Capitolo 10

"Pe peeee! Stefiii scendi siamo in ritardo!"

"Mari e non suonare il clacson che dai fastidio, è mattina presto! Inoltre se siamo in ritardo è colpa tua!"

Citofono questo sconosciuto: io e Marisa come due cafone DOC rompemmo il sacro silenzio del sabato del villaggio, i cui abitanti (ovvero il mio vicinato) avevano la peculiarità di essere dei veri rompipalle. Magari però ci era andata bene...

"Signuri' amm fernut 'e fa burdell a primma matin,si?"

Appunto.

Scesi di corsa per evitare che Marisa continuasse a suonare, mi catapultai in auto che partì sgommando.

"Mari ma che pensi di stare in Thelma e Louise? Vai piano, che corri a fare?"

"Eeeeh siamo in ritardo, dobbiamo recuperare!"

"Che mi importa, vorrei arrivarci integra al lido, grazie! Ribadisco che è colpa tua, comunque, perché hai fatto tardi?"

"Sono rimasta a telefono a parlare con un amico fino a tardi e quindi stamattina ho fatto fatica ad alzarmi."

"Ah un amico eh?ATTENTA!"
Quella pazza per passare un'auto che andava a 2km/h "fece la barba" all'auto che ci veniva incontro, io e l'altro conducente vedemmo reciprocamente il bianco degli occhi.

"E dai è stato un sorpasso normalissimo, non capisco perché ti agiti tanto..."

"Normalissimo??? Ma se ci siamo inclinati come le moto in curva nei GP, Mari!"

"Non ti facevo così bacchettona alla guida sai?Ad ogni modo, non ti preoccupare siamo entrati nel Lazio, da qui in poi ci sono gli autovelox e devo per forza andare piano."

"Menomale! Dove dobbiamo andare di preciso?"

"A Formia, al primo lido sulla strada."

"Ah si lo conosco, è molto bello... beh potevi portare il tuo amico di ieri sera no?"

"No."

"No? È un tipo timido?"

"Riservato."

"E come si chiama?"

"Asdrubale."

"Eh?"

"Vercingetorige."

"Eeeeh?"

"Tatore."

"Mi sembra chiaro che non me lo vuoi dire."

"Sei acuta, Stefi, brava."

"Dovresti sapere che questo atteggiamento non fa altro che solleticare la mia curiosità, te lo caverò prima o poi!"

"Sì certo, come no. Tu piuttosto? Non avevi nessuno da portare?"

"Avrei voluto portare mio fratello, ma non è stato possibile, peccato."

"Ah hai un fratello? Come si chiama?"

"Frumenzio."

"Che fai rendi pan per focaccia?"

"Assolutamente sì."

Ci guardammo e scoppiammo a ridere, era una cosa troppo ridicola, per quanto divertente. Marisa non si sbottonò, io non insistetti perché era evidente che fosse inutile e non mi andava di rovinare l'atmosfera allegra.

Arrivammo sul lido per ultime, fortunatamente integre e non troppo in ritardo: la giornata era splendida, il cielo terso, il vento non troppo caldo ci abbracciò e il suono delle onde che si infrangevano sulla battigia aveva un che di celestiale: respirai l'aria salmastra a pieni polmoni e, come ogni volta che vado al mare, fui invasa dalla beatitudine.

"Menomale che non ho scommesso, avrei perso."

Eccallà. Lui, sempre lui, Matteo.

"Buongiorno Matteo, che piacere iniziare la giornata con una affermazione incomprensibile. Di quale scommessa parli?"

"Beh sapevo che saresti venuta con la Stramba e sapendo che ha il piedino pesante, pensavo che vi avremmo trovate al Pronto Soccorso."

"La tua premura è proporzionale alla tua cafonaggine, prega che Marisa non ti abbia sentito che non vedo perché dovrebbe intossicarsi la giornata per colpa tua, visto che guida benissimo. "
Mai gli avrei dato ragione.

Feci l'errore di girarmi per parlargli guardandolo in viso, per poco non mi cadde la lingua a terra perché, Santo Cielo, Matteo in costume era una visione. Per fortuna avevo su gli occhiali da sole, altrimenti chissà quanto avrebbe goduto del mio sguardo evidentemente interessato, invece si allontanò subito per andare da Sergio e dargli una pacca sulla spalla.

"Ti serve un fazzoletto, hai un po' di bava all'angolo della bocca.." mi disse Marisa sventolando una mano davanti agli occhi.

" Se mi negassi il piacere di guardarlo sarei stupida, per fortuna sembra non se ne sia accorto."

"Grazie Stefania, ho sentito la vostra conversazione e, beh, nulla di nuovo sulla considerazione che ha di me. Ah ma non mi interessa, non più almeno, voglio seguire il tuo consiglio e magari un giorno gli risponderò a tono, bullo di questo paio di...."

"Marisa!!!!"

"Una parolaccia ogni tanto va detta a chi se la merita e Matteo è proprio il soggetto ideale."

Io e Marisa ci voltammo ridendo e io ebbi un altro colpo (coronarie addio!), stavolta era Bisonte 2, al secolo Roberto: ancora in maglietta, si vedevano le braccia tatuate con motivi Maori o Polinesiani, le gambe fasciate da un costume scuro, in una mano un the freddo, nell'altra un caffè.

"Gli improperi non ti appartengono Marisa, ma capisco anche che a volte certe persone li tirano proprio dalla bocca degli altri. Però mi fa piacere vederti combattiva e non remissiva come in passato."

"Grazie Roberto, certe cose non devono essere sempre uguali, me lo ha insegnato Stefania. Ora scusatemi, Vado a salutare Sergio, torno subito."

No. No. Noooo, perché lasciarmi sola con Bisonte 2? Matteo sapevo come prenderlo, questo qui pareva fosse costantemente sul punto di menare qualcuno! Mentre cercavo una scusa per dileguarmi Roberto mi parlò: "Così hai suggerito a Marisa di emanciparsi un po' dalle sue fisime?"

"Mi sembrava stupido e inutile avallarle, soprattutto perché le viveva male e credo di poter dire con sicurezza che lei è una brava persona, molto sensibile e riservata, il che forse non l'ha aiutata a farsi conoscere. Poi ci sta che che dall'altro lato possa trovare degli imbecilli eh."

"Forse ti ho giudicato male."

"Forse non avresti dovuto giudicarmi."

"Forse mi sono fatto trarre in inganno dalle circostanze."

"Leva il forse e aggiungi la certezza di essere... come dire... avventato nelle tue considerazioni, per non dire superficiale?"

"Vedo che non la mandi a dire."

"Non vedo perché non dovrei, considerato che hai manifestato apertamente il tuo disappunto nei miei confronti in passato."

"Touchè."

"Pari e patta, allora?"

"Ok... direi che possiamo mettere un punto e ricominciare daccapo, ma senza smancerie da teenager ti prego."

"Ti faccio presente che ho passato quel periodo da un pezzo e se lo facessi con te mi darei la zappa sui piedi. Mi limito a farlo insieme a Marisa." gli dissi facendo l'occhiolino.

Roberto mi sorrise e continuò a parlare:"Stavo portando un the a Gianna, vieni con me?"

"Certo, così la saluto."

Ci incamminammo lungo la passerella e quando lui e Matteo si incrociarono ignorandosi mi feci coraggio e gli chiesi:"Posso farti una domanda?"

"Purché tu mi conceda di non rispondere se non mi piace."

"Ok.... Perché secondo te, Matteo ha sbattuto la porta dopo l'annuncio di Sergio?"

"Uff... In azienda girava da un po' la voce che stavano per concedere dei premi e lui era sicuro di fare parte della schiera di quelli che avrebbero avuto qualcosa, dice sempre di essere indispensabile lui.."

"Non credi che lo sia?"

"Stefania impara una cosa: nelle aziende siamo tutti rimpiazzabili, anche il migliore di noi può essere sostituito, alla bisogna. Con questo non voglio dire che Matteo non sia un valido elemento, a malincuore glielo devo riconoscere, ma vuole fare troppo l'Atlante della situazione; stavolta, ha preso una bella tranvata, magari il bagno di umiltà gli farà bene."

"E tu? Non speravi di avere un riconoscimento?"

"Ovvio che sì e ci sono rimasto male, ma non per questo mi arrabbierei pubblicamente se un collega lo ha avuto."

"Anche se il collega fosse stato Matteo?"

Ridendo mi rispose:" Ah beh mi sarebbe bruciato parecchio, è innegabile."

"Beh ma allora la tua teoria non è proprio universale, no?"

"Mmm... immagino che il lato personale abbia la meglio su quello razionale... Comunque, se Sergio dice che in futuro ci saranno altre possibilità, a questo punto non possiamo fare altro che puntare a quelle, è inutile rimuginarci. Gianna ecco il tuo the al limone."

Eravamo arrivati all'ombrellone sotto cui era seduta una splendida Gianna in costume premaman.

"Grazie Roberto. Buongiorno Stefania, sei arrivata ora?"

"Buongiorno Gianna, sì poco fa insieme a Marisa, che si è allontanata per salutare Sergio, ma non vedo nessuno dei due..."

"Saranno un acqua, li raggiungiamo?" chiese Roberto.

"Avviatevi, io sto troppo bene al fresco. Finisco il the e vi raggiungo, tanto mi vedrete arrivare, sono una boa di terra!"

Inutile dire che anche in costume Gianna era ineccepibile, anzi la curva del pancione in evidenza le donava. Menomale che non ho mai difettato in autostima perché la vicinanza con lei avrebbe minato la sicurezza di chiunque.

Roberto si tolse la maglietta, la gettò su una sdraio e corse a tuffarsi in acqua: io feci più lentamente, anche perché volevo bearmi della visione che gentilmente aveva concesso a me e a Gianna.

"Allora vado, sei sicura che non ti serva nulla?"

"Vai, vai, sono tutti in acqua, vi raggiungo tra poco, non preoccuparti, grazie."

Così, col mio costume rosso corsi verso il blu.

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