puoi ignorare che ognuno di noi sul lavoro, più o meno consapevolmente ,si costruisce un personaggio"

"Che vuoi dire?"

"Che non siamo sempre gli stessi, ci adattiamo al contesto. È semplice e molto spesso succede per riservatezza o per difesa, mostriamo solo quello che vogliamo o che pensiamo che gli altri possano capire/accettare. Poi, esiste anche l'eventualità che gli altri ti appiccichino addosso un ruolo... in quel caso ci vuole fortuna, perché se è una malalingua a ideare le voci, dal personaggio si passa alla nomea, che diventa una condanna a vita. Ora però basta discorsi seri, ce lo facciamo 'sto bagno o no????"

Detto questo, finalmente ci tuffammo in acqua, non mi ero resa conto di quanto il sole mi avesse surriscaldato fin tanto che non feci la morta a galla e sentii il fresco lambirmi la pelle della testa. Rimasi così per un po', occhi chiusi, capelli sparsi, posizione del corpo a mo' di  della stella marina, dondolata dalle piccole onde, fino a che non urtai qualcosa con una mano, una cosa rivestita di stoffa...

Oh mio Dio.

"Ti prego fa' che sia il pancione di Gianna, ti prego fa' che sia il pancione di Gianna, ti prego fa' che sia il pancione di Gianna"


Ovviamente non potevo essere così fortunata.

Aprii gli occhi e vidi un colosso in controluce: mi alzai in piedi e nello stesso momento il colosso si girò, rivelando l'identità di uno sbigottito... Roberto.

"Ehm, io... facevo la mano morta a galla cioè no, non facevo quello ma ero tutta morta... no neanche... insomma scusa non volevo..."

"Ma mi hai toccato il culo?"mi chiese lui con un sopracciglio alzato.

"Toccato... al massimo mi ci sono scontrata perché eri sulla mia rotta!"

Lo specchio su cui stavo disperatamente cercando di arrampicarmi era terribilmente sdrucciolevole.

"Quindi sarebbe colpa mia?"

"Ma no!"gli dissi.

"Lo sai che qualcuno potrebbe dire che mi hai molestato?"

"Vabbè non esagerare, è stata una casualità e poi t'ho chiesto scusa..."

"Davvero è stato un caso?" mi chiese ammiccando.

"Sì che lo è stato! Anzi ritiro quello che ho detto, è colpa tua, quando mai uno sta piantato in acqua come un palo se non è un bagnino? Se invece di essere fermo come uno scoglio ti fossi mosso, ti avrei sentito ed evitato!"

Stavo inesorabilmente precipitando dallo specchio  e non ero arrivata manco a mezza altezza.

"Oh allora da oggi, per manifestare la mia presenza, mi metterò a battere i palmi delle mani sull'acqua a mo' di lontra, che dici? È una buona idea?"

"Potrebbe essere un buon inizio!" gli risposi incrociando le braccia al petto.

Roberto scoppiò a ridere e tra un singulto e l'altro riuscì a dirmi: "Sei troppo comica a voler mantenere il punto così!" dopodiché si allontanò con poche, vigorose bracciate.

Io ripresi a galleggiare beandomi del sole sul viso, ma ogni tanto mi guardavo intorno non per tema di ripetere l'incidente, ma per non allontanarmi troppo dalla riva, non ero una grande nuotatrice.

All'improvviso sentii qualcosa di duro e rugoso premere ripetutamente contro la mia schiena e cercare di sollevarmi per emergere dall'acqua : mi rimisi in piedi strillando e così attirai l'attenzione dei miei compagni. Accecata dal sole forte, non riuscivo a vedere cosa fosse che mi aveva colpito e che continuava a urtare caparbiamente contro le mie gambe, arretrai fino ad essere bloccata dalle braccia di Roberto che mi spostò di lato e si immerse per capire cosa si stesse accanendo contro di me.

In un attimo fui raggiunta anche dagli altri, Marisa mi saltò al collo per accertarsi che fosse tutto ok, fino a che Roberto non emerse con... una tartaruga tra le braccia?!?!

"Ma cosa... ? Una tartaruga ?"

"Ma è bellissima !"ovviamente Marisa era entusiasta, mi sarei stupita del contrario.

Non avevo mai visto una tartaruga così grossa da vicino, sembrava una vecchietta rugosa, aveva delle patelle attaccate sul carapace di un colore indefinito tra il verde e il marrone e muoveva le zampe  come se volesse nuotare anche in aria : era curiosa, tenera, mi ispirava simpatia.

"Posso toccarla ?"chiesi a Roberto.

"Ok, ma fa' piano"

Il guscio era davvero molto duro e frastagliato, la pelle della testa era liscia e morbida al confronto: aveva gli occhi profondi, grandi e scuri e più la guardavo più mi piaceva. Alzai gli occhi sorridendo e incrociai lo sguardo di Roberto che si rasserenò solo quando vide che la bestiola era a posto: mi sorrise a sua volta e non potei fare a meno di pensare che era un bello spettacolo.

La tartaruga fu adagiata dolcemente in acqua e lei (o lui chissà) si allontanò velocemente sparendo in un attimo dalla nostra vista.

"Si è avvicinata molto alla spiaggia, dici che sta cercando un posto per le uova?"

"Può essere... speriamo che più in là abbia più fortuna."mi rispose Roberto.

"Tutto mi aspettavo tranne che un incontro del genere!"dissi tra me e me.

"Ti sei spaventata?"chiese Marisa.

"Un pochino all'inizio, poi è subentrata la tenerezza, mi è venuta in mente mia nonna e mi sono sciolta."

"E se ti avesse morso? Non ci hai pensato?"

"Ho fatto la profilassi antitetanica prima di iniziare a lavorare, dovrei stare a posto."

Gli altri tornarono a sguazzare in mare, io preferii sedermi sulla battigia, per il momento andava più che bene così: mi è sempre piaciuto guardare la costa, il riflesso accecante del sole sull'acqua, i granelli di sabbia muoversi avanti e indietro trasportati dalle onde, restare in silenzio e sentirmi parte del tutto.

La giornata passò in allegria e leggerezza: pranzammo al ristorante del lido, chiacchierammo tranquillamente dato i due Bisonti non si punzecchiarono. Sergio ci presentò il suo amico Luigi, che mi chiese dell'incontro ravvicinato con la tartaruga e si dispiacque che l'animale non fosse riuscito ad arrivare alla spiaggia, sarebbe stato emozionante assistere alla schiusa delle uova, le persone, specialmente i bambini, sarebbero impazzite.

Ci raccontò qualche aneddoto divertente di quella estate passata come gestore del lido e ci fece ridere tanto; poi, aprendo una bottiglia di spumante, brindammo ai successi ottenuti da Sergio e a quelli futuri, i tappi saltavano senza sosta, tanto che eravamo tutti brilli (tranne Gianna a onor del vero) ma fu bello passare una giornata in serenità.

Al tramonto, però si pose un problema: come me ne sarei andata da lì visto che Marisa aveva bisogno lei stessa di essere accompagnata? Se da sobria stare in macchina con lei era un incubo, farlo sotto i fumi dell'alcool equivaleva ad un suicidio certo. Io non me la sentivo di guidare, mi stavo arrendendo all'idea di chiamare mio padre (che mi avrebbe sicuramente rimproverato perché non sono una che regge tantissimo l'alcool), quando Sergio si offrì di riportarmi a casa, mentre Vincenzo avrebbe pensato a Marisa.

Ringraziammo Marco per averci trattato da pascià, dopodiché ci salutammo dandoci appuntamento al lavoro il lunedì, fortunatamente avevamo tutta la domenica per smaltire la sbornia.

"Allora, pronta per tornare?"

"Sì sì, la giornata è stata bellissima, ma stancante!Grazie per esserti offerto di portarmi a casa, né io né Marisa siamo in condizioni di guidare."

"Non c'è bisogno che mi ringrazi, se non lo avessi fatto avrei rischiato di portarvi sulla coscienza e ho bisogno di valide collaboratrici al lavoro." mi rispose facendomi l'occhiolino.

In auto, con Sergio parlai del più e del meno ed ebbi la conferma di avere come capo una persona molto piacevole.

"Te lo devo dire, non mi aspettavo quella rappresaglia comica contro Marisa, credevo avresti glissato."

"Stefania io sono molto meno rigido di quello che sembra, soprattutto fuori dal contesto lavorativo mi lascio andare, non con tutti eh, solo con quelli di cui so che posso fidarmi o che so che non fingono."

"Cioè?"

"Dopo l'annuncio vi siete complimentati con me, ma tu credi che fossero tutti pienamente sinceri? Credi che non mi sia accorto della porta sbattuta? È stata una reazione dettata dalla delusione, lo capisco, ma mi sarei aspettato delle scuse private dopo un gesto così plateale... un po' di furbizia che diamine... sono diversi anni che lavoro con Matteo, mi aspettavo altro onestamente... vuol dire che terrò conto di questa cosa per valutare la persona e per guardarmi le spalle dal collaboratore."

"Mi dispiace."

"Beh alla fine uno dei modi che si ha per conoscere davvero un amico è vedere come si comporta quando per interesse ci si può pestare vicendevolmente i piedi. Secondo il navigatore siamo arrivati, è questo il palazzo?"

"Sì Sergio è questo qui. Grazie ancora, ci vediamo lunedì."

"A lunedì, Stefania."

Mi feci una lunga doccia rigenerante e pensai all'incontro con la tartaruga: mi sarebbe piaciuto davvero tanto avventurarmi in mare, mi faceva gola quel senso di libertà e di pace che mi aveva trasmesso quella piccola "vecchietta", quella tranquillità mista a movimento fluido, come se nuotando danzasse. Mi addormentai così, immaginando di essere una sirena.

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