Capitolo 7
Il ticchettio dell'orologio alle sue spalle gli ricordava ogni secondo che si stava avvicinando l'ora x, ed era solo la mattina.
Lo scorrere del tempo sembrava più veloce del solito per lui, che avrebbe dovuto rivedere il ragazzo quella sera stessa. Come aveva accordato con Hanji e, con il ragazzo in modo indiretto, la sua limousine sarebbe passato a prenderlo verso le undici di sera. Avrebbe fatto ciò che doveva e sarebbe poi ritornato a riposarsi nel letto.
La facevano tutti così facile. Hanji la faceva troppo facile perché non c'era lei in quella situazione.
Quella sera avrebbe dovuto vestirsi diversamente da come voleva il ragazzo. Anzi, non gli aveva detto nemmeno cosa avrebbe dovuto indossare. Quindi aveva pensato di andare in maglia e jeans.
Siccome aveva avuto la mattina libera, aveva fatto tutto quello che poteva, si era preso del tempo per sé e aveva fatto anche colazione con fette biscottate e latte, poi era andato in città a farsi un giro. Non era andato da suo zio, dopo l'ultima volta aveva evitato per paura di disturbarlo insieme a qualche puttana.
Era quel classico tipo che pensava solo a se stesso e si irritava quando gli altri lo andavano a disturbare. Quindi non si fece scrupoli nel non passare a salutarlo. Era rientrato nel tardo pomeriggio, dopo una lunga mattinata passata fuori a prendere un po' d'aria fresca, era estate e voleva godersi un po' di quel sole che batteva sulla sua pelle.
Non appena era rientrato nella grande magione, si era ritrovato davanti a Hanji ancora impegnata con la tappezzeria. Era tutto un casino quel posto perché lei non ci aveva pensato su due volte a far venire quelli dei lavori a ristrutturare l'intero ingresso per renderlo più appetibile anche per i nuovi clienti.
Poi vide Nanaba nella sala comune, scambiò con lei giusto qualche parola di sfuggita in quanto era impegnata a magiare il suo spuntino della giornata. Sapeva che stesse seguendo una dieta ferrea perché voleva mantenersi in forma, infatti qualche volta l'aveva vista uscire anche in tuta per fare jogging.
Anche a lei piaceva passare molto tempo all'aria aperta.
La giornata passò subito, con una parola scambiata con qualcuno e si era anche intrattenuto con Hanji verso sera a giocare a dama.
Ma, non appena scattarono quasi le undici di sera, i suoi occhi si diressero verso l'orologio da parete e poi guardarono la castana, impegnata a pensare alla prossima mossa da fare con la sua pedina nera.
"Sarà meglio che io incominci a prepararmi."
Disse a un tratto il corvino. Sul tavolo, vicino al loro gioco, c'era ancora il tè nero che si era raffreddato. Non ne aveva bevuto nemmeno un goccio eppure lui era un assiduo consumatore di quella bevanda.
Fece dei passi all'indietro, per spostare la sedia e si alzò.
"Di già ?"
Guardò l'ora sull'orologio che portava al polso e fece un sospiro.
"È passato subito il tempo. Peccato, però, che stavo vincendo."
A quel punto si alzò anche lei.
Il dialogo tra i due venne interrotto da un rumore di un auto che si fermò proprio davanti la magione.
Attraverso le finestre alle spalle del corvino, la donna notò una grossa auto nera che, nonostante il buio, brillava.
"È arrivato prima del previsto."
"Augurami buona fortuna."
-•-
Levi era seduto in quella limousine, stranamente comoda e che profumava di buono. Sarebbe potuto crollare addormentato da un momento all'altro, perché l'uomo alla guida sapeva portare quel mezzo così bene.
Lo rilassava, anche se non aveva scambiato nemmeno una parola con lui. L'uomo aveva lo sguardo fermo sulla strada. Era abbastanza robusto, non aveva capelli e aveva lo sguardo più severo del suo, tanto da fargli concorrenza. Vide l'auto entrare in un grosso cancello, passare vicino a una grossa fontana piazzata in un prato immenso e parcheggiarsi davanti a una villa, grande...fin troppo grande per una persona sola.
"Siamo arrivati. Scendi."
Disse l'uomo, spezzando il silenzio. Levi lo osservò dallo specchietto retrovisore e fece schioccare la lingua sotto il palato; non gli piaceva il tono che aveva utilizzato, ma doveva farselo andare bene se non voleva finire nei guai.
Si spostò verso la portiera, la aprì e poi scese dall'auto. Per un po' si fermò a osservare la maestosità di quella villa così imponente mentre alle sue spalle sentì l'auto muoversi, probabilmente per andare a parcheggiare: essa era alta, le colonne portanti ai lati erano grosse e bianche e poi un grande portone scuro si ergeva dietro di esse. Si avvicinò, bussò un paio di volte prima che la grande porta si aprì e rivelò la figura di un uomo con lo smoking. Non era il ragazzo. Quest'ultimo aveva i capelli biondi e gli occhi chiari, imbambolati come se avesse bevuto prima di attaccare a lavoro.
"Signor Levi. Il capo la sta aspettando nel salone." Disse con voce ferma, lasciandolo entrare. Dietro le spalle dell'uomo si ergevano due ampie scalinate in legno con i corrimano ricamati in oro, esse conducevano al piano superiore.
Seguì il maggiordomo nella direzione della grande arcata sulla loro destra; il legno del pavimento non produceva nessun singolo scricchiolio sotto ai loro passi pesanti.
Lo condusse verso un ampio salone; c'erano dei divanetti in velluto vero che attorniavano un tavolino interamente in vetro. Sulle pareti vi erano appesi tanti quadri disegnati a mano, uno di questi raffigurava il ragazzo dagli occhi verdi che in quel momento era seduto su uno dei divanetti. Su una delle sue gambe vi era rivolta, di schiena, una ragazza con un abito elegante e rosso con un lungo spacco dietro che metteva in risalto la sua schiena marmorea.
"Mikasa, vai."
La ragazza osservò lui; la vide solo di profilo, ella non gli degnò nemmeno di uno sguardo in quanto questo era troppo concentrato sul ragazzo.
Annuì e si alzò, dopo avergli dato un bacio appassionato sulle labbra.
Non seppe perché, ma a quel gesto percepì una piccola fitta allo stomaco.
"Divertiti."
La sentì sussurrare, mentre si mise dritta con la schiena. Guardò Levi e poi il maggiordomo.
"Hannes, accompagnami alla porta."
Sussurrò, avvicinandosi ai due e affiancando il maggiordomo.
Quando i due se ne furono andati, Levi osservò il ragazzo.
"Spogliati."
Disse con voce ferma e autorevole.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top