Capitolo 1

Il corvino era stato trascinato dalla donna fino a una stanza, che somigliava più a uno sgabuzzino per l'odore di chiuso che vi era e per la sua grandezza, era un metro per un metro e avevano entrambi difficoltà a muoversi.

Lei accese la luce per avere più visibilitá: tra le mani aveva un abito rosso, un kimono.
Un kimono rosso con delle rifiniture in oro.

"Lui vuole che indossi questo."
Disse per giustificarsi.
"E devi muoverti. Non è molto paziente."
Il corvino annuì solamente e, anche se controvoglia, prese quel kimono.

"Come si chiama ?"
Chiese Levi, appoggiando l'indumento su uno sgabello lì vicino.
Aveva capito che quello stanzino fosse una sorta di spogliatoio, siccome vi era anche uno specchio alle spalle di lei.

"Non me l'ha detto."

"Non posso non chiamarlo per nome."
Sospirò lui e si iniziò a spogliare.

"Tu fai ciò che ti ho detto."
Mormorò, lasciandolo poi da solo in modo tale che si potesse spogliare in santa pace.

Si infilò subito l'abito.
Era questo che voleva, no ? E lui, come tutte le altre, doveva soddisfare solo le richieste dei clienti.
Era un lavoro così tanto difficile da sopportare ed era così stanco, ma era un l'unico che potesse permettersi.
Nessun altro averebbe mai voluto avere a che fare con una prostituta.

Si guardò lo specchio: aveva tutte le gambe scoperte.
Esse erano bianche come il latte, piene di lividi lasciati da qualche cliente.
Il kimono era così largo che gli scivolava sulle spalle, mettendo in mostra metà del suo petto piatto e gli occhi dell'uomo erano contornati da pesanti occhiaie per quanto poco dormisse.

Non aveva messo nulla sotto, era solo coperto da quell'unico indumento e aveva lasciato i boxer in un angolo insieme a tutti gli altri vestiti.
Fece un respiro profondo: ce la poteva fare a superare quello.
Com'era riuscito a superare tutte le altre cose.
Scosse la testa e uscì fuori da quello stanzino, senza soffocare ulteriormente.

La donna era lì, in piedi, che lo stava aspettando.
Gli lanciò un'occhiata, poi gli fece segno di seguirlo verso un'altra porta, dove si fermò.

"È qui. Io ti lascio, perché devo vedere i clienti giù cosa stanno combinando."
Gli disse questo, poi si allontanò con passo elegante nel suo abito stretto e lungo.

Levi guardò la porta davanti a se, raccattò tutto il suo buon senso, quel poco che gli era rimasto, e aprì la porta, pronto a quello che gli aspettava.

La donna già gli aveva detto con chi avesse avuto a che fare, e non era la prima volta per lui incontrare qualcuno della Yakuza.

Chiuse la porta alle spalle: l'ambiente era immerso nella semioscuritá, c'era solo una finestra nella stanza da dove filtrava la luce lunare, e ,nonostante questo, vi era solo una lampada da comodino accesa e appoggiata su un tavolino, affiancato a un divano rosso e in velluto.
L'uomo si trovava seduto lì sopra.
Aveva i capelli lunghi e castani raccolti in una crocchia disordinata, il petto scoperto e scuro sulla quale vi era tatuato un dragone colorato che arrivava fino al suo braccio.
Chiunque, nella Yakuza, possedeva un tatuaggio del genere.
Ma ciò che spiccò maggiormente furono i suoi occhi: due smeraldi verdi luminosi e vitrei.
A primo impatto, gli occhi grigi del corvino, che si andarono a scontare con essi, ebbero un sussulto.
Com'era possibile che degli occhi così belli e così particolari potessero sembrare così vuoti ?

"Fai un passo in avanti."
La voce dello sconosciuto era profonda e calma, ma anche fin troppo giovane per uno che apparteneva a un'organizzazione criminale.

Levi fece ciò che gli venne richiesto, facendo quindi un passo in avanti, di più verso lo sconosciuto.

"Slaccia l'obi e scopriti."
Continuò a dire.
E a quel punto il corvino portò le mani alla cintura stretta in vita e la tolse, facendola cadere sul suolo.
Poi fece scivolare il kimono, ma non del tutto, verso le braccia.
Rimase così nudo e scoperto davanti ai suoi occhi.
Si sentì così vulnerabile, come tutte le volte in cui lo faceva.

L'altro lo guardava impassibile, non risusciva a cogliere nulla dal suo sguardo.
Di solito, gli altri lo guardavano con quegli occhi famelici.
Invece i suoi...continuavano a essere vuoti.

"Bene...ora portati due dita alla bocca e succhiale, poi penetrati e godi."
Sibilò, incurvando la schiena e appoggiando i gomiti alle ginocchia, mettendo poi la testa sulle mani chiuse a pugni.
Per lui era così facile, come se stesse guardando qualcosa.

Ma quello non era un film.
Quella era la fottuta realtà.

Portò due dita sottili e bianche alla bocca, inumidendole per bene con la saliva e poi le fece scivolare dietro di sé, mentre con l'altra mano aprì le natiche.
Era pronto anche a quello.
Poi lentamente si penetrò con le dita umide e rilasciò un sospiro di piacere.

Nemmeno per un minuto, aveva staccato lo sguardo da quello del castano.

Spazio autrice

Hola!
Sì ho pubblicato prima il capitolo perché non riesco a dormire e avevo bisogno di scrivere qualcosa.
Ditemi cosa ne pensate, l'ho scritto di getto e non gli ho dato uno sguardo in più, e lasciate qualche stellina sempre se volete..
Inoltre vi invito comunque a seguire la mia pagina IG per restare sempre aggiornati su storie e quant'altro: wormhole10_

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